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Autore: ten12    20/11/2016    0 recensioni
Inseguiresti la tua unica ragione di vita?
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'La caduta di Yharnam'
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Branco famelico
 
Inseguiresti la tua unica ragione di vita?
 
Tirò fuori la chiave dalla tasca. La piazzola, la capanna, la lanterna ed il ponte, erano vicini tra loro ed alla fine della ripida discesa. Alle sue spalle Yharnam si risvegliava dall'incubo che si autoinfliggeva imperterrita. La sua città adottiva era saggia e tetramente bella, diversa da quella in cui era nato. Lì da dove veniva sarebbero stati molto meno sciocchi e testardi molto prima se ne avessero avuto la possibilità. È lui sapeva perché non avevano avuto un altra possibilità. La sua amata città d'origine non era Yharnam, non sfamava i grandi antichi, non forniva un miraggio così bello e dannato come quello del sangue curativo che divertiva umani e dei, prede e predatori. Lì da dove veniva era morto tutto prima che tutto potesse nascere. Il sangue antico era stato scoperto ed usato negli ospedali, per aiutare ed alleviare e non aveva mai assunto alcun interesse di portata maggiore per anima viva. Quando le anime erano morte però nessuno poteva più usarlo. Sorrise. Tirò fuori la chiave dalla tasca e raggiunse il cancello della capanna. Pulì il disegno sull'impugnatura della chiave e la inserì nella toppa. Girò, apri, entro e richiuse. Una, due, tre, quattro mandate. Rimise la chiave nella tasca e si andò a sedere più all'interno, vicino ai materassi dei fratelli Madaras, ormai ricoperti da sporcizia, foglie e polvere. Quando le anime erano morte nessuno poteva più usarli. Sorrise.
 
Dakre era morto per primo. La sua amata città bruciava ed ululava alle loro spalle. Un po' per il vento anomalo che soffiava sulle fiamme, un po' perché l'intera cittadinanza bruciava insieme al resto. Dakre non ce l'aveva fatta. Era impazzito senza che gli altri quattro se ne accorgessero. Aveva detto loro che aveva visto una bestia fuggire dalla città e correre nel canyon. Li aveva fatti avvicinare al crepaccio e gliel'aveva indicata. Gli altri quattro, sconvolti in un primo momento ma poi felici di poter sfogare la rabbia su una preda erano pronti ad inseguirla. Avevano incitato il maestro dicendogli di fare strada. Dakre li aveva guardati con un sorriso paterno dicendogli "Voi andate tranquilli. Io vi raggiungo quando l'avete" poi si era lasciato cadere nel vuoto.
 
Zev era morto per secondo. La notte aveva accolto tutti e quattro gli inseguitori e la bestia tra le sue braccia. Una verde e rigogliosa foresta era il giaciglio. La bestia però aveva fame ed era debole, diversamente dai suoi inseguitori che si nutrivano di rabbia e ferocia per non vivere di dolore e morte. La creatura aveva trovato un capriolo in forze. L'aveva inseguito fin dove l'orecchio di Zev arrivava. L'aveva abbattuto sotto ad un faggio uccidendolo sul colpo. La bestia voleva un pasto in pace. Zev fissava la sua schiena tra gli arbusti più famelico di lei.
Il giorno dopo gli altri tre videro che non c'era. Non si fermarono a cercarlo poiché, così com'era avvenuto per Dakre, la bestia era schizzata via, fuori dalla foresta, ed il gruppo l'aveva vista correre in lontananza: famelico.
 
Oghet era morto per terzo. Passando per il deserto il compare si era rifiutato di continuare preoccupato per coloro che avevano lasciato indietro. I due compagni avevano annuito ed accettato la sua decisione ma non la condividevano minimamente. Né loro, né il loro stomaco. È per questo che mentre il vento del deserto ululava i loro nomi con la voce di Oghet i due continuavano a camminare famelici.
 
Groff era morto per quarto. La foresta in cui si trovavano era diversa da quella che circondava la loro città d'origine. Questa foresta era contorta, paludosa...cattiva. I due non se ne erano preoccupati minimamente. La città che la foresta proteggeva era Yharnam. Groff ed il compagno si erano divisi. Controllarono ogni angolo, ogni incavo, ogni tronco. Non controllarono la capanna dei fratelli Madaras. Si riunirono lì davanti. Erano fuori di se, tutti e due. I fratelli Madaras, cresciuti in quella foresta insieme ad un serpente, non parlavano altra lingua se non il sibilo di un rettile. Groff bussò. I due fratelli uscirono e si inchinarono attendendo che i visitatori palesassero il motivo della loro venuta. I due inseguitori, non capendo chi avevano davanti, persero la pazienza e spintonarono via i Madaras che, sorpresi, non fecero in tempo a reagire. Entrati nella capanna, i due viaggiatori si trovarono davanti la bestia. La creatura era però incapace di reagire perché troppo debole per la fuga prolungata. I fratelli Madaras videro che gli stranieri volevano fare del male alla bestia e, per proteggerla, aggredirono i due inseguitori. Groff, preso in contropiede, fu ucciso.
 
Valtr morì per ultimo. Quando Groff fu ucciso davanti ai suoi occhi Valtr non ci vide più. Massacrò i due fratelli in preda ad una furia omicida tagliandoli a brandelli con la sega a girandola. Fatto ciò rivolse la sua attenzione alla bestia.
 
Era un ricordo importante. Lì, in quel luogo di mostruosità, Valtr era asceso. I grandi antichi gli avevano concesso di vedere l'impurità nel sangue dell'uomo. Gli avevano concesso un dono straordinario, un dono che nella sua vecchia città nessuno avrebbe mai compreso. Lui era ora un araldo degli dei che nella loro infinita lungimiranza applicavano il principio fondamentale di tutta la vita con uno scopo. Il più forte vince ed ascende. Sorrise felice e sazio.
 
Il vecchio compagno di inseguimento di Valtr entrò nella capanna. La belva che vide era follemente inebriata di sangue.
   
 
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