Anime & Manga > Lupin III
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Autore: ThiefOfVoid    21/11/2016    3 recensioni
E' passato poco meno di un anno da quando Alexis ha lasciato l'Interpol e si è unita alla banda di Lupin III, cambiando per sempre la sua vita. Ma non immagina neanche che cosa sta per accadere. Siamo sicuri che i nemici che credono morti lo siano davvero? E come si evolverà il suo rapporto con Jigen?
Sequel di Interpol no more.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV ALEXIS

Una volta tornati al nostro rifugio piazziamo le mie armi insieme alle altre, e discuto con Lupin e i ragazzi del piano, mentre osserviamo la mappatura. Vista la gravità dei sistemi di sicurezza io rimarrò all'entrata, dove gestirò a distanza tutto e terrò d'occhio anche la situazione all'esterno, e visto che Lupin ha anche degli obiettivi minori all'interno del museo i ragazzi di divideranno: Lupin andrà verso l'ala nord, Jigen all'ala ovest e Goemon alla ala est. Per questo rimarrò all'entrata a gestire tutto: è già una portata di lavoro ingente. Come se non bastasse ogni zona del museo ha bisogno di un trattamento diverso per neutralizzare il sistema di sicurezza, e dovrò quindi lavorare ad una zona per volta per evitare errori. E' un sistema raffinato, e ben progettato. Prima rendo sicura la zona di Lupin, così che possa occuparsi del nostro principale interesse. Passo poi alla zona di Goemon, e infine a quella di Jigen. Mentre i ragazzi prendono la refurtiva, mi collego al segnale radio dell'Interpol, scoprendo che la situazione non è delle migliori

“Lupin, abbiamo un grossissimo problema”


“Zazà si è organizzato bene, vero?”

“Dire che si è organizzato bene è riduttivo vecchio mio. Si è fatto affidare almeno un quarto della polizia di New York a suon di autorità. Ricordati che nonostante l'ispettore capo Crawford abbia il suo stesso grado, paparino ha più potere di lui, questo per il semplice fatto che è nell'ICPO, e può praticamente fare tutto quello che vuole. Dobbiamo andarcene da qui, e alla svelta, ho un brutto presentimento riguardo tutta questa faccenda”

“A che cosa ti riferisci?” mi chiede Goemon, un po' perplesso

“Non lo so, è solo che non m sento tranquilla per qualche motivo"

“Sta tranquilla, andrà tutto a meraviglia come sempre” esordisce Jigen, cercando di tranquillizzarmi

Sospiro, ancora inquieta “D'accordo, ma sbrigatevi, credo che saranno qui a breve"

Appena li sento arrivare mi scollego dal sistema di sicurezza, e li aiuto con la refurtiva, il più rapidamente possibile. Non so come mai questo mio senso di oppressione, questo mio brutto presentimento, non accenna a diminuire. Fatto sta che di solito il mio istinto non si sbaglia, purtroppo. Mentre saliamo in auto sentiamo le sirene della polizia farsi sempre più vicine, e ci allontaniamo al massimo della velocità dal museo. Durante il tragitto però noto qualcosa di strano: ci sono delle auto nere parcheggiate in giro, troppe, e come se non bastasse ad un certo punto siamo costretti a svoltare, perché molte di queste auto ci sbarrano la strada. Mi rendo conto che stiamo per finire in un vicolo cieco, ma non faccio in tempo a dire a Lupin una strada alternativa, ci troviamo in trappola prima che io possa aprire bocca. La situazione non è delle migliori, infatti paparino e i suoi ci raggiungono rapidamente. Questa volta sembra proprio che potrebbe riuscire a catturarci

"Finalmente ti ho preso Lupin" esordisce, con una risata soddisfatta

"Io non ne sarei così sicuro, in tutti questi anni l'hai detto spesso, e ti sei sbagliato nel novanta percento delle volte" controbatte Lupin, altrettanto soddisfatto e sicuro

