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Autore: Mrs Mellark    20/11/2016    3 recensioni
[Eyewitness]
[Eyewitness]Nell'attesa della molto-probabilmente-distruttiva 1x06, immaginiamo un momento di felicità per Philip e Lukas. Nata dall'ascolto di "Closer" dei Chainsmokers ft. Halsey (la passano in continuazione alla radio, date la colpa a RDS), ecco i due protagonisti, una notte di pioggia e un furgoncino dove ripararsi. Un Lukas più premuroso del solito e un Philip molto dubbioso. Premesse banali, certo, ma è quella semplicità che serve ai Philkas, che attirano disgrazie un giorno sì e l'altro pure.
E' la prima fanfiction che pubblico, be cautious & enjoy.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IN THE BACKSEAT OF YOUR ROVER

 

Philip era di fretta. Non aveva afferrato il motivo di quella chiamata, ma voleva solo raggiungere Lukas. Al più presto. Temeva che fosse successo qualcosa di cui poi si sarebbe pentito. E Philip sapeva che, se Lukas si fosse sentito in colpa, avrebbe scaricato la frustrazione su di lui. Sicuro non nella maniera carina di “ehi, due ragazzi che si aiutano a vicenda, bene!”, no. Sarebbe stato doloroso per entrambi: un continuo respingersi, un costante allontanarsi, incapaci di trattenersi. Lukas era così, lo si vedeva nei suoi occhi. Occhi che osavano toccare il cielo, grigi o azzurri, senza mai decidersi. Un’ombra si posava su di loro al minimo turbamento. Era più forte di lui, non poteva nasconderlo. Anche per questo Philip ne era così attratto. L’equilibrio precario della sua vecchia vita era annebbiato dalla limpidezza dei sentimenti di Lukas. Era un peccato che gli altri non sapessero leggerlo altrettanto bene.

