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Autore: Amberle_Dubhe    21/11/2016    4 recensioni
Allora morde il cuscino e conficca le unghie nei palmi della mano, e pensa che a pochi metri da lei forse Izaya sta provando le stesse cose, forse anche lui la notte non riesce più a fingere che un amore che non sarà mai ricambiato sia tutto quello di cui hanno bisogno.
[Namie/Izaya]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izaya Orihara, Namie Yagiri
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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THE BEST OF US CAN FIND HAPPINESS IN MISERY






C’è stata una sera, seguita poi da molte altre in cui Namie decide che è troppo tardi per rientrare a casa, e decide di passare la notte a casa di Izaya. E’ un appartamento freddo, poco accogliente, e non è che la presenza di Namie lo renda un ambiente più confortevole in cui vivere, ma Izaya si ritrova ad apprezzare le supplementari ore di compagnia che la donna offre con un silenzio sempre venato di ostilità.

Sono entrambi talmente soli che il fatto di condividere fisicamente uno spazio chiuso da quattro mura lenisce vagamente quel bisogno di calore umano. L’argomento non emerge mai dalle loro conversazioni: a parte gli ordini secchi e gli insulti sibilati, la maggior parte delle loro interazioni è fatta di reciproci, muti accordi.

Le prime volte che ha dormito a Shinjuku Namie ha chiuso la porta della camera degli ospiti a chiave. Non perché avesse paura del suo datore di lavoro, o per un semplice desiderio di privacy. Il fatto di aver ceduto alla debolezza di desiderare la compagnia di qualcuno, soprattutto quell’uomo, la disgustava a tal punto che sentiva la necessità di isolarsi da qualsiasi essere vivente e fingere che la presenza di Izaya dall’altra parte di svariati muri non lenisse vagamente la sensazione di solitudine che in quel periodo la opprime.

Lei non era sola, non era sola, l’unica cosa che contasse veramente erano i propri sentimenti per Seiji. Seiji, Seiji, Seiji, era l’unica persona per cui valesse la pena soffrire, era l’unico di cui le sarebbe mai importato, l’unico che meritasse il suo amore incondizionato, a prescindere dai sacrifici che avrebbe dovuto fare. Non aveva bisogno di nessuno, il suo amore sarebbe bastato per tutto. Sarebbe bastato per entrambi.

Eccetto che non era così. Mentre si rigira nelle lenzuola estranee, in quella stanza buia (le piaceva addormentarsi nell’oscurità più totale), e cerca di pensare a Seiji, ai ricordi felici della loro infanzia insieme, a tutte le volte che è riuscita a far nascere un sorriso sul volto tanto amato, ed ha pensato E’ mio, il suo sorriso è mio, l’ho causato io, Seiji è felice grazie a me e me soltanto, le manca il respiro e gli occhi bruciano e le labbra tremano. Allora morde il cuscino e conficca le unghie nei palmi della mano, e pensa che a pochi metri da lei forse Izaya sta provando le stesse cose, forse anche lui la notte non riesce più a fingere che un amore che non sarà mai ricambiato sia tutto quello di cui hanno bisogno.

 
 

***

 
 

Dopo qualche settimana Namie dimentica lo spazzolino nel bagno degli ospiti, e le capita di trovare qualche suo indumento fra il bucato di Izaya senza ricordare quando aveva deliberatamente deciso che fare la lavatrice dei propri vestiti potesse rientrare nell’area delle loro normali interazioni. Izaya non fa commenti, non mostra aperto interesse davanti a questa lieve modifica della loro routine di datore-segretaria, ma a volte, fra una telefonate e un’altra, fra un incontro e un altro, Namie percepisce il suo sguardo penetrante posarsi su di sè con più frequenza del solito. Anche lei sceglie di ignorarlo, si limita a fare il proprio lavoro, risponde a monosillabi alle sue domande e lancia occhiate gelide alle sue provocazioni.

