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Autore: Lumik Lovefood    17/11/2016    0 recensioni
Il problema di entrambi era l'orgoglio. Arricchito con un pizzico abbondante di testardaggine, diventava un cocktail perfetto per il caratteraccio dei caratteracci, e la Signora Rukawa era riuscita a partorire non uno, ma ben due individui muniti di ciò, e non sapeva se esserne fiera o più spaventata.
Di tutto ciò, il Signor Rukawa non era di certo immune.
Adorava i suoi gemelli, come li chiamava affettuosamente in loro assenza, ma spesso subiva il loro caratteraccio taciturno e scontroso e si ritrovava a guardare con uno sguardo allibito la moglie, che invece si scioglieva in una risata cristallina, ormai conscia dei due adorabili mostri che aveva partorito.
Spesso, il povero Nobuo Rukawa cercava di interagire con i suoi figli, alle volte fallendo miseramente, altre stupendosi lui stesso di aver fatto con loro un discorso più lungo di cinque sillabe.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaede Rukawa, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Portraits - Family

Portraits





Knowledge

1993
Paper and tea, 162cm x 184cm x 190cm

Shohoku High School and Basketball Gym, Kanagawa





Quella mattina c'era una strana agitazione nella “prima anno classe terza” che infastidiva le orecchie di Keiko, anche se la mattinata era iniziata come al solito e con un tentato omicidio-suicidio da parte Kaede e quella maledettissima bicicletta. Se lo ripeteva ogni mattina che doveva evitare il gemello e quel trabiccolo a due ruote, ma ogni volta di ritrovava in un ritardo madornale e doveva per forza di cose farsi dare uno strappo a scuola.
Mentre si dirigeva verso il suo banco, vide avvicinarsi il ragazzo che occupava quello affianco al suo con un'espressione strana in volto. Se non sbagliava, si chiama Kuwata ed era nel club di basket insieme a Kaede.
“Rukawa.” - per lui era strano chiamare quella ragazza con lo stesso cognome del suo compagno di squadra e non solo perché avevano lo stesso sguardo spiritato - “Il professor Oguro mi ha detto di informarti che il tuo senpai è tornato a scuola.” e sparì velocemente, intimorito da quei due occhi di ghiaccio.
Che seccatura. Posò la cartella sul banco e, armata di libretto scolastico, si diresse verso la classe del suo senpai, la terza del terzo anno, che fortunatamente non era troppo distante dalla sua. Vide due ragazzi più grandi fuori la porta chiacchierare tranquillamente e decise di chiedere a loro del suo senpai. Gli indicarono un ragazzo dai capelli scuri svaccato su una sedia, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni della divisa e gli occhi chiusi, come per riposarli. Aveva diversi cerotti in faccia, come se avesse fatto a botte con qualcuno da lì a poco. Le parve strano: anche Kaede era tornato a casa pieno di lividi e cerotti un paio di giorni fa.
Sbuffò: le era capitato anche un idiota a quanto vedeva.
Entrò in classe, non curandosi degli sguardi che alcuni alunni le rivolgevano, e si fermò in piedi di fronte a quel ragazzo, con un'espressione tutt'altro che felice in volto.
Sentendosi osservato, il ragazzo aprì gli occhi e si trovò davanti lo sguardo annoiato di una primina. Che diavolo voleva quella, ora?

