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Autore: reila_guren    22/11/2016    7 recensioni
-Catarina, mia cara puffetta. Sono assolutamente sicuro che ieri sera, quando siamo andati a letto, Alexander di anni ne avesse venti. Stamattina mi sono svegliato e ne aveva sette. Potrebbe averne sei, però, o anche otto. Non gliel'ho chiesto e non sono molto bravo in queste cose.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Magnus aveva visto tante cose nella sua vita. Del resto era normale quando sei in circolazione da oltre trecento anni, anno più, anno meno. Aveva visto tante cose strane che l'avevano stupito. Come quella volta che Ragnor era uscito con quella fata che poi l'aveva scaricato (in questo caso la stranezza stava nel fatto che Ragnor fosse riuscito a rimediare un appuntamento) o quella volta che Ragnor (Ragnor la sua vecchia scimmietta da compagnia, non quello della fata) si era esibito in un complesso ed impeccabile spettacolo di tiptap. Tuttavia non era preparato a quello che si era trovato davanti quella mattina appena sveglio. 
Magnus non era uno dal risveglio rapido. Emergeva dal sonno lentamente, prendendo coscienza piano piano di ciò che lo circondava. Passava interminabili minuti a bearsi del calore delle coperte in cui era avviluppato e quello del corpo forte e muscoloso di Alec prima di aprire finalmente gli occhi. 
Quella bizzarra mattina iniziò proprio così, se non per un piccolo ma significativo particolare: non c'era nessun corpo forte e muscoloso premuto contro il suo. 
Magnus sollevò una palpebra infastidito da questo cambio nella sua routine. Era girato verso la finestra, la tenda non era stata del tutto tirata e i raggi del sole entravano nella stanza finendo dritti nel suo occhio aperto. Lo richiuse all'istante mugugnando infastidito. 
Si girò sbadigliando e riaprì gli occhi, aspettandosi di trovare il suo ragazzo addormentato lontano dalla sua amorevole stretta. Non lo trovò. Ciò che trovò lo fece sobbalzare e schizzare fuori dal letto come una molla. Rannicchiato come una palla sul bordo del letto e con indosso un morbido pigiama di flanella azzurro c'era un bambino di circa sette anni, con una massa di capelli neri arruffati.
Magnus sbatté le palpebre diverse volte, sperando che quell'allucinazione potesse svanire da un momento all'altro. Ma il bambino restava sempre lì, profondamente addormentato in posizione fetale sul suo letto, le ciglia lunghe e nere che gli solleticavano gli zigomi alti. Gli  zigomi tipici dei Lightwood.
-Oh no- mormorò Magnus scioccato. 
Il bambino iniziò a muoversi sotto le coperte. Magnus fece un passo indietro, allontanandosi come se sul suo letto ci fosse una bomba o un grosso demone bavoso o peggio ancora un completo di Gucci tarocco e andò a sbattere contro il comodino, facendo cadere con un fracasso clamoroso la sua crema per il viso al mandarino. Il bambino spalancò gli occhi all'improvviso. Due enormi occhi blu che Magnus conosceva bene incontrarono i suoi occhi dorati da gatto. 
-Oh no. Oh no-
Il bambino si tirò velocemente su a sedere e si guardò attorno spaventato. 
-Dove sono?- chiese e poi puntò gli occhi su Magnus, come se lo avesse visto solo in quel momento -e tu chi sei?-
Magnus aprì la bocca e la richiuse subito. Fissava il bambino davanti a lui e intanto pregava che tutto ciò potesse avere una spiegazione logica e che le cose non stessero come invece pensava. 
-A-Alexander?- chiese infine.
Il bambino spalancò gli occhi, più stupito che spaventato, e disse: -Sai il mio nome?-
Magnus chiuse gli occhi. Le cose stavano proprio come aveva temuto. Poteva sempre trattarsi di un brutto sogno, però. Un brutto, bizzarro sogno da cui presto si sarebbe svegliato, sì. 
-I tuoi occhi...- disse il bam- Alec. Tanto valeva chiamarlo con il suo nome. -Sei uno stregone!  Se non mi dici chi sei e come mai sono qui, ti prendo a pugni. Sono uno shadowhunter e posso farti molto male. Cioè, in realtà mi sto ancora allenando per diventare uno shadowhunter, ma sono molto bravo!-
Magnus si sentì pervadere da un moto di tenerezza. Il suo Alec in miniatura che nel suo pigiama troppo grande e con qualche buco (certe cose non cambiano mai) vuole combattere i cattivi. Sì, era proprio il suo Alexander. 
-Uhm... sono Magnus. Non so bene perché tu sia qui, ma siamo... amici. Sì, diciamo così.- Non era il caso di dire ad un bambino di sette anni che era il suo ragazzo. 
-Amici? Ma se non ti ho mai visto in vita mia! E poi sei un Nascosto, e io non conosco nessun Nascosto!- Replicò Alec con aria di sfida. La situazione era decisamente più complicata da gestire di quanto sembrasse in apparenza.
