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Autore: kohay90    21/11/2016    1 recensioni
“Addio Taiga.”
Quelle parole anche se dette nel modo più dolce possibile facevano male, molto male.
Restò immobile, sperando di non far trapelare il dolore che provava in quel momento anche se era più facile a dirsi che a farsi.
“Mi dispiace.”....
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti eccomi qui con una nuova storia su questa coppia è dall'inizio dell'estate che la sto scrivendo e riscrivendo perchè non mi convinceva molto >.> poi, ho dovuto bloccarla perchè non riuscivo a trovare un finale adatto è finalmente questa sera l'ho conlusa. Prima di postarla l'ho letta e riletta molte volte (perchè ancora non mi convince >.>) modificato parti e dialoghi cercando di rendere il testo più chiaro e piacevole a voi lettori. Spero vivamente che vi piaccia e vi prego di commentare è davvero importante per me sapere se vi sia piaciuta o se c'è qualcosa che devo migliorare nella scrittura. Grazie mille e alla prossima XDD. 




A PROMISE YOU MADE.
 
 
 
“Addio Taiga.”
Quelle parole anche se dette nel modo più dolce possibile facevano male, molto male.
Restò immobile, sperando di non far trapelare il dolore che provava in quel momento anche se era più facile a dirsi che a farsi. 
“Mi dispiace.”disse dopo qualche minuto di silenzio, che per il rosso sembrava quasi un eternità e per quanto tentava di non lasciar uscire nessuna emozione, sentì il calore delle sue lacrime bagnargli il viso, abbassò lo sguardo non voleva mostrare il dolore che stava provando.
L’atro si avvicinò e con tenerezza allungò le mani verso il suo viso sollevandolo di poco per asciugargli le lacrime.
“Ti prego Taiga, non odiarmi.” disse prima di baciarlo sulla fronte per poi separarsi subito, senza lasciare che l’altro si abituasse a quel contatto cosi caldo e dolce ma allo stesso tempo doloroso.
Un ultima carezza, un ultimo sguardo e un tenero sorriso per poi allontanarsi e sparire per sempre dalla sua vita.
“Addio Tatsuya.” 
Quella fu l’ultima volta che lo vide.
 
 
Kagami gemette appena i raggi del sole colpirono i suoi occhi ancora assonnati, intontito li aprì sbattendo più volte le palpebre per potersi svegliare completamente. 
“L‘ho sognato di nuovo…” pensò poggiando l'avambraccio sulla fronte per coprire gli occhi dai raggi solari ricordando quell’episodio, più che un sogno era l’amaro ricordo di quello che era successo una settimana fa con Tatsuya, non sapeva come e quando fosse accaduto ma, quello che pensava fosse solo affetto fraterno in realtà si trasformò in qualcosa di più intenso, qualcosa che al momento preferiva dimenticare. 
Stese le braccia e si irrigidì appena colpì qualcosa al suo fianco.
“Huh?” sentì il suono seccato di una voce ancora dormiente, il rosso si voltò lentamente verso il proprietario di quella voce e con mano tremante spostò leggermente le lenzuola.
“Non prenderti tutta la coperta, fa freddo.” Kagami balzò in piedi spaventato, riconoscendo esattamente la figura maschile che in quel momento si era appropriato del suo letto.
Tutti ma non lui, non Aomine Daiki il suo fastidioso rivale, colui che si divertiva un mondo a infastidirlo.
“Cosa ci fai nel mio letto?” gridò furioso.
L’altro per niente sorpreso osservò il viso di Kagami dello stesso colore dei suoi capelli, con nonchalance si grattava l’addome spostando leggermente le lenzuola con un ghigno divertito stampato sul volto, dall’altra parte il rosso non era esattamente entusiasta all’idea di avere il moro steso sul suo letto completamente nudo.
Aspetta cosa? 
Completamente nudo?
Osservò il moro che a sua volta lo stava osservando con un’espressione compiaciuta.
“Immaginavo che fossi un idiota ma, non pensavo lo fossi per davvero.” disse puntellandosi sui gomiti.
Kagami restò a fissarlo ancora per qualche secondo prima di avvertire un senso di panico, di scatto buttò lo sguardo su se stesso tirando un sospiro di sollievo nel constatare di essere ancora vestito, mentre l’altro se la rideva a crepapelle.
“Stronzo!” disse offeso.
Dopo qualche secondo finalmente anche Aomine decise di alzarsi dando al rosso la possibilità di poterlo guardare meglio completamente nudo. Doveva ammettere che anche se era uno stronzo totale il moro era molto attraente.
