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Autore: DryJ    17/11/2016    1 recensioni
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Barrat, Etienne de Sancerre, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio | Coppie: Etienne/Donna, Ian/Isabeau
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XIII

Il giorno dopo Ian venne svegliato bruscamente dal violento bussare di qualcuno alla porta dei suoi appartamenti. Si alzò contrariato lasciando il letto caldo e Isabeau coperta solo dalle lenzuola a contorcersi lentamente dopo essersi voltata verso l'uscio. Una volta aperto si trovò davanti una guardia che dopo un frettoloso inchino gli disse << Perdonate i modi bruschi, mio signore, ma c'è stato un altro omicidio. Questa volta con un testimone. Ci siamo permessi di portarlo qui >>.
Ian sospirò pesantemente e con stizza, annuí << Dategli cibo e vino se gradisce, arriverò tra non molto >>.
L'uomo si dileguò dopo un cenno del capo così che il suo signore potesse prepararsi in estrema velocità.
<< Cosa succede, Jean? >> chiese Isabeau, preoccupata e con la bocca ancora impastata dal sonno.
<< Un altro omicidio, questa volta qualcuno ha visto qualcosa e sto andando a parlarci >> rispose dopo averla raggiunta per posarle sulle labbra un tenero bacio del buongiorno.
Scese nel salone dove l'uomo, un semplice pastore col volto rovinato dalla fatica, lo attendeva in piedi davanti al grande tavolo, s'inchinò a lui non appena il suo signore varcò la soglia.
<< Dimmi buon uomo- esordì il Falco- Hai detto di aver assistito a qualcosa. Parlamene >> lo invitò a sedersi e quello si mise comodo.
<< È accaduto prima dell'alba, qualcosa ha urtato con violenza le imposte della finestra del retro della mia umile dimora. Ho afferrato il forcone e una torcia quindi sono uscito all'esterno giungendo in quel punto. In quel momento, mio signore, ho notato che un uomo alto con indosso un mantello svoltava l'angolo. La vittima era in terra con il cranio fracassato, era irriconoscibile >>.
<< Sei riuscito a scorgere qualche particolare nell'uomo, a parte l'altezza? >> chiese Ian con una mano sotto il mento, pensoso.
<< Mi è parso di vedere dei capelli neri. Erano lunghi e con un suo movimento alcune ciocche devono essere uscite dal cappuccio. È tutto ciò che ricordo >>.
<< Sei stato molto utile, ti ringrazio >>. Ian diede l'ordine di ricompensarlo e infine andò, con passo lento e misurato, davanti al camino già acceso. Fissò il fuoco scoppiettante.
"Un uomo alto con i capelli lunghi e neri. Karl potrebbe combaciare come anche Evan, il servitore più intimo di Katrina" pensò, si voltò verso le guardie che avevano accompagnato il popolano fino al castello e che ora lo stavano scortando verso la piccola corte. "Una volta che la vittima verrà identificata allora avrò un quadro più generale della situazione" si disse ancora.
Tornò sul fuoco, quella situazione non gli piaceva affatto e se anche quella volta la vittima fosse stato uno dei servitori di Katrina Milleure, allora ci sarebbe stato davvero qualcosa di pericoloso in mezzo. Se non fosse stato il suo servitore allora si sarebbe dovuto prendere la responsabilità di un omicidio attuato da uno dei suoi uomini più fidati. Tutti in quel castello e all'interno delle mura di Chatel-Argent potevano passare inosservati, parlando d'altezza, a parte loro due, e se stesso ovviamente.

Ci vollero poche ore per determinare la vera identità della vittima. Un sottoposto di Karl si avvicinò a Ian distogliendolo dai suoi pensieri. << Mio signore, il nome della vittima è Finkoo O’Byrne. È uno dei servi di madame Milleure >>.
