Capitolo 2: Evan l’assassino.
“Evan era solito bazzicare tra le viuzze di Notturn Alley,
li cercava di vendere tutto quello che poteva ricavare
dai suoi soliti furti giornalieri, un giorno in particolare era
riuscito ad entrare in una casa particolarmente ricca di
oggetti preziosi, facili da rubare, prese tutto quello che
poté e fece per fuggire dalla finestra da cui era entrato,
ma proprio nel momento in cui mise il piede appena
fuori sentì aprire la porta, un bambino con i capelli ric-
cioli biondi e gli occhi azzurri stava entrando correndo,
in quel momento colto alla sprovvista, senza pensarci
urlò ‘Avada Kedavra!’ e un fascio viola inondò il bambino
che cadde in terra inerme, subito fuggì, corse il più velo-
ce possibile fino ad arrivare ad un vicolo in cui si smate-
rializzò. Nel frattempo nella casa in cui era avvenuta la
tragedia, i genitori del piccolo biondino corsero subito
verso la stanza in cui era presente il corpo ormai senza
vita del bambino, la madre entrata si buttò sul cadavere
urlando dal dolore che provava, mentre il padre si affacciò
alla finestra e vide Evan correre, provo a lanciare incanti
per fermarlo, ma era troppo distante e veloce per prenderlo.
Il ladro, ormai assassino, materializzato nella sua
casa di Notturn, prese vestiti a caso e si dileguò, sicuro
che gli auror sarebbero arrivati presto. Aveva ragione.
Arrivarono con solo qualche secondo di ritardo…
A Diagon iniziò una vera e propria caccia all’uomo, tutti
e dico tutti si erano messi a cercare il fuggiasco, sulla
quale ora pendeva una taglia di 1000 galeoni. Nessun per
mese intero riuscì a trovarlo, fino a quando, un gruppo di
auror lo sorprese mentre stava uscendo dalla sua tana
situata nel “bosco dell’edere”, riuscì ancora a scappare, ma
questa volta se la stava vedendo brutta, gli auror bacchetta
alla mano lo rincorrevano, lanciando schiantesimi di ogni
sorta, nel correre si perse e dopo degli alberi giganti trovò
una collina, sulla quale svettava un albero con le foglie
arancioni e un cappio che penzolava, mosso dal vento.
Sentitosi come intrappolato, si avvicinò all’albero e…”, il
mago, che ci stava raccontando la storia, ad un tratto si
fermo, tre, quattro secondi lunghissimi, tutti radunati attorno
a lui fremevano dalla voglia di sapere il finale e poi mentre
qualcuno stava già voltando le spalle per andarsene rico-
minciò a parlare e proseguì dicendo “e, un grosso ramo lo
agguanto in una stretta, quasi, mortale. Una voce profonda
e che incuteva paura, chiese ‘CHI SEI TU?! COSA HAI
FATTO PER AVERCI TROVATO?! SARAI FORSE UN
LADRO O UN OMICIDA?! O MAGARI TUTTI E DUE?!’
Evan, immobilizzato sia dalla stretta sia dalla paura che
stava provando in quel momento, balbettò ’S s sono, E e
Evan e mi mi mi ssono pepee perso’, allora la stessa voce
ma con molta più rabbia di quanto avesse palesato prima
intonò ‘NON CI PRENDERE PER STUPIDI BABBANI
DELLA PEGGIOR SPECIE?! SAPPIAMO CHE TU HAI
FATTO SICURAMENTE QUALCOSA DI LOSCO!?’
ancor più impaurito l’assassino rispose singhiozzando
’E vabbbbene ssono un un ladro’ e ancora la voce profon-
da ‘HAI SOLTANTO RUBATO? NE SEI SICURO!? NON
HAI UCCISO NESSUN BAMBINO? MAGARI BIONDO?’,
scoperto Evan cominciò a piangere e mugolava ‘È vero…
l’ho ucciso io! MA NON VOLEVO FARLO! E successo
tutto troppo in fretta’, da lontano si sentivano arrivare
delle persone che stavano correndo, probabilmente gli
auror e fu così che l’albero decise di aprirsi in due e
divorare il criminale… Molti dicono che quell’albero
sia solo una leggenda, una favola per bambini, altri
dicono che sia tutto vero e sia la tana di alcuni dei più noti
volti criminali del mondo magico Inglese, invece altri
ancora che si esiste un’albero che però uccide solo i
criminali…” con questo sembrò concludere e invece dopo
un secondo o due di silenzio, proseguì dicendo “Molti lo
hanno cercato, si dice che qualcuno lo abbia trovato, ma
che sia morto ucciso dallo stesso. E voi cosa ne pensate?”,
questa domanda pose davvero fine al racconto del mago,
che scomparve tra la folla dopo qualche secondo, mio
padre venne a riprendermi la dove mi aveva lasciato e
andiamo a casa, nel tragitto gli raccontai la storia e ne
rimase affascinato, così tanto da chiedermi di ripeterglie-
la altre tre volte.