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Autore: Mirajade_    19/11/2016    1 recensioni
[AU / OOC / CROSSOVER]
Siamo nel 1862.
Daisy, giovane ragazza diciassettenne ed ex-principessa del Regno di Sarasaland, decide di fuggire dalla vita agiata da nobile per avventurarsi in una vita fatta di libertà e sopravvivenza.
Decisa a scappare dal suo paese per raggiungere altri mondi e non rivedere mai più l'uomo che ha additato come "traditore", è "costretta" a salpare su una nave pirata dove incontrerà compagni d'avventura dalle mille sfaccettature e con cui creare un legame solido di amicizia, fratellanza ma anche di amore.
Riuscirà a intraprendere un viaggio insieme alla ciurma della Power Up?
Basta leggere per scoprirlo.
***
Pairing: Daisy X Luigi ; Mario x Peach ; Sonic x Amy ; Zelda x Link... e molti altri.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daisy, Luigi, Mario, Peach, Rosalinda
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"If you face the fear that keeps you frozen
Chase the sky into the ocean
That's when something wild calls you home"

-Amo i tuoi capelli- ripeté con aria sognante la cartografa intrecciando una treccia rossastra –Hanno un colore così particolare-
Daisy non seppe cosa rispondere, limitandosi ad un sorriso di gratitudine verso la ragazza dal caschetto rosa che di tanto in tanto muoveva le orecchie feline come a captare qualche suono. La rossa aveva sentito parlare spesso degli abitanti di Mobius, sapeva che essi mostravano molti tratti ripresi dagl’animali, ma vederne uno di presenza era alquanto strano e diverso.
La ragazza che con maestria le annodava i capelli aveva lunghe ciglia nere che incorniciavano gli occhi verde acido e sotto uno di essi s’intravedeva un minuscolo tatuaggio che a vista d’occhio sembrava una sfera con degl’aculei. Era bassa, ma non troppo e sfoggiava un fisico magro rivestito da un vestito rosa pastello con la gonna a campana e una cintura di cuoio piena di ogni sorta di matita o gessetto, stretta alla vita.
-Mi fa piacere che Peach alla fine ti abbia affidato a me- sorrise Amy, stringendo la treccia con una striscia di cuoio, e sedendosi sulla branda dove Daisy si era sistemata per quella notte – Allora…- continuò –Vuoi farmi qualche domanda? Per esempio, sulla nave o sulla ciurma-
Daisy incrociò le gambe fasciate dai calzoni gentilmente regalati dal vice capitano, trovandosi un po’ in imbarazzo non sapendo cosa chiedere alla cartografa.
-Ehm…- guardò ancora il viso della ragazza –Non saprei, parlami un po’ di te- propose incerta la rossa giocando distrattamente con la treccia appena fatta.
La cartografa sorrise –Come penso avrai capito mi chiamo Amy, per l’esattezza Amy Rose Rascal, e faccio parte della ciurma da ben quattro anni. Non ho molto da raccontarti su di me, non penso di avere una vita molto emozionante- disse grattandosi la nuca imbarazzata.
Daisy sorrise incoraggiante –Sei sempre stata una piratessa?-
-No, prima di far parte di questa ciurma ero cameriera della figlia di una ricca famiglia di nobili- rispose tranquilla mostrando un bracciale di spago con una conchiglia come ciondolo –Io e la Signorina Blaze eravamo molto amiche, questo è l’ultimo ricordo che ho di lei- un’espressione triste le albergò in volto.
-Perché l’hai fatto allora?- la rossa ricevette uno sguardo stranito –Perché hai abbandonato una persona a te cara?-
Amy sembrò incupirsi per un attimo –Vivere una vita da cameriera non era molto semplice ma, fosse stato per me, avrei fatto in eterno quell’umile lavoro- raccontò –Ma il Capitano Mario non la pensava in quel modo: faceva qualche lavoretto sporco per il mio padrone di tanto in tanto e quando quest’ultimo si accorse di non poter sperperare tutto il denaro per pagare un pirata offrì me come metodo di pagamento. Sapeva che godevo di un’ottima istruzione, grazie alla figlia, e che me le cavavo in termini nautici e geografia, mi spacciò quindi per una cartografa… cosa che effettivamente ora sono- prese un lungo respiro –Abbandonare quell’amica di vita fu straziante e doloroso-sembrava distrutta, la cartografa, mentre giocherellava con la conchiglia legata al polso.
