Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Placebogirl_Black Stones    20/11/2016    3 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 10: Un dolce, diabolico piano
 
 
Versò le uova sbattute nella padella scaldata in precedenza, osservandole sfrigolare e assumere la classica colorazione gialla della cottura. Accertatosi che il lato sottostante fosse cotto, sollevò con una paletta metà dell’omelette e la piegò sull’altra metà, spegnendo il fornello. La fece poi scivolare in un piatto, che poggiò sul bancone della cucina vicino a un vasetto di marmellata e un tubetto di glassa di cioccolato. Sarebbe stato il destinatario di quella colazione a decidere con cosa farcirla. Nell’attesa che arrivasse, si preparò un buon caffè, com’era solito fare ogni mattina.
Il giovanotto nella sua divisa scolastica non tardò ad arrivare, entrando in cucina mentre si stava ancora allacciando la giacca e sistemando la cravatta.
 
- Buongiorno- lo salutò.
- Che profumino!- esclamò il ragazzo in tutta risposta, avvicinandosi al bancone e osservando stupito l’omelette nel piatto.
- Sono contento che ti piaccia, visto che è per te- sorrise, versandosi il caffè ormai pronto in una tazzina.
- L’ha preparata per me?- si indicò con l’indice - Non c’era bisogno, si crea sempre troppo disturbo Akai-san-
- Nessun disturbo, ti ripeto che sono un ospite in questa casa- bevve il primo sorso dalla tazzina.
- Lei non mangia mai nulla?- si sedette al bancone, prendendo la glassa al cioccolato e versandone un po’ sopra all’omelette.
- Di solito no, mi basta una buona tazza di caffè. Qualche volta faccio un eccezione ma il più delle volte mangio qualcosa in tarda mattinata-
- Capisco- annuì, tagliando un pezzo di quell’appetitosa colazione e portandoselo alla bocca.
 
Lo osservò masticare con gusto, assaporando il cibo. Si compiacque di vederlo così, significava che ciò che gli aveva preparato era stato gradito.
 
- È squisito!- disse infine, quando ebbe deglutito.
- Bene, sono contento- gli sorrise - A proposito di dolci, vorrei chiederti una cosa- posò la tazzina ormai vuota nel lavello, facendovi scorrere un po’ di acqua dentro.
- Mi dica- lo ascoltò con attenzione.
- Ti spiace se invito qui Jodie per mangiare una fetta di torta?- arrivò dritto al punto, com’era solito fare.
 
Lo vide assumere un’aria a metà fra il sorpreso e lo stranito, come se non si aspettasse quella richiesta. Non poteva biasimarlo, in effetti agli occhi di chi non sapeva poteva sembrare una domanda strana.
 
- No, certo che no- rispose infine - Ma perché una torta?-
- Il fatto è che qualche giorno prima le ho parlato di una pasticceria molto bella qui nel quartiere, nella quale sono andato e devo dire fanno dolci molto buoni. Jodie è un po’ golosa e le è venuta voglia di torta, così le ho promesso che avrei preso una delle loro torte per fargliela assaggiare. Inoltre mi ha confessato che ha voglia di vedere il suo detective preferito, quindi ho pensato di invitarla direttamente qui-
 
Aveva modificato un po’ la realtà, non poteva dire come stavano esattamente le cose, altrimenti avrebbe dovuto dare ulteriori spiegazioni. Erano piccole bugie innocenti dopotutto, non avrebbero fatto male a nessuno. Inoltre sapeva come colpirlo nell’orgoglio, sentirsi dire di essere il detective preferito di un agente dell’FBI doveva essere un vanto per lui; d’altra parte Jodie non gli aveva mai nascosto la simpatia che nutriva nei suoi confronti. Non c’era motivo per cui non dovesse credere alle sue parole.
Come si aspettava, lo vide arrossire leggermente, abbozzando un sorriso: aveva abboccato.
 
