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Autore: HighByTheBeach    18/11/2016    0 recensioni
"Le stelle l’avevano sempre affascinata molto. Così belle e luminose, pur stando ferme riuscivano ad attirare su di loro lo sguardo ammirato delle persone. Poi si estinguevano, nel silenzio e nell’indifferenza, in un’ultima esplosione di luce.
E forse anche Vera avrebbe voluto estinguersi, perché la sua luce si era già spenta da molto. Non ricordava nemmeno se fosse mai stata accesa.
"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda, e fuori un vento gelido sferzava le strade. Ma quella camera d’albergo era calda, si stava bene lì dentro. Così bene che Vera non avrebbe voluto più uscirne.
Schiuse gli occhi, e nell’oscurità notò che Noel aveva avvolto un braccio attorno alla sua vita. Si lasciò cullare per qualche istante dal respiro lento del ragazzo, poi scostò lentamente il braccio e si alzò.
Il freddo incontrò la pelle nuda di Vera, che sentì un brivido correrle lungo la schiena. Raccolse quindi la camicia del ragazzo dal pavimento e la indossò.
Si avvicinò all’enorme vetrata dalla quale si poteva ammirare l’intera city di Londra.
La vista della città illuminata dagli addobbi natalizi era mozzafiato da quell’altezza. Eppure, Vera si sentì terribilmente insignificante. Londra era bellissima, ma spietata. Era un sogno, un sogno in cui ci si poteva sentire dannatamente soli, circondati da persone altrettanto sole.
Noel era un bravo ragazzo, questo Vera lo sapeva. Ma al suo risveglio non l’avrebbe trovata. Non gli avrebbe lasciato il numero, né un indirizzo. Nulla sarebbe rimasto di lei. Non gli avrebbe rivelato neppure il suo vero nome. Per quella sera aveva scelto di chiamarsi Charlotte.
Charlotte era una ragazza benestante, che viveva al centro di Londra e che stava per raggiungere le vette più alte della sua carriera da giurista. Si, Charlotte era una ragazza che chiunque avrebbe potuto amare, almeno per una notte.
Non come Vera, che viveva in un monolocale di periferia mantenendosi con un lavoro da cassiera sottopagata in un mini-market dagli orari esasperanti.
Charlotte aveva tanti amici, coi quali usciva spesso a bere qualcosa o a fare altro.
Vera non aveva nessuno. Non più.
Qualche sera prima aveva interpretato il ruolo di Becky, una ragazza irlandese in vacanza a Londra per qualche giorno, che presto avrebbe concluso gli studi in medicina. Questa era la storia a cui aveva creduto Jackson, che dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo al bar l’aveva portata a casa sua.
 
Vera era sola. La sua vita era fin troppo patetica perché potesse avere un ragazzo o degli amici, per cui si limitava a dare a quegli uomini ciò che volevano. Un’illusione. L’illusione di una donna dalla vita da sogno, che con un po’ di trucco poteva addirittura sembrare bella.
Vera era sola, in una città che la stava inghiottendo. Perché aveva deciso di trasferirsi lì? Fuggire dall’opprimente cittadina dove era nata, fuggire dalla casa che l’aveva vista crescere e che le stava troppo stretta, fuggire da una famiglia disastrata che mai era stata in grado di darle l’amore necessario.
Ma lì, in quella città così dannatamente meravigliosa, cosa aveva trovato?
Il gelo.
 
Vera nota i primi puntini bianchi scendere dal cielo. Sta iniziando a nevicare. Ma il freddo che sentiva le veniva da dentro, dal cuore.
L’orologio segna le 5 del mattino. Di lì a poco il sole sarebbe sorto, e le stelle avrebbero iniziato a scomparire. Un po’ come lei.  
Le stelle l’avevano sempre affascinata molto. Così belle e luminose, pur stando ferme riuscivano ad attirare su di loro lo sguardo ammirato delle persone. Poi si estinguevano, nel silenzio e nell’indifferenza, in un’ultima esplosione di luce.
E forse anche Vera avrebbe voluto estinguersi, perché la sua luce si era già spenta da molto. Non ricordava nemmeno se fosse mai stata accesa.
 
Raccolse i propri vestiti e li indossò frettolosamente, cercando di fare meno rumore possibile. Prima di andarsene, salutò Noel con un leggero bacio sulle labbra, consapevole che non lo avrebbe più rivisto, così come non avrebbe rivisto tutti gli altri.
Nelle notti come quella, Vera aveva bisogno di sentire la presenza di qualcuno al suo fianco. Le maschere che indossava le permettevano di poter spezzare quella solitudine. Eppure, ad ogni risveglio, si sentiva un po’ più vuota. Era come se il cuore le stesse scomparendo dal petto, come se le lacrime stessero diventando di ghiaccio per non uscire più.
 
Col tempo, i pochi amici che Vera conosceva avevano smesso di farsi sentire, ed anche le telefonate con la sua famiglia erano diminuite drasticamente, limitandosi a qualche saluto durante le festività o i compleanni. Vera aveva creduto che quella solitudine le piacesse, ed all’inizio era così. Ma adesso la vita sembrava poggiarsi sulle sue spalle come un macigno, si sentiva schiacciata sotto quel peso, completamente persa tra i vicoli della città e della sua mente.
 
Vera esce dall’albergo e si stringe nei vestiti, cercando di proteggersi dal freddo pungente. Un fiocco di neve le bacia la guancia, sciogliendosi al contatto, dando quasi l’idea di una lacrima. Una lacrima fredda. E sola.
  
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