Una sera, però, Namie sta leggendo uno dei suoi libri sul divano, le pantofole ai piedi e chiaramente non intenzionata a lasciare l’appartamento per la notte, e Izaya si presenta con due tazze di tè.

“Non dirmi che lo hai preparato con le tue mani,” commenta Namie, alzando a malapena il naso dai caratteri.

“Si dà il caso che persino un inesperto come me è in grado di mettere un po’ di foglie in infusione,” replica Izaya con tono vivace, ignorando la sua solita aggressione verbale. “Potresti perfino trovarlo di tuo gusto.”

“Ne dubito,” sbuffa Namie, ma prende comunque una tazza fra le mani. Scorge il proprio riflesso nell’acqua color ambra, e soffia via un po’ del vapore bollente.

Izaya lascia la propria intatta e invece la fissa con uno sguardo penetrante, un sorriso pensieroso che preme agli angoli delle labbra sottili. Namie cerca di reimmergersi nella lettura, ma la presenza dell’altro è come il ronzio ai margini della coscienza, e dopo pochi secondi solleva gli occhi e gli dice con una smorfia, “Vuoi qualcosa?”

Il sorriso di Izaya si allarga, e inclina la testa il quel suo modo che le ha sempre ricordato quello di un serpente.

“Mi chiedevo se stasera avrei avuto di nuovo il piacere della tua compagnia,” dice con leggerezza, come se la risposta non fosse già resa piuttosto ovvia dalla situazione stessa.

Namie si irrigidisce, già intuendo dove l’altro vuole andare a parare. Lo ha visto succedere infinite volte, ha imparato suo malgrado a conoscere le mosse di Izaya, il modo in cui manipola e seduce le persone per condurle esattamente dove vuole lui, toccando con precisione i tasti necessari per rivelare i loro punti deboli, per convincerle che quello che stanno facendo sia una loro scelta.

“Sì”, risponde con voce neutra, facendosi scudo dietro la tazza.

“Namie-san, c’è forse qualche problema? Qualcosa a casa non va?” Le chiede, il tono che trasuda miele talmente dolce che la bocca di Namie viene invasa dalla bile, ed è costretta ad appoggiare la tazza sul tavolino da caffè.

“No,” dice con una lieve sfumatura di durezza nella voce e poi, prima che possa tenere a freno la lingua, “E comunque, non ti riguarda.”

Una luce vittoriosa danza negli occhi scuri dell’uomo. “In realtà, sì. Sei una preziosa collaboratrice, ed è in casa mia che stai vivendo. E’ normale che mi interessi del tuo benessere” dice, gesticolando con la mano per enfatizzare le proprie parole.

Namie digrigna i denti e chiude il libro di scatto. E’ vero che in quel periodo si è sentita peggio del solito, ma non aveva intenzione di lasciare una persona patetica come lui di giocare con i suoi sentimenti. Intanto Izaya non ha ancora smesso di parlare.

“Stavo riflettendo su una cosa. Cosa può essere successo alla piccola tresca con tuo fratello? In tutti questi giorni che mi hai onorato della tua compagnia non lo hai visto né sei stata in contatto con lui, voglio dire, non lo hai pedinato; cosa ti ha portato a desistere? Un rifiuto troppo brusco?” Si porta un dito alle labbra in un’imitazione infantile di dubbio, “O forse ti sei arresa all’evidenza? E’ possibile che dopo una vita intera un’ossessione possa svanire così?”