Daisy capì che era momento di cambiare discorso –E cosa sai dirmi di quello?- s’inventò sul momento, indicandosi un punto sullo zigomo, sotto l’occhio sinistro, riferendosi al minuscolo tatuaggio.
La ragazza interessata sembrò illuminarsi di luce nuova –E’ il simbolo della ciurma a cui apparterrò sempre- disse sognante – Non fraintendermi, sono fedelissima alla Power Up ma so di appartenere completamente alla Golden Rings-
-La Golden Rings? La nave più veloce di tutti i mari?- chiese la giovane con meraviglia ricordandosi di quanto avesse sentito parlare, a Sarasaland, di una delle navi pirata più famose, conosciuta per l’innaturale velocità.
Amy annuì sorridente. –Allora perché ti trovi qua? Cioè… se sai che la tua vera ciurma si trova su un’altra nave?-
-Quando fui “regalata” al capitano Mario, avevo conosciuto da mesi un ragazzo- iniziò a raccontare con sguardo sognante –Non avrei mai immaginato che me ne sarei innamorata: lui è un tipo rude, impulsivo, arrogante e tal volta volgare ed io, anche se ero una misera cameriera, cercavo la perfezione in un ragazzo e Sonic non lo era di certo. Contro ogni mia aspettativa mi accorsi che quella che credevo una banale amicizia si stava trasformando in qualcos’altro e dopo la sua dichiarazione mi confessò di essere un pirata e non un semplice pirata: era uno dei due capitani della Golden Rings. - si fermò, il tempo per uno sbadiglio assonnato –Mi chiese di partire con lui prima di andarsene da Sol, di intraprendere un viaggio con lui e la sua ciurma e farne parte. Rifiutai anche se titubante: non volevo lasciare Blaze anche se amavo Sonic, così mi promise che un giorno sarebbe venuto a prendermi, dopo il matrimonio combinato di Blaze, lasciandomi come ricordo il tatuaggio-
Daisy sembrò ammaliata da quella storia ma ancora non comprendeva come la cartografa fosse finita sulla Power Up e prima che potesse chiedere Amy continuò a parlare –Inizialmente il capitano Mario non era interessato a me, non voleva una cartografa ma soldi e tesori, solo quando si accorse del tatuaggio si decise ad aggiungermi nella sua ciurma. E quando si entra a far parte di una ciurma si è legata a quella fino alla fine, o fino a quando il capitano non decide di dimetterti, è un giuramento di fedeltà tra pirati e chi non lo mantiene, può solo pregare di non trovarsi annegato.  Poco dopo mi accorsi che Mario mi aveva messo sotto la sua ala protettiva solo per “dispetto” al capitano Sonic; dire che si odiano è riduttivo- terminò di raccontare la ragazza giocando con un ciuffo di capelli rosa e muovendo le orecchie animalesche.
Daisy accennò un sorriso sincero per poi sbadigliare assonnata-Forse è meglio iniziare a dormire- disse
-Già, domani vedremo di lavorare sulle nuove carte. Sai qualcosa di geografia?- chiese Amy ricevendo una negazione come risposta –Le poche cose che ho voluto imparare le ho dimenticate- disse imbarazzata la rossa.
-Non preoccuparti, sono una brava insegnante- ammiccò con un occhio –È stato un piacere parlare con te Daisy, buona notte- e si alzò uscendo dalla stanza delle brande diretta ai suoi alloggi con lo sguardo della fuggitiva che la seguiva, come un’ombra invisibile.
La storia di Amy l’aveva lasciata spiazzata: sapeva che i pirati non erano, di certo, cordiali o onorevoli ma non si sarebbe mai immaginata che una misera diatriba tra due pirati significasse rovinare la vita ad un’altra.
Anche se la cartografa non mostrava segni di cedimento o di tristezza per la situazione in cui si trovava, Daisy l’aveva vista quell’espressione di amarezza e tristezza sul volto mentre terminava il racconto, la stessa che aveva assunto sua madre nei mesi precedenti alla sua morte quando aveva scoperto l’esistenza dell’amante di quel farabutto di suo padre. Ma Amy non era stata tradita, forse si sentiva in colpa per non aver combattuto abbastanza, per non essersi ribellata al volere del suo padrone e del capitano per non abbandonare il suo amato.