- D’accordo, per me non c’è problema. Che ne dice di invitare anche Shiho? Così potrete parlare di nuovo- suggerì.
- Mi sembra un’ottima idea- accettò.
- Allora le telefono lungo la strada- si alzò dalla sedia portando il piatto ormai vuoto nel lavello insieme alla tazzina, pronto per andare a scuola.
- Se non ti spiace stavolta vorrei andare io a chiederglielo di persona, altrimenti potrebbe pensare che continuo a nascondermi dietro di te-
 
Il giovane detective annuì, lanciando una rapida occhiata all’orologio e di conseguenza precipitandosi a prendere la sua cartella. Non poté fare a meno di sorridere: come al solito era in ritardo.
 
- Io devo scappare, ci vediamo stasera!- lo salutò, correndo fuori dalla porta.
 
Rimasto solo, si accese una sigaretta e indossò la sua giacca di pelle, pronto anche lui per uscire e cominciare una nuova giornata di lavoro.
Uscì anche lui dalla villa, chiudendo la porta a chiave ed entrando in macchina. Prima di allontanarsi lungo la via, lanciò un’occhiata in direzione della casa del Dottore, lasciandosi andare ad un sorrisetto che lasciava trasparire la soddisfazione nell’aver progettato un piano perfetto.
 
 
 
Qualche minuto dopo raggiunse la sede dell’FBI. Parcheggiò la macchina e si apprestò a salire sull’ascensore, diretto all’ufficio dove Jodie stava lavorando il giorno prima, convinto di trovarla ancora lì alle prese con il caso di Vermouth. Arrivato lì, però, trovò la scrivania vuota. Pensò che potesse essersi assentata, ma avvicinandosi si accorse che su di essa non c’erano fascicoli o carte, segno che nessuno stava lavorando in quella postazione. Uscì com’era entrato, pensando a dove potesse essere.
Mentre camminava lungo il corridoio, incontrò Camel che usciva da un altro ufficio. Forse lui sapeva dov’era, in fondo aveva lavorato spesso con Jodie dopo il suo arrivo in Giappone.
 
- Buongiorno Akai-san- lo salutò amichevolmente.
- Buongiorno. Hai visto Jodie per caso?-
- Sì, l’ho vista entrare nell’ufficio di James circa un’ora fa, credo che stia lavorando con lui per il processo di Vermouth. C’è forse qualche problema?- chiese, forse accortosi della fretta con cui gli aveva chiesto dove fosse la bionda collega.
- No, nessun problema- rispose semplicemente, salutandolo con un cenno della mano e piantandolo lì nel corridoio, diretto all’ufficio di James.
 
Un altro se la sarebbe sicuramente presa, ma ormai era certo che Camel si fosse abituato al suo modo di fare e fosse consapevole che non vi era cattiveria o spavalderia in esso. Semplicemente era fatto così.
Raggiunto l’ufficio di James bussò alla porta, attendendo il permesso per poter entrare.
 
- Avanti- udì la voce roca e consunta dagli anni di James dall’altra parte.
 
Aprì lentamente la porta, restando però fermo sul vano. Osservò all’interno della stanza, trovandovi James a sedere alla scrivania e Jodie seduta di fronte a lui dal lato opposto. Sul tavolo c’erano le carte che cercava prima, segno che Camel aveva ragione sul fatto che stessero lavorando sul caso di Vermouth.
 
- Buongiorno Akai- lo salutò James - C’è forse qualcosa che non va?-
 
Si chiese con autoironia come mai ogni volta che chiedeva di qualcuno o entrava in una stanza, chiunque fosse la persona di fronte a lui pensava che ci fosse un problema. Non poteva di certo definirsi un bravo ragazzo che si teneva lontano dai guai, però non pensava di avere una così cattiva reputazione. Un altro al posto suo se la sarebbe presa, ma lui lo trovava persino buffo. In un certo senso ora comprendeva perché sua madre lo riprendeva sempre quando era più giovane, doveva averle dato del filo da torcere col carattere che si ritrovava.
 
- No, in realtà cercavo Jodie- spostò lo sguardo su di lei, che lo fissava in attesa di sapere cosa volesse - Più tardi hai un minuto? Vorrei parlarti di una cosa-
- Perché, è successo qualcosa?- chiese lei, cercando di non agitarsi prima di aver saputo la risposta.
 