Namie sente una morsa stringerle il petto, impedendole di respirare, e non può fare a meno di accusare il colpo di cui aveva previsto la venuta. Come non può fare a meno che quelle parole si conficchino negli strati più nascosti del suo cuore come le lame con cui a lui piace giocare. Izaya la fissa con occhi illuminati da una luce crudele. “Questo non vorrà dire… C’è un altro uomo nei tuoi pensieri? Speri che con qualcun’altro possa andare meglio?” Izaya sorride e scoppia ridere, ma nel suo tono non c’è traccia di divertimento. “Tu ancora non sai cosa sia l’amore, Namie-san. Hai conosciuto solo quell’inquietante ossessione per il tuo fratellino che ti piace chiamare amore, ma non--”

Lo schiaffo non arriva a colpire la guancia perché Izaya le afferra il polso, ma almeno interrompe il flusso di parole. Namie si è sporta verso di lui d’istinto, e nonostante sappia quanto sia miserabile l’uomo davanti a lei non riesce ad arginare il fiume di rabbia e dolore che le ribolle in corpo. Izaya non la lascia andare e per qualche secondo rimangono così, a studiarsi come due predatori chiusi in uno spazio troppo piccolo.

“Mi fai schifo,” sibila Namie, la voce fredda come il ghiaccio “E sei l’essere più patetico che conosca. Non venire a parlare a me di amore, tu non sai niente dell’amore.”

Izaya si irrigidisce lievemente, e Namie non se ne sarebbe accorta se non l’avesse tenuta stretta per il polso. Sorride di nuovo con condiscendenza.

“Non ho mai preteso che gli altri capissero la sincerità dei miei sentimenti verso gli esseri umani.”

Namie sbuffa una risata leggera. “Ti prego. Sei un tale codardo, e gli unici sentimenti che provi sono quelli di cui neanche ti accorgi. Perché ne hai paura.”

Izaya inarca un sopracciglio i una manifestazione di incredulità, ma la postura è rigida, le spalle sono tese, e Namie si concede il sogghigno di chi sa che ha premuto il tasto giusto.

Gli si avvicina ancora, appoggia la mano libera sul suo ginocchio, leggera. “Sei innamorato, no, sei ossessionato da quell’uomo da anni e hai sempre chiuso gli occhi. Io almeno ho il coraggio di soffrire in nome del mio amore.”

Il viso di Izaya si contrae in una smorfia di disgusto, tenta di allontanarsi dal lei ma Namie serra la presa sul suo ginocchio. “Shizu-chan non ha niente a che vedere con tutto questo.”

Namie inclina lievemente il capo, la testa che le gira per l’euforia di essere riuscita a scavare una breccia nelle difese dell’altro.

“Izaya, tu sei come me. Solo che io non mi nascondo da ciò che provo” dice, con tono sprezzante.

La bocca di Izaya si curva di nuovo in un ghigno che non raggiunge gli occhi. “Davvero? E allora perché ti nascondi qui, con me, invece di correre dietro a lui?”

Nell’istante in cui le sue dita colpiscono la guancia di Izaya con uno schiocco che risuona per tutto l’appartamento, Namie capisce di avere perso, e che quel moto di rabbia è la prova della sua sconfitta. Si alza dal divano bruscamente e il libro le cade dalla ginocchia con un tonfo sordo.

Izaya non ha nemmeno provato a fermare il colpo, stavolta. Ma non gli sembra affatto una vittoria.

 

***

 

Quella notte Namie non chiude la porta a chiave. Non sa se sia perché il confronto con Izaya l’ha scossa al punto da dimenticarsene, e se si sia trattata di una scelta deliberata di cui ancora non ha compreso il motivo, fatto sta che quando si tira le lenzuola fino a mento si accorge della lama di luce che filtra dal lato della porta socchiusa. Se si concentra abbastanza riesce a sentire i lievi rumori che Izaya produce mentre si prepara a sua volta per dormire, e nonostante tutto, questa situazione surreale la fa sentire lievemente meglio. Forse se chiude gli occhi può fingere che dall’altra parte della porta ci sia qualcun altro, chiunque altro.

Solo che non è così. Conosce troppo bene il rumore, il ritmo dei movimenti di Izaya per lasciarsi andare ad altre fantasie. E il solo pensiero la irrita.