Hisashi Mitsui.” disse semplicemente e non era una domanda, questo lui lo capì benissimo.
Sono io.” rispose con una punta di superbia nella voce, osservandola bene da capo a piedi. Non era niente male come ragazza “Carina.” si sorprese a pensare.
La primina non parve per nulla minata da quella espressione e gli sbatté sotto il naso un libretto scolastico, già compilato con alcuni voti “Sei il mio senpai.” - mentre lo diceva, sembrava che si sforzasse – “Devi controllare il mio libretto.”
Oh merda, ci mancava solo questa.
Siccome aveva l'aria di una che non cedeva terreno facilmente, decise di darle retta, anche per non avere seccature quella mattinata. Si piegò sul libretto e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva: quella dannata aveva tutti cento!
Richiuse di scatto il libretto e lesse distrattamente il nome della ragazza, “Keiko Rukawa”, e poi glielo restituì con la stessa flemma con cui aveva analizzato i suoi voti. Lei se lo riprese senza fiatare o salutare ed uscì dalla classe.
“Keiko Rukawa” ripeté fra se Mitsui. Dove lo aveva già sentito? Poi ripensò alla figura della ragazza... Capelli neri, la pelle pallida, occhi blu e con un'espressione di ghiaccio... Keiko... Rukawa... Merda!
Si alzò di scatto dal suo banco e la inseguì per il corridoio, richiamandola “Rukawa!”
Lei si girò, alzando un sopracciglio. Kami, ora che la guardava meglio era uguale a quel dannato della sua squadra. Dannato lui, dannata lei!
“Rukawa come Kaede?” le chiese, con uno sguardo stralunato sul volto.
“Siamo gemelli.” disse con ovvietà, voltandosi per andarsene.
Doppia merda.
Andò agli allenamenti con meno voglia del solito. Merda, quel dannato lo sapeva? Se si fosse comportato male con la sua dolce gemellina, quel ghiacciolo della malora gli avrebbe scartavetrato le palle all'infinito, se non spellato vivo.
Kogure, accortosi del suo umore nero, gli si avvicinò “Ehi Mitsui, tutto bene?”
Il moro mugugnò cupo “Ho incontrato il kohai che mi è stato assegnato.”
L'occhialuto sorrise “E' un'ottima cosa! Vuol dire che devi essere un mentore per questo ragazzo e dargli il buon esempio. Ma dimmi, chi è? Lo conosco?”
Mitsui mugugnò ancora più rumorosamente, mentre si avvicinava al cesto delle palle per prenderne una “E' una ragazza.”

Oh... Beh, poteva andarti peggio... Pensa se ti fosse capitato Sakuragi...” e scoppiò a ridere “O Rukawa!”
Kogure era un idiota” disse tra sé Mitsui, pensando che fosse stata una pessima idea parlarne con lui “In realtà, è un Rukawa.” ammise.
L'occhialuto smise immediatamente di ridere, deglutendo a fatica “Oh mamma...”
Eh già, oh mamma.
“Non sarà male dai... Insomma, lei non è lui...” rise nervoso l'altro, cercando di tirarlo su di morale, fallendo miseramente “E poi, è una dalla media alta, potrà aiutarti...”
In quell'istante, entrò in palestra l'altro Rukawa, il maschio, vestito in pantaloncini e canotta, pronto per allenarsi. Gettò un'occhiata di ghiaccio verso la sua direzione, per poi avvicinarsi al canestro e provare un po' di tiri in sospensione.
Tripla merda!


Ripetersi le parole di Kogure ogni volta che incontrava Keiko era dura, anche perché non era propriamente una persona amichevole, ma che si aspettava dalla gemella di quella volpaccia delle nevi? Non avevano contatti, se non per quel dannatissimo libretto scolastico: lei lo cercava solo per fargli vedere quei stramaledettissimi voti, di cui il più basso era cento su una media di cento.
E non lo chiamava nemmeno! Si presentava davanti la sua classe, sventolando in una mano il libretto, come per richiamare un cane, e questo lo mandava in bestia.
Anche quella volta, aveva attirato la sua attenzione sventolando quel blocchetto di carta, trovandolo da solo in classe a consumare il suo bento. Rimase a fissarla con le bacchette a mezz'aria ed una vena che pulsava rabbiosa sulla fronte. Era fissa alla porta, con i lunghi capelli che le scendevano morbidi dalle spalle e gli occhi freddi che lo guardavano con noncuranza, il libretto che molleggiava tra due dita. Entrò nell'aula e si bloccò davanti al suo banco, alzando un sopracciglio. Vedendo che lui non si muoveva, si sedette stancamente di fronte a lui, aprendo il suo blocchetto e mettendoglielo sotto gli occhi. Mitsui li diede un'occhiata veloce. Un altro cento. Tipico.
Ingoiò il suo boccone “Ma non ti annoi?”
Keiko alzò un sopracciglio “Nel senso?”
Aveva parlato, gran passo avanti “A prendere sempre cento. Tirare il freno a mano, ogni tanto?”
“Hm.” - tipico della razza della volpaccia.