Non c’è due senza tre, dopo Camel e James anche lei doveva fargli la stessa domanda. Cercò di trattenere un sorrisetto ironico, in modo tale da non dover dare spiegazioni.
 
- Tranquilla, tutto a posto- la rassicurò.
- D’accordo, finisco una cosa e poi ti raggiungo nell’ufficio dove abbiamo lavorato ieri-
- Bene- annuì - Scusate il disturbo-
 
Richiuse la porta, congedandosi dal capo e dalla collega. Ripercorse il corridoio tornando nell’ufficio nel quale era entrato poco prima, appoggiandosi alla scrivania con le mani nelle tasche. Lì attese pazientemente che la bionda lo raggiungesse, ripetendosi mentalmente tutto ciò che doveva dirle per far sembrare la sua messa in scena il più reale possibile.
 
 
 
Mezz’ora dopo Jodie entrò, reggendo fra le mani il fascicolo al quale lavorava da giorni.
 
- Scusa se ti ho fatto aspettare Shu. Di cosa volevi parlarmi?- chiese, appoggiando la cartella sulla scrivania e rivolgendogli i suoi occhi azzurri come il cielo limpido.
 
Ci si poteva perdere in quegli occhi, se solo non fosse stato una persona così fredda. Freddo non era nemmeno l’aggettivo giusto, forse era meglio dire stoico.
 
- La torta che tanto desideravi arriverà questo pomeriggio, perciò se vuoi puoi venire a casa Kudo stasera. Ho già chiesto a Shinichi e lui ha detto che non c’è problema, anzi, gli fa piacere ricevere una tua visita- sorrise, ripensando a come lo aveva elogiato da parte della donna quella mattina.
 
Osservò la sua faccia sorpresa a quella notizia, molto probabilmente non si aspettava che avrebbe risolto in così poco tempo la questione torta. D’altra parte non poteva dargli torto: fino al giorno prima sembrava essersi completamente dimenticato di quella faccenda.
 
- Perfetto, allora stasera vengo!- sorrise contenta, mascherando l’incredulità di poco prima.
- Ti aspetto per le nove- rispose, avviandosi verso l’uscita.
- Ok-
 
Senza aggiungere altro lasciò l’ufficio e la collega. Girato di spalle, non fu in grado di vedere l’espressione malinconica di Jodie, la quale si stava chiedendo come mai a differenza del giorno prima sembrava che volesse fuggire da lei invece che passare del tempo insieme. Ignaro di ciò, si lasciò andare ad un sorrisetto di compiacimento, consapevole di aver appena ottenuto quello che voleva.
 
 
 
…………………………..
 
 
 
Erano ormai le tre del pomeriggio quando controllò l’ora sul cellulare, dopo aver passato le precedenti ore ad aiutare i colleghi con gli ultimi preparativi prima del ritorno negli Stati Uniti. Ormai non c’era più molto lavoro da fare, almeno non per lui. Il suo scopo l’aveva ottenuto, il suo peggior nemico stava marcendo sottoterra, la sua vendetta per le persone a lui care si era compiuta. Il resto era solo una proforma.
Tornò nell’ufficio di James, sapendo che lo avrebbe trovato ancora lì.
 
- Sei di nuovo tu Akai- gli fece notare, ma senza rimprovero o segno di fastidio.
- Oggi ho deciso di fare la parte dello scocciatore- ironizzò.
- Non riesci proprio a stare con le mani in mano, eh?- sorrise l’anziano, che dopo tanti anni aveva imparato a conoscerlo fin troppo bene - Purtroppo per te non c’è molto lavoro-
- Va bene così, la prendo come una piccola vacanza. A tal proposito volevo chiederti se potevo uscire prima, avrei una commissione da sbrigare- rimase vago.
- Direi che non c’è nulla di urgente di cui tu debba occuparti, perciò vai pure-
- Ti ringrazio James, a buon rendere- lo salutò.
 