<< Grazie, l'avvertirò personalmente. Puoi andare >> rispose Ian con un groppo allo stomaco. "Diamine, questa non ci voleva. Katrina non avrebbe apparentemente motivo per far uccidere al suo uomo membri della sua servitù. I sospetti ricadrebbero su Karl in questo caso ma non mi tradirebbe in questo modo, credo..." pensò a braccia conserte. Cosa stava accadendo? Era certo che dopo aver comunicato la tragica notizia alla dama irlandese, avrebbe chiesto al suo sottoposto di interrogare Evan. "E dopo io stesso interrogherò Karl, risponderà tranquillamente se non avrà nulla da nascondere dato che non si aspetterà di certo un mio interrogatorio".
Uscì dalla sala per andare a cercare madame Milleure quando Katrina lo raggiunse a grandi passi precedendolo, quell'ennesima notizia l'aveva oltremodo sconvolta, era il secondo servitore che perdeva nel giro di qualche giorno. << Cosa diamine è accaduto Ponthieu? Quando è successo? >> disse a gran voce non potendo nascondere la sua rabbia ben visibile anche dalla sua espressione capace di trasfigurare il suo bel viso.
Sorpreso da quella reazione, Ian si bloccò guardandola finché la donna non fu a due passi da lui. << Mia signora, mi rincresce ma la vittima è un vostro servitore anche se immagino voi lo sappiate già. Non preoccupatevi però, è giunto da me un testimone che a quanto pare ha intravisto l’assassino- il suo sguardo si fece più sottile e attento- Pare sia stato un uomo alto dai capelli lunghi e neri >> disse infine studiando ogni minima reazione della donna.
Katrina lo guardò con la stessa espressione rabbiosa << Ne sono stata informata pochi istanti fa dal mio ufficiale, posso sapere che diavolo di sicurezza vi ritrovate qui dentro? >> disse alzando il tono di voce.
<< Mia signora, vi chiedo gentilmente di mantenere il controllo- le disse, chiedendolo soprattutto a sé stesso- Stiamo cercando il colpevole, per questo motivo gradirei che Evan colloquiasse con un mio uomo di fiducia. Glielo permetterete? >>.
<< Non starete pensando che sir Evan possa essere il colpevole? Lui ha passato la notte in mia compagnia e si è svegliato insieme a me, come pensate anche lontanamente che possa essere stato lui? >> inveì Katrina battendo nervosamente la punta del piede per terra.
<< Sto dicendo che potrebbe essere stato un uomo alto con lunghi capelli neri. Conosco solo due persone così e uno di questi è proprio Evan. Quindi lui, come l'altro uomo, verrà interrogato- rispose secco- Ma immagino voi non abbiate problemi, sbaglio? >> chiese infine, certo della risposta.
<< Non ho nulla in contrario ma questo non mi impedisce di essere indignata per i vostri sospetti su di lui!- rispose lei guardandolo torva- Glielo comunicherò immediatamente, così porremmo fine a questo dubbio insensato >> concluse lei voltandosi per raggiungere i suoi alloggi e avvertire così il suo sottoposto, lasciando Ian da solo con le sue mille domande.
Solo due ore dopo Evan si trovò seduto davanti ad un tavolo, dall'altra parte in qualità di interrogatore vi era Karl.
<< Potreste essere stato anche voi >> esordì strafottente il nobile irlandese, dopo alcuni minuti di silenzio, osservando l'aspetto dell'uomo davanti a sé.
Karl alzò lo sguardo verso di lui, impassibile << Mi dispiace milord ma ero impegnato nella sorveglianza notturna e i miei compagni mi hanno visto per tutta la durata della mia guardia da stanotte fino all'alba e anche mentre stavo rientrando al castello. Possiamo dire lo stesso di voi, sir? >> rispose mantenendo saldamente il suo autocontrollo.
<< Posso dire lo stesso, esattamente. Son stato con la mia signora ed effettivamente, ora che ci penso, qualche pulcino curioso può confermare >> si era accorto effettivamente della presenza di Isabeau la sera precedente, nonostante non fosse riuscito a riconoscerla.