L’altro sembrò capire questo suo apprezzamento sfoggiando un ghigno malizioso, per poi voltare le spalle cosi da potergli mostrare anche la sua schiena muscolosa, poi senza chiedere il permesso al padrone di casa aprì l’armadio e prese dei vestiti sotto lo sguardo infastidito del rosso ripresosi dall’incantesimo.
“Ehi… nessuno ti ha mai insegnato l‘educazione?”
“Avanti Tai poi te li riporto.” concluse con fare noioso mentre si dirigeva in bagno a fare una doccia, “Mi prepari qualcosa? Sto morendo di fame.” 
Ancora più irritato Kagami si diresse in cucina, imprecando contro il moro. 
Avrebbe voluto dirigersi verso il bagno, spalancare la porta e urlagli contro dicendo che non era sua madre e che appena possibile sarebbe dovuto andare via.
Non era in vena di vedere nessuno specialmente quella palla al piede, sospirò malinconico mentre cominciò a preparare la colazione, si stupì del fatto che appena Aomine finì di fare la doccia decise di aiutarlo per quanto poteva, sorrise anche se era un ragazzo burbero a modo suo si dimostrava essere gentile.
Non ricordava molto della scorsa notte, si era recato in un pub per mangiare e bere qualcosa, che lo aiutasse a dimenticare ed è li che incontrò Aomine.
 
 
“Yo,” lo salutò il moro ma l’altro fissò incredulo, “come mai quella faccia patetica? Sembra che tu abbia perso qualcosa di importante.” Kagami restò immobile con la bocca aperta, chiedendosi in un certo senso come era riuscito a capire il suo stato d’animo. 
“A- Aomi…”
“Smettila di fare quella faccia, vieni ti offro qualcosa.” disse il moro invitandolo ad accomodarsi al suo tavolo. 
Ricordava di aver bevuto un paio di birre e ricordava anche che il moro per non lasciarlo andare a casa da solo in quello stato, decise di accompagnarlo a casa, una volta li vuoto totale.
 
 
“Kagami!” la voce del moro lo riportò alla realtà.
“Cosa?”
“Le uova stanno bruciando.” disse puntando il dito sul piano cottura.
“Maledizione!” imprecò spegnando il gas dei fornelli toccando distrattamente con le dita la padella bollente provocandosi un ustione.
“Ahi!” Gridò appena portandosi le dita ustionate in bocca per cercare di far passare il bruciore.
“Se fai così non concludi niente.” disse Aomine prendendogli la mano e portarla sotto il getto dell’acqua fresca del rubinetto, “Si può sapere a cosa stavi pensando?”
“Niente di particolare.” rispose per poi soffermarsi a guardare le uova bruciate.
“Scusami Aomine, dovrai accontentarti.”
“Non c’è problema.” rispose osservandolo pensieroso.
Mangiarono la colazione in silenzio ogni tanto si scambiavano qualche sguardo sfuggente, dopo qualche altro minuto Aomine sbuffò annoiato.
“Andiamo so che c’è qualcosa di strano in te, non mentire.”
“Ok…” si fermò un istante, “dimmi cos‘è successo ieri.” completò la frase imbarazzato.
Il moro rimase a fissare il vuoto per qualche secondo, per poi appoggiare la schiena sullo schienale della sedia grattandosi la testa senza ricambiare il suo sguardo.
“Hai impegni oggi?”
“Eh?” rispose il rosso, senza capire cosa c’entrava quella domanda con quello che voleva sapere lui.
“Non capisco… cosa c‘entra con la mia domanda?” chiese infastidito, era sul punto di alzarsi dalla sedia e sferrare un pugno sulla sua faccia, quando Aomine si alzò dalla sedia dirigendosi verso il salotto, afferrò la giacca che aveva lasciato sul divano e si avvicinò alla porta ma, prima di uscire si voltò dicendo.
“Tornerò a prenderti alle sei, per quell‘ora è meglio che tu sia pronto Bakagami.” 
Detto questo aprì la porta e uscì lasciando Kagami perplesso e confuso.
Sorprendentemente, Aomine ritornò alle ore sei proprio come aveva detto, era inusuale da parte sua anche perché sapeva che il moro non deteneva il premio della puntualità, il che gli sembrò ancora più strano.
Aprì la porta fermandosi a guardarlo stupito.
Aomine indossava una camicia nera con i primi due bottoni slacciati lasciando intravedere un po’ i pettorali, le maniche arrotolate sui gomiti e dei jeans chiari un po’ strappati alle ginocchia. 
“Oi Bakagami, non ti avevo detto di farti trovare pronto?”
“Non mi hai detto che dovevamo uscire.” rispose irritato.