-Senti, è una storia piuttosto complicata che nemmeno io capisco del tutto- meglio non dire che in realtà non la capiva per niente e che non aveva assolutamente idea di cosa stesse succedendo, -ma ti assicuro che non voglio farti del male. Conosco tua madre Maryse, tuo padre Robert e anche tua sorella Isabelle-
-Conosci i miei genitori e Izzy? Sei loro amico?- Chiese Alec un po' più tranquillo. Se era amico della sua famiglia allora non doveva essere pericoloso. 
-Sì!- rispose Magnus, rincuorato dalla sua reazione. -Perché non facciamo così, adesso tu fai colazione e io cerco di capire perché sei qui- E perché hai qualcosa tipo tredici anni in meno di quelli che dovresti avere, pensò. 
Il piccolo Alec annuì e Magnus lo condusse in cucina. Il bambino gli lanciava ancora qualche sguardo sospettoso, ma sembrava abbastanza tranquillo. Bene, poteva gestire la situazione senza problemi, dopotutto non era diventato il sommo stregone di Brooklyn per niente. 
-Cosa ti do? Caffè?- Chiese una volta in cucina.
-Sono troppo piccolo per il caffè- Rispose Alec alzando un sopracciglio. 
Poteva gestire la situazione senza problemi e senza somministrare caffeina ad un bambino di sette anni.
-Giusto. Allora facciamo latte con cacao e biscotti con gocce di cioccolato- disse Magnus e con uno schiocco di dita e una nuvoletta blu fece comparire il tutto sulla tavola. Alec lo guardò tra il sorpreso e l'ammirato.
-Ok. Tu mangia, io vado a fare una telefonata.-
Magnus corse in camera e afferrò il telefono cercando disperatamente il numero della prima persona a cui si rivolgeva quando aveva problemi. E svegliarsi con il proprio fidanzato trasformato in un bambino era decisamente un problema da non sottovalutare. 
-Catarina!- Esclamò Magnus quando rispose al telefono -Ho assolutamente bisogno di aiuto!-
-Magnus, se vuoi di nuovo fare il pirata per i mari del Perù, ti ricordo che sei stato esiliato.-
-No, non si tratta di quello.-
-Se hai un'altra delle tue idee folli non ho alcuna intenzione di darti corda. Prova con Ragnor, anche se lui stesso mi ha detto che da quando non va più in vacanza con te la sua vita è molto più tranquilla e si sente addirittura ringiovanito di un centinaio d'anni.-
-Catarina, Alexander ha sette anni!!- 
Catarina restò in silenzio qualche secondo poi disse: -Magnus... sapevo che il tuo nuovo ragazzo era molto più giovane di te, ma così mi sembra un tantino esagerato. Non avevamo stabilito che l'età minima era diciotto anni?-
Magnus chiuse gli occhi e sospirò. Poteva gestire la situazione. Poteva farcela. -Catarina. Mia cara puffetta. Sono assolutamente certo che ieri sera, quando siamo andati a letto, Alexander di anni ne avesse venti. Stamattina, mi sono svegliato e ne aveva sette. O potrebbe averne otto o anche sei, non gliel'ho chiesto e non sono molto bravo in queste cose.- 
-Oh- fu la risposta della sua amica. -È curioso-
-Curioso non è esattamente il termine che userei per descrivere la situazione. E per quanto il piccolo Alexander sia un bambino assolutamente adorabile, e ti assicuro che lo è, dovresti vederlo, gradirei che il mio ragazzo fosse almeno maggiorenne.-
-Potrebbe essere un incantesimo andato male o una pozione presa accidentalmente- disse allora Catarina, che aveva finalmente deciso di aiutarlo. 
-Alexander non è stupido, non gioca con le mie pozioni e non vedo come potrebbe essere rimasto vittima di un incantesimo.-
-Magnus, io sono una Guaritrice. Io so guarire, non risolvere misteri, ma se non scopri come mai è regredito fino all'età di sette anni non credo tu possa farlo tornare normale.-
-E come faccio a scoprirlo?- Pigolò lui disperato. Eccolo lì, il sommo stregone di Brooklyn che pigola come un pulcino, pensò.  Se Ragnor e Raphael lo avessero visto lo avrebbero preso in giro per il resto della vita, che quando si è immortali è un lasso di tempo discretamente lungo. Già se li immaginava prendere il tè insieme e sparlare alle sue spalle. O almeno, Ragnor avrebbe preso un tè e Raphael qualsiasi cosa prendessero i vampiri alle cinque con i biscotti. Ma loro non mangiavano nemmeno i biscotti. 
-Prova a chiamare Ragnor, è lui l'esperto di queste cose- Suggerì Catarina. Parli del diavolo... 
-Sia chiaro che lo faccio solo perché amo immensamente Alexander.-
-Naturalmente.-
-E solo perché al momento sono un tantino scosso e non riesco a pensare lucidamente.-
-Mi sembra comprensibile.-
-Non è che io abbia davvero bisogno del suo aiuto.-
-Ne sono certa.-
-In altre circostanze potrei tranquillamente risolvere da solo la situazione in modo assolutamente egregio.-
-Chiama Ragnor, Magnus.- Catarina chiuse seccamente la comunicazione.
Ancora una volta i suoi amici si dimostravano del tutto insensibili nei suoi confronti.
Magnus fece un sospiro sconsolato e cercò il numero dello stregone. 