<< Qualche pulcino curioso? A chi vi riferite? Così possiamo vedere se effettivamente dite il vero, per il resto dove siete stato? >> disse continuando a stare con le braccia conserte a scrutarlo con severità.
<< La mia signora può confermare che non mi sono allontanato affatto. E mi spiace ma non ho potuto vedere chi fosse. È rimasta però un po' di tempo, son certo fosse una donna perché il suo profumo era dolce, molto dolce... >> si leccò il labbro superiore.
Karl batté violentemente una mano sul tavolo tanto da farlo tremare << Siate serio! È un'interrogatorio che state tenendo con me che sono il capo della guardia di Chatel-Argent, non un colloquio con qualche rozzo pescivendolo! Quindi non osate mancare di rispetto con il vostro atteggiamento ne a me ne a nessuna dama o donna all'interno di questa corte! >> tuonò Karl, ora i suoi nervi erano scoperti e lui era più furioso che mai.
<< Va bene, va bene- rispose l’altro sollevando entrambe le mani in segno di resa- Eppure non credo di aver mancato di rispetto assolutamente nessuna dama. Avete bisogno di sapere altro? >> chiese infastidito accavallando una gamba e dondolandosi di poco con la sedia.
<< No, non ho altro da domandarvi, quello che avete detto mi basta e avanza, potete andare >> disse tenendo questa volta entrambe le mani sul tavolo, quell'uomo non gli piaceva, nulla di lui lo convinceva come nulla di quella signora che tanto venerava.
Evan si alzò in piedi e con un cenno del capo si voltò e dandogli le spalle uscì.
Solo pochi minuti dopo fece capolino Ian, che si sedette esattamente dove prima vi era Evan, lasciando Karl di stucco << Vorrei porti alcune domande, Karl. >> gli disse con le mani congiunte.
Il capitano rimase sbigottito a fissare il suo signore, lentamente si sedette seguendo il movimento cominciato dal feudatario, conscio di ciò che il conte stava pensando. << Non crederete davvero, Falco, che io abbia potuto anche solo pensare una cosa come quella, vero? >> disse con voce grave nonostante quell'atteggiamento di Ian lo avesse ferito nel profondo.
<< È solo normale procedura, per eliminare ogni sospetto. So perfettamente che non potresti mai fare una cosa del genere. Elencami quindi, con precisione, tutto ciò che hai fatto questa notte >> chiese con estrema gentilezza. Si rese conto che ciò l'uomo poteva averlo percepito come una mancanza di fiducia ma doveva farlo, non poteva lasciar nulla al caso.
<< Dopo la cena sono uscito per la ronda notturna, ho setacciato ogni perimetro esterno del castello e delle mura interne, potete chiedere ai miei commilitoni, tutti mi hanno visto. Sono rientrato all'alba e dopo aver ascoltato la prima messa sono tornato nei miei appartamenti. Potete chiedere a chi volete, mio signore >> disse con voce profonda e lo sguardo fisso su di lui.
Ian annuí soddisfatto << Ti ringrazio infinitamente Karl. Ora puoi anche tornare ai tuoi doveri >> gli rispose infatti.
Il gigante si alzò in tutta la sua statura e dopo aver salutato il conte con un inchino, si dileguò veloce sparendo oltre la porta, tornando ai suoi compiti.

Passarono alcune ore prima che Katrina raggiungesse Ian nella sala padronale, intento in quel momento a conversare con Etienne. Non appena i due uomini la notarono, si alzarono in piedi in segno di rispetto.
<< Chiedo scusa mio signore se disturbo il vostro colloquio con monsieur De Sancerre ma vorrei parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore, mia figlia, la mia unica erede è in viaggio in questo momento per raggiungere la mia residenza in terra francese ma trovandomi io presso il vostro castello, vorrei chiedervi se potessi farla giungere sin qui, sia per evitarle brutti incontri sulla strada sia per poter stare in sua compagnia e, una volta sistemato tutto, tornare a casa insieme >> propose fissandolo con uno sguardo imperscrutabile.
