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Autore: _exodus    22/11/2016    2 recensioni
| VMin // happy birthday Grazia, ti voglio bene :3 |
Taehyung è davvero un ragazzo fantastico, l’ho conosciuto oggi e, pur avendo provato tante medicine, penso che il suo sorriso rettangolare sia la migliore cura.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero che questa one shot possa piacervi e non annoiarvi perché ci ho veramente messo tutta me stessa per scriverla perché si trattava di una storia alla quale pensavo da parecchio tempo e perché è dedicata ad una persona davvero speciale che è entrata a far parte della mia vita quotidiana così, per puro caso.
Oggi è il compleanno di chandara, che ho conosciuto su efp grazie ad un’altra mia fanfiction, da quando l’ho conosciuta la mia vita è radicalmente cambiata e non riuscire a sentirla per messaggio solo per un giorno è davvero difficile. Spero che anche voi possiate incontrare o abbiate già incontrato una persona del genere, perché spiegare l’affetto che provo per lei è davvero qualcosa di indescrivibile.
Ti voglio bene Wifeu~
 
 
 
 
 
Taehyung aveva 19 anni ed era all’ultimo anno della Seoul High School.
Era uno di quei ragazzi con sorriso stampato in faccia e il suo sorriso era forse uno dei più belli da ammirare, con la sua forma rettangolare e i denti bianchi, ogni volta era come venire investiti da un’ondata di gioia e il cuore si scaldava subito ad incontrare quel ragazzo sempre solare.
 
Era aprile e a scuola era arrivato un nuovo ragazzo, si chiamava Jeon Jungkook e frequentava il quarto anno. Ci volle poco prima che Tae e il nuovo arrivato entrassero in sintonia e ormai non era una novità vederli scorrazzare per i corridoi della scuola a fare cazzate e ridere.
Si incontravano spesso a casa di Taehyung per interminabili partite alla Playstation e il loro legame si faceva ogni giorno sempre più forte e saldo.
 
Era maggio e flebili raggi di sole penetravano dai buchi delle tapparelle, mentre i due amici erano seduti nella classe del maggiore durante la pausa pranzo.
« Jungkookie? »
« Sì, hyung? »
Taehyung giocherellava con le ciocche castane, rigirandosele distrattamente tra le dita ed arricciandole mentre guardava il più piccolo.
« Perché non mi hai mai invitato a casa tua? »
Jungkook sbiancò sul colpo, sgranando gli occhi ed iniziando ad innervosirsi, diventando palesemente agitato.
« M-ma che dici… I-io… »
« Jungkook, cosa mi nascondi? »
Chiese serio il castano, guardando negli occhi il minore che, poco dopo cedette, decidendo che inventare altre scuse non avrebbe giovato alla sua amicizia con Taehyung.
Sospirò e vuotò il sacco.
« M-mio fratello è malato… »
Sul momento Taehyung non sapeva come comportarsi e che dire.
« Beh, non mi sembra un motivo per non invitarmi a casa tua, scommetto che è dolcissimo lo stesso, come te! Quanti anni ha? Gli vuoi bene? Che colore ha gli occhi? E i capelli? Anzi, sai che ti dico, oggi vengo a casa tua, alle tre! »
Detto questo si alzò e uscì dalla classe con il suo solito sorriso triangolare, lasciando un Jungkook spiazzato che fissava la porta dell’aula dalla quale poco fa era uscito il suo migliore amico.
 
Jimin aveva 16 anni, dei bellissimi occhietti neri, capelli corvini, una lunga lista di sogni ma troppo poco tempo per realizzarli. Era affetto sin dalla nascita da una grave ostruzione delle arterie che gli provocava abbassamenti di pressione, aumentando il rischio di infarto. Era soggetto ad attacchi epilettici e a causa della circolazione sanguigna perse una gamba all’età di dieci anni.
Per lui “giocare” significava stare seduto da qualche parte, emarginato, e guardare gli altri farlo al posto suo, a volte lo faceva con le lacrime agli occhi, convinto che non sarebbe mai riuscito a provare l’ebbrezza nel segnare un goal o a fare per la prima volta l’Amore con qualcuno, come era successo ad uno dei suoi pochi amici, Hoseok.
 