-Chi mi disturba nel mezzo del mio massaggio rilassante?- Chiese la voce profonda di Ragnor dall'altro capo del telefono. 
-Ragnor, vecchio amico... come te la passi?- Era sempre meglio mostrarsi cortese.
-Magnus, mi chiedevo giusto quando avresti chiamato.-
-Come?- domandò lui perplesso. Certo, nonostante Ragnor fosse piuttosto pignolo, non sapesse divertirsi e non avesse assolutamente il suo buongusto nel vestirsi erano grandi amici, ma non è che si sentissero quotidianamente. 
-Ti sei svegliato bene stamattina? Tutto a posto a casa, niente di insolito?- 
Magnus chiuse gli occhi e sospirò per quella che doveva essere la settantacinquesima volta da quando si era svegliato. Che era stato meno di un'ora prima.
-Ragnor, perché mi pare di capire che tu sappia qualcosa della curiosa, come l'ha definita Catarina poc'anzi, situazione in cui sono attualmente?-
-Oh le mie parole ti hanno dato questa impressione?- Domandò lo stregone con tono di finto stupore e vaga indignazione. Quel subdolo bastardo verdognolo.
-Ragnor, credevo che fossimo amici!- Esclamò ferito, Magnus. In realtà era sollevato. La loro amicizia era un po' bizzarra, ma si volevano bene e sapeva che Ragnor non avrebbe mai fatto del male ad Alec, quindi, se per qualche motivo che tuttavia continuava a sfuggirgli, era stato lui a trasformare il suo ragazzo in un moccioso col pigiama di flanella, la cosa non doveva essere grave. Solo uno scherzo tra vecchi amici. Uno scherzo tra vecchi amici per il quale l'avrebbe strozzato alla prima occasione. 
-Oh ma lo siamo, Magnus. Anzi, già che ci sono, mi ferisce che un caro amico come sei tu per me abbia dimenticato che giorno è oggi.-
Magnus frugò nella mente. Non era il compleanno di Ragnor. Loro due non stavano insieme, per quanto ne sapeva, quindi non era il loro anniversario...
-Ti do un indizio: Perù, la capanna di legno.- 
Magnus si illuminò, per spegnersi subito dopo. 
-Ancora con questa storia?!- Esclamò incredulo. Erano secoli che Ragnor gli portava rancore per quel vecchio malinteso. Insomma, non aveva nessuna prova che fosse stata colpa sua!
-Certo! Hai distrutto il mio preziosissimo e antichissimo libro di incantesimi! Hai idea di quanto di quanto ci avessi messo a trovarlo? E quanto mi fosse costato? E tu l'hai ridotto in cenere!-
La questione non era mai stata del tutto chiarita. Ragnor sosteneva che fosse stata colpa sua se la capanna in mezzo al bosco in cui avevano deciso di passare la loro vacanza in Perù fosse andata a fuoco e con essa il prezioso libro. Solo perché nella capanna in quel momento c'era solo lui! Come se questa fosse una prova incriminate. Comunque da quel giorno Ragnor aveva dato il via ad una tradizione. Sceglieva un anno e il giorno dell'anniversario della vicenda gli faceva un dispetto per fargliela pagare. Non lo faceva ogni anno, aspettava giusto il tempo che Magnus si dimenticasse della cosa per poi coglierlo di sorpresa. 
Le sue tecniche di vendetta, tra l'altro, erano sempre molto fantasiose. Una volta gli aveva riempito il loft di piante, pur sapendo benissimo che lui era allergico al polline e anche se liberarsi delle piante era stato facile grazie alla magia, il polline aveva continuato ad aleggiare per casa per giorni. Un'altra volta aveva sostituito tutti i suoi completi firmati con delle copie prodotte in Cina e un'altra volta aveva fatto una cosa che ancora cercava disperatamente di dimenticare e che aveva richiesto la collaborazione di un demone che produceva bava a fiumi e di un Martini. Rimpicciolirgli il fidanzato evidentemente era la sua ultima fantasiosa trovata. 
-Come ti ripeto tutte le volte che mi rinfacci questa vecchia faccenda, non ci sono prove che l'incendio sia scoppiato a causa mia e devo dire che mi ferisce esserne sospettato. Ma non è questo il momento di chiarire questa storia, voglio che tu faccia tornare Alexander normale!- E a proposito di Alec, lo stava lasciando solo troppo a lungo e per quanto sembrasse un bambino ben educato e responsabile, la casa di uno stregone poteva essere pericolosa.
-L'incantesimo svanirà da solo tra un po'- Rispose Ragnor indifferente. Lo immaginò tornare a concentrarsi sul suo massaggio rilassante. 
- Quantifica "tra un po'", per favore.-
-Un giorno, due, forse tre...- Il suo tono vago lo terrorizzava. C'era la possibilità che si ritrovasse a fare da babysitter al suo fidanzato di sette anni per un mese.
-Ragnor, tu non puoi lasciare il mio ragazzo in quelle condizioni a tempo indeterminato!-
-Oh ti devo salutare, Magnus, è arrivata l'ora del mio trattamento nella grotta di sale.- 
-Ragnor, non osare...- Ma ormai l'altro aveva chiuso la comunicazione. Il segnale di libero che proveniva dal telefono lo deprimette.