Bah... Mi sembra di parlare con tuo fratello.” sbuffò. Un'ombra di sorriso sembrò illuminarle gli occhi, ma forse era solo un'impressione di Mitsui.
Hm.”
Dove vuoi arrivare?”
Keiko parve ostentare una muta incredulità nello sguardo ma che sciolse subito, facendo largo al tipico orgoglio Rukawa “Prima.”

Nella classifica di metà trimestre?” - annuì, mantenendo gli occhi fissi su quelli del suo senpai.
Mitsui guardò bene quelle pupille blu freddo e sapeva che non stava mentendo “Guarda che se arrivi seconda, mica mi arrabbio, sai?” sbottò a ridere il ragazzo, non seguito però da Keiko, non che se lo aspettasse ovviamente.
Rimase a guardarlo serio, per poi alzarsi dalla sua sedia e riprendersi il suo libretto scolastico “I secondi sono i primi degli ultimi, non te l'hanno mai detto?” e se ne andò, raccattando anche tutto il suo orgoglio.

Maledetta volpaccia” pensò sorridente Mitsui.

Quella settimana Keiko era più suscettibile del solito, notò Mitsui. Quando la incrociava per i corridoi scolastici, tutti i ragazzi che passeggiavano si allargavano nemmeno stesse passando Noé nel Mar Rosso, guardandola con sguardi tutt'altro che calmi. Metteva soggezione e tanta. Pensandoci su bene, anche Rukawa era diventato più freddo del solito, probabilmente per riflesso della gemella. Era sempre dell'idea che quei due si influenzassero a vicenda, e non solo perché condividevano lo stesso DNA. I gemelli lo avevano sempre affascinato, specialmente per lui che era figlio unico, ed era sempre stato curioso di questo rapporto quasi unico, ma ritrovarsi i Rukawa per gemelli era una maledizione bella e buona.
La vide passare affianco a lui con in mano un carico di libri da far paura a Kogure... Prendeva seriamente questa cosa della graduatoria, che da lì a pochi giorni sarebbe uscita.

Rukawa.” - essa si voltò, non prendendosi nemmeno la briga di nascondere il suo sguardo scocciato - “Non ti stai ammazzando troppo di studio?” - non era preoccupato ed anche se lo fosse stato, non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma erano un paio di giorni che non la vedeva mangiare in cortile nelle pause pranzo e la vedeva un po' con lo sguardo stanco.
Keiko lo fissò con i suoi occhi freddi, scollando le spalle “Hm.” e si voltò per andarsene.
La fermò acciuffandola per una spalla, ma il contatto non doveva esserle piaciuto dato che gli rifilò un'occhiataccia più cupa di quelle che solitamente rifilava il gemello alla Scimmia Rossa, ma non si fece intimidire e la lasciò immediatamente.
“Sono serio.”

Ne riparliamo quando sarò arrivata prima.” e si defilò in un nanosecondo, facendo sbuffare stancamente Mitsui.