Apprezzò che l’uomo non gli avesse fatto domande riguardo alla commissione, ma probabilmente non lo aveva fatto perché conoscendolo sapeva che non avrebbe ricevuto risposta, o per lo meno una soddisfacente. James aveva sempre rispettato il suo non voler parlare dei proprio affari personali, aspettava sempre che fosse lui a dire qualcosa come e quando lo voleva. Si poteva dire che fossero l’esperienza e la saggezza dell’età a renderlo così comprensivo.
Prese l’ascensore e tornò al piano terra, dove uscì dall’edificio e salì in macchina, diretto alla pasticceria. I preparativi avevano inizio.
 
 
 
Venti minuti dopo fermò la macchina a pochi metri dalla vetrina della pasticceria che aveva scelto come complice del suo piano. Ne aveva scelta una molto carina e con dolci appetitosi, proprio perché ciò che aveva raccontato a Jodie sulla torta speciale potesse essere credibile. In fondo non gli risultava che Jodie avesse frequentato molte pasticcerie da quando era in Giappone, perciò non sarebbe mai arrivata a capire da una sola occhiata la provenienza del dolce che le avrebbe servito.
Entrò nel negozio e attese il suo turno, approfittandone per far scorrere lo sguardo sulle torte esposte e scegliere così quella che avrebbe acquistato. Ne trovò una perfetta, una cheesecake con la base di biscotti finemente decorata nella parte superiore da un cerchio colmo di mirtilli con sopra appoggiata una targhetta a forma di fiore fatta di cioccolato al latte, il tutto completato da fragole disposte a raggiera. Non esitò ad acquistarla quando la commessa sorridendo gli chiese cosa desiderasse e con la stessa velocità la portò nel frigorifero di casa Kudo prima che potesse sciogliersi o andare a male. Ora gli restava solo un’ultima cosa da fare per completare il tutto, ma prima si concesse il lusso di una sigaretta per rilassarsi. Non che si fosse stressato molto nello scegliere la torta e portarla a casa; la verità era che rincontrarla di nuovo faccia a faccia lo rendeva ancora un po’ nervoso. Sapeva che quel chiarimento non era sufficiente a far sì che potessero avere un rapporto normale e civile come due amici di vecchia data, si aspettava comunque ostilità da parte sua.
Spense il mozzicone nel posacenere sul tavolo e uscì nuovamente di casa, dirigendosi dal Dottor Agasa. Suonò il campanello e attese con le mani in tasca che la porta si aprisse. Si chiedeva se sarebbe venuta lei ad accoglierlo, ma invece si ritrovò davanti il Dottore.
 
- Salve Dottore- lo salutò cordialmente.
- Oh, buon pomeriggio Akai-san. Ma non dovrebbe essere al lavoro a quest’ora?- gli chiese lo scienziato, sorpreso di vederlo lì a metà pomeriggio.
- Non c’è rimasto molto da fare e così ho chiesto un permesso per poter sbrigare alcune commissioni personali. Posso entrare? Scusi se mi presento a mani vuote-
- Ci mancherebbe, venga pure!- lo invitò sorridendo ad entrare in quella stravagante casa.
- Grazie. Spero di non disturbarla-
- Stavo lavorando insieme a Shiho ad una nuova invenzione, una piccola pausa farà bene ad entrambi!- spiegò mentre lo scortava all’interno del salone.
 
Giunto lì trovò Shiho intenta a studiare formule chimiche che molto probabilmente servivano a quell’invenzione di cui parlava il Dottore. La vide alzare gli occhi non appena sentì i loro passi avvicinarsi e quando incrociò lo sguardo con il suo un’espressione stranamente decifrabile comparve sul suo volto. Poteva definirla un misto fra sorpresa, contrarietà e fastidio. Forse anche un po’ di timore, ma non più come prima. Probabilmente le dava ancora noia vederselo piombare in casa dal nulla, era comprensibile, ma almeno non lo fissava più con tutto quell’odio negli occhi, perciò poteva ritenersi fortunato. Ora stava a lui continuare a comportarsi bene con lei.
 