“Basta… va a cambiarti altrimenti facciamo tardi.” lo interruppe Aomine prima che potesse dire altro.
Mentre voltò le spalle per andare a cambiarsi sbuffò infastidito senza capire cosa passasse nella mente del moro, e con fare irritato aprì l’armadio e prese una camicia bordeaux e dei jeans neri.
Una volta vestito si specchiò osservando la sua immagine riflessa per qualche secondo, fermandosi a riflettere.
Cos’era questo? 
Un Appuntamento? 
Sembrava di si, altrimenti perché Aomine voleva portarlo fuori? Provò di nuovo un forte imbarazzo, poi finalmente si decise a uscire dalla stanza  e raggiungere il moro che lo stava aspettando seduto sul divano.
Usciti in strada Kagami notò un taxi fermo sotto casa che li stava aspettando, saliti in macchina ancora un silenzio imbarazzante cadde sul rosso mentre Aomine riferiva la destinazione al conducente.
Cominciò a sentirsi nervoso, se questo era davvero un appuntamento  proprio non sapeva come comportarsi, cosa dire o fare non si sentiva pronto specialmente dopo la brutta delusione che aveva avuto.
“Ehi,” la voce del moro lo riportò alla realtà osservandolo imbambolato. “siamo arrivati” completò la frase Aomine con un sorriso sulle labbra, e non il solito ghigno ma un sorriso dolce e sincero, completamente in disaccordo con la persona che stava compiendo quel gesto. 
Il viso di Kagami si tinse dello stesso colore della camicia, abbassò lo sguardo e scese dal taxi spalancando gli occhi color rubino dalla sorpresa, trovandosi davanti alle porte di un grandissimo ristorante. 
Restò immobile ad osservare il moro che si stava dirigendo all’entrata, per un attimo aveva pensato di dire ad Aomine che voleva tornare a casa perché non si sentiva bene o magari voltare le spalle, prendere il taxi e scappare via lasciandolo li da solo. 
Questo non sembrava giusto nei suoi confronti, non dopo quello che aveva fatto.
La paura lo teneva saldamente bloccato, non si sentiva pronto o forse era solo una scusa per nascondere questa sua insicurezza, e Aomine sembrava aver capito perché resosi conto di non essere seguito tornò indietro lo prese per mano invitandolo a seguirlo, solo allora il rosso sentì il bisogno di fidarsi di lui lasciandosi guidare verso l’entrata.
Una volta entrati Aomine lasciò andare la sua mano per un breve secondo, il tempo di dire il suo nome alla reception, poi afferrò di nuovo la sua mano mentre il cameriere li conduceva verso un tavolo appartato, lontano da occhi indiscreti. 
Una volta accomodati al loro tavolo, il cameriere porse il menù a entrambi e si allontanò dicendo che sarebbe tornato non appena avessero deciso i loro ordini.
Il rosso aprì il menù buttando ogni tanto lo sguardo sul moro, che con fare disinvolto leggeva il suo menù, a qual punto non potendo più sopportare quel silenzio, Kagami gli chiese. 
“Esattamente… cos‘è questo?”
“Un ristorante.” rispose Aomine con nonchalance.
“Si questo lo vedo anche io… ma il punto è, perché siamo qui?”
Il moro ripose il menù e tendendo ancora lo sguardo in basso si fermò a massaggiare il collo nervosamente poi, alzò lo sguardo puntando le sue iridi blu in quelle rosse dell’altro. Kagami non poté fare a meno di constatare che in quello sguardo c’era un barlume di determinazione che mai aveva visto prima d’ora, che gli fece mancare il respiro e battere il cuore nel petto come un tamburo, non potendo sostenere il confronto distolse lo sguardo imbarazzato.
“Ho promesso.” rispose finalmente Aomine.
“Hai promesso?” spalancò gli occhi.
“Si la notte scorsa.” Aomine fece una pausa, poi si schiarì la voce e continuò 
dicendo. 
“ La scorsa notte, quando eri ubriaco io ti ho accompagnato a casa, una volta entrati inspiegabilmente sei scoppiato in lacrime. Mi hai parlato di lui, di quello che provavi e che provi ancora, il dolore che senti da quando hai ricevuto un suo rifiuto e io non ho potuto farne a meno.”
“Di cosa?” chiese stupito.
“Cavolo Kagami, davvero non ricordi nulla?” sbuffò imbarazzato.
Dall’altra parte anche Kagami era imbarazzato e riuscì a mormorare un leggero “Scusami.” per non riuscire a ricordare quello che era successo la notte scorsa.
Aomine sospirò. “ beh… ti ho promesso che avrei fatto tutto il possibile per fartelo dimenticare per sempre.”