Non sento il resto della loro conversazione. Intravedo una figura minacciosa sulla scala d'emergenza dell'edificio alle spalle di Zazà, e vedo una lama scintillare, pronta per essere tirata. È Charles, e da lì, pur colpendolo alle spalle, può uccidere mio zio senza troppe difficoltà. Gli basta anche solo mirare alla schiena. Istintivamente mi muovo velocemente verso di lui, spingendolo di lato, ma non sono stata abbastanza veloce, il coltello mi si conficca nello stomaco, o poco più in basso, provocando un'emorragia abbastanza forte. Le ginocchia non reggono, e cado sull'asfalto, riuscendo però ad evitare di prendere una facciata per terra. Cerco di mantenere una respirazione regolare, se andassi in iper ventilazione l'emorragia peggiorerebbe, e non avrei scampo. Ora invece ho ancora qualche speranza. In un lampo mi ritrovo intorno i ragazzi e paparino, che ha mandato i suoi agenti per inseguire Charles, ma è inutile, non riusciranno mai a prenderlo. Perdo lentamente i sensi mentre decidono come affrontare la situazione. Capisco solo che vengo caricata sull'auto di mio zio, che parte con le sirene a palla e al massimo della velocità. Ormai ho la vista offuscata, e pian piano mi si abbassano le palpebre, e perdo i sensi una volta per tutte.


Mi risveglio intorpidita nel salotto della mia vecchia casa, dove sono cresciuta fino alla morte di mio padre, sdraiata sul divano. È sicuramente un sogno, o qualcosa del genere. Mi metto a sedere sul divano, e mi ritrovo faccia a faccia con mio padre. È poco più brizzolato rispetto all'ultima volta che l'ho visto, i segni del tempo non sono evidenti su di lui, e non sembra avere preoccupazioni. Rimango lì, incredula, incapace di dire qualcosa. Anche lui non apre bocca, dandomi forse il tempo che mi serve

"Sono morta ed esiste una seconda vita che ci ha permesso di incontrarci di nuovo?"

"Sei in coma, ma sta a te credere se questo sia solo un sogno o un vero incontro"

"Sai dirmi che è successo?"

"Appena lo zio è arrivato all'ospedale sei stata portata in sala operatoria d'urgenza. Jigen e gli altri sono stati bravi, non hanno tolto il coltello dalla ferita, e forse questo ti ha salvato la vita, perché non hanno peggiorato l'emorragia. È stato abbastanza difficile per i medici fermarla, la lama era pericolosamente vicino allo stomaco, e sei fortunata che non sia stato tranciato il digiuno. Ora sei in queste condizioni da un giorno almeno, o forse due"

"È difficile tenere il ritmo del tempo che passa in queste condizioni"

"Esattamente. Stai facendo stare tutti in pensiero, sai, è arrivata anche la mamma, e forse c'è anche Jason"

"Non oso immaginare che razza di casino abbia fatto con la sua scorta per farsi portare qui" dico sorridendo

"Sicuramente, sai com'è fatta la mamma" risponde ridacchiando "tutti sono venuti a visitarti, e a parlarti, non so se ricordi qualcosa"

Cerco di sforzarmi, e ricordo vagamente di aver sentito delle voci, non riesco però a ricordare cosa dicessero. Ricordo la voce di Lupin e quella di mia madre, ma non altre al momento "vorrei solo ricordare cosa dicessero, ma non ci riesco"

"Posso solo dirti che devi svegliarti a tutti i costi. Hai ancora tutta la vita davanti. Non vorrai mica abbandonare così i tuoi cari, vero?"