- Ciao principessa, sei al lavoro?- le sorrise, sforzandosi di non farlo sembrare un sorriso da bastardo come era suo solito.
- Non si può dire lo stesso di te- gli fece notare, con una nota di sarcasmo pungente.
- Diciamo che mi sono preso un giorno di ferie- continuò a sorridere all’irriverenza della giovane donna, che in quanto a brutto carattere era una sua degna avversaria.
- Che cosa ci fai qui?- arrivò dritta al punto.
- Su, cerca di essere un po’ più gentile!- la rimbeccò Agasa.
- Non si preoccupi Dottore- lo tranquillizzò - In fondo ha ragione, sono venuto qui in pieno pomeriggio e senza dare spiegazioni. Ad essere sincero cercavo proprio te, signorina-
- A che pro?- continuò a fissarlo con sguardo indagatore.
- Ti piacciono i dolci?-
- Eh?- lo fissò incredula, aspettandosi di tutto meno che una domanda del genere.
- Ho comprato una torta deliziosa e mi chiedevo se ti andasse di venire ad assaggiarla questa sera. Ovviamente l’invito è anche da parte del tuo amico detective, attualmente padrone di casa- precisò, pensando che l’avrebbe resa più tranquilla sapere che non sarebbero stati soli.
 
La sua espressione mutò dall’incredulità alla titubanza, mostrando quanto le fosse difficile ancora accettare un semplice invito come quello se era lui a rivolgerglielo. Poteva anche ricevere un no come risposta, ma in cuor suo sperò che fossero già andati oltre la fase del rifiuto. Aveva pianto davanti a lui, quindi poteva anche accettarlo un invito per una torta.
 
- Va bene- disse alla fine, quasi sospirando, anche se non era proprio convinta del tutto.
- Perfetto, allora ti aspettiamo per le nove- le diede lo stesso orario che aveva confermato a Jodie, per essere sicuro che fossero tutti lì nello stesso momento.
- A quanto pare starai fuori casa anche stasera- commentò lo scienziato, che fino a quel punto era rimasto in disparte nella conversazione - Dovrò farci l’abitudine a rimanere da solo-
 
In tutta risposta, la giovane scienziata lo fulminò con lo sguardo, facendolo rabbrividire: probabilmente aveva parlato troppo. C’era una parola in più in quella frase, una parola che poteva aprire una porta blindata chiusa a chiave. Ovviamente a un tipo come lui non era sfuggita e lei lo sapeva, altrimenti non avrebbe mai rimproverato Agasa in quel modo. Sorrise impercettibilmente, soddisfatto.
 
- Oh, quindi sei uscita ieri sera- la anticipò, prima che potesse dire qualsiasi cosa al povero Dottore.
- Non sono affari tuoi!- rispose secca lei, mettendosi sulla difensiva - Il fatto che abbia accettato di avere un rapporto civile con te e di provare ad andare d’accordo non implica che io debba raccontarti tutto quello che faccio!-
- Insomma Ai! Non c’è bisogno di essere così scontrosa!- la riprese nuovamente lo scienziato, senza rendersi conto di averla chiamata, nell’impeto, con lo pseudonimo che lui stesso le aveva dato.
- No, ha ragione- lo fermò, tranquillizzandolo - Sono stato scortese a impicciarmi degli affari suoi. Ti prego di scusarmi- chinò leggermente il capo.
 
Poteva anche abbassarsi a chiedere scusa per la sua invadenza: aveva già ottenuto quello che voleva. Shiho cercava di nascondere qualcosa o per meglio dire qualcuno. Era abbastanza abile da farla uscire allo scoperto anche senza fare domande dirette, che sarebbero risultate troppo sconvenienti. Non voleva allontanarla di nuovo, voleva solo soddisfare la sua curiosità. Gli restava un’ultima carta da giocare.
 