Era soddisfatta.
Prima su trecentoventitré studenti del primo anno.
E questo significava crediti extra.
Per quanto era alta la soddisfazione personale, aveva deciso anche di saltare la scuola per vedere la prima partita ufficiale di suo fratello... Poteva anche permetterselo un giorno di svago!
La strada non era lunga e con il tram non ci avrebbe messo molto ma l'unica cosa che sperava era che suo fratello vincesse e che non le avesse fatto fare tutta quella strada per un pugno di mosche.
Si arricciò distrattamente un ciocca ribelle di capelli scuri attorno all'indice, mentre continuava a leggere il suo libro di Giapponese Antico, dato che aveva l'indomani un compito in classe, immersa nei suoi pensieri. Quando l'altoparlante annunciò la sua fermata, mise come segnalibro il biglietto usato e ripose il tomo nella tracolla, alzandosi dal suo posto per poter uscire.
Quando mise finalmente piede a terra, iniziò a camminare lentamente, non curandosi di essere già in ritardo, guardandosi intorno con disinvoltura. Era riuscita a tornare appena in tempo a casa, per potersi togliere la divisa scolastica ed indossare le prime cose che aveva raccattato dallo stendino, ovvero un paio di jeans lisi ed una felpa di suo fratello, che le stava tre volte grande sulle spalle e quattro volte più lunga, ma non le importava.
Dopo una decina di minuti, arrivò all'edificio sportivo. Sentiva delle urla provenire da lontano, che sicuramente arrivavano dal palazzetto. Decise di seguirle così da trovare la palestra in un attimo. Salì le scale e si ritrovò nel bel mezzo dei tifosi del Miuradai. Ovviamente, lei non era quel genere di tifoso che gridava ai quattro venti la sua preferenza, ma decise che era meglio non rimanere in mezzo al nemico, per cui si guardò un po' intorno per vedere se trovava qualche faccia conosciuta dello Shohoku, anche se dubitava dato che la partita si svolgeva durante l'orario scolastico. Dopo aver visto il gruppetto delle fan scatenate del suo gemello ed essersi debitamente allontanata da loro, continuò a vagare con lo sguardo e lì vicino trovò il gruppetto di amici del Rosso che si stavano sganasciando dalle risate per un motivo sconosciuto. Si affacciò un po' dagli spalti e trovò il viso crucciato di suo fratello, seduto in panchina insieme al Rosso, al Pigmeo e all'ex Parruccone. Crucciò anche lei i sopraccigli.

Ma che fico, mi ci ficco! Ma che fico, mi ci ficco!”
Che scalmanate...” si ritrovò a pensare Keiko, mentre quel tifo imbarazzante riecheggiava per tutto il palazzetto. Proseguì un po' la ricerca di un posto, gettando ogni tanto un'occhiata verso il gemello, per vedere anche se notava la sua presenza, con le dita che tamburellavano lungo la ringhiera metallica degli spalti.
“E' iniziata! Devo prendere nota!”
Si voltò di scatto alle sue spalle, spaventata da quel grido strampalato e con gli occhi sgranati. Chi diavolo era quel pazzo che gridava alle spalle della gente?
“Ehi Hikoichi! Non puoi startene tranquillo e guardare la partita?” sbraitò un ragazzo, con una vena che pulsava nervosamente sulla fronte.

Ehm... Scusami Koshino!” si affrettò a rispondere lo scalmanato che l'aveva spaventata.
Squadrò velocemente con gli occhi i ragazzi che aveva di spalle, per vedere se ne riconosceva qualcuno, ma nulla. Solo una scritta sulla coscia di un ragazzo la colpì: Ryonan. Anche lei però, colpì qualcuno.
“Signorina Rukawaaaa!”
Quella porchetta dell'amico del Rosso la stava chiamando a gran voce per tutto il palazzetto ed infatti non pochi si erano voltati nella sua direzione, contando anche il fatto che era vicino ai giocatori del Ryonan. Gettò un'occhiata alla squadra e per poi andarsene a sedere affianco a quei mentecatti degli amici di Sakuragi, anche perché quei quattro avevano continuato a farle segnagli affinché si sedesse affianco a loro.

Anche tu hai saltato scuola per vedere la partita, Rukawa?” gridò Mito, sorridendole.
Scrollò le spalle “Stiamo sotto?”