Quel pomeriggio in cui incontrò Taehyung si fece aiutare dal fratello maggiore per indossare la protesi, poi si sedette sul divano aspettando pazientemente, seppur con un po’ di ansia l’arrivo dell’amico di Jungkook.
A volte Jimin si sentiva veramente in colpa, perché sapeva di essere il motivo per il quale la gente evitava di farsi come amico suo fratello oppure non lo veniva a trovare a casa. E lui se ne stava sempre lì, silenzioso, ad assistere alla vita degli altri senza fare nulla per rendere migliore la sua. Eppure né il fratello né tantomeno i genitori si erano mai lamentati di lui, lo avevano sempre riempito di attenzioni e amore, come se fosse una persona normale, anche se lui, in fondo, sapeva di non esserlo.
L’incontro dei due ragazzi fu qualcosa che travolse entrambi come un treno che sfrecciava ad alta velocità: Jimin rimase colpito dai bellissimi sorrisi rettangolari del castano, mentre Taehyung si stupì di quanto Jimin apparisse fragile, innocente e triste. Fu proprio per questo che Taehyung cercò di tirare su il morale di quel ragazzino, facendolo sorridere di tanto in tanto con il suo vecchio repertorio di battute e le sue facce strane, fu allora che potè constatare che la risata di Jimin era bella, cristallina e melodiosa, la più bella che avesse mai sentito.
 
Passarono i mesi e si fece agosto.
In quei quattro mesi Jimin aveva capito di provare qualcosa per l’amico del fratello che, sin dal loro primo incontro, era diventato anche un suo amico, senza curarsi dei suoi problemi.
Lo stesso valeva per Taehyung che già dopo aver passato due settimane con il dolce Jimin dichiarava a sé stesso di Amarlo, però non era ancora riuscito a dirglielo.
Tutto cambiò il giorno in cui i due partirono da soli per Busan, decidendo di starvici per un paio di giorni; era esattamente il 22 agosto e si trovavano nella loro camera di hotel, entrambi sdraiati sul letto matrimoniale.
« Jimin, non ti togli la protesi prima di andare a dormire? »
A quella domanda il minore era sbiancato e si era avvalso della facoltà di non rispondere.
« Jimin? »
Nessuna risposta.
« Jiminie? »
Nulla.
Fu allora che si sentirono dei piccoli singhiozzi e Taehyung voltò di scatto il capo verso Jimin che piangeva silenziosamente.
« T-Taehyung… f-faccio schifo senza una g-gamba… »
Aveva detto singhiozzando il moro, guardando il maggiore con gli occhi arrossati e pieni di lacrime che non accennavano a voler smettere di rigargli le guance paffutelle e dolci che Taehyung amava strizzare.
Fu allora che Taehyung prese il viso di Jimin tra e mani e lo guardò seriamente negli occhi.
« Tu sei perfetto così, con o senza gamba. Forse non l’hai ancora capito ma sei il ragazzo più bello che abbia mai incontrato, Jimin… »
L’altro sgranò gli occhi, sentendo il cuore galoppare all’udire quelle parole. Vedendo la sua reazione, Taehyung  gli sorrise e gli baciò la punta del naso, per poi alzarsi e far mettere Jimin seduto sul bordo del letto, iniziando a rimuovergli con lentezza la protesi e le bende. Sotto lo sguardo attento e sorpreso di Jimin, prese una bacinella con dell’acqua tiepida e gli lavò accuratamente il moncone che arrivava all’altezza del ginocchio, per poi asciugarglielo con cura in una delle salviette messe a disposizione dall’albergo. Una volta finito gli fece uno dei suoi solti sorrisi rettangolari.
« Te l’ho detto: sei bellissimo. E poi la tua gamba così è carina, piccina come le tue dita~»
Udendo ciò il sorriso tornò sulle labbra di Jimin che non si era mai sentito così tanto amato, si mise sotto le coperte e aspettò che Taehyung facesse lo stesso.
L’unica cosa che non si aspettava era che le morbide labbra del maggiore si posassero con dolcezza sulle sue, muovendosi lentamente, mentre le sue grandi mani si poggiarono sulle sue guance piccole e paffute.
Non si dissero nulla, si addormentarono subito dopo, con i visi ad un soffio l’uno dall’altro e le loro gambe intrecciate.
 