Un altro sbadiglio le fece capire che era meglio che iniziasse a prendere sonno sulla branda scomoda, anche se il russare di qualche pirata rendeva difficoltoso questo, e non furono i pirati rumorosi nel sonno a svegliarla durante la notte, bensì la porta scricchiolante che lasciava entrare una figura tremante che con passo silenzioso andava a occupare posto nella branda vicino alla sua. Poco dopo si accorse che la figura singhiozzante era una ragazza dalla pelle bianca come neve e i capelli, che nella stanza illuminata dalla luce lunare, proveniente dagli oblò, sembravano rossicci ma più chiari dei suoi, quasi biondi.
La ragazza, non accortasi che Daisy era effettivamente sveglia, si sfilò un cannocchiale dalla cintura che portava in vita, lo poggiò sulle assi del pavimento e si sedette sul materassino scomodo carezzandosi un anello al dito accompagnata da singhiozzi silenziosi.
Daisy non era mai stata tipa di impicciarsi nei fatti altrui, anzi rimaneva sempre in disparte quando alla villa le dame di compagnia di sua zia sparlavano di conti o marchesi, o quando cercavano di informarla alla ben e meglio sul conto di qualche giovane per spingerla al matrimonio. 
Ma in quella situazione non riusciva a rimanere indifferente.
-Va tutto bene?- provò a chiedere, seppur titubante, ricevendo un lugubre silenzio come risposta. Di certo la ragazza non pensava di essere sentita o che qualcuno la calcolasse data l’ora tarda –Sono Daisy la ragazza ch…-
-So chi sei- una voce lugubre uscì dalle labbra della ragazza piangente –Stai facendo scalpore tra la ciurma, riccona- sibilò con disgusto iniziando ad allentarsi le cinte dagli stivali –Non disturberò più il tuo sonno, se è di quello che vuoi lamentarti-
Daisy avrebbe voluto darle un pugno, ma non per il modo in cui le aveva risposto, semplicemente stava iniziando a detestare che chiunque la prendesse per una frivola, stupida e odiosa “riccona”. Detestava essere etichettata quello che effettivamente non era, ma si disse di iniziare a farci l’abitudine sennò avrebbe dovuto menare chiunque.
-Non era per quello che avevo chiesto- disse semplicemente, sedendosi sulla branda e aspettandosi una risposta velenosa che mai arrivò –Volevo sapere se potevo essere in qualche modo d’aiuto-
-Non ho bisogno d’aiuto dalla gente come te- l’anello le brillò sotto la luce lunare e Daisy riuscì a distinguerne le raffigurazioni e gli intarsi. Simboli che aveva visto spesso soprattutto quando c’era stato il grande sterminio delle Terre Crepuscolari.
“Forse piangeva per quello?” si chiese e cercò di intavolare un discorso.
-Sei una superstite?- chiese senza giri di parole.
-Cosa te lo fa pensare?- la ragazza finì di sfilarsi gli stivali iniziando ad armeggiare con la cintura delle armi.
-Il tuo anello- rispose la rossa – Solitamente anelli con tali stemmi sono riservati solo a servitori, di un certo calibro, di una famiglia reale e il simbolo che vi è stampato sopra è lo Specchio delle Terre del Crepuscolo, ormai desertiche-
La ragazza rimase in silenzio mentre sfilava la cintura per poggiarla sul pavimento, un’espressione di stupore tradiva la fredda indifferenza –Avrai sentito parlare di me- disse –O del mio cognome… Ero la figlia del Cavaliere Reale Zant Twili-
-Il cavaliere del casato dei Wisdom- disse Daisy, ricordando di come il cavaliere menzionato fosse stato proprietario delle Terre del Crepuscolo per conto del re di Hyrule, e di come avesse portato alla distruzione di quelle terre istigando gli abitanti ad avviare una guerra contro Angel Land.
Guerra persa in principio data la scarsezza di soldati nell’ esercito e la brama di dominio che spinse l’esercito nemico alla vittoria.