Ragnor aveva detto che l'incantesimo sarebbe svanito da solo, quindi l'unica cosa da fare era aspettare e possibilmente evitare che il piccolo Alexander facesse qualche danno. 
Non sapendo quanto tempo ci sarebbe voluto, Magnus pensò che fosse il caso di informare qualcuno della situazione. I genitori di Alec erano fuori discussione. Già Robert e Maryse disapprovavano con convinzione la loro relazione, se poi avessero saputo che un suo amico (doveva pensare seriamente di rivalutare la sua amicizia con Ragnor) aveva trasformato il loro figlio ventenne in un bambino, era probabile che il loro astio nei suoi confronti sarebbe cresciuto giusto un po'. Isabelle sembrava una buona idea. Forse si sarebbe anche fatta due risate.
-Isabelle, sono Magnus- Disse quando la ragazza ebbe risposto. Il suo tono sembrava ormai quello di un cane bastonato, cosa che forse la fece preoccupare, perché si allarmò.
-Magnus, è successo qualcosa? Alec sta bene?- Domandò preoccupata.
-Oh sta bene, non potrebbe stare meglio, si sta ingozzando di latte e biscotti da mezz'ora...-
-Oh- Ora il suo tono era vagamente confuso -Perché mi hai chiamato, allora? Ti serve qualcosa?-
Magnus sospirò. Di nuovo. -Hai presente Ragnor Fell? Colorito verdognolo come se fosse sempre sul punto di vomitare, piuttosto noioso e anche un po' antipatico...-
-L'ex Sommo Stregone di Londra, il tuo amico.- Rispose lei.
-Non sono più molto sicuro del genere di rapporto che lega me e quell'uomo, ma sì parlo di lui. Vedi, Isabelle, c'è la possibilità che Ragnor abbia fatto una cosa. Uno scherzo, diciamo, ai miei danni che ha malauguratamente coinvolto anche Alec.-
Silenzio.
Magnus si guardò le unghie e pensò distrattamente che fosse ora di rifare la manicure. Con uno schiocco di dita provvedette a mettersi un brillante smalto dorato.
-Che cosa ha fatto quel tizio a mio fratello?- Chiese Isabelle infine con tono accusatorio.
-Beh ecco...- Magnus si domandò se fosse il caso di dirglielo con tatto o con la tecnica del cerotto, secco e veloce. -L'ha fatto diventare un bambino di sette anni.- Secco e veloce era sempre la soluzione migliore in questi casi. 
Di nuovo silenzio. Magnus riusciva ad immaginare Isabelle che, probabilmente appena sveglia, assimilava l'informazione.
-Lui ha fatto cosa?!- 
-È solo temporaneo!- Si affrettò a rassicurarla lui -Solo che non so bene quando l'incantesimo svanirà, quindi pensavo che magari potresti venire a darmi una mano. Non sono abituato ad avere a che fare con dei bambini se escludiamo Seamus, l'amico mondano non più mondano di Clary.-
-Si chiama Simon- Il suo tono ora sembrava rassegnato. -Va bene, ora arrivo. Cerca di tenere la situazione sotto controllo.- Anche lei riattaccò senza salutare. I suoi amici avrebbero dovuto imparare da lui le buone maniere. 
Magnus si alzò dal letto sconsolato e schioccò le dita. Il suo pigiama di seta rosso venne immediatamente sostituito da un paio di pantaloni fucsia e da una maglia arcobaleno con una scritta fatta di glitter che diceva "Simply the best". 
Uscì dalla camera e tornò in cucina. Si fermò sulla porta e osservò intenerito il piccolo Alec che inzuppava i biscotti nel latte. In effetti non aveva mai visto Alec da piccolo, nemmeno in fotografia. Era alto per la sua età, con le gambe lunghe e le mani affusolate. I capelli gli ricadevano disordinatamente sulla fronte. Era esattamente come l'Alec che conosceva bene, ma in scala ridotta. Solo lo sguardo era diverso, più sereno e rilassato.
Il bambino alzò gli occhi verso di lui e Magnus si riscosse dai suoi pensieri. Andò a sedersi al tavolo e prese un biscotto. 
-Sta venendo una persona ad aiutarci. È un'amica, vedrai che andrete d'accordo.- Disse sgranocchiando il biscotto. Non sapeva se fosse il caso di spiegargli come stavano le cose, ne avrebbe discusso con Isabelle più tardi, quindi era meglio restare sul vago e non dirgli che quella che stava arrivando era sua sorella. Anche perché, per lui, Isabelle era una graziosa e vivace bambina di cinque anni. 
Alec annuì e tornò a concentrarsi sui suoi biscotti. Aveva quasi finito la confezione, non immaginava che i bambini mangiassero così tanto. 
-Mangi un bel po'- Commentò Magnus divertito. 
Alec si strinse nelle spalle e inzuppò un altro biscotto. -Mi alleno tanto, anche se ho appena iniziato, e consumo molte energie, quindi ho fame.-
-Ti piace l'addestramento dei Nephilim?- Domandò e Alec si illuminò.