Sì.” le rispose il ragazzo “Tuo fratello e gli altri sono rimasti in panchina.”
Scrollò di nuovo le spalle e si sedette affianco a Mito, guardando la panchina, in direzione del fratello.

Rukawa?”
Sendoh si voltò di scatto, non appena sentì pronunciare quel cognome. Non aveva dato molto peso a quella ragazza che si era fermata di fronte la loro squadra, ma quel cognome gli aveva dato una scarica elettrica.
“Hikoichi.” lo chiamò Sendoh “Sai dirmi chi è lei? Ho sentito un certo Rukawa....”
Lo scribacchino sgranò gli occhi, imporporandosi leggermente sulle guance “Sì!” iniziò a svogliare velocemente il suo quaderno per gli appunti “Keiko Rukawa. Sorella gemella di Kaede. Primo gennaio. Quindici anni. Prima classe, sezione tre. Centosessantadue centimetri. Scuole Medie Tomigaoka.”
“Come siamo informati.” fischiò Koshino.
Hikoichi diventò ancora più rosso “Ecco, io... Veramente...”
Sendoh non sentì le risate dei suoi compagni e si voltò a guardare il profilo della ragazza. Ovviamente, la somiglianza col fratello era lampante, ma c'era qualcosa che la differenziava da lui, ne era sicuro. Vedeva quei quattro agitarsi al suo fianco mentre lei restava ferma ad osservare la partita. Poi la vide voltarsi verso i ragazzi e mormorare qualcosa, mentre i lunghi capelli le ricaddero in avanti dalle spalle.
“Io voglio un the!”
“Anche io!”

E dell'acqua.”
Forse andava al distributore...
La vide alzarsi dal posto e camminare verso l'uscita degli spalti, non prima di aver gettato un'occhiata al campo.
La ritrovò davanti al distributore automatico, mentre sceglieva con cura le bevande di cui aveva bisogno. Le si mise dietro, aspettando che finisse il suo turno. Lei si accorse della sua presenza, gettandogli un'occhiata fugace con la coda dell'occhio, ma non gli diede tanta importanza. Premette un po' di tasti ed aspettò che calassero le lattine, poi si chinò e le raccolse ad una ad una.
“Come va, Sendoh? Anche tu qui, a goderti lo spettacolo?”
Il ragazzo si voltò seguito anche da Rukawa, che rimase con una lattina a mezz'aria nella mano. Essa alzò un sopracciglio, rimanendo comunque chinata sulle ginocchia ma ignorando completamente il resto delle altre lattine. La voce proveniva da un ragazzo, se non giovane uomo, con un completo piuttosto elegante di uno strano blu. Il ragazzo che era alle sue spalle, che da quanto avesse capito si chiamava Sendoh, si voltò lentamente, assottigliando lo sguardo e diventando serio in volto.

Se non sbaglio, sei del Kainan.”
Il Kainan, se Keiko non ricordava male, era un altro liceo della prefettura. Possibile che quel vecchio era ancora uno studente?

Ciao Maki.” continuò il ragazzo alle sue spalle.
Rimasero a fissarsi per un po' e lei si sentì quasi fuori posto, e non solo perché erano altissimi in confronto a lei, nonostante fosse ancora piegata sulle ginocchia. Decise di voltarsi e di continuare a raccoglie le lattine, ma lentamente.

