Serie TV > Starsky e Hutch
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Autore: Mariposa    16/05/2009    2 recensioni
Non ci sono parole per descrivere il loro rapporto. o meglio, ce ne sono troppe. Io ne ho scelta una per ogni lettera dell'alfabeto.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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alfabeto Mi sono ispirata ad una fanfiction letta anni fa che riprendeva l’alfabeto, forse presente anche in questo sito (ovviamente citazioni e parole sono diverse! Come è diversa la coppia e l’argomento ^^), ma la spinta me l’ha data Caro e un sogno che ho fatto.

Volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto la mia storia precedente (“Solo andata”), ma anche chi non l’ha letta e sta leggendo questa o anche chi solo ama Starsky e Hutch!
Un grazie particolare a Isi e Melina per i loro splendidi e coinvolgenti commenti (grazie davvero), spero che questa sezione cresca sempre di più!

Alfabeto

[A]
Amicizia
“Buddy, I’m here” (Kenneth Hutchinson)


Quando Hutch incrociò per la prima volta gli occhi vivaci di Starsky ebbe un brivido.

Intuì subito che era un tipo speciale.

Non poteva sapere che quel frenetico moretto sarebbe diventato il suo partner.

Il suo compagno di bevute.

Il suo confidente.

Il suo fan più fedele.

La sua ancora di salvezza.

Il suo eterno tormento.

La sua intera vita.

Il suo vero amico.

[B]
Birra
"Deve essere stato un uomo saggio a inventare la birra." (Platone)


Starsky amava la birra.

Amava il suo sapore fresco e la sensazione che gli dava quando scendeva per la gola.

Amava godersi il fresco della sera e le tipiche chiacchiere da birra.

Amava le situazioni che creava, il relax sul suo divano, la tranquillità di un terrazzino.

Amava il suo gusto in generale…

il carattere deciso della scura, palpabile e lascivo

e la prepotente seduzione della rossa.

Ma, inspiegabilmente, Starsky aveva sempre preferito la bionda.

[C]
Chitarra
“Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra” (Jim Morrison)


Hutch ricordava il momento in cui aveva toccato per la prima volta la sua chitarra, il legno liscio, le corde vibranti, i sogni promessi.

Hutch non riusciva a ricordare quante volte il suo suono l’avesse salvato e ogni volta che le sue dita esperte ne pizzicavano le corde, vibrava anche il suo cuore.

Per lui suonare era sempre stato un momento un po’ sacro, intimo ed esorcizzante.

Starsky lo sapeva e quando sentiva la musica si acquattava piano piano e lo ascoltava senza farsi vedere.

Hutch si abituò a suonare con uno strano cespuglio di capelli scuri che spuntava da qualche parte.

Poi un giorno Starsky non si nascose più.

Hutch cantava e cantavano anche i suoi occhi. A volte anche quelli di Starsky.

“Mi piace suonare ma quando ci sei tu che mi ascolti mi piace ancora di più”

“Mi piace sentirti suonare ma quando so che suoni solo per me, mi piace ancora di più”

[D]
Donne
“Essere donna è terribilmente difficile perché consiste principalmente nel trattare con gli uomini.”
(Joseph Conrad)


Le donne sono davvero speciali.

Uniche, inimitabili, indispensabili.

Gli piacevano le donne che sapevano cucinare.

Hutch cucinava sempre per lui.

Gli piacevano le donne atletiche.

Hutch correva sempre e faceva palestra.

Gli piacevano le donne sensibili, da proteggere.

Hutch aveva un musino adorabile quando era triste.

Gli piacevano le donne dolci che lo coccolavano.

Hutch cedeva sempre ai suoi capricci in maniera deliziosa.

Le donne…a che gli servivano le donne?

[E]
Eleganza
“L'eleganza non consiste nell'indossare un vestito nuovo” (Coco Chanel)


Starsky e Hutch avevano sempre avuto un concetto tutto loro dell’eleganza.

Un po’ perché le giacche di pelle scrostate erano diventate il loro simbolo, un po’ perché in giacca e cravatta erano davvero buffi.

Hutch pensava di essersi abituato a tutto, in fondo lui aveva comprato una serie di camice con un disegno di chitarra sulle spalle che divennero poi oggetto di scherzo perenne.

Ma quando vide comparire Starsky col suo pigiama intero rosso fuoco, capì che nella vita ci sarebbe sempre stato qualcosa a cui non si è preparati.