Scuoto semplicemente la testa in segno di diniego. Inevitabilmente finisco per pensare come chi mi sta a cuore stia vivendo tutto questo. Jigen avrà pensato di andare a cercare da solo Charles, mio zio vorrà arrestarlo ad ogni costo per ciò che mi ha fatto, e lo stesso vale per mia madre. Ma gli altri, come la staranno vivendo? Non so dirlo con certezza. All'improvviso sento la porta della mia stanza d'ospedale aprirsi, ma praticamente non sento i passi, e capisco che si tratta di Goemon. Rimane in silenzio per un momento, prima di esordire "So che di solito non sono molto loquace ed espansivo, ma i medici dicono che puoi sentirci, e credo che stare qui senza dire nulla sarebbe troppo facile. Stai spaventando tutti, ma credo che tu l'abbia capito da sola. Lupin è taciturno e cupo, e sai che non è da lui. Jigen e tuo zio ribollono di rabbia come tua madre, ma se li guardi con attenzione negli occhi capisci che è come se gli fosse crollato il mondo addosso. Jigen quasi non parla da quando sei qui, è passato tanto tempo da quando l'ho visto così giù. Anche Fujiko è preoccupata, e anche se non è potuta venire fino a qui continua a chiederci novità. Immagino anche che tuo zio abbia praticamente litigato con qualche suo superiore per impedire che venissimo arrestati durante il tuo ricovero, e potrebbe anche essere indulgente quando ti dimetteranno” sospira pesantemente, quasi come se dovesse confessare qualcosa di incredibile “Manchi molto anche a me. Ormai la banda non può essere più la stessa senza di te. E' strano da dire, ma è come se ti conoscessimo fin dagli albori, il legame che abbiamo creato con te è talmente forte da darci quest'impressione. So che può sembrare ovvio, ma la tua sarebbe una perdita enorme per tutti noi. Spero solo che tu possa svegliarti al più presto”

Non faccio altro che spostare lo sguardo su mio padre, che mi guarda come per dirmi 'Te l'avevo detto, no?'. All'improvviso le sue labbra si incurvano in un sorriso che definirei sicuro, e diabolico, seppur in senso positivo. Rivivo in terza persona alcune scene di quotidianità, come se le vedessi da un angolo della stanza. Rivedo una delle tante volte in cui ho preso del cioccolato dalla dispensa ad insaputa di mio zio, il giorno della mia laurea, alcuni momenti dell'addestramento dell'Interpol dov'era presente e il giorno della cerimonia che mi rendeva parte dell'ICPO a tutti gli effetti: tutti questi eventi sono accompagnati da alcuni commenti di mio zio, di conseguenza capisco di star ricordando anche alcune delle parole che ha pronunciato da quando sono in coma. I ricordi cominciano a farsi sempre più recenti: il giorno in cui ho accettato la missione sotto copertura, il primo incontro con Lupin e Jigen, tutta una serie di ricordi con quest'ultimo, stralci di quella famosa giornata a Coney Island, compreso il momento in cui mia nonna è spuntata quasi dal nulla...e poi, altrettanto velocemente, mi ritrovo ad osservare il tramonto con lo sguardo verso la Statua della Libertà. E' una scena utopica: non si sente il rumore del traffico, solo i gabbiani e le sirene delle navi che solcano il fiume. Mi volto verso mio padre, che è sempre rimasto al mio fianco, ma il suo sguardo non si sposta subito, prima sembra osservare New York con nostalgia

“Vuoi veramente perdere tutto questo? Vuoi veramente non aver più la possibilità di vivere altri momenti altrettanto felici?”

“Certo che no! Che domande son queste?”

“Allora perché sei ancora qui, sospesa tra la vita e la morte?” non riesco a trovare una risposta, e distolgo lo sguardo per la tensione “Forse vorresti restare qui, in questa specie di universo parallelo, e fare compagnia al tuo vecchio, ma non pensi che questo sarebbe alquanto egoista da parte tua? So che ti manco, ma dall'altra parte hai altrettante persone che ti rendono felice, e tu rendi felici loro. Non puoi abbandonarle così”

“Allora perché non mi sveglio?”