-Oh sì! Mi alleno e studio tanto perché voglio diventare il miglior Nephilim e rendere fieri i miei genitori. E poi perché devo proteggere Izzy e tutti quelli a cui voglio bene.-
Magnus sorrise e gli scompigliò i capelli affettuosamente. -Sono sicuro che diventerai un bravissimo Nephilim.-
Rimasero in silenzio per un po', Alec a finire i suoi biscotti (se fosse rimasto piccolo a lungo, Magnus avrebbe dovuto fare una grande spesa) e l'altro a piangersi addosso, finché non sentirono suonare il campanello.
Magnus saltò in piedi. -Dev'essere la mia amica.-
Corse ad aprire la porta senza nemmeno chiedere chi era. Del resto dubitava che un demone si sarebbe preso la briga di suonare il campanello. Pochi minuti dopo Isabelle era in casa sua.
-È in cucina- le disse Magnus -Ma i vostri genitori vi davano da mangiare? Si è mangiato tutti i miei biscotti.-
Lei lo ignorò e si diresse in cucina, il rumore dei tacchi a spillo smorzato dal grande tappeto. 
Si fermò sulla porta proprio come aveva fatto lui prima e rimase a fissare Alec a bocca aperta. 
-Per l'angelo... è davvero lui a sette anni.- Sussurrò incredula.
Allora aveva indovinato l'età. 
Alec, che stava portando tazza e cucchiaio sporchi sul lavandino, si voltò a guardare la nuova arrivata. Sbatté le palpebre un paio di volte e si avvicinò a lei. 
-Ti conosco?- Chiese stupito, osservandola attentamente come nel tentativo di ricordare dove l'avesse già vista.
Isabelle lo guardò altrettanto stupita senza dire niente e Magnus le diede una gomitata. Lei sembrò riscuotersi.
-S-sono un'amica dei tuoi genitori. Mi chiamo Isabelle.- Subito si pentì di non essersi inventata un nome a caso.
-Isabelle? Anche mia sorella si chiama così.- Rispose Alec. Non sembrava sospettoso, solo incuriosito da quella strana coincidenza. -Non sapevo che mamma e papà avessero tanti amici strani come voi.-
Isabelle e Magnus si scambiarono un'occhiata e Magnus pensò vagamente a quanto pericolosa potesse essere la tendenza del piccolo Alec a fidarsi del primo sconosciuto che gli diceva di essere amico dei suoi genitori. Ma i Nephilm non insegnavano ai propri figli cose come non parlare e non accettare caramelle dagli sconosciuti? Alec da lui non aveva accettato solo una caramella, ma addirittura un intero pacco di biscotti. Avrebbe avuto tempo in seguito di aggiustare questa cosa. O forse no. Magnus sperava che Alec tornasse adulto abbastanza in fretta da non avere il tempo di occuparsi della sua educazione.
-Alexander, perché non guardi un po' di televisione mentre io scambio due parole con Isabelle? Dovrebbero trasmettere il concerto di Beyonce tra poco.- 
Alec probabilmente non aveva idea di chi fosse Beyonce, ma andò obbediente in salotto e accese la tv.
Magnus trascinò in camera Isabelle. 
-Si può sapere come mai mio fratello maggiore si trova nel tuo salotto nei panni di se stesso a sette anni?!- Sbottò la ragazza tenendo la voce bassa per evitare che Alec la sentisse.
-È stato Ragnor- Rispose Magnus. 
-Questo me l'hai già detto al telefono, ma gradirei sapere perché ha fatto una cosa del genere! Sono abbasta sicura che fare incantesimi ad un Nephilim violi in qualche modo i patti dell'Accordo!-
Magnus si sedette sul letto. La maglia gli scivolò giù da una spalla come se anche lei si stesse arrendendo a quei tragici eventi. 
-L'ha fatto per farmi un dispetto. È una storia che va avanti da secoli, letteralmente. È convinto che io abbia danneggiato irrimediabilmente una certa sua proprietà alla quale teneva moltissimo e da allora si diverte a farmela pagare.- Spiegò.
-E l'hai fatto?-
Magnus si tirò un po' più su con la schiena e si sistemò la maglia. 
-Ci tengo a precisare che non sono mai state trovate prove che indichino il mio coinvolgimento nel sinistro! Ma, nella remota e decisamente ridicola ipotesi che io sia in qualche modo, seppur assolutamente lontanamente implicato nel suddetto, mi pare ovvio che si sia trattato di uno sfortunato incidente. Non che io c'entri qualcosa, comunque.- 
Isabelle si limitò a fissarlo poi disse: -E non puoi farlo tornare normale? Sei il Sommo Stregone di Brooklyn, devi per forza sapere come fare!-
La maglia di Magnus si arrese di nuovo. 
-Purtroppo non posso fare niente. Ragnor mi ha detto che l'incantesimo svanirà da solo.-
-E tra quanto tempo?-
Magnus fece spallucce. -Un giorno, forse due. O anche tre.-
-Insomma non ne hai idea.-
-Non è così grave come sembra- mugugnò lo stregone. -Qui è al sicuro e poi è una situazione temporanea. Più che altro sarebbe meglio che i tuoi genitori non sapessero niente di tutta questa storia. I nostri rapporti sono già un pochino tesi e se lo scoprissero c'è la possibilità che io venga ritenuto responsabile di quanto successo.-
-Tu sei responsabile di quanto successo- Rispose lei accigliata.