“Perché sei arrossito?”

La risposta ovvia sarebbe stata che quel coso era davvero imbarazzante. Ma ne Hutch ne Starsky erano fatti per le cose ovvie.

Starsky rise e Hutch gli saltò addosso.

[F]
Fratello
“I fratelli fungono da perno su cui tutto ruota.” (Maurizio di Gesù Bambino)


Starsky amava i bambini perché gli permettevano di vedere Hutch in una veste così dolce.

Starsky osservava spesso Hutch e Kiko.

Gli piaceva la voce di Hutch quando gli parlava e le sue mani, che dovevano sembrare tanto grandi al ragazzino.

Starsky guardava sempre gli occhi adoranti di Kiko. Kiko non poteva desiderare fratello migliore.

Starsky un po’ li invidiava e guardandoli gli veniva spesso il desiderio di avere un fratello maggiore come Hutch.

“Starsk?”

Starsky lo baciò sulle labbra e lo guardò arrossire.

Pensandoci bene, non avrebbe voluto che Hutch fosse suo fratello.

[G]
Gelosia
“Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri.”  (Barthes, Roland)


Starsky non era un tipo geloso.

Sapeva perfettamente che la gelosia era segno di immaturità e insicurezza.

Le persone gelose lo facevano sorridere.

Certa gente doveva proprio imparare a fidarsi.

Guardò la biondona seduta accanto ad Hutch, che se lo mangiava con un sorriso sfacciato.

Essere gelosi era proprio da stupidi.

Starsky rovesciò la birra addosso ad Hutch. E lo seguì in bagno per aiutarlo a pulirsi.

Starsky non era un tipo geloso, era solo una questione di principio.

[H]
Huggy
”L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino.” (Charles Bukowski)

Huggy era nato per la strada e ne conosceva le trame come le sue tasche.

Era un uomo che sapeva prendere dalla vita e talvolta anche dare.

Huggy vedeva ben più chiaramente di quello che lasciava intendere e la sua ironia non era mai così sottile.

Gli occhi neri di Huggy erano ovunque. Per forza, col lavoro che faceva.

Huggy era un uomo di mondo.

Così quando vide la mano di Starsky indugiare sulla coscia di Hutch, fece finta di niente e sorrise.

[I]
Invidia
“Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore.” (Kahlil Gibran)


Starsky avrebbe potuto essere invidioso di Hutch.

Starsky non avrebbe mai eguagliato la sua bellezza.

Non avrebbe mai avuto la sua cultura.

Non avrebbe mai avuto la sua voce.

In molti credevano che Starsky potesse essere invidioso di Hutch.

Starsky rideva.

Hutch guardava solo lui.

Hutch leggeva per lui.

Hutch cantava e suonava per lui.

Si invidia ciò che non si possiede. Ed Hutch era suo.

[J]
Jogging
“Amo correre, è una cosa che puoi fare contando sulle tue sole forze. Sui tuoi piedi e sul coraggio dei tuoi polmoni.” (Jesse Owens)


Starsky amava andare a correre con Hutch.

Solo che le sue motivazioni erano leggermente differenti da quelle del biondino.

Non amava lo sforzo fisico, non correva per riflettere meglio, aveva altri sistemi per tenersi in forma.

Starsky amava principalmente i calzoncini da jogging, quelli che le ragazze mettono in qualsiasi periodo dell’anno per il solo motivo di distrarre corridori innocenti come lui.

Amava le gambe lunghe e affusolate, i muscoli scattanti che si flettono nella corsa e i bei sederini sodi fasciati dai già citati pantaloncini da jogging.

Starsky fissava estasiato la bella mora che correva poco davanti a loro quando sorprese lo sguardo indecente della bionda, sospettosamente fisso sul fondoschiena del suo partner.

“Hutch, torniamo a casa, ho letto che fare jogging con una bella tuta aiuta a eliminare le scorie con il sudore. Andiamo a cambiarci”

Stupidi calzoncini da jogging.

 [K]
Ken
“L'amore più forte è quello capace di mostrare la propria fragilità.” (Paulo Cohelo)


Per gran parte della vita era stato Kenneth Hutchinson.

Non gli era mai piaciuto, troppo lungo, troppo lui, troppo.

Kenneth Hutchinson obbediva a molte aspettative e muoveva a orgoglio molta gente importante.

Ma il sorriso degli altri inghiottiva lui.

