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Autore: formerly_known_as_A    16/11/2016    0 recensioni
Viktor Nikiforov non è Viktor. Si somigliano e certi aspetti delle loro personalità arrivano a toccarsi, sovrapporsi e c'è quell'aspetto che lo confonde ancor di più, quel particolare che condividono lo stesso viso, gli stessi movimenti delle dita quando pattinano.
Ma Viktor Nikiforov non è altro che un uomo che pattina.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yuuri ricorda con assoluta precisione il momento in cui Viktor Nikiforov è entrato nella sua vita.

Ricorda l'emozione che i suoi gesti gli provocavano, ogni rotazione del polso, ogni arpeggiare delle sue dita su strumenti invisibili, capaci di tirare le corde del cuore di un allora bambino e fargli desiderare, fin da subito, di avere il dono di causare lo stesso tumulto nelle persone che guardavano il proprio, di pattinaggio.

Sembra così vicino, quel ricordo, molto più di quanto lo sembrano i propri successivi fallimenti.

Perché, come in un assurdo drama, è stato l'arrivo dello stesso Viktor Nikiforov a risvegliarli, limpidi e quasi tangibili nel modo in cui, ancora una volta, riescono ad arpionargli il cuore in una morsa d'acciaio dolorosa, ma che si ritrova a cercare e desiderare.

Solo che quello non è esattamente Viktor Nikiforov.

Viktor Nikiforov non è Viktor. Si somigliano e certi aspetti delle loro personalità arrivano a toccarsi, sovrapporsi e c'è quell'aspetto che lo confonde ancor di più, quel particolare che condividono lo stesso viso, gli stessi movimenti delle dita quando pattinano.

Ma Viktor Nikiforov non è altro che l'uomo che pattina, le luci della scena che cancellano le sottili rughe intorno ai suoi occhi, la pelle delicata già segnata da esse, come se sulle sue spalle gravassero i dolori del mondo. Sono come crepe in una porcellana finissima, volute, desiderate, guadagnate con ogni passo fatto sul ghiaccio, ogni espressione sposata perfettamente alle note e Yuuri si sorprende di come gli manchino quando lo osserva in una nuova foto ufficiale o mentre pattina al centro della pista.

Vorrebbe essergli accanto, in quel momento, osservare da vicino i muscoli del suo viso modellare espressioni con una grazia e, al contempo, una forza, che non riesce a non invidiare. Carpirne il segreto, farlo proprio ed essere in grado di ricambiare.

Vorrebbe fermargli le mani, quando sembra ripetere i gesti aggraziati delle dita per sottolineare questo o l'altro concetto mentre parla, perché l'effetto delle sue parole è già spiazzante, già troppo per il povero cuore di Yuuri.

Di Viktor Nikiforov, Viktor condivide anche il modo in cui sembra continuamente invadere i suoi spazi, il flirtare del Dongiovanni della propria coreografia, naturale, come un istinto di cui nemmeno si rende pienamente conto. Eppure è diverso e Yuuri non può che notarlo in particolare nei momenti in cui sono soli.

Perché, passata l'emozione iniziale, l'entusiasmo, la paura di risvegliarsi e scoprirsi in una realtà più verosimile, in cui il mediocre resta mediocre, Yuuri comincia a vedere Viktor.

E scopre che le emozioni che gli trasmette in quel modo, nella solitudine di una camera immersa nel silenzio attraversato soltanto dalle note di Eros, sono completamente diverse da quelle che Viktor Nikiforov gli trasmette.

Viktor lo colpisce in modo diverso, più profondo. Viktor è pericoloso, con il suo entusiasmo, la sua abitudine a stargli troppo vicino, a cercarlo con le stesse dita che ipnotizzano Yuuri.

Sta abbracciando ancora una volta il suo cane, la schiena appoggiata ad una pila di cuscini mentre curvo studia ancora e ancora un video dell'esibizione di Yuuri.

Lo fa spesso.

Sarebbe così semplice allungare la mano verso di lui, eppure si aggrappa alla pelliccia dell'animale come se fosse l'unico suo sostegno e Yuuri sente una stretta al cuore, vedendolo.