-Esattamente. Credo che ora tu capisca il perché del mio momento di debolezza, non è mai bello ricordare quello che è accaduto- spiegò asciutta la piratessa –Ma ho dei dubbi che quelli come te lo possano capire o che riescano a provare la delusione di vedere milioni di persone uccise, persone che credevano in te e nella tua famiglia- 
Invece Daisy lo sapeva perfettamente: quante volte aveva visto i propri sudditi patire per la fame e la miseria? Troppe volte. Sudditi che giorno dopo giorno speravano in un miglioramento; che il loro sovrano potesse comprenderli e aiutarli.
-Ti sbagli- disse –Il non poter aiutare o migliorare la situazione di altri mi ha sempre lasciato l’amaro in bocca. Adesso vorrei trascorrere questo viaggio non solo per raggiungere la mia meta, ma per farvi capire che nobile non è sinonimo di insensibile o stupido- sorrise sincera – Mi chiamo Daisy e vorrei aiutarti in qualche modo- porse la mano alla ragazza come a voler ricominciare da capo quella conoscenza iniziata brusca.
Quest’ultima aggrottò le sopracciglia come se si trovasse davanti un mostro con i tentacoli, ma subito dopo sorrise divertita ravvivandosi i capelli con una mano –Midna Twili- strinse quella di Daisy –Vedremo se le tue parole sono sincere- sghignazzò.
***
Il risveglio fu paragonabile ad un secchio d’acqua ghiacciata dritta in faccia per Daisy, che con espressione sconvolta aveva appena tirato una testata ad un qualcosa di duro e vivo.
Luigi imprecò quando il dolore iniziò a farsi sentire all’altezza della fronte, dove aveva sbattuto con la rossa che con espressione sofferente si massaggiava il punto colpito –Sei idiota pure nel modo di svegliarti- sibilò il pirata squadrandola con occhi di ghiaccio.
-Scusa se non sono abituata a essere svegliata con le urla nelle orecchie- ribatté lei –Buzzurro- disse poi alzandosi dalla branda scomoda e notando di essere l’unica, oltre a Luigi, in quella stanza –Ma che ore sono?- chiese.
-E che ne so. Amy mi ha detto di venirti a svegliare dato che la principessina, qui presente, non sa quando è il momento di alzare il culo e lavorare- le lanciò contro quelli che sembravano vestiti –E Peach mi ha detto di darti questi-
Daisy perse qualche secondo a fissare la figura del ragazzo, o meglio, del ladro che l’aveva derubata. Quando si senti dire “Che hai da guardare?” con ghigno annesso si accorse che forse era rimasta imbambolata.
-Pensavo quanto fossi rozzo, scorbutico e privo di buone maniere- gli disse antipatica prendendo i vestiti prestati da Peach e voltandosi con l’intenzione di cambiarsi –Potresti uscire?- chiese con espressione ovvia ma Luigi sembrava essersi inchiodato sul pavimento, con spalla appoggiata alla parete e ghigno strafottente.
-Fai pure non penso ci sia molto da vedere- sentenziò prima di ricevere uno stivale dritto in faccia, come se la testata precedente non fosse bastata.
-Fuori di qui- sibilò di rimando Daisy venendo ascoltata per sua gioia e iniziando a spogliarsi di calzoni e camicetta da notte per infilarsi una camicia bianca e un panciotto femminile blu intarsiato di nero, pantaloni del medesimo colore e una cintura delle armi, rosso carminio. Finì di mettersi gli stivali, protezioni di cuoio all’avambraccio e uscì dalla stanza.
Davanti alla porta sostava Luigi con espressione corrucciata –Potevi risparmiarti lo stivale- le disse.
-Potevi risparmiarti la stupidità- iniziò ad avviarsi per il corridoio, Daisy, con sguardo fiero in volto. Poco dopo si accorse di non sapere dove si trovasse la stanza di Amy.
-Ehm…- iniziò voltandosi verso il pirata –Dov’è la stanza di Amy?- chiese imbarazzata, aspettandosi di essere mandata a quel paese dopo aver preso il diretto interessato per stupido. E se prima, Luigi, aveva pensato di rifilarle un “Vaffanculo”, poi decise di prendere la situazione sullo scherzare… infondo non si divertiva con qualcuno da tempo ormai.
La scortò fuori dal corridoio per poi prenderne un altro dall’atrio della nave fino a raggiungere la porta di mogano dove campeggiava un buco coperto da assi di legno fin troppo spesse –Eccoci arrivati principessa, cerca di non lanciare qualcosa alla cartografa- sghignazzò prima di andarsene per raggiungere la ciurma.