-Oh beh dipende dai punti di vista.-
-Non dirò niente. Per fortuna sono a Idris tutta la settimana. Tu prega solo che l'incantesimo svanisca prima del loro ritorno. Nel frattempo dobbiamo decidere cosa fare con Alec.-
-Cosa intendi?-
Isabelle sospirò. -Credi di poterlo ingannare a tempo indeterminato? Tu non sai quanto fosse sveglio a quell'età, capirà sicuramente che gli nascondiamo qualcosa.-
Magnus non aveva considerato l'idea di dirgli la verità. -Vuoi davvero dirgli che l'amico del suo ragazzo l'ha trasformato in un bambino per vendicarsi di un vecchio torto subito?- 
-Beh magari saltando la parte in cui tu sei il suo ragazzo. Dubito che sappia di essere gay e lo confonderesti soltanto. Gli diremo solo che siete amici.-
-Non lo so, Isabelle... non sarebbe meglio dirgli semplicemente che sono il suo babysitter?- Chiese Magnus. C'era la possibilità che Alec non credesse ad una sola parola se gli avessero detto come stavano davvero le cose.
-Facciamo così- disse Isabelle -se non fa domande lasciamo stare, ma se inizia a insospettirsi gli diremo la verità. Sono pur sempre sua sorella, mi crederà.- 
Magnus annuì demoralizzato. Gli mancava il vecchio Alec.
Tornarono in salotto e trovarono Alec che guardava incuriosito Beyonce che sgambettava al ritmo di All the single ladies.
-Allora- esordì Isabelle, sfoggiando il suo migliore sorriso. -Cosa ti piacerebbe fare oggi, Alec?-
Lui si strinse nelle spalle. -Di solito al mattino studio e al pomeriggio mi alleno.-
-Oh direi che oggi puoi prenderti una vacanza.- Disse Magnus.
-Posso tornare a casa mia?- Chiese Alec e Magnus avvertì un rivolo di sudore freddo scendergli lungo la schiena. 
-Perché non restiamo qui tutti insieme?- domandò Isabelle allegramente -Questa casa è piena di cose divertenti e scommetto che a casa tua non hai molto tempo per divertirti.-
Alec la fissò, poi il suo sguardo si posò su Magnus per tornare infine su Isabelle -È successo qualcosa alla mamma e al papà? Per questo sono qui?- 
Isabelle aveva ragione, il ragazzino era sveglio, anche se era arrivato alla conclusione sbagliata.
-No, la tua mamma e il tuo papà stanno bene.- Si affrettò a rassicurarlo sua sorella. 
-Non mentitemi!- Alec si alzò di scatto in tutta la sua altezza, che era circa un metro e venti. -Sono un Nephilim e so che queste cose succedono spesso. Dove sono i miei genitori e dov'è Izzy?- 
Alec sembrava sul punto di scoppiare a piangere, cosa che Magnus non avrebbe assolutamente saputo gestire, quindi si voltò disperato verso Isabelle. Per fortuna lei prese in mano la situazione. 
Fece sedere di nuovo Alec e si inginocchiò davanti a lui fino a trovarsi alla sua altezza. 
-I tuoi genitori stanno bene, te lo assicuro, e anche Izzy.-
Alec non le credeva. -Sei un Nephilim, no? Hai le rune. Giuramelo sull'angelo.-
Isabelle sorrise divertita, ma disse: -Ti giuro sull'angelo che stanno tutti bene.-
Alec parve più tranquillo. Si rilassò impercettibilmente e disse: -Allora perché sono qui? Perché non posso andare a casa?-
-È una storia complicata, ma ti giuro che qui sei al sicuro. Non hai niente di cui avere paura.-
-Come faccio a fidarmi di voi? Io non vi conosco!- Replicò Alec e Magnus si sentì un po' rincuorato. Dunque non era poi così sprovveduto.
-Sei sicuro di non conoscermi?- Domandò Isabelle e Alec la guardò attentamente.
-Assomigli a mia mamma, ma non mi sembra di averti mai...- Spalanco gli occhi e si avvicinò per guardarla meglio. Il suo piccolo naso sfiorava quello della sorella. 
-Quella cicatrice- disse, indicando una piccola cicatrice quasi invisibile sopra al sopracciglio -Izzy ne ha una uguale.-
-Sì- disse lei lentamente -Avrò avuto quattro anni, ero salita su un albero e non riuscivo più a scendere, allora tu sei salito per aiutarmi, ma siamo caduti entrambi. Tu ne hai una sul ginocchio.-
Alec si passò inconsciamente la mano sul ginocchio, con gli occhi spalancati e l'espressione incredula. -Izzy?-
-Sì.- 
Alec aprì la bocca per poi richiuderla subito. Riprovò, ma sembrava che le parole non sapessero come fare ad uscire. Nel frattempo Beyonce aveva attaccato con Crazy in love.
-Com'è possibile?- Domandò alla fine Alec. -Come hai fatto a crescere così?-
Isabelle lo guardò stupita, ma si ricompose subito. 