Lasciò la bici davanti al recinto e s’incamminò verso il casolare. Si aspettava di vederlo alle prese con la sua moto, sul retro. Quella moto che – glielo aveva promesso – una volta avrebbe guidato. Il vento soffiava più forte, così mise il cappuccio sulla testa e le mani in tasca. Quell’aspetto lo faceva sentire al sicuro, impenetrabile, libero di mostrarsi solo a chi volesse lui. Trovò Lukas sul retro, ma nessun attrezzo in mano né la moto in giro. Sorrideva, stranamente. Non che Philip non l’avesse mai visto sorridere – anzi, si vantava di essere l’unico a farlo gioire in maniera sincera. In quel momento, però, nessuna tristezza si annidava dietro quell'espressione. Forse solo un po’ di ansia, incertezza, niente di preoccupante.
“Tra poco piove. Non dirmi che mi hai fatto venire fin qui per un altro video in moto, non credo di averne voglia” buttò lì con fare ironico. Lukas non sembrava voler dare spiegazioni.
“È successo qualcosa?” chiese in maniera più diretta.
A quel punto Lukas tirò una benda rossa con motivi bianchi dalla tasca, una di quelle che si usano d’estate per togliere i capelli dalla fronte. La sventolò davanti alla faccia di Philip con un’espressione ebete in volto. Imbarazzato, ma con coraggio, legò il pezzo stoffa dietro la testa del ragazzo, coprendo i suoi occhi. Philip si lasciò bendare, divertito dal suo fare un po’ maldestro.
“Non credo sia già giunto il momento di scherzarci su, ma mi stai portando alla cabina per uccidermi? Guarda che so dove trovare una pistola, non mi farai fuori così facilmente” disse Philip. Lukas lo zittì e gli prese la mano. Cominciarono a camminare, dapprima con un po’ di fatica, ma pian piano uniformarono l’andamento dei loro passi.
Lukas lo aveva condotto in un posto non troppo lontano, perché dopo poco si arrestarono. Philip si sentì libero di levare la benda dagli occhi, facendola scendere sul collo.
“Ma dai! Non ti avevo dato il permesso!” gridò Lukas, piegato a terra. “Mi sto solo allacciando una scarpa… Bene, ora ti sei rovinato la sorpresa. Sei proprio una causa persa”.
Philip si guardò intorno, ma non vide niente di particolare. A parte un furgoncino, o qualcosa che gli somigliava. Era bianco, un po’ sporco e macchiato all’esterno, ma sembrava un ottimo riparo dal vento e dalla pioggia imminente.
“Quel coso lì sarebbe la sorpresa? Ci sta che provengo da una famiglia che non possiede nessuna cosa dotata di un motore, ma non basterà a sorprendermi, Mister Ti-Prometto-Che-Guiderai-La-Mia-Moto-Super-Figa…”
“Non ho mai specificato quando te l’avrei fatta guidare… in ogni caso, se sei così deluso puoi pure tornartene indietro” rispose Lukas.
“Non ci penso proprio, anzi. Inizia a correre: chi arriva prima si prende il posto di guida!” Senza lasciare a Lukas il tempo di decifrare le sue parole, Philip prese a correre. Non c’era speranza per lui di rimanere in testa e ben presto furono entrambi allo stesso punto. Cominciarono a rallentare e – una volta arrivati – scaricarono la velocità che rimaneva in un abbraccio avvolgente, girando su loro stessi. Le prime gocce di pioggia si poggiarono sulle loro fronti. Si guardarono negli occhi e nel silenzio di quel luogo, rotto solo dal frusciare delle foglie sugli alberi, si baciarono. Sentivano di essere veramente felici. Percepivano la voglia di stare sempre più vicini. Sapevano che restando per sempre in quel momento niente avrebbe potuto separarli, rovinarli, scheggiarli. In quel bacio l’energia poteva scorrere da un corpo all’altro senza ostacoli, passando per un tocco sulle mani o uno sul collo. Si distaccarono lentamente, intuendo che quella vibrazione sarebbe stata capace di tenerli uniti.
Entrarono nel veicolo, Philip seduto al posto del guidatore. Batteva le dita sul volante, seguendo un motivetto che aveva in testa.
“Ti chiedi mai perché le cose succedano nei momenti meno opportuni? Tipo quella sera nella cabina di mio padre… pensi che se non fosse successo quello che – beh – è successo… pensi che noi due… che io…?” cominciò Lukas.
“Che tu avresti ceduto e confessato l’amore che provi per me? Nah, credo che le cose avvengano nei momenti meno opportuni solo quando noi non siamo veramente pronti a fare quello che pensiamo di voler fare… una cosa del genere: se vuoi, fai. Non bisogna sempre trovare scuse, non serve” finì Philip. Ci fu un attimo di silenzio, poi Lukas riprese a parlare.
“Non voglio che ci siano più scuse fra me e te.”
“E allora non crearle.”
“Sai che non è così semplice. Non so come tu faccia ad essere… questo, a non tormentarti con pensieri, con domande…”
“Non ti porre domande quando non vuoi accettare le risposte, Lukas. È facile. Non pensare che io sia un eroe per essere gay senza farmi troppi problemi. Basterebbe poco e 
anche tu potresti essere felice .”
“Ma io non sono gay!” sbottò Lukas. “Il fatto che tu mi piaccia è un particolare – un errore – che stride con tutto il resto. Con tutto ciò che sono!”
“Un errore, dici…”. Il tono di Philip rivelò solo un accenno di delusione. “Allora spiegami questa cosa con Rose, eh! Se non sei chi dici di essere ma non vuoi nemmeno essere chi sei, non vedo davvero una via d’uscita…”
“Lo riconosci anche tu, vedi?” s’intromise Lukas. Le sue parole diventavano più aggressive. “Non c’è via d’uscita… Io devo continuare con la mia vita: caccia, Rose, moto… Dio, non so perché ti ho portato qui, che stupido! Non dovremmo continuare a vederci, mi confondi solo.”
“Bene” sussurrò Philip. Mise le braccia conserte, come per proteggere i suoi sentimenti e trattenerli all’interno del suo corpo. Non avrebbe atteso un momento di più, non era il cagnolino di Lukas. Non era la sua bambola di pezza, né un capro espiatorio a cui dare tutta la colpa. Non desiderava affatto che la conversazione riprendesse, quindi accese il motore e impostò una stazione a caso della radio. Un po’ di musica l’avrebbe calmato e magari Lukas avrebbe avuto modo di riflettere sulle cattiverie che aveva detto. Il ritmo della canzone strisciava sulla loro pelle, generando brividi di attesa e di speranza. Il tempo dentro l’auto si era fermato, mentre fuori la pioggia cominciava a scendere più forte.

 

So, baby, pull me closer in the backseat of your Rover
That I know you can't afford

 
Lukas si spinse verso Philip, prendendolo per le spalle e facendo pressione su di esse. Cominciò a baciarlo con foga, senza aspettare che l’altro rispondesse. Le mani si muovevano frenetiche, non sapevano dove fermarsi, ma continuare a muoversi era l’unico modo per sopravvivere a quel momento. Dopo sarebbe stato tutto più semplice. Philip si sbloccò da quello che gli pareva essere un sogno ad occhi aperti. Spinse indietro il sedile, lasciando la possibilità ad entrambi di stare più comodi. Nel retro erano state messe delle coperte. Lukas si sedette sulle sue ginocchia, il suo respiro cominciava a farsi più pesante.
“Voglio farlo” gli sussurrò all’orecchio. “Qui. Adesso. Non m’importa…”
Nelle sue parole si scorgeva la libertà di chi non ha più niente da perdere, di chi ha fatto la propria scelta, di chi saprà vivere con le conseguenze. Philip non era altrettanto sicuro, conosceva le debolezze dell’amico e temeva che ciò che stava per succedere sarebbe potuto essere disastroso per entrambi. Ma in quel preciso istante ogni discorso logico e razionale non sarebbe stato capace di trattenerlo. Lukas era sopra di lui e gli chiedeva di amarlo. Almeno per quell’unica e sincera volta. Tirò fuori il preservativo come a dire “vedi che faccio bene a portarlo in giro?” e riprese a baciarlo.