“Se vogliamo vederla in maniera razionale le tue condizioni non sono ottimali e quindi il tuo fisico reagisce di conseguenza, se invece vogliamo stare sul piano metafisico forse ti serve una motivazione in più”

Mi appoggio alla ringhiera, con sguardo basso, e la prima cosa che vedo è l'anello che porto sull'anulare sinistro. E' quella famosa fede 'fittizia', che Lupin aveva procurato a me e Jigen per quell'identità falsa. Non l'ho mai più tolta, e penso inevitabilmente a quel inconscio pensiero che mi ha spinto a farlo: il desiderio di sposarmi con Jigen è talmente forte che da brava sognatrice quale sono ho voluto simbolicamente anticipare la cosa. Nemmeno un secondo dopo questa mia considerazione sento di nuovo la porta aprirsi, e lo sento tirare una delle sue maledizioni, per poi sedersi pesantemente, presumibilmente accanto al mio letto. “Hai idea di quanti progetti ho in mente per noi due?” chiede come se potessi rispondergli “Pensavo di trovare una casa magnifica in qualche posticino tranquillo dove potessimo vivere senza preoccuparci troppo, di portarti ovunque tu volessi andare, di trascinarti in altre pazze avventure delle nostre, facendoti preoccupare ancora e ancora pur non facendolo apposta” si interrompe all'improvviso, e per qualche strana ragione alzo lo sguardo, vedendolo dall'altra parte del fiume, appoggiato anche lui alla ringhiera. Ha un'aria solitaria e cupa, che corrisponde a come immagino che si sentisse prima di essere riuscito a uscire dal clan di Gavez “Parlo al passato non perché non siano più questi i miei progetti, ma perché i medici continuano a dirci che non possono assicurarci che tu possa risvegliarti. Sembra quasi che ci vogliano dire che dobbiamo metterci il cuore in pace, che è finita, ma dannazione non sei attaccata ad un respiratore, non è una macchina che ti tiene in vita, il tuo cuore batte da solo. Dicono anche che potresti sentirci. E allora perché dovrebbero pensare che sia finita? Non trovi anche tu che sia insensato?” è in quest'istante, sentendo la sua voce dubbiosa ma piena di collera che capisco che mi sto immaginando come sarebbero le cose se io non ci fossi più. Guidata dall'istinto, mi sbraccio e cerco di farmi sentire in tutti modi, ma non c'è verso, proprio perché è tutto un inganno della mia mente “Forse le tue condizioni sono più disperate di quanto sembra. Se non è così allora non capisco. Non è possibile che tu te ne possa andare così, sei una donna troppo forte perché questo possa accadere. Non è da te essere così arrendevole. Ma allora perché siamo qui da quasi quattro giorni e tu non ti svegli?”

Ecco l'incentivo di cui avevo bisogno. Perché non ci ho pensato prima? E' chiaro che le conseguenze della mia eventuale morte sarebbero queste. Dire che lo ferirei non baserebbe: lo distruggerei, ecco cosa accadrebbe se io me ne andassi così. Poso un ultima volta lo sguardo su mio padre, prima di allontanarmi di corsa dalla ringhiera, con lo scopo di raggiungere il ponte, arrivando dall'altra parte per raggiungerlo. E' un tragitto abbastanza lungo, che non avrei mai potuto completare di corsa senza rallentare o senza fermarmi. Ma questa è pur sempre un'illusione della mia mente, e in un certo senso tutto è possibile. Mi fermo solo quando solo pochi passi mi separano da lui, e chiamo il suo nome: questa volta si gira.

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Angolo dell'autrice

Finalmente sono riuscita a pubblicare ;^; chiedo scusa per il ritardo, ma è stato un periodaccio. Non ho avuto quasi il tempo per respirare, e indovinate un po'? Ad un certo punto ho perso lìispirazione per quanto ero stressata, e nel tempo libero mi sono sfogata con i videogiochi o con la serie Tv "I Medici" invece che scrivere. Ora va un po' meglio, sono riuscita a ritrovare l'ispirazione perduta (anche se non so quanto questa condizione possa durare), e appena finito qui inizierò già a scrivere qualcosa per il prossimo capitolo. 
Sì, sono stata un tantino crudele, così tanto che sopratutto alla fine stavo per piangere anche io ;^; L'idea per questo capitolo, al solito, mi è arrivata un po' dal nulla, si parte con il botto diciamo c': Devo ancora strutturare un macello di roba, e la cosa ironica è che ho più idee per i capitoli conclusivi che per quelli a venire...oh well 
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo
Alla prossima c:

  
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