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Autore: Destyno    22/11/2016    3 recensioni
Una donna trova un neonato drow abbandonato nella Foresta. Strano.
[Tecnicamente è una one-shot ma potrei continuarla??? Forse??? Non lo so dovrei trovarne il tempo lol]
[Gaea è l'ambientazione per la campagna di Pathfinder che sto masterando (più o meno, è complicato), quindi se volete chiedermi qualsiasi cosa ditemi pure che ho un sacco di voglia di vomitare tutto il worldbuilding che ho fatto la settimana scorsa addosso a qualcuno]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gaia'
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Un giorno succede qualcosa di strano.
Questo, di per sé, non è affatto strano. Cose strane accadono ogni giorno, ed è proprio da queste che inizia una storia.
In particolare, questa storia inizia nelle isole di Alfheim, in una fredda giornata di inizio inverno.
 
Un pianto acuto si solleva dal profondo della Foresta, e Brunilde alza gli occhi. Gli uomini e le donne che son venuti assieme a lei per raccogliere la legna seguono il suo sguardo, ma non si muovono, nemmeno quando il pianto si ripete.
«Sarà un animale» dice Ivan, uno dei più anziani. Gli altri gli danno silenziosamente ragione, e ritornano al lavoro, benché alcuni siano ancora piuttosto distratti dal pianto, che somiglia sospettosamente a quello di un bambino appena nato.
Non Brunilde. Lei è sempre stata attratta dall’ignoto.
Fa un cenno al suo famiglio, un grosso gatto grigio, e quello si avvia, precedendola e fiutando la neve in cerca di pericoli. La Foresta è più pericolosa quando cala la notte, ma il solstizio d’inverno è vicino. Meglio non rischiare.
«Dove vai, Bruni?», chiede uno.
«A controllare», risponde la fattucchiera, e segue il gatto nel fitto della Foresta senza dire una parola. L’uomo scrolla le spalle e torna al lavoro. Brunilde sa badare a sé stessa.
Il gatto è una guida silenziosa, perché i suoi passi non fanno rumore sulla neve ancora soffice, ma Brunilde è abituata al silenzio.
Poi il gatto svolta all’improvviso a sinistra, annusando con forza la base di un cespuglio rinsecchito, e miagola piano.
La donna si china, non senza difficoltà. È freddo, e non è più giovane come una volta. Anche le streghe hanno il mal di schiena.
Ma quel che vede nel cespuglio le fa dimenticare il mal di schiena. Il che è strano, perché Brunilde ha visto molto nella sua vita, e sono poche le cose che ancora la stupiscono.
Vedere un bambino abbandonato nella neve non fa questo effetto. Non dovrebbe farlo.
Ma lo fa.
Perché quel bambino ha la pelle grigia e le orecchie a punta. I pochi capelli sulla sua testa sono bianchi e gli occhi che adesso sono strizzati forte per il pianto, Brunilde lo sa, sono rossi come il cuore di una melagrana matura.
Quel bambino è un drow. E domande passano attraverso la mente della donna: chi lo ha portato in superficie? Perché? E, tra tutti i luoghi di Gaea, perché proprio lì, alle isole di Alfheim?
Ma le domande svaniscono in fretta quando il famiglio le si striscia contro.
Quel bambino è vivo. Ma non lo sarà ancora per molto.
E adesso Brunilde deve fare una scelta. Può andarsene, ed ignorare il piccolo drow, magari risparmiandosi un sacco di problemi. Può soffocarlo, donandogli una morte più veloce e più pietosa di quella per assideramento o per inedia.
Oppure potrebbe prenderlo con sé.
La fattucchiera riflette, portandosi una mano al ventre. È incinta, lo sa. Come sa che il bambino sarà un maschio e che avrà le orecchie appuntite ed il fisico sottile del padre, ma gli occhi verde scuro di sua nonna.
Non sa se gli farà piacere avere un fratello maggiore.
Decide che dovrà arrangiarsi.
Il gatto le fa le fusa, accoccolandosi accanto al piccolo, che smette di piangere, cercando con le sue piccole mani il calore di quella pelliccia soffice e grigia.
Brunilde sorride, e lo prende in braccio. Il bambino si lamenta per un momento, ma si calma non appena sente il battito del cuore della donna, appoggiando la testa contro il suo petto.
Avrà fame, pensa la donna. Per fortuna la moglie del fabbro ha partorito di recente. Brunilde non sa se accetterà di allattare un piccolo drow, ma spera di riuscire a convincerla.
Mentre ritorna dai suoi compagni, ringraziando la Foresta per averle permesso di entrare, le viene in mente qualcosa. Guarda il piccolo, che ha gli occhi chiusi, addormentato. Sembra sereno.
Ha bisogno di un nome.
«Un fratellone. Non sei contento, Taro? Avrai un bel fratello, dagli occhi rossi ed i capelli bianchi e la pelle grigia e tu gli vorrai bene, perché sarà tuo fratello. Ed il suo nome sarà…»
Brunilde si ferma per un istante, ed il suo famiglio si ferma a guardarla. Che nome dovrebbe dargli? Un nome da drow? Oppure un nome da elfo?
La Foresta, di nuovo calma, le risponde solo con il silenzio.
«… il suo nome sarà Hódur.» 
   
 
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