Quando divenne Hutch la gente importante si trasformò in prostitute e ragazzi di strada.

Ma la loro riconoscenza e la loro ammirazione gli fecero assaporare il significato del sorriso.

Essere Hutch lo rendeva felice, voleva tagliare fuori Kenneth Hutchinson per sempre.

Ma quel nome sussurrato tra le lenzuola gli cambiò la vita.

“Ken…”

E divenne il significato della loro storia. E quando lui lo chiamava così poteva cadere ogni barriera, perché voleva dire che erano solo loro e il mondo era fuori.

[L]
Lacrime
“Ci sono lacrime del cuore che non arrivano agli occhi” (anonimo)


Agli occhi di molti Starsky e Hutch erano degli eroi.

E certamente lo erano.

Ma come per ogni cosa l’essere eroi ha più facce. E quelle che non vedi sono le più pesanti.

Così quando dei poliziotti vengono premiati per aver salvato un ostaggio, nessuno tiene conto che qualcuno è morto.

Qualcuno… in fondo si tratta di criminali.

Ma anche un delinquente è un uomo. E se gli altri dimenticano gli eroi non lo fanno, perché sono loro che tirano fuori la pistola e sparano.

E giorno dopo giorno le loro spalle si fanno più pesanti.

Servono a questo le serate nella serra di Hutch e le lacrime condivise.

[M]
Malizia
“Facciamo così: io ti offro la cena a patto che sia tu il mio dessert...” (anonimo)


Hutch si sentiva spesso paranoico.

Tanto che a volte, giocare a biliardo al The Pits con Starsky lo metteva in agitazione.

A volte si sentiva arrossire senza motivo e si dava dello stupido.

Possibile dovesse sempre mal interpretare quello sguardo canzonatorio e vivace?

Era ovvio che non potevano esserci doppi sensi in ogni cosa che diceva. Starsky aveva qualcosa di più interessante da guardare che non fosse il suo fondoschiena.

“Ehi, Babà Biondo, se non ti chini di più non la manderai mai in buca…”

O forse no.

[N]
Nebbia
“E' l'indefinito che ci attrae, come la nebbia, che rende le cose meravigliose.” (Davon)

“Starsky, rallenta, non si vede a mezzo metro di distanza!”

Starsky sorrise, adorava trasformare le proteste borbottate di Hutch in vere e proprie grida isteriche.

Ormai era da tempo che ogni dubbio sulla reale paura di Hutch dell’alta velocità era svanito, non ne aveva paura, ne aveva terrore.

Così a volte Starsky esagerava di proposito, era così raro vedere Hutch perdere il controllo.

All’ennesima curva presa a velocità non proprio consona, Hutch cedette aggrappandosi al sedile.

“Stai tranquillo, ho tutto sotto controllo, lo sai che sono un genio al volante”

Starsky non vide attraverso la nebbia i fari dell’auto che veniva loro incontro, o meglio li vide un po’ troppo tardi.

Quando dopo un volo di svariati metri dall’aspetto piuttosto pirotecnico, Starsky vide che entrambi erano illesi, si girò con un gran sorriso verso il partner.

“Visto? Tutto sotto controllo!”

Hutch si ripeté a lungo i 10 motivi per cui non doveva ucciderlo, stranamente era diventato piuttosto pratico di questa tecnica di controllo.

[O]
Opposti
“Pensa da uomo d'azione e agisci da uomo di pensiero.” (Henri Louis Bergson)

Starsky era moro, Hutch era biondo.

Starsky aveva gusto per le macchine, Hutch… no.

Hutch era silenzioso, Starsky non lo era mai stato.

Starsky amava il cibo messicano, Hutch preferiva non vederlo nemmeno da lontano.

Starsky adorava quei fili biondi, la mano di Hutch indugiava spesso tra quei ricci scuri.

Starsky adorava prendere in giro Hutch sulla sua auto, Hutch nonostante tutto saliva ogni giorno sulla Torino.

Hutch rideva forte quando era con Starsky, Starsky si premeva forte la mano sulla bocca quando Hutch aveva mal di testa.

Starsky rideva sempre quando incrociavano un messicano, Hutch quando faceva la spesa comprava sempre salsa chili.

Gli opposti si attraggono, ma si completano anche.

[P]
Paul Muni Special
“Non c'è amore più sincero di quello per il cibo” (George Bernard Shaw)

La sua mamma era una mamma speciale.