***
-Dormito troppo?- le chiese senza rimprovero Amy quando Daisy ebbe messo piede nella stanza della ragazza, arredata di ogni sorta di cartine, disegni di paesaggi o souvenir.
-Si… scusami tanto- sentenziò dispiaciuta la rossa avvicinandosi alla postazione della ragazza indaffarata e notando un letto all’angolo della stanza pieno di lenzuola aggrovigliate. Nel bel mezzo della camera si trovava un’enorme tavola rotonda ricoperta di tomi, matite, righelli e compassi ed Amy era seduta proprio di fronte ad essa con un’enorme cartina sotto mano e una strana lente da tasca poggiata sull’occhio sinistro.
-Non preoccuparti, immagino che non sei ancora abituata a questi ritmi- Amy si tolse la lente dall’occhio e posò il compasso sulla superficie del tavolo –Prendi una sedia e siediti accanto a me, t’insegnerò qualcosa- sorrise incoraggiante passandosi una mano guantata tra i capelli rosati.
Daisy obbedì passando quella lunga mattinata tra libri di geografia e geometria, imparando controvoglia il nome di ogni regno e la loro funzione in una società ai suoi occhi infima per poi passare all’uso del compasso sulla cartina, della bussola e del tracciamento di una rotta. Si ritrovò così con un mal di testa insopportabile causa le troppe informazioni acquisite in poco tempo.
-Se sorvoliamo sulla pessima manualità col compasso possiamo dire che potresti avere un futuro da cartografa se lo volessi- sentenziò Amy arrotolando l’enorme cartina e sistemando al loro posto gli attrezzi usati –Se riusciamo a raggiungere in poco tempo Hyrule con la mia rotta, potremmo raggiungere il Mushroom Kingdom dopo tre settimane circa- cambiò discorso.
Daisy annuii, infondo non le importava raggiungere il Mushroom Kingdom il più presto possibile, solo raggiungerlo, infondo non le dispiaceva restare sulla Power Up sapeva che, volendo, sarebbe riuscita a farsi apprezzare dalla ciurma e cancellare definitivamente la sua nomina da nobile.
Volse lo sguardo altrove, soffermandosi di nuovo sui libri di testo –Amy- iniziò ricevendo un verso di assenso –Ti piace essere una piratessa?- chiese senza giri di parole.
-Perché questa domanda?-
-Mi hai raccontato che sei stata costretta ad unirti a questa ciurma e vivere una vita non potendo mai essere quello che si desidera, non è vivere, è accontentarsi- a quelle parole Amy rispose con un’alzata di spalle –Vieni con me- continuò Daisy – Ci sono università o marinai che pagherebbero per la tua bravura, potresti costruirti un titolo, vivere una vita agiata e stare con l’uomo che ami-
-È impossibile-
-Non è imp…-
-Daisy- Amy la guardo con sguardo commosso –È carino da parte tua voler migliorare la mia situazione, ma nonostante tutto ho imparato a fidarmi e volere bene a questa ciurma. Certo non sarà perfetta, la paga non è delle migliori e m’impedisce di stare con l’uomo che amo, ma… penso esistano situazioni peggiori della mia. Pensa se fossi finita in una nave di pirati dallo stampo prettamente delinquente come, non saprei, la Koopa o la Moblin, non avrei mai avuto la possibilità di diventare cartografa o costruire lo splendido rapporto che ho con tutti-
Daisy sembrò dispiaciuta –Scusa, semplicemente ho l’impressione che le tue doti siano sprecate in una nave di pirati. Saranno pregiudizi, ma capirai che non parlano molto bene di loro nell’ambiente in cui vivevo-
Amy sorrise dolce –Non preoccuparti, anch’io ero della tua stessa idea… poi incontrai Sonic- si perse in un’espressione sognante a tratti divertente –Capì che infondo alla corazza da volgare e rozzo ragazzaccio c’era un animo nobile e dolce-
Daisy rise benevola: “L’amore rende veramente idioti” pensò.
***
La strana cena con la ciurma si era rivelata divertente e gradevole agl’occhi della fuggitiva che con maestria mischiava le carte da gioco tra le sue mani.