Kagami rimase sconvolto e imbarazzato allo stesso tempo nel sentire le sue parole. “Perché mi hai promesso una cosa simile?” chiese infine.
“Mi piaci.” Mormorò Aomine mentre Kagami si fermò a fissarlo spalancando gli occhi.
“Mi piaci” Ripeté ancora, questa volta con più fermezza.
Kagami rimase senza fiato, mentre il suo cuore batteva forte. Se prima per un dolce sorriso sembrava un tamburo, ora era come impazzito e non poté fare altro che distogliere lo sguardo da quello intenso e determinato di Aomine. 
Abbassò lo sguardo prendendo il menù così da poter nascondere il suo viso, con la speranza che il moro comprendesse il suo imbarazzo.
“Kagami…” lo chiamò a bassa voce cercando di catturare la sua attenzione ma, il rosso non voleva saperne di prestargli attenzione, così allungò il braccio quel tanto che bastava per afferrare il menù e scostarlo lentamente verso il basso.
“Ehi… ti prego… non ignorarmi.” disse cercando di non lasciar trapelare nessuna emozione dolorosa ma, Kagami sembrò avvertirla e quando alzò gli occhi per incontrare quelli di Aomine perse un battito. 
Quegli occhi che di solito erano sempre cosi freddi e inespressivi ora esprimevano soltanto paura, paura di essere rifiutato è questo lo fece sentire come un giudice pronto a dichiarare la sua condanna.
“Da quando?” chiese.
“Da quando cosa?” 
“Da quanto tempo io ti piaccio?” mormorò imbarazzato.
Il moro restò pochi minuti in silenzio, cercando di trovare le parole adatte e finalmente sembrò averle trovate. 
“Da quando mi hai battuto.” confessò abbassando lo sguardo, sembrava imbarazzato.
“Da quel giorno sei diventato una specie di ossessione. Inizialmente pensavo che fosse una cosa normale, cioè tu sei stato il primo che mi abbia battuto, grazie a te o riacquistato la mia passione per il Basket ma, con il tempo ho capito che non eri soltanto il mio rivale ma sentivo è sento qualcosa di più profondo nei tuoi confronti.” 
Sembrò essersi tolto un peso dal cuore, per troppo tempo lo aveva tenuto per se. Kagami abbassò di nuovo lo sguardo, da un lato aveva sinceramente apprezzato la sua promessa è per quanto tentava di nasconderlo aveva davvero bisogno di qualcuno che riuscisse a farlo sentire protetto e amato, qualcuno che gli facesse dimenticare Tatsuya, però dall’altra parte aveva paura di una delusione, di affezionarsi a qualcuno per poi esserne ferito. 
Sospirò sconsolato prima di rispondere. “Aomine io… sono felice di sapere quello che provi per me ma, al momento non mi sento pronto… ho bisogno di riflettere.”
L’altro cominciò a ridere sotto lo sguardo scioccato di Kagami.
“Cosa c‘è di divertente in quello che ho detto?” chiese irritato.
“Scusa non volevo è solo che… hai detto la stessa cosa anche ieri sera.” rispose ridacchiando.
“Davvero?” 
“Si, quando ti ho detto che mi piacevi mi hai risposto allo stesso modo, poi ti sei addormentato sul divano, ti ho portato a letto ma non me la sentivo di lasciarti da solo cosi sono rimasto a dormire con te.” spiegò serio.
“È perché eri nudo?” chiese imbarazzato al ricordo.
“Perché prima di addormentarti mi hai vomitato addosso.” rispose sghignazzando osservando attentamente il volto del ragazzo che divenne se possibile ancora più rosso della sua camicia. 
Sorrise quasi intenerito per poi prenderlo per mano continuando. “So che non ti senti pronto ma, io posso aspettare tutto il tempo di cui hai bisogno.” 
Sorrise il rosso, un sorriso non molto sincero fatto per nascondere le sue paure, se non fosse riuscito a dimenticare Tatsuya non gli sembrava giusto illuderlo con una falsa promessa quindi decise che per il momento era meglio essere amici poi con il tempo si vedrà. Dopo qualche minuto il cameriere ritornò per prendere le loro ordinazioni e così tra discorsi e risate passarono il resto della serata.
Da quel giorno i due cominciarono a passare molto più tempo insieme, per lo più era sempre Aomine che lo invitava a passare i suoi pomeriggi in sua compagnia, molte delle volte si recavano al campetto di basket sotto casa per una patita, passeggiare in centro oppure andare al cinema.