La prima volta che fecero l’amore fu a casa di Jimin, il giorno del suo sedicesimo compleanno.
I loro respiri si univano, così come i loro corpi, in quel momento si sentivano veramente un’unica cosa e per tutta la notte Jimin provò quella sensazione di vuoto allo stomaco causata dai brividi lungo la spina dorsale che solo il suo fidanzato sapeva procurargli, baciandolo, toccandolo e accarezzandolo.
Fu la notte più magica di tutte per entrambi e il suo ricordo sarebbe rimasto per sempre impresso nelle loro menti.
 
Era passato un anno e mezzo dal loro primo incontro quando Taehyung scoprì che Jimin aveva una specie di diario segreto, ma non era mai riuscito a leggere ciò che conteneva tanto il più piccolo lo custodiva gelosamente. In quel periodo, durante la mattina di Natale, Taehyung stava giocando con i le bottiglie messe sul tavolo di casa sua e ne estrasse i due anelli di plastica sotto i tappi, per poi infilarne uno sul piccolo anulare di Jimin, ridacchiando.
« Jimin, con questo anello ti prendo come mia sposa. »
L’altro, seppur sorpreso, ridacchiò, mentre le sue guance si velavano di rosso e, imbarazzato, mise l’altro anellino in plastica all’anulare del fidanzato.
« Taehyung, con questo anello ti prendo come mio sposo. »
Ebbene sì, i due presero veramente in modo serio la cosa ed indossarono quegli anelli in plastica di bottiglia tutti i giorni.
 
Era settembre di un anno dopo, quando le condizioni di salute diventavano sempre più gravi, come previsto dai medici. L’ormai diciottenne diceva sempre al fidanzato, ventunenne, di stare bene, nonostante la maggior parte delle volte fosse il contrario, però non voleva farlo preoccupare eccessivamente.
Eppure Taehyung era sempre lì, accanto a lui, a farlo sorridere grazie al suo bellissimo e contagioso sorriso rettangolare.
 
Era novembre e pioveva.
Taehyung si trovava sotto un ombrello, al cimitero.
Sorrise alla foto della nonna, morta un anno prima, per poi accarezzarla ed andarsene.
Quel giorno non era al cimitero con Jimin, come capitava spesso, anzi, lui era lì con lui ma non come era diventata loro abitudine fare.
Strinse a sé un quadernino azzurro e s’incamminò, per poi sedersi accanto ad una lapide ed aprire il quadernino, leggendone una frase.
« “Taehyung è davvero un ragazzo fantastico, l’ho conosciuto oggi e, pur avendo provato tante medicine, penso che il suo sorriso rettangolare sia la migliore cura.” Davvero, Jimin? »
Chiese ridacchiando alla foto posta sulla lapide che ritraeva il suo fidanzato sorridente e felice, mostrando le guance paffute e con gli occhi ridotti a due mezze lunette.
Si sporse e baciò la foto con dolcezza, guardò un attimo la lapide che recitava:
 
“PARK JIMIN
n. 13 – 10 – 1997
m. 13 – 10 – 2016”
 
Sì, Jimin era morto d’infarto la notte del suo compleanno ed era stata una cosa ingiusta, secondo Taehyung che aveva passato la notte e il giorno seguente a piangere.
Però sapeva che una parte del fidanzato sarebbe per sempre rimasta con lui e non lo avrebbe mai abbandonato. Di notte lo sognava con delle bellissime ali da angelo: bianche e candide e ciò lo rendeva felice, perché sapeva che il suo Jimin stava bene e lo osservava.
Si alzò con il suo solito sorriso e il viso bagnato, anche se sapere se erano lacrime o pioggia non aveva importanza.
Perché lui era Kim Taehyung e la cosa più importante era che il suo sorriso rettangolare era ancora lì, nonostante tutto.
 
 
   
 
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