Etienne guardò Ian, divertito per il fatto che ultimamente stesse ospitando non poche persone a Chatel-Argent.
<< Assolutamente mia signora- rispose il Falco con un cenno del capo- Saremo felici di averla qui con noi e fare la sua conoscenza >>.
Katrina sorrise appena << Vi sono riconoscente milord, sapendola vicino a me potrò stare più tranquilla >> chinò il capo in segno di ringraziamento e si congedò andando diretta verso il suo ufficiale. << Evan, manda un messaggio a Perle e dille di dirigersi verso Chanel-Argent, la residenza del conte Jean Marc De Ponthieu >> disse fermandosi davanti a lui seria.
<< Agli ordini, milady >> rispose l'uomo.

<< Padre, posso parlarti? >> chiese Michel, avvicinandosi ai due uomini che avevano ripreso a conversare.
<< Tanto io devo allontanarmi un attimo- disse Etienne indietreggiando di un passo- Ci vediamo dopo Jean >> aggiunse prima di voltarsi e andar via.
<< Di cosa vuoi parlarmi figliolo? >> chiese Ian curioso.
<< Vorrei parlarti del mio matrimonio con madame De Grandprè- prese un respiro profondo- Mi sono accorto in questo ultimo periodo di provare qualcosa di profondo per un'altra donna >>.
Ian trattenne il fiato, Michel però continuò << Vorrei dunque chiederti se fosse possibile annullarlo e... sposare quella donna >>.
L'uomo non pensava sarebbero mai arrivati a quel punto, eppure eccoli li. E lui avrebbe dovuto spezzare il cuore del proprio figlio semplicemente per una questione di rispetto nei confronti di usi e i costumi del tempo. << Sai che non posso farlo, Michel. Ciò arrecherebbe danno alla nostra famiglia e ai Grandprè, oltre ad attirare una grande vergogna sulla fanciulla >>.
<< Padre, ho parlato con Célèste durante il soggiorno a Parigi e lei ha compreso >>.
<< Comprendo anche io ma questo non è possibile. Pensavo te ne fossi fatto una ragione >>.
Michel parve disperato e il cuore di Ian si strinse in una morsa dolorosa. << Cerca di capire. Dobbiamo unire i nostri casati >> aggiunse l'uomo mettendogli una mano sulla spalla.
<< Padre, la donna di cui parlo è una delle vostre protette. Son certo che sarà possibile risolvere la questione. Tu e mia madre, nella mia situazione, avreste combattuto altrettanto >> lo guardava cercando di dare man forte e sicurezza alle sue parole, ma dentro la speranza si affievolì non appena l'espressione del genitore si fece più seria.
Cassandra era intenta a rientrare dai giardini quando il suo orecchio fu attratto dalla voce di Michel. Si accostò dietro una delle colonne del grande salone cogliendo una buona parte di quella conversazione. Lo stomaco le si strinse convulsamente. "Suo padre non vuole sentire ragioni, lo sapevo, non c'è futuro per noi" si disse posandosi una mano sul cuore per tentare invano di tenerlo insieme nonostante si fosse rotto un'ennesima volta. Sentì le lacrime pungerle gli occhi, voleva andare via ma rimase lì, immobile, a fissare la schiena di quel cavaliere dagli occhi e i ricci castani che tanto amava.
<< Faccio appello al tuo buon cuore padre >> disse Michel in ultimo, dopo un inchino si dileguò lasciando Ian da solo, cupo, a braccia conserte e pensieroso.
Cassandra si allontanò prima che il ragazzo la raggiungesse e scoprisse.
Tornò fuori nei giardini, l'unico posto capace di tranquillizzarla, l'unico posto dove poter stare da sola a crogiolarsi nel suo dolore.
<< Cosa fa una colombella tutta sola nascosta qui? >> la voce grave di Katrina colse Cassandra alla sprovvista, la ragazzina alzò il volto cercando di nascondere le lacrime che continuava imperterrita a versare. La donna si era sporta da uno dei cornicioni e l'aveva trovata seduta in una rientranza in mezzo ad alcune alte aiuole che con il loro fogliame coprivano perfettamente la sua esile figura.