- Sarà meglio che vada adesso. Allora ti aspetto stasera per le nove- le ricordò l’appuntamento, sperando che nel frattempo non avesse cambiato idea - Ah, se vuoi puoi portare con te anche quella famosa amica di cui hai parlato l’altra sera. A più tardi-
 
Si lasciò scortare alla porta dal Dottore, salutandolo un’ultima volta prima di uscire definitivamente. Ormai lontano dal salone, non poté vedere l’espressione scioccata sul volto di Shiho, anche se in un certo senso l’aveva immaginata. Di certo non si aspettava che avesse origliato la conversazione avuta con Shinichi, così come non si aspettava che avesse preso a cuore quella faccenda dell’amica. Sapeva che con quell’invito aveva insinuato in lei dei dubbi, in fondo la conosceva meglio di quanto credesse e non era difficile prevedere le sue mosse. Il colpevole che teme di essere scoperto finisce sempre con lo smascherarsi da solo e un detective che si rispetti conosce ogni trucco per costringere il colpevole a mascherarsi il prima possibile.
Mentre camminava diretto nuovamente a casa Kudo, si concesse nuovamente il lusso di un sorriso di compiacimento, proprio come quello che aveva fatto dopo l’invito a Jodie. Il suo piano era stato portato a termine con successo.
 
 
……………………………
 
 
Quando il Dottor Agasa tornò nel salone era ancora lì con la faccia stranita a chiedersi cosa c’era dietro quelle parole. Possibile che in qualche modo avesse scoperto che l’amica di cui parlava era Jodie? Non era da escludere, Akai aveva dimostrato già all’epoca in cui era infiltrato nell’Organizzazione di essere uno che non fatica a trovare prove quando vuole scoprire qualcosa. Magari era stata la stessa Jodie, incapace di mascherarsi di fronte a lui, a fornirgliele senza volere. Ma se sapeva, perché non dirglielo e basta? Non le aveva forse promesso di smetterla di tramare alle sue spalle? Le venne nuovamente il dubbio di non potersi fidare al cento per cento di lui, d’altra parte sapeva bene che il lupo perde il pelo ma non il vizio.
 
- Mi spieghi perché ti sei comportata così male con il signor Akai?- interruppe i suoi pensieri il Dottore, facendole la ramanzina - Mi sembrava che aveste fatto pace!-
- Non mi piace che continui a spiarmi- incrociò le braccia al petto.
- Non è venuto per spiarti, voleva solo invitarti a mangiare una fetta di torta- lo difese.
- Non mi riferivo a questo ma al fatto che sa che volevo portare un’amica con me quando sarei tornata lì. Era un particolare che avevo detto solo a Shinichi mentre parlavamo in privato, perciò se lo sa è perché ci stava spiando!-
- Calma, non giungere a conclusioni affrettate- cercò di farla ragionare - Magari era in una stanza vicina alla vostra e ha sentito inavvertitamente la vostra conversazione. O forse è stato Shinichi stesso a dirglielo-
 
Non rispose, non aveva tempo di analizzare le teorie del Dottore o di indagare su come ne fosse venuto a conoscenza: doveva correre ai ripari prima che fosse troppo tardi. Afferrò il cellulare e cercò il numero di Jodie nelle ultime chiamate, incurante dei richiami dello scienziato che le chiedeva di prestarli attenzione. Attese in linea fino a quando non sentì la voce della bionda dall’altro lato.
 
- Hello! Senti già la mancanza dei videogiochi?- scherzò, com’era nella sua indole.
 
Non sembrava minimamente tesa o preoccupata e questo alimentò ancora di più i suoi dubbi. Si stava facendo paranoie inutili? Forse Akai era solo curioso di sapere chi fosse quell’amica ma non sospettava minimamente di Jodie.
 
- Akai-san è appena stato qui- arrivò dritta al punto, senza nemmeno un “ciao”.
- Eh?!- sembrò sorpresa lei - Ma scusa, non dovrebbe essere qui? Io non l’ho più visto da stamattina perché mi sono occupata di una cosa, ma non sapevo che se ne fosse andato prima…-
- Ha detto che aveva delle commissioni da sbrigare e che comunque non c’era più nulla da fare per lui. In ogni caso mi ha invitata a mangiare una torta a casa di Shinichi questa sera alle nove-
- Dici sul serio?! Ha fatto lo stesso invito anche a me stamattina!- esclamò.
 
Sgranò gli occhi a quelle parole, mentre in battito del cuore accelerava. Come non detto: sospettava eccome di Jodie. Anzi, probabilmente sapeva esattamente che l’amica era Jodie, altrimenti perché invitarla alla stessa ora, nello stesso posto, con la stessa scusa? Se era una coincidenza aveva dell’assurdo, tanto da mettere i brividi.
 