Perciò sospira e si volta per dare le spalle alla porta, cercando di rilassarsi. Se non fosse stata il genere di persona che non abbassa mai totalmente la guardia, nemmeno quando ritiene di essere al sicuro (non sarebbe mai stata in grado di proteggere Seiji dal resto del mondo, altrimenti) non si sarebbe accorta della porta che veniva aperta lentamente, della figura sottile che entrava silenziosa come un gatto.

Non ha paura, non è arrabbiata. E’ solo profondamente stanca, perché è notte ed è buio e vorrebbe avere la compagnia di chiunque altro ma, d’altronde, forse nessuno è più indicato di lui in quel momento. Forse anche lui sta pensando la stessa cosa.

Sente un peso a metà del letto, ma non si muove. Il cuore ha iniziato a batterle più velocemente, suo malgrado, le sembra che sia diventato l’unico rumore della stanza. Anche Izaya non si muove, quasi non lo sente respirare. Finalmente, si volta con lentezza e si mette a sedere, appoggiandosi alla testiera del letto; è allora che Izaya decide di parlare.

“Forse questo è quello che ci meritiamo,” dice con tono sommesso, come se parlare a bassa voce potesse proteggerlo dalla verità delle parole. “Un amore non ricambiato è tutto quello a cui possiamo aspirare.”

Namie perde tempo a studiarlo: indossa solo pantaloni leggeri e una maglietta, e visto così sembra più magro e più giovane del solito. Il suo viso è calmo, la sua postura rilassata, come se oltre ai vestiti di tutti i giorni si fosse spogliato anche dell’atteggiamento con cui si scherma dal resto del mondo. Potrebbe quasi passare per un qualsiasi giovane uomo qualsiasi, perfino più bello della maggior parte delle persone.

Namie si sporge in avanti, sedendosi sulle gambe piegate sotto di sè, e gli si avvicina lentamente. “Forse,” mormora, facendo scorrere lo sguardo sugli occhi scuri al di sopra delle occhiaie livide, il naso sottile, la bocca leggermente screpolata. “Forse non troveremo altro che persone simili a noi. Altri patetici, miserabili esseri umani soli.”

Anche Izaya si inclina verso di lei, una mano appoggiata di fianco alla gamba nuda. “Non abbiamo mai meritato niente di più,” bisbiglia, e si blocca a pochi millimetri dalla sua bocca. Namie lo guarda per qualche istante, e sente la sua determinazione crollare come un castello di sabbia in una bufera, e sussurra di rimando, “Lo so” prima di premere le labbra sulle sue.

E’ un contatto lieve, fatto di fiati sospesi, movimenti incerti, cuori che si fermano; poi Izaya la afferra delicatamente per la nuca e inclina la testa di lato, e qualcosa dentro Namie scatta. Gli afferra la maglietta con entrambe le mani e lo strattona contro di sè, gli lecca le labbra come per verificare che tutto questo sia relale. Izaya emette un suono simile ad un basso ringhio e apre la bocca a sua volta, una fame che un istante prima non c’era sembra essersi impossessata di loro. Namie gli stringe alcune ciocche di capelli scuri in pugno, e se è doloroso a nessuno dei due importa, perché Izaya l’ha afferrata per la vita per bloccarla su materasso sotto di sè, e Namie si contorce per allargare le gambe e lasciarlo venire il più vicino possibile. Il calore del corpo di Izaya è troppo piacevole, si sente sopraffatta da quello che sta accadendo e vorrebbe fermarsi, non riesce fermarsi, sta odiando le proprie gambe tremanti, il respiro affannato e le mani che non la smettono di scorrere e strattonare i suoi capelli. Quando inclina la testa all’indietro per porgergli la curva del collo bianco sibila fra i denti “Ti odio, ti odio, ti odio,” ma Izaya si limita a premere gentilmente le labbra sulla sua pelle, ne lecca via il lieve velo di sudore facendole il solletico con la punta dei capelli.