Una di quelle che quando capiscono che è una brutta giornata non dicono nulla e ti danno latte caldo e biscotti.

O che quando c’è da festeggiare ti preparano il tuo piatto preferito.

O che quando il tuo partner le chiama per sapere una ricetta non si scompongono.

Starsky non disse mai ad Hutch che quella sera il suo sorriso bianchissimo era riuscito ad oscurare il “Paul Muni Special”

[Q]
Quotidianità
“Il bello del cappuccino è che puoi gustare la sua schiuma come se fosse sempre la prima volta” (anonimo)


Per un poliziotto non ci sono veri e propri turni di lavoro. Non puoi mica lasciar scappare un ladro perché il tuo turno è finito.

E Starsky a volte tornava dal lavoro davvero esausto.

Entrava in casa, gettava la giacca su una sedia e apriva il frigo sempre rifornito di birre.

Valutava il livello della sua fame e guardando sconfortato tra le scorte alimentari decideva istantaneamente di farsi portare una pizza.

Ai quattro formaggi.

Con la lattina di birra in mano di lasciava cadere sul divano e scalciava via le sue adidas blu, poggiando la testa all’indietro sullo schienale.

E osservava sorridendo Hutch uscire dal bagno col suo accappatoio arancione.

“Starsk, qualche volta torna anche a casa tua”

Ma entrambi ridevano.

[R]
Raffreddore
“Il raffreddore è una malattia che, se curata dal medico, dura una settimana, e senza, sette giorni.” (Anonimo)


Starsky era un tipo da coccole.

Ma era anche uno sbirro e non poteva concedersi troppe debolezze.

Così aveva imparato ad approfittare di ogni occasione. Era diventato il massimo esperto nel drammatizzare un semplice raffreddore.

Hutch non protestava quando lo vedeva agonizzare sul suo divano e ascoltava i suoi sproloqui sulla sua morte.

Starsky voleva essere viziato, Hutch sapeva esattamente cosa volesse Starsky.

“Questa coperta ti fa stare meglio?”

“Ho ancora freddo”

“La prendi la medicina?”

“E’ troppo amara!”

“Ti preparo del brodo caldo?”

“Non mi piace”

Hutch gli prese il viso e lo baciò.

“E questo, invece?”

Colpito e affondato.

[S]
Salvezza
“Nel deserto non puoi ricordare il tuo nome perché nessuno ti chiama”
(“Mars Gaiden” Fuyumi Souryo)


C’erano volte in cui si sentiva così. Senza motivo.

Si sentiva stanco e arrabbiato e troppo stanco per essere arrabbiato.

Gli salivano le lacrime, ma aveva troppo mal di testa per piangere.

Forse era il suo carattere, forse era lui,a in quei momenti sentiva tutto volare via lasciandolo a terra.

E chiedere aiuto gli veniva impossibile. E da solo non sarebbe mai scampato ai suoi pensieri.

“Blondiiiie! Ho portato la pizza e la birra!”

La cosa strana era che la porta sbattuta e le sue urla non peggiorarono affatto il suo mal di testa.

[T]
Torino
“Starsk, lo sai che ti voglio bene ma non abbiamo lo stesso gusto per le macchine” “Lo so, il mio è migliore”
(Starsky e Hutch “Salvo per miracolo”)

C’erano volte che Hutch odiava davvero quell’assurdo pomodoro a strisce.

E non era solo perché strideva violentemente con la sua personalità e con la sua immagine di persona composta.

Era perché… andiamo, è un pomodoro a strisce!

A volte protestava più per abitudine che altro, a volte perdeva semplicemente le staffe.

A volte si sentiva perfino un po’ geloso. Il che era ridicolo.

Ogni loro discussione finiva inevitabilmente sulla preziosa Torino.

Ma Hutch non gli aveva mai imposto seriamente di fare una scelta.

Sicuramente non lo faceva perché ormai la Torino faceva parte della squadra…

Non avrebbe ammesso che quella scelta gli faceva un po’ paura.

“Non chiedermi di scegliere, Hutch”

Non sopporterei dover guidare un’altra auto.

[U]
Utilità
“Qualità di ciò che è utile, o che può essere usato o recare giovamento, sia in senso materiale che intellettuale” (Dizionario della lingua italiana, Corriere della sera)


Lezione n°1, nella vita mai sottovalutare l’utilità delle piccole cose.