Alcune volte - costretti dalle loro rispettive squadre- passavano il pomeriggio a studiare a casa del rosso aiutandosi a vicenda, mentre lui lo aiutava con l’inglese, altrettanto il moro lo aiutava a studiare le materie in cui Kagami era negato. Non sembrava ma Aomine sapeva essere un buon insegnate, era paziente e gentile.
Una volta gli chiese il perché del suo comportamento a scuola, se era abbastanza bravo perché non studiava costringendo i suoi compagni di squadra a fare i compiti al suo posto, egli semplicemente rispose che a lui faceva comodo perché cosi facendo aveva tutto il pomeriggio libero.
Kagami non capì come ma sotto le continue richieste di Momoi era riuscito anche a  convincerlo ad allenarsi con la squadra tutti i giorni.
Fu in uno di quei pomeriggi dato che la sua allenatrice chissà come, aveva dato a tutti un pomeriggio libero Kagami decise di fare una capatina nell’accademia del moro, in fin dei conti era sempre Aomine a prendere l’iniziativa quindi pensando che gli avrebbe fatto piacere si diresse spedito verso l’accademia Too Gakuen. Una volta arrivato seguendo le indicazioni di uno studente si avviò verso la palestra, non ancora vi mise piede che già in lontananza si sentiva il suono della palla colpire il parquet e lo stridio delle scarpe da basket.
Entrato in palestra cercò con lo sguardo la figura del moro, ed eccolo li con il suo modo di giocare completamente imprevedibile, con il suo basket forte ed estremamente veloce dribblava ogni giocatore che tentava invano di bloccarlo, era la prima volta che lo osservava giocare, sempre impegnati a sfidarsi non era mai riuscito ad ammirarlo, e proprio grazie a questo Kagami notò che c’era qualcosa di strano.
Attualmente quello non era il ragazzo con cui Kagami giocava tutti i pomeriggi, quando giocava con lui si divertiva anche se non lo dava a vedere e ora  per quanto il suo gioco fosse veloce era un po’ troppo aggressivo molto più del normale, per non parlare del suo sguardo, uno sguardo colmo di rabbia e insoddisfazione mentre schivava i blocchi.
Per un attimo sembrava il ragazzo con cui aveva giocato è perso la prima volta che le loro squadre si affrontarono all' Interhigh. Un ultimo dribbling, un ultimo marcatore prima di compiere un salto tirando nel suo modo cosi assurdo è dannatamente efficace. 
In quel momento quello non era il suo Aomine.
Un momento cosa?
A quella affermazione il rosso rimase stupito, da quando lo considerava come qualcosa che gli appartenesse, da quando era diventato il suo Aomine? Questi pensieri vennero brutalmente interrotti dalle grida furiose del moro che afferrò per il collo della maglia uno dei giocatori che lo aveva marcato.
“Si può sapere che cazzo ti prende? Sarà la milionesima volta che ti scarto è tu non ci provi nemmeno a fermarmi.”
Il ragazzo impaurito mormorò un semplice, “sto facendo del mio meglio.” ma ad Aomine non sembrò soddisfare quella risposta scontata.
 “Se stessi facendo del tuo meglio faresti di tutto per bloccarmi. Si può sapere perché giochi a basket?”
“Aomine falla finita è solo una matricola.” il capitano Wakamatsu lo afferrò per una spalla con l’intenzione di fargli lasciare il ragazzo che, molto sicuramente dopo quella sfuriata non si sarebbe più presentato in palestra. Dopo qualche minuto finalmente il moro si decise a lasciarlo andare scrollando la spalla per far allontanare il capitano.
“Kagamin che bella sorpresa.” un attimo dopo entrò in palestra anche Momoi accompagnata a Sakurai, catturando l’attenzione non solo del moro che si voltò stupito di vederlo li, ma anche dei giocatori che scioccati osservavano il rosso fermo all’entrata della palestra.
“Taiga cosa…?” mormorò ma prima che potesse andargli incontro per chiedergli la ragione per cui fosse venuto, il capitano chiese infastidito.
“Cosa ci fai qui? Non hai il permesso di entrare in palestra non lo sai?”
“Non… lo… sapevo.” mormorò quasi intimidito.
“Aspetta forse ho capito, sei venuto qui per conto della tua coach per prendere delle informazioni sui nostri miglioramenti.”concluse Wakamatsu.
“No aspetta, ci dev‘essere un equivoco…” 
“ Falla finita, non esiste un permesso che vieta di entrare in palestra è poi lui può andare e venire quanto gli pare è piace!” affermò Aomine infastidito, stava per attaccare il capitano quando le parole di Kagami lo bloccarono.