E’ così sbagliato che le piaccia, che la faccia sentire bene. Preferirebbe mille volte avere la forza di dire che ne è disgustata, di cacciarlo dalla sua camera a calci e poi uscire da quella casa per non tornarci mai più, vorrebbe sputargli addosso cose talmente crudeli da vederlo finalmente spezzarsi davanti ai suoi occhi, vorrebbe che lui le sputasse addosso cose talmente crudeli da spezzarla, così da poter finalmente rimettere insieme i cocci di sè stessa, nel modo giusto.

Così è sbagliato, il conforto che sta provando è sbagliato, il piacere che le sfugge dalle labbra è sbagliato, non dovrebbe esserci, non con lui, non con una persona come lui. Sono due esseri orribili e non meritano di trovare conforto nemmeno nella disperazione dell’altro, e lo sa che Izaya sta pensando la stessa cosa, e lo odia quanto sta odiando sè stessa perché nemmeno lui riesce a fermarsi.

Le viene da piangere. Non piange quasi mai, e quando accade fa sempre in modo che nessuno possa venirlo a sapere, e adesso, in questo momento, le viene da piangere. E allora si odia e una lacrima le cola nei capelli, odia Izaya e un singhiozzo strozzato le sfugge dalle labbra. Izaya alza lo sguardo dalla maglietta che le sta sfilando ma lei non gli lascia il tempo per fare niente, affonda le dita nella sua spalla e con uno strattone rovescia la loro posizione, mettendoglisi a cavalcioni. Con il viso coperto dai capelli, lascia andare i tremiti delle proprie spalle mentre si inarca per strusciarsi contro di lui, e lo sente già duro contro la stoffa sottile dei loro vestiti. Izaya geme e la afferra per i fianchi, viene incontro ai suoi movimenti con spinte lente, deliberate del bacino e Namie si tuffa di nuovo sulla sua bocca per zittire i gemiti misti a singhiozzi che non riesce a fermare, che non sta più cercando di fermare. Izaya sposta le mani sul suo viso e con i pollici sfiora le tracce bagnate delle sue lacrime, sospira contro la sua bocca e il suono si scioglie sulla lingua di Namie, e se solo, se solo non la stesse trattando come se fosse fatta di vetro, se solo ogni suo gesto non fosse così delicato, nonostante la fame, almeno odiarlo (e odiarsi) sarebbe più facile.

Sa come rispondere alla crudeltà, sa come rispondere ad un attacco -ma questo affetto, questa gentilezza stanno scavando dentro di lei come se le sue difese d’acciaio non esistessero. E allora risponde alla sua delicatezza con violenza, e morde dove Izaya bacia, graffia dove Izaya sfiora, e c’è tanto disgusto nei suoi occhi che si domanda perché non sia ancora fuggito. Ma poi ricorda che l’unica persona da cui Izaya si sia mai lasciato ferire è sè stesso.

“Smettila” sussurra mentre le solleva la maglietta leggera sopra la testa e gliela sfila, “Io-” e un altro singhiozzo le sfugge mentre lui fa scorrere le labbra sul suo petto nudo, “Perché?

Izaya si ferma e si solleva, portandoli entrambi a sedere. In questa posizione è più basso di lei, ma Namie si sente talmente piccola e fragile che è come se la stesse sovrastando.

“Perché è quello che vogliamo,” le dice con voce calma, come se le stesse parlando del concetto più semplice del mondo. “Che tu odi me, o le ragioni per cui siamo arrivati a questo punto, è irrilevante. Non sprecare energie ad opporti a ciò che desideri fare, Namie-san, non è da te.”