Vedo che ti ricordi...” esclamò calmo Maki, tenendo ancora le mani nelle tasche dei suoi pantaloni.
“Sei il capitano del Kainan, la squadra migliore dell'anno scorso.” Sendoh piegò leggermente di lato il capo “Chi credi che vincerà oggi? Il Miuradai o lo Shohoku?”
“Non ha nessuna importanza chi andrà alle finali. Qualunque squadra sarà, dovrà vedersela con noi.” rispose l'altro, con una punta di superbia, per poi voltarsi e fare un cenno di saluto con una mano.
“Sei troppo ottimista.” esclamò l'altro, con l'ombra di un sorriso “Quest'anno, ci sono molte squadre agguerrite, ed una di queste è il Ryonan.”
Si lanciarono uno sguardo di sfida ed il ragazzo del Kainan ghignò, poco prima di andarsene.
Keiko sbuffò sonoramente, e finì di prendere le bevande che le servivano, riempiendosi entrambe le braccia con le lattine. Si rialzò in piedi e si voltò verso Sendoh, con un sopracciglio alzato. Ora che il ragazzo la guardava meglio, notava delle differenze col gemello, lasciando ovviamente da parte il fatto che lei era femmina e Kaede maschio. Innanzitutto, aveva i capelli lunghi fin sotto al seno, lisci e neri come il fratello, lo sguardo non era affilato ma dolce e gli occhi con una leggera punta di azzurro intorno alle iridi blu, le ciglia lunghe e scure; i lineamenti del viso erano netti, ma non duri ed il mento aveva una bella linea. Non era altissima ma non era nemmeno bassa, il fisico era asciutto, anche se con quel felpone che aveva addosso non poteva sbilanciarsi troppo, ma le gambe erano fasciate bene nei jeans chiari che aveva addosso, anche se con uno strappo sul ginocchio sinistro. Continuò a guardarla ed evidentemente lei era stufa di ciò, dato che imprecò lievemente e fece un passo per andarsene, peccato però che una lattina le scivolò dalla presa e cadde, finendo proprio ai piedi dell'asso del Ryonan. La sentì imprecare di nuovo, questa volta però non fece nemmeno finta di trattenersi. Fece un passo verso la lattina, ma lui la precedette.

Aspetta. Ti aiuto.”
La vide bloccarsi di scatto, stringendo una mano attorno ad una bibita di thé, che non aveva perso per strada. Raccolse quella che era a terra e gliela porse, sorridendo nemmeno fosse il protagonista di uno spot pubblicitario di dentifricio.
La Rukawa crucciò le sopracciglia scure “Non brilli di acume, eh?” e mosse un poco le braccia per fargli notare che erano colme di bibite.
Si grattò la testa, continuando a sorridere “Scusa.” e cercò di infilare la lattina in mezzo alle altre, cercando di non farla cadere nuovamente. Keiko rilassò i sopraccigli ma non lo ringraziò, facendo letteralmente scoppiare a ridere Sendoh.

Cielo! Uguale a tuo fratello!” esclamò il ragazzo, continuando a ridere.
Keiko sbuffò “Siamo gemelli.”

Lo so. Hikoichi mi ha detto tutto.”
Chi?

E poi avete le stesso naso.”
Eccolo la. “Hm.” e lo fece scoppiare di nuovo a ridere.

Sono Akira Sendoh.” esclamò improvvisamente il moro, porgendole la mano. E forse per la prima volta Keiko lo guardava seriamente. I capelli neri a punta, il sorriso affabili e gli occhi blu intenso...
“Keiko Rukawa.” si presentò la ragazza, dandogli poi le spalle per andarsene “E ripeto: non brilli di acume.”
Sendoh scoppiò di nuovo a ridere, osservandola poi allontanarsi coi capelli che le ondeggiavano sulla schiena.










Salve a tutti
Sono tornata più in fretta di quanto sperassi, ma sono riuscita a ritagliare del tempo per potermi portare avanti coi capitoli e delineare una trama ben precisa. Entrano in scena altri personaggi e spero vivamente di non fare un casino madornale perché non vorrei creare confusione o altro. Spero che questo altro ritratto vi sia piaciuto.

Come sempre, rinnovo i ringraziamenti per chiunque abbia letto il capitolo precedente, in particolare nebbiolina e Celest93, che hanno inserito la storia tra le seguite. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Ringrazio anche che leggerà questo capitolo e, perché no, vorrà farmi sapere una sua opinione.
Alla prossima...
Vostra, Lu.

   
 
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