- Credi che sospetti qualcosa?- le chiese.
- Non saprei…insomma, non ne avrebbe motivo. La storia della torta è tutta una messa in scena che ha creato perché quando Shinichi lo ha chiamato dopo aver parlato con te per informarlo che saresti andata a chiarire le cose con loro, non volendo dirmi cosa si erano detti, si è inventato la scusa che il Dottor Agasa aveva ordinato per loro una torta particolare che facevano solo in una pasticceria specifica. Io l’ho punzecchiato un po’ per vedere fino a che punto era bravo a mascherare la cosa e lui mi ha invitata ad andare ad assaggiarla quando sarebbe arrivata. Visto che ho continuato a chiedergli se era arrivata oppure no credo si sia visto costretto a farlo per non rimangiarsi la parola e far sì che mi insospettissi. Probabilmente ha invitato anche te perché pensa che sia una buona occasione per stare insieme e per conoscervi meglio ora che avete chiarito- concluse - Non vedo perché dovrebbe avere dei sospetti su di noi-
- Perché prima di andarsene ha detto una frase che solo io e Shinichi potevamo sapere. L’altra sera ho parlato da sola con Shinichi sulla porta di casa e gli ho chiesto se quando sarei tornata avrei potuto portare con me anche un’amica. Ovviamente non ho fatto nomi, quindi nemmeno Shinichi sa che parlavo di te. Credevo che Akai fosse in un’altra stanza o per lo meno lontano da noi, ma evidentemente si trovava a pochi metri e ha sentito tutto. Oggi se n’è andato dicendomi “se vuoi puoi portare con te anche quella famosa amica di cui hai parlato l’altra sera”- imitò in malo modo la sua voce- Ecco perché sospetto che sappia. Magari si è messo di nuovo a spiarmi e ha sentito mentre ti telefonavo oppure ha visto che siamo uscite-
- Accidenti…se così fosse sarebbe un disastro! Come potremmo spiegare di aver fatto amicizia omettendo il fatto che ti ho raccontato delle cose sue personali?- sospirò, ora chiaramente preoccupata - Perché hai chiesto se potevo venire anche io?-
- Perché volevo sdebitarmi con te e l’unico modo che mi è venuto in mente è stato invitarti a passare del tempo con Akai-san fuori dall’orario di lavoro, visto che mi ero accorta che provavi qualcosa per lui anche prima che te lo chiedessi apertamente- ammise.
 
Ci fu una breve pausa di silenzio, dove entrambe meditarono sull’intera faccenda per trovare una soluzione. Ma senza prove concrete in mano, che soluzione si poteva prendere? Era come navigare in un canale senz’acqua.
 
- Che facciamo adesso?- le chiese Jodie, sospirando.
- È una situazione complicata dal momento che non sappiamo con certezza se Akai-san sa qualcosa e cosa sa. Credo che ci sia una sola che cosa possiamo fare: fingere di non esserci mai viste. Quando stasera ci troveremo a casa di Shinichi fingeremo di essere sorprese e se mi chiederanno dell’amica dirò che non aveva tempo di venire. Che te ne pare, è un buon piano?- chiese conferma.
- In effetti potrebbe funzionare, ma resta il fatto che se continuerai a non presentare mai questa tua fantomatica amica, prima o poi i sospetti cresceranno e diventeranno una certezza-
 
Non poteva certo darle torto, ora che aveva giocato la carta dell’amica non poteva rimangiarsela. Lei era una scienziata, non una maga, non sapeva come fare per far sparire il coniglio una volta estratto dal cilindro. Se non avesse presentato nessuno sicuramente Akai avrebbe continuato le sue ricerche, perché la curiosità di sapere era più forte del provare a non impicciarsi degli affari suoi.
 