-Non sono io ad essere cresciuta, sei tu che sei tornato piccolo.- Spiegò con tutto il tatto possibile. 
Magnus fissava preoccupato il piccolo Alec, giudicando la sua reazione, che sembrava prevalentemente di sbalordimento.
-Ma non è possibile- Disse lui confuso. -Io sono sempre uguale.-
Isabelle allora ebbe un'idea. Prese il telefono dalla tasca e gli mostrò una foto di loro due insieme: Alec teneva il braccio attorno alle spalle della sorella che lo abbracciava sorridente. 
-Vedi? Siamo io e te- 
Alec guardò la foto, poi chiese incredulo: -Quello sono io?-
Magnus si chiese che effetto potesse fare ad un bambino vedere se stesso così come sarebbe diventato da lì a qualche anno. Soprattutto vedere il gran bel pezzo di se stesso che sarebbe diventato. L'Alec grande iniziava a mancargli davvero tanto. 
-Sì, sei tu.- Rispose Isabelle. 
Alec le prese il telefono dalle mani e osservò attentamente la foto. 
-Ho le rune- disse dopo un po' senza nascondere l'orgoglio che provava -Quindi sono davvero un Nephilim- 
-Sì e sei anche molto bravo- Disse Magnus, prendendo la parola per la prima volta. 
Alec alzò lo sguardo su di lui per poi tornare a guardare la foto.
-Ma com'è successo? Perché se prima ero così adesso sono così?- 
-Oh beh... credo che si potrebbe considerare colpa mia.- Borbottò Magnus -Non che sia stato io trasformarti eh! Ma ecco... c'è questo mio amico, che tra l'altro non sono più tanto sicuro di voler continuare a considerare mio amico, che volendo farmela pagare per qualcosa che crede io abbia fatto anni fa, ma che ripeto per l'ennesima volta non c'è nessuna prova che io abbia davvero fatto...-
-Arriva al punto, Magnus.-
-Ci sto arrivando, Isabelle. Insomma per farmela pagare ti ha fatto tornare bambino. Ma non devi preoccuparti, è solo una cosa temporanea! Presto l'incantesimo svanirà e tutto tornerà come prima.- E io ucciderò, Ragnor. 
Alec lo guardò prima sbalordito, poi accigliato e infine il suo viso assunse un'espressione accusatoria. -Se questo tuo amico ce l'ha con te, perché se l'è presa con me?-
Non ha tutti i torti, pensò lo stregone. 
-Perché- iniziò a spiegare Isabelle, e Magnus la ringraziò mentalmente per averlo salvato dalla responsabilità di spiegare al suo fidanzato intrappolato nel corpo di un bambino di sette anni per quale motivo Ragnor se l'era presa con lui. -Vedi, Alec, Magnus ti vuole molto bene. Quindi questo suo amico ha pensato che il modo migliore per fargli un dispetto fosse farlo a te.-
-Oh- mormorò Alec -Credo che tu debba fare più attenzione agli amici che ti scegli.-
Ecco che un bambino veniva a dargli insegnamenti sull'amicizia. Ragnor e Raphael avrebbero avuto materiale sufficiente per un mese di tè pomeridiani.
-Hai proprio ragione, Alexander.- Rispose lui demoralizzato. 
-Certo che è una bella fregatura- Commentò Alec dopo un po'-Non mi piace essere piccolo. Quando sei piccolo tutti ti dicono cosa fare e nessuno ti prende mai sul serio. Poi finalmente cresci, ma a un certo punto ti ritrovi di nuovo piccolo per colpa di qualcosa in cui non c'entri niente.-
Magnus si sentì profondamente mortificato che per colpa sua quello che ci aveva rimesso fosse stato lui. Doveva decisamente dirne quattro a Ragnor una volta che tutto fosse tornato alla normalità. Ma intanto poteva farsi perdonare almeno in parte rendendo memorabile il tempo che il piccolo Alec avrebbe trascorso con lui. Da quello che sapeva, i bambini Nephilim non avevano molto tempo per giocare e divertirsi, troppo impegnati a studiare e allenarsi.
-Non ti preoccupare, Alexander. Finirà tutto molto presto, ma nel frattempo io e Isabelle ci preoccuperemo di non farti annoiare.-
Alec guardò sua sorella con aria pensierosa e disse: -Che strano vederti così.-
Isabelle scoppiò a ridere. -Anche per me è strano. Sai, quando ero piccola mi sembravi sempre così alto e invece adesso sei un tappo.- Gli arruffò affettuosamente i capelli e Alec arrossì un po' imbronciato.
-Oh se ti vedesse Jace!- Esclamò poi scoppiando a ridere ancora più forte.
-Chi è Jace?- Domandò Alec incuriosito.
Magnus e Isabelle si scambiarono un'occhiata. 
-Ok, è ora di iniziare questa entusiasmante giornata!- Esclamò lo stregone battendo le mani. Probabilmente Alec aveva già subito abbastanza emozioni forti per quel giorno, senza bisogno di sapere anche del suo futuro fratello adottivo.
Fece schioccare le dita e il pigiama di flanella di Alec sparì, rimpiazzato da un paio di jeans e da un maglione grigio. Era il genere di cose che indossava di solito il suo Alec, ma senza buchi.
