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Autore: Majakovskij    17/11/2016    0 recensioni
Giulio corre per il suo futuro, per un domani migliore, per un mondo senza gnomi, Giulio corre per gli altri pianeti.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giulio correva, disperato e affannato, il sudore scendeva a rivoli dalla sia fronte, le gambe urlavano di dolore, ma lui continuava a correre come se non ci fosse un domani. E, effettivamente, un domani non c'era. Tecnicamente, pensava Giulio, il concetto di domani non ha senso, non può esistere. C'è solo un infinito e doloroso "oggi" che continua a ripetersi, giorno per giorno, ogni volta diverso ma non meno schifoso. Certo, le cose cambiano se si considera il tempo come un impulso, in cui tutto accade contemporaneamente, tutto è già accaduto e tutto deve ancora accadere. A quel punto non solo c'è un domani, ma ogni singolo giorno può essere considerato "domani", anche quelli passati. Ma Giulio era ebreo, credeva ancora nell'esistenza dei golem e dei bagels e pensava che mozzarsi la punta del cazzo ne facesse ricrescere due, figurarsi se aveva una visione totale del tempo. Ma poi, si disse ancora Giulio, che senso ha parlare di domani? Quando finisce l'oggi e quando inizia il domani? Alla mezzanotte, certo, ma questo non aveva molto senso, nel mondo ci sono una trentina di diversi fusi orari, con una relativa trentina di diverse mezzanotti. E gli altri pianeti? Avevano le loro rivoluzioni completamente arbitrarie, non è certo roba che puoi quantificare, non puoi certo parlare di domani. Magari su Marte è già domani e su Adonai420-FAP è ancora l'altro ieri. Troppo complicato. Per questo Giulio correva come non ci fosse un domani. Gli faceva venire il mal di testa. Ermenio, la sua fronte parlante, si svegliò pigramente. -Giulio, stai ancora correndo? - chiese. Giulio si guardó intorno: le sue gambe si muovevano velocemente avanti e indietro, e il paesaggio cambiava rapidamente dietro di lui. Sembravano proprio essere tutti sintomi di "star correndo". -Sì-disse. -Ah-rispose Erminio. -Già-disse Giulio. -Hai almeno fatto colazione? -Ho sbriciolato dei cereali e li ho fumati nella pipa con latte e menta. -Bene. Si può sapere perché corri? Giulio decise di dire a Erminio tutta la verità: correva per raggiungere la punta del suo naso. -Ma.. Ma è impossibile! -urlò Erminio, che però era ammirata e iniziava a bagnarsi. - La punta del tuo naso è costantemente a dodici metri dalla tua faccia, non puoi farcela! -Hai ragione, - disse Giulio, prima di morire. Tredici anni prima di morire, per la precisione. Giulio tornò a casa con la sconfitta nel cuore. Il suo naso l'aveva battuto ancora. Come era possibile? Con tutti i chilometri che aveva fatto, con tutta la fatica, con gli sforzi e i sacrifici? C'era una sola cosa da fare. Andare dal suo vicino di casa, lo gnomo pazzo armato di coltello da burro, e lanciargli un sasso. Crepa, gnomo di merda. Crepa. Lo gnomo non crepò, si rialzò e potete immaginare cosa successe. Ma siccome Giulio odiava i finali aperti, sì sparò. Il suo cervello finì quindici centimetri in là del suo naso.
   
 
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