<< Piango mia signora, ecco cosa faccio, questo è l'unico posto in cui posso farlo tranquillamente, nessuno lo conosce a parte voi a partire da questo momento >> rispose tra un singhiozzo e l'altro.
Katrina le rivolse un mezzo sorriso sghembo << Cosa ti affligge uccellino? >> chiese ancora posando la guancia sul palmo di una mano, stando sempre poggiata con i gomiti sul cornicione.
<< Problemi di cuore con un uomo milady, mi sono innamorata di una persona che non può farmi sua moglie poiché è già stato promesso >> disse con un filo di voce prima di riprendere a piangere.
<< Oh no, tesoro non c'è bisogno di piangere così. Se posso dirti una cosa che ho imparato negli anni, dato che ormai siamo in confidenza, dimenticalo, fattene una ragione, meno sentimenti provi per il prossimo e meno il prossimo può ferirti, è un consiglio che ti do, da amica >> rispose la donna con voce suadente guardandola con occhio volpino prima di andare via lasciandola li mentre la ragazzina continuava a fissare in alto, con il naso all’insù, verso la direzione in cui la contessa era comparsa e ora scomparsa. "Quella donna ha ragione, devo dimenticarlo, devo smettere di vederlo, è l'unico modo che ho per evitare di soffrire ancora" si disse. Dopo qualche minuto uscì fuori da quel piccolo nascondiglio tornando sui suoi passi decisa a mettere la parola fine tra lei e lui.
In quel momento Michel si trovava davanti al camino della sala da pranzo. Andava avanti e indietro pensando a mille possibilità, mille opzioni, mille parole per cercare di convincere il padre che sembrava davvero irremovibile.
Cassandra entrò lentamente nella stanza in estremo silenzio, senza emettere suono alcuno << Michel, possiamo parlare? >> disse avvicinandosi.
La voce della ragazza gli provocò un nodo alla gola, girò il capo verso questa andandole incontro << Assolutamente sì, mia luce >> le rispose col cuore che batteva all'impazzata.
Cassandra aveva uno sguardo cupo e corrucciato << Non ho potuto fare a meno di udire la conversazione che hai avuto con tuo padre e da come anche tu hai sentito, lui non accetterà mai la nostra posizione e io non voglio essere l'amante notturna di un uomo sposato >> distolse lo sguardo poiché le lacrime iniziavano a farsi sentire più puntigliose di prima.
<< Sto cercando un modo per convincerlo. Le sto pensando tutte ma nessuna momentaneamente sembrerebbe essere adatta. Dammi tempo, ti prego >> le disse posando le mani sulle guance.
<< No Michel, non accetterà e tu lo sai, stai pensando a quello che accadrà? Ti sposerai con Célèste, e io? Io dovrò stare nelle mie camere ad aspettare che tu venga a farmi visita come una sgualdrina da quattro soldi? >> disse agitata sottraendosi alle sue carezze.
<< Io non voglio pensare a ciò. Giuro che ci sto provando Cassandra e non fallirò, devi solo avere un po' di pazienza. Ti prego! >> le mani questa volta si poggiarono sulle spalle di lei.
La ragazza rimase a guardarlo per qualche istante per poi allontanarsi << Mi dispiace Michel, ho sofferto abbastanza per te, per noi. Dovremmo smetterla ora, prima che le cose peggiorino e prima che qualcuno di noi due si faccia male irrimediabilmente >> tirò su col naso distogliendo lo sguardo.
<< Cassandra ti prego combattiamo insieme! Io non smetterò di farlo per te, ti voglio nella mia vita, tu sei il mio cuore e senza questo io non posso vivere! Senza di te io non sono nulla- i suoi occhi erano disperati e il suo cuore spezzato- Non negarmi questi tentativi, non fare come mio padre... >>.