Alec guardò il proprio outfit e sembrò approvarlo. 
-Dunque cosa facciamo?- Chiese Isabelle allegramente. Sembrava contenta di questa novità. Magnus pensò che forse per lei era un po' come riavere indietro Max.
-Io direi di andare prima a  pranzo al McDonald's e poi al cinema. C'è quel nuovo film di cui parlano tutti... Harold qualcosa e la pietra filosofale, mi sembra- Propose lo stregone e il piccolo Alec si illuminò.
-Non sono mai stato al cinema!- Esclamò entusiasta. 
-C'è una prima volta per tutto, Fiorellino.- Rispose Magnus e fece comparire un cappotto per Alec, dopodiché uscirono di  casa tutti e tre insieme. 

Più tardi, nel pomeriggio, quando uscirono dalla sala del cinema, Alec era un fiume in piena. 
-Quel film è fortissimo!- Non la smetteva più di ripetere quanto il film fosse forte, quanto Harry (era questo il nome, non Harold) fosse forte e quanto anche Sfinente o qualcosa così fosse forte. Tutto insomma era stato fortissimo. La cosa più forte, secondo il modesto parere di Magnus, era però lo stomaco di Alec che dopo essersi mangiato un'intera confezione di biscotti a colazione, aveva mangiato un doppio cheeseburger con patatine fritte e poi al cinema un barattolo di popcorn. Ma anche il suo Alec mangiava così tanto? Non l'aveva mai notato. 
Passeggiarono per le strade affollate di Brooklyn. La giornata era serena ma faceva piuttosto freddo, quindi tornando a casa si fermarono a prendere una cioccolata calda.
Isabelle li salutò davanti al palazzo di Magnus. Sarebbe tornata il giorno dopo e Magnus era abbastanza sicuro di potersela cavare da solo. Inoltre Alec sembrava contento di stare con lui.
Quella sera dopo cena, Alec era così stanco (e talmente pieno di cibo, sospettò Magnus), che si addormentò sul divano. Magnus lo prese in braccio facendo attenzione a non svegliarlo e lo portò a letto. Mentre gli rimboccava le coperte, aprì gli occhi assonnati.
-Magnus- Mormorò con voce impastata dal sonno. -Grazie per oggi. All'istituto non ci sono bambini della mia età, quindi non ho molti amici. Ma sono contento che in futuro avrò un amico come te.-
Magnus sentì un moto di tenerezza pervaderlo. Gli rimboccò le coperte e gli diede un bacio sulla fronte. 
-Anche io sono contento di avere un amico come te.- 
Spense la luce e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Si lasciò cadere sul divano e fece comparire dal nulla un drink che sorseggiò con la mente persa nei suoi pensieri. Pensò a quanto in fondo la loro infanzia non fosse stata poi tanto diversa. Entrambi soli, seppur per motivi differenti. Alec perché facente parte di una razza chiusa e isolata che metteva la disciplina e la responsabilità al di sopra di tutto, Magnus perché la sua natura aveva spinto sua madre al suicidio e il suo patrigno al tentativo di ucciderlo. Pensò a quanto dovesse essere stata dura in seguito per Alec, la cosapevolezza della propria diversità e non poterne parlare con nessuno. Nemmeno con Jace, il primo amico che avesse mai avuto. 
Pensò a sé stesso, agli amici che aveva trovato e poi perso nel corso della sua lunga vita. Forse per questo si erano trovati. Entrambi avevano scorto la propria solitudine negli occhi dell'altro. Forse era andata così. E forse era arrivato il momento di ammettere con Ragnor che quell'incendio era stata colpa sua, seppur accidentalmente.
Venne svegliato nel cuore della notte da qualcuno che lo scuoteva delicatamente per la spalla. Magnus aprì gli occhi e vide Alec davanti a sé. Il suo Alec in tutti i suoi vent'anni.
-Mi sono svegliato e non c'eri- disse -perché dormi sul divano?-
Magnus si concesse un momento per ammirare il suo viso illuminato solo dai pallidi raggi della luna, poi lo prese per un braccio e lo attirò a sé. Lo baciò intensamente, cercando di trasmettere in quel gesto la portata dei sentimenti che provava. Alec rimase stupito per un momento, ma poi ricambiò il bacio con altrettanto trasportato. 
-Alexander... oh Alexander quanto sono felice di vederti- Disse Magnus ridendo e stringendolo a sé. Alec era perplesso.
-Magnus, va tutto bene?- Chiese preoccupato.
-Oh si va tutto benissimo- Rispose lui senza smettere di ridere, ma poi si interruppe e gli prese il viso tra le mani. -Aspetta. Quanti anni hai?-
-Come?-
-Rispondimi, per favore. Quanti anni hai?-
Alec lo guardò più preoccupato che mai. Probabilmente pensava che stesse impazzendo. 
-Ne ho venti, lo sai benissimo. Sono io quello che non sa esattamente quanti anni hai tu.-
Magnus scoppiò di nuovo a ridere e lo tirò a sé per la seconda volta, fino a farlo stendere sul divano accanto a lui e catturò la sua bocca.
-Oh sì, va tutto magnificamente bene.-"
  
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