“Non c‘è bisogno di litigare. Sono venuto qui per conto di Kuroko…” disse ricordandosi del favore che gli aveva chiesto il piccoletto sapendo che sarebbe diretto alla Too, mentre prendeva dalla borsa un DVD di una partita che gli aveva gentilmente prestato Momoi, “mi ha chiesto di portarti questo. Buon allenamento.” concluse porgendo il DVD alla ragazza per poi voltare le spalle è uscire dalla palestra.
Aomine stava per corrergli dietro quando il capitano lo bloccò. “Dove credi di andare l‘ allenamento non è ancora finito.” 
Aomine lo scostò in malo modo, poi  si voltò di scatto è sferrò un colpo assestando un pugno sul viso di Wakamatsu che senza aspettarselo cadde a terra, lo guardò truce Aomine mentre disse. “Io ho finito!”
Voltò poi le spalle correndo fuori dalla palestra -ignorando le grida di Momoi che lo stava chiamando- in cerca della figura di Kagami che si stava allontanando a passo svelto. “Taiga aspetta!” gridò catturando la sua attenzione che si voltò stupito nel vederlo corrergli incontro.
“Aomine è il tuo allenamento? Non dirmi che hai litigato con il tuo senpai.”
“Nah… tanto ormai non avevo più voglia di allentarmi. Aspettami qui due minuti, vengo con te.” prima che il rosso potesse obbiettare Aomine era già corso via verso gli spogliatoi della palestra. 
Dopo circa venti minuti Aomine ritornò con indosso la divisa della scuola e la borsa del club, cadde un silenzio quasi imbarazzante tra i due mentre camminavano, Kagami voleva parlargli di quello che era successo in palestra anche se conosceva la sua risposta, quel senso di insoddisfazione era ancora presente dentro di lui, e sorprendentemente fu Aomine a spezzare il silenzio. 
“Come mai sei venuto?”
“Te l’ho detto, per conto di Kuroko. Scusami” rispose, in realtà semplicemente voleva vederlo.
“Perché mi chiedi scusa?” lo guardò interrogativo.
“Beh… non sapevo che bisognava avere un permesso.” ripose mentre pensò che valeva anche per quella piccola bugia. 
“Non ci vuole un permesso, da quando quel quattr‘occhi antipatico l‘ha nominato capitano è diventato più insopportabile del solito.” continuò infastidito.
“Perché hai aggredito quel ragazzo?” gli chiese quasi intimorito, sperando che non si arrabbiasse anche con lui.
“È troppo debole!” affermò infine mentre si avvicinò a un distributore prendendo una lattina di limonata e una cola per il rosso, poi continuò dicendo. 
“È per questo che non volevo. Più mi alleno, più mi sento diverso più forte è quando delle nullità come quelle entrano in campo mi fanno rabbia. Non ci provano nemmeno.” scosse il capo porgendogli la lattina di cola.
Afferrò la lattina e nel sentire quelle parole Kagami abbassò lo sguardo sentendosi in colpa. “Scusami, non avrei dovuto.”
“Non è stata colpa tua, Satsuki mi ha detto tutto. Sa essere molto petulante.” rispose annoiato.
“Avresti potuto non accettare.” bloccò il passo chinando il capo dispiaciuto, pochi secondi dopo anche Aomine si fermò per poi voltarsi verso il rosso osservando la sua espressione. Si voltò andandogli incontro, una volta avvicinatosi gli accarezzò il viso con dolcezza, a quel contatto inaspettato Kagami sobbalzò di scatto alzando il capo senza però scostarsi da quel tocco cosi dolce.
“Lo sai che per te farei qualsiasi cosa.” sussurrò dolce lasciandolo di stucco mentre il viso si tinse di rosso per l’imbarazzo. 
Sembrava una di quelle ragazzine alle prese con la loro prima cotta e questo lo portò a chiedersi, da quando non pensava più a Tatsuya?  Ovviamente da quando Aomine passava tutto il suo tempo con lui, ma esattamente non riusciva ancora a capire cosa provasse veramente per l’altro.
Amicizia? 
Questo era escluso, gli bastava pensare all’effetto che gli provocava quando gli era vicino.
Rispetto? 
Impossibile, certo doveva ammettere che il suo gioco era straordinario.
Amore? 
Al solo pensiero il suo viso andò letteralmente in fiamme, sotto lo sguardo scioccato e allo stesso tempo preoccupato del moro che in silenzio osservava il suo comportamento.
“Forse sono stato troppo diretto.” pensò Aomine dandosi mentalmente dello stupido, gli aveva assicurato che avrebbe aspettato tutto il tempo necessario anche se nel profondo sperava che quell’attesa finisse presto, insomma era passato quasi un mese da quando si era dichiarato è ancora non era riuscito a farlo innamorare di lui.