Namie serra le labbra e si asciuga rabbiosamente le guance. “Io non ho bisogno di questo, o di te, non lo voglio,” ed è una bugia tanto chiara che Izaya non si preoccupa nemmeno di smentirla. Scuote leggermente la testa e le accarezza la schiena, le dita che scorrono lungo la fossetta della sua spina dorsale, e Namie rabbrividisce sotto il peso congiunto di quelle parole e del suo tocco lieve. “Anche io ne ho bisogno. Non potrai mai avere l’amore di tuo fratello, e io non avrò mai l’amore-”

di Shizu-chan

“-dell’umanità. Se non vuoi soffrire devi smettere di torturarti e accettare che-”

Namie solleva la mano di scatto, come per colpirlo di nuovo, ma poi il braccio le trema e le spalle si incurvano, ed è come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco perché non ha più fiato nei polmoni e non riesce a inspirare nuovo ossigeno. Si raggomitola su sè stessa per qualche secondo, mentre Izaya rimane immobile ad osservare le sue mosse, ma poi sembra trovare la determinazione per raddrizzare nuovamente la schiena, una nuova luce negli occhi scuri: ed è bellissima, con una nuova, incerta compostezza che la fa apparire di nuovo d’acciaio, le guance infuocate dalla bufera di emozioni che l’hanno attraversata negli ultimi minuti, il petto vibrante, lo sguardo fermo.

Izaya ha ragione, si sta rendendo più ridicola di quanto già non sia.

“E’ vero che ti odio,” Ma non più di quanto odi me stessa in questo momento.

Il sorriso di Izaya è quasi invisibile, ma le dice che ha capito anche senza parlare. Quando prova a portarla di nuovo sotto di lui Namie lo afferra per le spalle e lo blocca sul materasso, la bocca una linea ferma. “No.”

Izaya si limita a sogghignare divertito e la aiuta a liberarsi dei loro pantaloni.

Quando lo bacia per l’ennesima volta, i capelli che creano una coltre profumata intorno alle loro teste che li nasconde dal resto del mondo, è come se un peso enorme si fosse sollevato dal suo corpo per lasciarla libera di galleggiare in una quieta atmosfera fatta solo delle mani sottili di Izaya su di lei, dei loro respiri affannosi che si mischiano, della frenesia che la spinge ad ondeggiare il bacino contro quello di Izaya per bere i suoi gemiti come la cosa più deliziosa del mondo.

Izaya probabilmente domani porterà i segni di quello che è successo, perché Namie è implacabile con le unghie e coi denti, e forse in una diversa situazione si divertirebbe a rinfacciargli questo suo lato sottomesso (e forse lo farà, prima o poi), ma anche volendo le sue carezze gentili e il modo con cui le viene incontro con il bacino le stanno mozzando il fiato.

Quando finiscono di spogliarsi Namie rabbrividisce, non sa se per l’aria fredda che le sfiora la pelle o perché il modo in cui Izaya la sta guardando le sta facendo esplodere il cuore nel petto; come se fosse qualcuno di amabile, come se fosse qualcuno di cui avere cura, come se Izaya fosse davvero il genere di persona che può guardare il proprio amante il questo modo. E forse lo è, almeno per stanotte. Forse entrambi possono concedersi di comportarsi come se meritassero di essere guardati in quel modo.

Nonostante il desiderio che le attraversa il corpo in piacevole ondate, parte della disperata frenesia che l’aveva dominata fino a poco prima è svanita, e il sollievo che suo malgrado le parole di Izaya le hanno infuso nel cuore rende i suoi movimenti più consapevoli, e riesce ad apprezzare ogni istante di quello che sta succedendo. Si sofferma ad osservare il  viso di Izaya, la varietà di espressioni che lo attraversano, ascolta tutte le sfumature dei suoi gemiti, tocca e assaggia la trama della sua pelle chiara, e Izaya fa lo stesso con lei, e sembra una persona così diversa quando le accarezza i capelli o le stringe i seni fra le mani che Namie quasi dimentica il rancore.