Sapete quelle piccole cose di cui si sottovaluta sempre il reale potere?

O quelle cose che riduciamo ad un infimo utilizzo quando in realtà potrebbero essere usate per altre mille cose?
Ecco, quelle.

Prendiamo una banana, la puoi mangiare certo, ma puoi anche usarla per far scivolare qualcuno che ti sta inseguendo.
Ora prendiamo un calzino.

“…e come ti dicevo, ho letto su quel giornale di quella tipa che faceva, che poi mio cugino dice di averla anche vista e che…”

Per qualche istante Hutch permise a se stesso di assaporare il silenzio, rotto incessantemente da ore dalla parlantina di Starsky.

Mai, e dico mai, sottovalutare la vera utilità di un calzino.

[V]
Verità
“La verità  è raramente pura e mai semplice.” (Wilde)


Starsky e Hutch passavano quasi tutto il loro tempo insieme.

Entrambi sapevano che su di loro giravano un sacco di pettegolezzi.

La gente ama i pettegolezzi.

Starsky non si era mai chiesto cosa provasse per Hutch, lo riteneva superfluo, senza di lui non poteva vivere. Ecco tutto.

Hutch evitava di chiedersi cosa provasse per Starsky, sapeva solo di appartenergli.

Quando qualcuno chiedeva loro cosa fossero, loro rispondevano
“Siamo partner”

Ed era la verità.

Partner è una parola che significa molte cose.

[W]
Walkie-Talkie
“Passo e chiudo“ (Anonimo)


Hutch sapeva che stare in appostamento era un lavoro duro, ma nobile.

Serviva massima concentrazione, una perfetta capacità d’astrazione.

Bisognava ignorare i morsi della fame e gli attacchi della stanchezza.

Hutch aveva imparato a ignorare il caldo torrido dell’estate e la sfibrante pioggia scrosciante.

Era eccitante in qualche modo, le fibre del corpo tese, l’attenzione che si svegliava ad ogni particolare insolito, la sfida dello sforzo fisico, doveva concentrarsi e…

“Buddy chiama Blondie, Buddy chiama Blondie! Non hai idea di quanto sei sexy quando fai quello tutto concentrato”

Stupido Starsky.

[X]
Xmas
"Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno."
(C. Dickens)

Starsky aveva imparato da tempo ad accettare che Hutch non era un asso nel fare regali.

Aveva accettato le sue idee sugli sciocchi sentimentalismi così come Hutch aveva accettato il suo entusiasmo per le feste.

Starsky non rinunciava ad addobbare la casa e Hutch tentava di contenere le sue teorie sul materialismo.

Rimaneva il fatto che Hutch non era in grado di fare regali decenti.

“Dove stiamo andando?”

Hutch lo prese per mano e lo portò accanto ad un alberello familiare.

“E quest’albero?”

“E’ il tuo albero”

E lo baciò, come si baciarono per molti anni nell’ombra sempre più florida di quell’albero rigoglioso.

Il nostro albero.

Forse a volte Hutch ci azzeccava coi regali.

[Y]
Yoga
“Per uno yogin, il proprio corpo costituisce il laboratorio per continui esperimenti e ricerche"
(B K S Iyengar)


C’era stato un tempo in cui Hutch aveva amato fare yoga.

Gli piaceva liberare la mente e immergersi nel silenzio.

Poi era arrivato Starsky.

Starsky si sedeva accanto a lui e lo fissava, immobile come una mosca tse tse.

E la sua estraniazione andava a farsi benedire.

Un giorno Hutch gli saltò addosso prima che potesse sedersi e lo atterrò sul pavimento.

Lo yoga che faceva ora gli piaceva di più

[Z]
Zebra
“I mean, look at it this way, they could’ve made us weimaraner four!” (David Starsky)

Non è vero che i nomi non sono importanti.

Certo in sé non sono niente, ma ogni nome racchiude molti significati.

Molti ricordi.

Molti vissuti.

Un nome acquisisce diverso significato a seconda di chi lo pronuncia e a seconda di chi lo ascolta.

Ad esempio il nome Huggy Bear è l’essenza del suo proprietario e chi lo conosce sa cosa intendo.

Così come loro sono Zebra 3 e non è solo un nome buffo o un codice poliziesco. E’ la loro squadra.

I nomi sono importanti.

In fondo, loro sono Starsky e Hutch.

Un nome che dice tutto.

  
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