In certi momenti avrebbe voluto lasciarsi andare ai suoi impulsi, prenderlo e stringerlo forte a se per poi baciarlo possessivamente, sentire il calore del suo corpo, e a quel pensiero avvertì un brivido dietro la schiena e quante volte si ritrovava a frenare il desiderio di farlo suo consapevole del fatto che l’altro sarebbe scappato e di certo non voleva perderlo. 
Quante volte al campo impegnati in una partita si ritrovava ad osservare la sua espressione, un espressione cosi determinata da farlo vibrare dall’eccitazione, per non parlare degli occhi. 
Ah quegli occhi… quegli occhi erano stupendi, due rubini che riuscivano ad accendere in lui un fuoco ardente capace di non spegnersi mai, questo lo portò a chiedersi, era davvero cosi difficile dimenticarlo? Provò una rabbia incontenibile nel pensare che dopo tutto quello che gli aveva fatto sentiva ancora qualcosa nei suoi confronti. 
“È davvero cosi speciale?” mormorò incomprensibile dando voce a uno dei suoi pensieri bloccandosi l’istante dopo sperando che il rosso non l’avesse sentito.
“Cosa?” chiese ingenuo.
“Perché non andiamo al campo, ho voglia di giocare.” rispose cominciando a correre nella direzione del campo cercando di sviare il discorso, quando era arrabbiato non riusciva a frenare i suoi pensieri.
“Ma… ti sei appena allenato.” lo seguì correndo anche lui.
Una volta arrivati posarono le rispettive borse e giacche su una panchina e iniziarono la partita, inutile dire che quando quei due scendevano in campo nient’altro era importante per loro, tutto quello che li circondava era inesistente. 
Questo era quello che voleva Aomine, quello che cercava, un avversario forte quanto lui ed era li davanti a se, giocare con il rosso era stramaledettamente divertente ed eccitante era l’unico a farlo giocare oltre i suoi limiti.
Passarono tutto il pomeriggio a giocare senza preoccuparsi dell’ora o del freddo della sera, non si preoccuparono nemmeno della stanchezza che stava quasi per farli cedere ma, il pensiero di essere pari e fare un ultimo canestro che avrebbe determinato il vincitore li faceva andare avanti, ed è qui che Aomine decise di rendere la partita un po’ più interessante.
“Ehi Taiga che ne dici di una scommessa?” 
“Che genere di scommessa?” chiese il rosso incuriosito. 
“Se vinco io ti darò un bacio.” rispose malizioso notando l’espressione imbarazzata del rosso.
“Non perderò!”gridò deciso a non perdere, fermandosi a pensare che riceve un bacio da lui era troppo imbarazzante e a causa di questa piccola distrazione il moro se ne approfittò e gli rubò la palla correndo spedito verso il canestro ma, Kagami era riuscito a riprenderlo saltando con l’intento di bloccare invano il colpo non riuscendo a fermarlo dichiarando cosi la vittoria del moro.
“Ho vinto!” dichiarò Aomine trionfante.
“Hai imbrogliato! Ti sei approfittato di un attimo di distrazione che ho avuto.” rispose furioso il rosso, non tanto per aver perso ma per quello che sarebbe accaduto dopo. 
“Una scommessa è una scommessa, tu hai accettato e io ho vinto.” si avvicinò di soppiatto. 
“Si ma ha imbrogliato…” nell’attimo in cui alzò lo sguardo si trovò la figura di Aomine troppo vicino, “a… aspetta…” cercò di allontanarsi ma fu tutto inutile, perché il moro intuendo le sue intenzioni passò le sue braccia intorno hai fianchi stringendolo in un abbraccio cosi da non permettergli di scappare, e lentamente si avvicinò alle sue labbra mentre Kagami era  preso dal panico e dall’imbarazzo.
Ormai vicinissimo alle sue labbra il rosso senza rendersene conto disse. “Non toccarmi.”
Quelle parole bloccarono il moro, che si allontanò da lui scioccato e anche profondamente ferito restando a fissarlo per qualche minuto, mentre Kagami resosi conto di quello che aveva appena detto ricambiò il suo sguardo sentendosi colpevole.
“Aomine... io… mi dispiace…” sussurrò appena ma Aomine infastidito voltò le spalle dirigendosi verso la panchina con tutta l’intenzione di prendere la sua roba e andare via, dall’altra parte il rosso gli corse dietro gridando. 
“Perdonami non volevo… io…”
A quelle parole Aomine si fermò dicendo, “E’ davvero cosi speciale?” si voltò poi guardandolo negli occhi.
“Cosa?” chiese allibito.