Mentre faceva scivolare le carte tra le dita, pensò che quella cena chiassosa non potesse essere comparata a una di quelle silenziose e depresse della villa, dove l’unico suono era dato dalle posate che sbattevano contro i piatti. Lì la situazione era molto diversa: cibo che volava dall’altra parte della stanza e fiumi d’alcool a mai finire, per non parlare del Capitano che al limite dell’ubriachezza aveva cominciato a raccontare strane barzellette dal dubbio gusto morale.
Prese una carta  dal mezzo del mazzo rivolgendo la figura ad uno dei goomba, che da quello che aveva compreso era la maniera in cui chiamavano i pirati principianti nella Power Up.
-Porco il demonio!- imprecò uno del gruppo di goomba a cui aveva deciso di mostrare quel vecchio trucco di magia –Sei una maga o che cosa?- chiese un ragazzetto con una profonda cicatrice sulla guancia e un paio d’occhi violacei.
-Non dire stronzate Gabe. I maghi non esistono- rispose un altro.
-Non esistono dici?- fu un pirata più anziano a parlare, seduto non molto lontano dal tavolo in cui aveva avuto inizio la discussione, fumava con le palpebre socchiuse come se provasse a prendere sonno. Daisy notò subito la mano di legno scuro in netto contrasto con la pelle chiara disegnata con tatuaggi o solcata in viso da lievi rughe.
Quando l’attenzione ricadde pienamente sull’uomo, Daisy sembrò non sentire più il vociare che riempiva quell’enorme stanza piena di tavoli e sedie; classico luogo per mangiare qualcosa e bere fino il giorno dopo, sembrava una vera e propria taverna, solamente con meno ubriachi e disordine.
-E se ti dicessi che anni fa ne incontrai uno? Se esistono creature come sirene perché credi che non possano esistere i maghi?-
-Le sirene ammaliano con il canto, uccidono uomini, saccheggiano navi… sono diavoli, nulla che rasenti la magia. I maghi sono solo storielle per bambini, vecchio- rispose convinto il goomba con sorriso beffardo.
-Sai così poco, moccioso- ghignò il pirata –Le sirene stesse possono definirsi maghe, persino tu quando ne compri e bevi il sangue potresti definirti un mago. Un mago temporaneo ma, sempre un mago-
Il ragazzetto sbiancò accompagnato da un lieve tremolio alle mani –Non… non prendo quel… quella roba io- disse mostrando i palmi come a voler provare la sua innocenza ai goomba che lo accerchiavano con sguardi ora basiti.
Daisy non ne capì il motivo.
L’attenzione calò sul principiante intento ad inventare una serie di scuse e la rossa sfruttò quell’occasione per avvicinarsi all’uomo misterioso e porgergli qualche domanda.
-Non mi sarei mai aspettato di vedere una nobile da vicino senza che mi dovessi inchinare- sogghignò quello quando la ragazza si fece abbastanza vicina per capire meglio i disegni che gli arricchivano la pelle. Uno raffigurava un sole con una gemma al centro; aveva già visto quel simbolo, non l’avrebbe mai scordato.
-Perché mai l’assunzione di sangue di sirena dovrebbe essere uno scandalo?- chiese diretta
L’uomo alzò una palpebra socchiusa, la scrutò con attenzione con un occhio dall’iride nera come la pece –Un pirata che assume sostanze per superare una battaglia o un’impresa non è altro che un codardo senza spina dorsale- prese una boccata dalla pipa che  teneva tra le dita –Sei molto famigliare, ragazzina-
-E voi molto criptico, monsieur- sorrise beffarda Daisy.
L’uomo alzò un sopracciglio –Abbiamo una compaesana qui- sorrise divertito –Mi sembra dovere presentarmi adesso. Germain Leroy, cambusiere della Power Up. Immagino che il tatuaggio a cui presti attenzione ti abbia aiutato a capire da dove provengo- espirò il fumo dalla bocca ricevendo un’affermazione come risposta.
-Io ci credo. Alla magia, intendo- sentenziò la fuggitiva.
-E come mai credi a certe stronzate, come dicono in molti?- chiese Germain riferendosi al goomba di prima.
-Forse perché potrebbe essere la risposta di molti quesiti che mi pongo. E perché penso debba esserci un motivo per cui le sirene sono tanto ricercate, e ho dei dubbi che sia solo per ricavarne il sangue- rispose la ragazza.