- Che cosa intendi fare allora?- le chiese, sperando che l’amica avesse un piano di riserva o semplicemente un’idea migliore.
- Personalmente credo che sia meglio dire semplicemente la verità, che l’amica di cui parlavi sono io, ma omettendo la parte in cui ti ho detto la verità prima che lo facesse Shu. In questo modo eviteremo di alimentare sospetti e il nostro segreto sarà al sicuro-
- Non pensi che sia una mossa rischiosa? Sai anche tu quanto sono bravi nelle investigazioni quei due-
- Lo è, ma arrivati a questo punto qualsiasi mossa faremo sarà rischiosa. Se davvero Shu ha dei sospetti su di noi l’unica cosa che possiamo fare e cercare di appianarli, non di depistarlo. Se scappiamo lui ci rincorrerà. Alimentare bugie con altre bugie non gioverà a nulla, inoltre di bugie ne abbiamo già avute abbastanza e personalmente sono stanca- ammise.
- Tenergli nascosto che mi hai confessato tutto è una bugia- le fece notare.
- Appunto, basta e avanza quella-
- D’accordo, se pensi che possa funzionare mi fido di te. Stasera diremo che sei tu l’amica di cui parlavo ma staremo attente a non dire altro- accettò.
- Speriamo che vada tutto bene!- sospirò sonoramente.
- Già. Allora ci vediamo più tardi- la salutò - Una cosa positiva c’è: potremo passare di nuovo una serata insieme!- cercò di risollevare il morale dell’amica, che in quel momento ne aveva più bisogno di lei.
- Avrei preferito andare di nuovo in sala giochi!- ammise, facendola sorridere - A più tardi!-
 
Quando riattaccò la preoccupazione che l’aveva pervasa era ancora lì, forse anche più forte di prima. Sicuramente era lo stesso per Jodie, che fra le due era quella che rischiava grosso. Bastava una parola sbagliata e avrebbero fornito ad Akai le prove che cercava su un piatto d’argento. A lei non sarebbe successo nulla, ma forse per Jodie ci sarebbero state delle conseguenze per essersi immischiata in una faccenda che non la riguardava. Doveva fare del suo meglio per difendere quell’amica che le aveva mostrato le cose da una diversa prospettiva: anche quello era un modo per sdebitarsi.
 
- Secondo me dovreste comportarvi normalmente e dire la verità, perché nascondere il fatto che Jodie ti ha convinta a parlare con loro? In fondo non ha fatto nulla di male, al contrario- chiese il Dottor Agasa, che per tutto il tempo aveva ascoltato la conversazione.
- Perché il signor “Mi faccio gli affari degli altri” non gradisce che qualcuno si impicci nei suoi: se venisse a sapere che Jodie lo ha fatto, anche se per una buona causa, se la prenderebbe con lei!- spiegò.
- Ma no, non credo che Akai-san se la prenderebbe con Jodie perché ti ha convinta a parlare di nuovo con lui- scosse la testa lo scienziato - Credo che invece le sarebbe molto riconoscente-
- Lei ha parecchia fantasia e troppa fiducia nelle persone, Dottore- sospirò, tornando alle formule chimiche che aveva abbandonato - Forza, ora riprendiamo il nostro lavoro-
 
Senza più tornare sull’argomento si rimisero all’opera. Sperava che il lavoro l’avrebbe distratta nelle ore successive, impedendole di pensare all’incontro di quella sera; tuttavia l’apprensione che l’aveva colta dopo le parole di Akai non svanì.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
 
Sono in un ritardo abbastanza vergognoso e me ne rendo conto, ma dopo il ritorno dal Lucca Comics ho dovuto recuperare tutto quello che avevo lasciato indietro per quei cinque giorni, specie nella vita reale (considerate che sono tornata esausta il pomeriggio del 2 e il giorno dopo sono andata a fare ripetizioni, tanto per dirne una). Il capitolo come vedete è anche abbastanza lungo quindi ha richiesto tempo. Spero che la vostra attesa sia valsa la pena! Secondo voi Akai sa o non sa? Cosa pensate che accadrà nel prossimo capitolo? Come sempre fatemi sapere le vostre opinioni se volete e se avete domande, curiosità o dubbi chiedetemi pure! ;)
Grazie a tutti per l’attesa paziente di questo nuovo capitolo!
Bacioni
Place
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Placebogirl_Black Stones