Quando comincia ad abbassarsi lentamente sul suo sesso, digrignando i denti per la sensazione, Izaya rimane sdraiato sulla schiena e la osserva, le guance arrossate  e gli occhi lucidi e pieni di aspettativa, guidandola con le mani sui suoi fianchi. Namie getta la testa all’indietro e gli conficca le unghie nel petto senza riuscire a controllare il respiro; le gambe le tremano per lo sforzo e il calore che sente fra le cosce è talmente intenso che le sembra di bruciare, le vertigini le fanno girare la testa. Riesce a percepire ogni minimo movimento di Izaya dentro di sè, ed è la prima volta che raggiunge un tale livello di intimità con un’altra persona. Il solo pensiero la travolge, la sensazione la schiaccia lasciandola tremante, in parte per lo shock, in parte per l’immensa euforia. Poi Izaya ringhia sotto di lei e muove il bacino in contemporanea con le braccia per farla muovere, e Namie obbedisce, sollevandosi fino a farlo quasi uscire dal suo corpo per poi ricadere con una spinta secca e più deliberata. Il gesto mozza il fiato a entrambi, Namie crolla in avanti senza curarsi dei segni che le sue unghie gli stanno lasciando sul petto, flette di nuovo le gambe e comincia a muoversi, aiutata dal ritmo del bacino di Izaya che viene incontro al suo. Non si era resa conto di aver chiuso gli occhi, ma quando li riapre vede davanti a sè il viso di Izaya sciolto in un’espressione di piacere, ciocche di capelli scuri incollati alla fronte, le palpebre semichiuse e i denti serrati per la concentrazione. Si domanda se anche lei deve avere quell’aspetto, e probabilmente lo ha, e per un attimo le viene da chiedersi cosa penserebbe di lei Seiji se in questo momento potesse vederla, se la disprezzerebbe la sua debolezza, se ne sarebbe geloso, se- ma poi Izaya geme -Namie- e la riporta nel presente, dove il mondo inizia e finisce all’interno dell’immenso calore che si sprigiona dal punto di contatto dei loro corpi e si espande nel suo sangue come fuoco liquido. I muscoli le bruciano per la velocità e lo sforzo a cui li sta obbligando, sente la pelle ricoprirsi di sudore e non ha nemmeno più fiato per emettere un suono, ma non si ferma, non può fermarsi adesso che una nuova tensione le sta facendo tremare gli arti, e il bruciore tra le gambe si trasforma in un crescendo di sensazioni con ogni spinta del bacino; Izaya affonda le dita nei suoi fianchi e si muove senza un ritmo preciso, adesso, e anche lei ha perso la concentrazione necessaria e le sembra di cadere, le sembra di volare, perde qualsiasi contatto con la realtà che si è ridotta ormai al sesso di Izaya che scivola dentro di lei portandola sempre più vicino al limite. Quando l’orgasmo la attraversa l’intero corpo si immobilizza e vede bianco, solo bianco, e trascorsi i primi, deliziosi momenti viene scossa da una serie di brividi violenti che la fanno accasciare sul petto di Izaya come se fosse stata privata della spina dorsale. Prima che possa recuperare un minimo di respiro o lucidità Izaya ricomincia a muoversi dentro di lei con la stessa frenesia di prima, il viso premuto contro la sua spalla mentre i suoi gemiti e respiri si infrangono sulla pelle. Dopo qualche secondo Namie raduna un minimo le forze per venire incontro alle sue spinte disperate, ignorando il tremito violento delle gambe, e Izaya getta la testa all’indietro sui cuscini e con le ultime, brevi spinte viene dentro di lei esalando un sospiro.