È pericoloso, insondabile, in momenti come quello, la sua unica reazione che consiste nell'accarezzare con più energia l'animale dopo un salto o una catena in cui Yuuri non è abbastanza sicuro o da cui esce male.

Ha una luce particolare, in quegli occhi troppo chiari, che non è fierezza e non è rabbia e non è nulla che Yuuri sia preparato ad affrontare.

Trattiene uno sbadiglio, sdraiato su un fianco sul letto di Viktor, gli occhi che si chiudono davanti all'ennesima uscita sbagliata da un salto. Fa freddo e si rannicchia meglio, chiedendosi quanto possa essere maleducato rubare una coperta dalla pila in fondo al letto.

Viktor ha Makkachin addosso e sembra troppo concentrato per sentire freddo, ma Yuuri apre lo stesso la grande coperta di lana pesante per posargliela sulle spalle, approfittandone per coprirsi anche le gambe e lanciare uno sbadiglio.

Viktor sembra sentirlo, sembra, persino, accorgersi solo così della sua presenza nella stanza e Yuuri non riesce a placare la sensazione pesante della delusione che sboccia al centro del suo petto.

Gli sembra che tutto il corpo cerchi di portarsi avanti, come attratto dall'azzurro intenso degli occhi del russo.

“Credevo fossi andato via.” mormora, la stretta intorno a Makkachin che sembra farsi più forte, la schiena china intorno al corpo dell'animale.

Non è la prima volta che lo nota, ma è ugualmente triste.

Yuuri ha preso l'abitudine di cercarlo, quando qualcosa non va. Sa che è sempre a qualche passo da lui, nonostante l'insormontabile distanza che i suoi occhi freddi sembrano porre tra di loro, in momenti come questo. Nonostante ci sia ancora l'abisso del fan e della star irraggiungibile, tra di loro, Yuuri può contare su quel contatto quasi costante.

Viktor, invece, sembra testardamente voler continuare ad aggrapparsi alla palla di pelo esuberante, come se davvero potesse proteggere un uomo adulto.

“Credevo volessi dirmi cos'avessi sbagliato e sono rimasto.” sussurra Yuuri, un po' in imbarazzo per il malinteso.

“No. Sono... Sorpreso.” ammette Viktor, tirando appena l'orecchio al cane, che se ne sta ancora tranquillo, come se qualcuno non lo stesse affatto spremendo.

Yuuri arrossisce e si rannicchia meglio sul fianco, chiudendo gli occhi.

“Svegliami quando hai smesso di sorprenderti.” mormora, cercando di nascondere l'imbarazzo dietro un altro grosso sbadiglio.

Sente le orecchie calde e lo sguardo del russo gli brucia la pelle anche se non può vederlo. Ne sente la curiosità, la presenza, l'insistenza che lo riempe di brividi.

“Spero che tu non smetta mai di sorprendermi, Yuuri.”

Il tono di voce di Viktor è morbido, così diverso da quello che usa nel suo incessante flirtare scherzoso, che Yuuri sente il bisogno di spalancare gli occhi per studiare questa nuova e sorprendente inflessione della voce.

Invece segue l'istinto che ancora lo spinge verso di lui e si sposta in avanti con tutto il corpo, fino a toccare la schiena dell'uomo con le ginocchia.

Con la mano gli sfiora una spalla e scende lungo il braccio dell'altro, scoprendo che non sta stringendo più nessun cane. Sorride ad occhi chiusi, mentalmente e fisicamente troppo esausto per preoccuparsi dell'imbarazzo che sente scaldargli l'intero viso quando riesce finalmente a toccare la mano di Viktor con la propria.

Ad occhi chiusi, immagina Viktor Nikiforov dire qualcosa di divertente, un sottinteso scherzoso capace di farlo gridare nel cuscino nel ricordarlo appena prima di addormentarsi.

Ad occhi chiusi, Viktor intreccia le dita con le sue e le stringe, mentre le prime note di Eros riempono il silenzio della stanza un'altra volta.

   
 
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