Germain richiuse le palpebre portandosi la pipa tra le labbra  - Molto perspicace. Mi piaci ragazzina, un animo come il tuo può fari grandi cose- nel frattempo la figura brilla di qualcuno, che Daisy aveva imparato a riconoscere, uscì dalla stanza con una bottiglia di qualche alcolico alla mano, sicuramente rum – Persino purificare il cuore più nero- ma Daisy non sentì quell’ultima frase pronunciata dal cambusiere, spedita verso la coperta della nave.
L’aria si proponeva fredda e asciutta e le onde tranquille accompagnavano la Power Up nel suo viaggio. Delle piccole fiaccole illuminavano la coperta. La figura in controluce di Midna, seduta sul pennone dell’albero maestro, dondolava le gambe leggendo un libro.
Luigi era lì, poggiato al bordo della nave con il viso rivolto verso il mare scuro e la bottiglia di rum accanto, non si accorse della presenza della rossa fino a quando questa non gli fu accanto.
L’affiancò rivolgendogli un piccolo sguardo curioso -Non ci sono stelle stasera- disse soffermandosi a guardare il profilo del ragazzo, presto sentì il sangue affluirle verso le guance; distolse lo sguardo.
-Non esiste un cielo senza stelle- sussurrò Luigi prendendo un altro sorso dell’alcolico – Spesso si nascondono dietro un cumulo di incertezze e paure. Basta trovare il soffio di vento che le scacci via.- si voltò verso la fuggitiva, gli occhi più scuri, i capelli una massa scomposta e una leggera barba che gl’incorniciava il viso.
Quando Daisy ricambiò lo sguardo le sembrò che il viso le stesse prendendo fuoco, ringraziò la penombra creata dalle fiaccole e la luna poco luminosa. Non si spiegava il perché di quell’azione involontaria del corpo, si disse che la causa fosse lo stile di vita della villa, dove gli unici uomini che vedevano ogni giorno erano suo padre e il maggiordomo. Aveva parlato, sì e no, una decina di volte con qualcuno dell’altro sesso, non per timidezza, anzi spesso preferiva la compagnia maschile a quella femminile, ma perché la sua balia (e suo padre) avevano deciso in quel modo.
E adesso si ritrovava in preda a sensazioni mai provate.
La mano fredda di Luigi sulla guancia le donò un lungo attimo di sollievo, gli occhi lucidi del ragazzo avevano il potere di farle accelerare la frequenza cardiaca e mandarle in tilt ogni pensiero ragionevole. Un pollice ruvido iniziò ad accarezzarle il labbro inferiore.
-Ch… che sta…stai facendo?- balbettò in evidente imbarazzo.
Luigi non rispose, lentamente si fece sempre più vicino al volto cremisi della ragazza, e Daisy lo avrebbe voluto, desiderò ardentemente che il primo bacio le fosse dato da quel pirata scorbutico dagl’occhi di ghiaccio, anche se lo conosceva a mala pena, anche se sapeva che quest’ultimo puntava solo ad una cosa.
Ma fu la parte razionale a prevalere: poggiò le mani sul petto del ragazzo respingendolo –Sei ubriaco- disse abbassando lo sguardo –E voglioso di svagarti, niente di che- si allontanò sotto lo sguardo stranito del ragazzo, forse dispiaciuto non lo avrebbe saputo dire.
Avrebbe voluto chiederglielo; sapere se veramente desiderava quel bacio di quella sconosciuta che era per lui, ma il boato che si propagò fu così violento da ferirle i timpani mentre violenti schizzi d’acqua salata le finivano sul viso. Poco dopo sentì l’allarme.
Midna si era alzata sul pennone, lasciando cadere il libro, urlando un –Ci attaccano! Tutti in coperta, caricate i cannoni!-
Daisy volse sguardo da dove era partito lo sparo, scorgendo nell’oscurità altra luce, altre fiaccole accese e una bandiera che sembrava possedere luce propria con sopra disegnato un leone stilizzato dalle lunghe corna.
-Devono essere impazziti: attaccare di notte- digrignò i denti Luigi gettando con violenza la bottiglia d’alcolico sul pavimento e sguainando una sciabola lunga e affilata –Almeno ho trovato qualcosa da fare- ghignò e il putiferio si scatenò davanti alla vista dell’ex principessa.
   
 
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