Namie sente il peso della realtà avvolgerla di nuovo come una coltre soffocante mentre i battiti del cuore rallentano e il respire si stabilizza. Sotto di lei Izaya ha ancora gli occhi chiusi e le mani ferme sui suoi fianchi. La donna si concede ancora qualche istante per ispezionare il risultato di ciò che hanno appena fatto: le labbra sono leggermente schiuse e rosse, come le guance scavate, e il temporaneo colore della pelle attenua un po’ le occhiaie; la fronte è leggermente sudata e i capelli scuri sono un disastro, ma è sull’espressione del suo viso su cui si sofferma. Quando apre le palpebre con una lentezza studiata un sorrisetto gli stira le labbra, e a Namie ricorda istantaneamente un grosso gatto che tiene fra le zampe un topolino, se non fosse che Namie non è una sua preda né si è mai sentita tale. Un’ondata di irritazione la invade, e sente che la breve, effimera tregua che hanno stabilito è già giunta al termine. Una smorfia infastidita le attraversa il volto e nonostante il calore del corpo dell’altro sia invitante, fa leva sulle braccia per sollevarsi e tornare seduta sul materasso. -Fuori-

Izaya si prende il tempo di stirare le membra irrigidite e si mette anche a lui a sedere. Mentre lo osserva sfilarsi il preservativo e annodarlo velocemente Namie sente il bisogno di rimanere sola farsi sempre più insistente, come se farlo sparire dalla propria vista potesse in qualche modo attenuare il senso di vuoto che ora la sua compagnia gli provoca.

-Non ce n’è bisogno, sai? Non lo userò contro di te, non ho intenzione di ricattarti,- una breve risatina -per ora, almeno.-

-Sapevo perfettamente a cosa andavo incontro, quello che provo non ti riguarda minimamente,- ribatte Namie, dura. -Voglio solo che tu vada fuori di qui.-

Izaya scrolla le spalle e per una volta tanto non insiste, probabilmente perché lui stesso è ancora piuttosto scosso dalla faccenda. Namie si sdraia sul materasso rivolgendogli la schiena senza preoccuparsi di mettersi qualcosa addosso, ascolta il fruscio della stoffa mentre Izaya si riveste, e serra le palpebre, raggomitolandosi su sè stessa.

L’aria stessa che respira è ancora pregna dell’odore di sesso, dell’odore di Izaya mischiato al proprio, e non c’è modo per ignorare il gesto che si è concessa in un momento di debolezza, il suo stesso corpo è ancora pervaso dal languore misto alla stanchezza dei muscoli irrigiditi. Prega con tutta sè stessa che Izaya si sbrighi ad uscire da lì, che la lasci finalmente in pace, ma probabilmente si sta divertendo a vederla così inerme, perfino più debole di quando ha iniziato a piangere come una mocciosa. Soffia un respiro fra i denti serrati, il corpo viene percorso da profondi brividi per il freddo, per lo stress, per la rabbia- quando sente qualcosa sfiorarla la spalla, e per un breve istante, così rapido che potrebbe anche trattarsi di un sogno ad occhi aperti, il tepore delle dita di Izaya le marchia la pelle come fuoco, e questo semplice tocco, pelle contro pelle, calore contro calore, il più umano gesto di conforto, il modo più semplice per comunicare Ci sono anche io, per un attimo riporta indietro l’illusione che hanno condiviso, e questo è un momento di intima sincerità che non potrà mai dimenticare.

E forse per stanotte riuscirà ad addormentarsi.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

NOTE

 

TANTI AUGURI A NAMIE CHE OGGI E’ PIU’ VECCHIA MA NON MENO BELLA!

 

I’m sorry (not sorry), lo so che questi due hanno sofferto abbastanza ma d’altronde non deciso io, hanno fatto tutti da soli *sniffs*

(Elisa ricorda che ti voglio bene e che lo smut gay arriva presto)

Io li amo insieme, sono così angst fsdvjskvsd

Non lo so quando devo scrivere delle note non mi viene mai in mente niente, fuck. Spero che vi sia piaciuta, ecco <3

Un bacione!

Amberle



PS: Il titolo viene da I don't Care the Fallout Boy, e a me fa sempre venire in mente Izaya andatevela a sentire
   
 
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