La giovane rimase a guardarlo, entrambi così disperati, soli e abbandonati a loro stessi ad affrontare situazioni troppo importanti e difficili. Non riuscì a dire nulla, si avvicinò di qualche passo. Come poteva abbandonarlo così? Come poteva Katrina dirle di dimenticarlo? Lo strinse forte posando la testa sul suo petto e soffocando i singhiozzi sulla stoffa del suo gilet.
Michel ricambiò l'abbraccio baciandola più volte in viso e sul capo, non gli importava di essere visto da qualche serva o addirittura dai suoi genitori, lui l’amava e tutti dovevano saperlo. << Nel bosco ti dissi che non ti avrei mai abbandonata e ho intenzione di mantenere la mia promessa >> le disse. Quella reazione lo aveva tranquillizzato solo in parte ma al contempo gli aveva donato nuova forza per andare avanti senza smettere anche solo un’istante di provarci, per loro, per lei.
Cassandra continuava a stare attaccata alla sua vita, non voleva lasciarlo, l'amore che provava era più forte di qualsiasi altro pensiero. Si distanziò di poco << Qualcuno potrebbe vederci, sarà meglio andare >> bofonchiò a bassa voce, Michel le sorrise appena e dopo averle baciato i palmi delle mani la accompagnò nella sua stanza rimanendo con lei per parecchie ore.

L’ultima messa era ormai terminata, tutta la corte uscì lenta dalla chiesa come un tranquillo ruscello primaverile, tutti conversavano simpaticamente dirigendosi ognuno nelle proprie case.
Lo stesso fecero i Ponthieu ed i Montamyeur con i loro ospiti. Madame Milleure era stata l’unica, insieme al suo ufficiale, a non essersi presentata a nessuna delle messe diurne e notturne.
Cassandra si avviò tranquilla verso gli appartamenti che ancora divideva con Sèlene.
<< Buona sera bella colomba, come è andata alla fine con quell’uomo? >>. Katrina aveva parlato stando alle spalle della ragazza e rimanendo appoggiata ad una delle pareti di fredda pietra che componevano il corridoio, facendo sobbalzare letteralmente la fanciulla, il che le strappò una risata divertita.
<< Milady, vi prego, non sbucate così all’improvviso o la prossima volta potrete trovarmi morta sul posto- rispose la ragazzina premendosi una mano sul cuore e fissandola con ancora uno spettro di paura negli occhi blu- Non sono riuscita a mettere la parola fine con lui, io lo amo troppo e non voglio lasciarlo, nonostante questo mi faccia stare male ho fiducia in lui e sono certa che prima o poi riusciremo a sistemare le cose >> continuò la piccola, abbassò lo sguardo sentendosi a disagio e una vera e propria bambina davanti a quella donna forte e decisa.
Katrina si accostò a lei prendendola sottobraccio e lasciandola di stucco << Andiamo a fare una passeggiata, ti va? Così avremo modo di parlare un poco prima di cena >> disse la contessa conducendola verso i torrioni.
Camminarono in silenzio fino a quando non giunsero nel luogo che la donna riteneva più appartato.
<< Non tutte le donne riescono a mettere la parola fine con l’uomo oggetto del loro amore e delle loro sofferenze. Sei giovane ed è normale che tu non riesca a dire quella fatidica parola, soprattutto se lui si comporta come ho visto >> disse Katrina poggiando gli avambracci sul cornicione.
<< Voi sapete milady di chi parlo? >> chiese la ragazzina ansiosa guardandosi intorno con paura che qualcuno potesse udire quella conversazione nonostante il posto fosse lontano da occhi e orecchie indiscrete.
La donna sorrise appena << L’uomo in questione è Michel De Ponthieu, sbaglio? >> rispose ella continuando a fissarla allietata nel trovarla così in imbarazzo.
Cassandra distolse lo sguardo confermando le parole della contessa.