Pull the sheets right off the corner
Of the mattress that you stole

Baci, carezze, sospiri. Tutto diveniva più forte. I vetri si appannavano, l’umidità si faceva sentire.
Dita fra i capelli, mani sotto la maglia. Ogni tocco creava scintille. Si levarono i vestiti, i corpi erano disegnati da un gioco di luci ed ombre.
Aspettative, desiderio. Anche paura. Di non saper cosa fare. Di rendersi conto di aver sbagliato.
Si fermarono un attimo, scrutando l’uno negli occhi dell’altro. Allora Philip poggiò le mani sui fianchi di Lukas e li guidò verso di lui. Si muovevano lentamente, curando ogni movimento. Nessuno dei due voleva rovinare l’intensità di quel momento. Lukas indossò il preservativo. Gli ritornò in mente la volta che l’aveva fatto (o, meglio, non fatto?) con Rose: ciò che aveva provato allora non era niente in confronto al turbinio di emozioni che il contatto con Philip gli provocava. Adesso sapeva. Riconosceva tutti i suoi errori, tutte le volte che lo aveva trattato male per sentirsi meglio con se stesso. Ogni cosa andava delineandosi per ciò che era e – finalmente – questo non lo spaventava più. Quando entrò dentro Philip, il mondo smise di esistere. Come se fossero racchiusi in una nube, i colori si disperdevano, si attutivano i rumori: vivevano solo mani e sospiri. Lukas non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, ma sentiva che anche lui stava bene. Quasi gli avesse letto nel pensiero, Philip gli prese il volto fra le mani e lo fissò con sguardo serio.
“Giura che tutto questo significherà qualcosa” disse a bassa voce. “Giuralo”.
“Giuro”. Il cuore gli batteva all’impazzata. “Non c’è niente che mi faccia sentire più vero di quando sto con te. Lo giuro, per sempre”.

Lukas si svegliò per primo. Aveva la testa poggiata sul petto di Philip, che dormiva ancora. Dio, quanto era bello. Non riusciva ancora credere a ciò che era successo qualche ora prima, ma era ormai certo che non si trattasse di un sogno. Poteva sentire le pulsazioni del cuore dell’amico, ascoltare il suo respiro, perdersi nel suo odore. Osservarlo disteso, accanto a lui, ancora nudo, gli provocava fremiti che non riusciva a controllare. Prese a baciargli il collo e fu soddisfatto nel sentirlo muoversi sotto il suo tocco. Philip si alzò, ancora un po’ assonnato, ma felice di trovare Lukas davanti a lui. Non era fuggito, non lo aveva abbandonato. Era ancora lì, come aveva giurato. Si diedero il bacio del buongiorno, come se fossero una coppietta qualunque, e ciò sembro creare un po’ d’imbarazzo.
“Allora… siamo stati grandi, no?” buttò lì Lukas.
“Non ho nessuno con cui compararti, posso solo dirti di sì” rispose Philip con nonchalance. “Ma non ti eccitare troppo, posso sempre cambiare idea, prima o poi”
“Scusa, ma non sono io quello eccitato adesso” disse, rivolgendo lo sguardo alle mutande rigonfie del ragazzo.
“Colpa del risveglio. Ripeto: non ti eccitare troppo” ribatté l’altro.
Entrambi scoppiarono a ridere.
Si vestirono e ritornarono sui sedili. Philip voleva chiedere a Lukas dove il padre pensava che avrebbe trascorso la notte, ma sapeva che la risposta non gli sarebbe piaciuta. Decise di godersi fino all’ultimo le attenzioni del ragazzo, di non pensare a nient’altro. Tutti e due cominciavano ad avere fame, così decisero di scendere e di tornare indietro. Un dubbio aveva preso forma nei pensieri di Philip, a Lukas fu impossibile non notarlo.
“Qualcosa non va?” chiese.
“Non abbiamo commesso un errore ieri sera, vero?”
“No. Cioè, non credo. Io volevo, tu volevi. Siamo stati benissimo. Anche se questo dovrà rimanere fra noi, voglio che tu sappia che non me ne vergogno. E che ti ringrazio per essemi stato accanto anche quando non me lo meritavo…”
“Te l’ho detto, non ti libererai di me facilmente. Mi piace insieme a te. So che mi pentirò di avertelo detto, ma finché siamo giovani possiamo fare tutti gli sbagli che vogliamo. Anche amare.”
“Già. Finché siamo giovani.”
Si baciarono un’ultima volta e si separarono.
Lukas guardò Philip andarsene in bicicletta.
Philip si mise in testa la fascia che Lukas aveva usato per coprirgli gli occhi.
Si scambiarono un ultimo sguardo e un lungo sorriso.
Ce l’avrebbero fatta.

We ain’t ever getting older.

  
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