“Parlo di quel Tatsuya è davvero cosi speciale?” sospirò appena, “ non so più cosa fare Taiga per fartelo dimenticare, ci ho provato con ogni mezzo, ho fatto di tutto. Sono stato paziente…” si fermò un istante per poi continuare. “Quello che provo per te è davvero importante ma, se tu continui a innalzare una barriera che non mi permette di avvicinarmi a te, non so cos‘altro fare.” restò a osservarlo per qualche istante prima di voltare le spalle e avvicinarsi all’uscita del campo, mentre Kagami restò per qualche istante immobile a osservare la sua figura lentamente allontanarsi.
Non voleva. 
Non voleva perderlo, non ora che aveva capito di provare davvero qualcosa nei suoi confronti e prima che il moro varcasse la soglia dell’uscita con tutto il fiato che aveva in gola gridò.
“Ci sei riuscito!” Aomine bloccò il passo voltandosi di scatto verso la figura imbarazzata di Kagami, che tremante continuò lasciando parlare il cuore e non la mente. 
“Quando… quando oggi sono venuto non era solo per il DVD ma… volevo vederti…” un fiume di parole fluì dalle labbra di Kagami mentre, Aomine gettò a terra la borsa e si avvicinò a lui mentre il rosso continuava, “mi piaci.” confessò imbarazzato.
“Aspetta… tu… dannazione.” disse prima di stringerlo fra le sue braccia, nascondendo il viso nell’incavo del collo, “Cosi all’improvviso? Che vuoi dire con ti piaccio? Davvero? ” non riusciva a crederci.
“Credo…” rispose imbarazzato ma allo stesso tempo felice.
“Credi?” chiese il moro.
“Non so quando ma ho iniziato a pensare a te in modo diverso, credevo di considerarti un amico o magari ammiravo il tuo gioco ma, quando non ci sei mi manchi e mi sento solo, quando mi sorridi e mi sei accanto mi sento diverso, felice e protetto.” 
“Non mi stai mentendo vero? Perché se è una bugia sarò davvero molto triste.” si scostò leggermente Aomine per fissarlo negli occhi un po’ imbarazzato, passando entrambe le mani sul viso del rosso tendendolo leggermente verso il suo.
“Non è una bugia.” sussurrò chiudendo gli occhi avvicinando ancor di più il suo viso, pronto a ricevere quel bacio che non si fece attendere.  
Un bacio dolce e intenso intendo ad esprimere l’amore che provavano l’uno dei confronti dell’altro, il suo cuore batteva forte, mentre le mani di Aomine dal suo viso passarono lentamente hai fianchi stringendolo in un nuovo abbraccio.
Si sentiva bene li fra quelle braccia, si sentiva protetto e al sicuro con la consapevolezza che Aomine era diverso e anche se nel profondo del suo cuore aveva ancora il timore di essere ferito poco gli importò, si sentiva vuoto senza di lui.
A malincuore si staccarono da quel contatto cosi caldo da riuscire a fargli dimenticare il mondo che li circondava, sorrisero mentre mano nella mano lasciarono il campetto per dirigersi verso l’appartamento del rosso, una volta li quest’ultimo invitò Aomine a restare con lui per la notte e il moro non se lo fece ripetere due volte.
Entrati in casa mentre Kagami preparava la cena Aomine chiamò sua madre per avvisarla che non sarebbe tornato a casa per la notte, poi aiutò il rosso a preparare la tavola, cenarono parlando del più e del meno poi finita la cena dopo aver rassettato la cucina guardarono qualche partita di basket in televisione.
Poco dopo entrambi andarono a dormire, niente sesso, solo loro due comodamente stesi nel letto di Kagami a godersi il calore dei loro corpi, mentre la mano calda di Aomine accarezzava pigramente i capelli rossi dell’altro provocandogli una nebbia di sonno, ma prima che si addormentasse completamente voleva essere sicuro di ciò che aveva promesso il moro, voleva sentirglielo ripetere ancora una volta.
“Aomine…” disse in un sussurro.
“Hm…” rispose assonnato.
“Promettimelo… promettimi che non mi lascerai mai.” disse stringendosi di più in quell’abbraccio.
“Idiota, non farmelo ripetere ancora.” rispose stanco, ormai il sonno si era quasi impadronito del suo corpo.
“E’ importante.” disse alzando lo sguardo, dall’altra parte Aomine non poteva resistere a quello sguardo, smise di accarezzargli i capelli passando dolcemente la mano sul suo viso alzandolo di poco cosi da permettergli di guardarlo negli occhi.
“E’ una promessa!” disse sigillando la promessa con un dolce bacio sulle labbra, per poi lasciarsi cullare dal silenzioso canto della notte.
 
 
 
 
 
 
  
  
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