<< No, Non mi sbaglio affatto. Puoi stare tranquilla con me, non dirò nulla a nessuno, il tuo segreto è al sicuro piccola colomba- la rassicurò lei con voce melliflua- Sai anche io un tempo ero innamorata di mio marito, ero giovane come te ed ero piena di buoni propositi, dannazione io vivo di speranze e buoni propositi- fece una pausa accomodandosi meglio e invitandola ad avvicinarsi riprese- Lui era bello e forte, un vero uomo tutto d’un pezzo ma con un pessimo carattere e per sua sfortuna io lo avevo peggiore del suo- ridacchiò appena- Il mio amore per lui scemò rapidamente dopo la nascita di nostra figlia. Lui voleva un maschio, a me non importava di che sesso fosse, lei era sana e bellissima e mi bastò questo. Iniziò così a non volermi più, passava le notti con le serve o con la mia dama di compagnia, ci soffrii il primo periodo, poi non m'importò più nulla. Un giorno, durante una battuta di caccia, ci fu un incidente, la sua sella si sfibrò, il cavallo lo disarcionò, lui cadde e si ruppe l’osso del collo, morì il giorno dopo per insufficienza respiratoria- la guardò sorridente- Un peso in meno per me. Ti do un altro consiglio dolce colomba, non permettere a nessun uomo di farti soffrire, per loro non siamo nulla più che trofei di caccia o bambole di pezza da usare per il loro appetito sessuale >> concluse Katrina.
Cassandra aveva ascoltato le sue parole con dolore, avvertiva malinconia e sofferenza nonostante quella donna fosse davvero forte e autoritaria. Michel non le avrebbe mai fatto del male e non l’avrebbe mai usata per il suo piacere fisico, lui era diverso e questo lo sapeva bene, ne era certa. Le si fece più vicina << Mi dispiace per quello che avete dovuto patire milady, ma mi sembra di percepire che oltre questo voi stiate soffrendo per qualcos’altro, i vostri occhi parlano per voi, cosa vi affligge mia signora? Potete parlarne con me >> rispose la ragazzina ingenuamente.
Katrina le afferrò delicatamente una ciocca di capelli turchini e iniziò a giocarci distrattamente. << La tua vista va oltre quella dei comuni mortali mia cara- sorrise affranta- Ahimè si, qualcuno mi sta minacciando e sta attentando alla vita della mia servitù per farmi capire che presto toccherà anche a me la medesima sorte. Non so perché stia accadendo tutto ciò, l’unica cosa che mi viene da pensare è che sia causato da un segreto di famiglia che custodiamo da generazioni, o che non accettino una donna a capo della contea da dove provengo >> sospirò pesantemente.
Cassandra la ascoltò sconvolta << Avete parlato di queste cose con il Falco? Sono certa che lui potrà aiutarvi meglio di chiunque altro >> le rispose agitata.
<< No, ho preferito non comunicargli queste informazioni perché il mio sesto senso mi dice di non fidarmi completamente di lui, in più è già abbastanza allarmato così e non voglio girare il dito nella piaga ulteriormente con delle misere supposizioni che non hanno apparente attendibilità. Quando sarà il momento tutto quanto verrà rivelato, non ci resta che attendere >> concluse con una nota macabra nella voce. Si allontanò dal parapetto tornando a sorridere amabile. << Coraggio torniamo dentro, qui si gela e non voglio che ti salga la febbre per causa mia- le diede un buffetto sul naso per poi metterle una mano sulla schiena e condurla all’interno del castello- Non fare parola con nessuno della nostra conversazione dolcezza, non voglio creare scompiglio, d’accordo? Posso fidarmi di te, no? >> le chiese scompigliandole i capelli. << Assolutamente milady, non dirò nulla a nessuno >> rispose prontamente Cassandra guardandola.
<< Bene allora, raggiungi i tuoi amici e il tuo amato, sicuramente ti staranno aspettando, ci vediamo a cena >> disse salutandola con un cenno del capo.
Quando la ragazzina fu abbastanza lontana, sul viso di Katrina comparve lento un sorriso perverso e con sicurezza si diresse verso i suoi alloggi per incontrare il suo ufficiale e prepararsi per l’ultimo pasto della giornata.

   
 
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