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Autore: padme83    23/11/2016    21 recensioni
"La delusione era stata tanta – anche se, in fondo, se l'aspettava –, un fiume acido che gli aveva quasi liquefatto il cuore, talmente impetuoso e feroce da precipitarlo in uno stato catatonico dal quale era riemerso soltanto un paio di giorni dopo, quando, d'improvviso, si era trovato più solo che mai accanto alla pensilina della Metropolitana, confuso, fradicio, con un inspiegabile – ma meraviglioso – sapore di cannella e mela caramellata ad inumidirgli le labbra screpolate ed un vuoto sordo, incolmabile, divorante, proprio lì, all'altezza del petto."
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Piccola OS senza pretese dedicata ad uno dei personaggi che più mi ha colpito di "Animali Fantastici e dove trovarli", Jacob Kowalski. Contiene spoiler per chi non ha visto il film.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Kowalski, Queenie Goldstein
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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- A Kind of Magic -
 

 

 

 

 

This rage that lasts a thousand years,
will soon be done.
This flame that burns inside of me,
I'm hearing secret harmonies.
It's a kind of magic.
The bell that rings inside your mind,
is challenging the doors of time.
It's a kind of magic.”

(Queen – A Kind of Magic)

 

 

 

Di una cosa Jacob Kowalski poteva dirsi assolutamente convinto: non era mai stato un uomo troppo suscettibile alle lusinghe dell'immaginazione.
Certo, a voler essere onesti, non erano in realtà mancate occasioni nelle quali, da bambino, la nonna lo aveva pizzicato alla finestra con il naso per aria, smarrito in chissà quale fantasticheria tutta sua; senza contare i numerosi pomeriggi che, completamente dimentico di sé, aveva trascorso davanti alla vetrina della pasticceria di Mrs Mellow, a metà strada tra Chinatown e Columbus Park, immobile e incurante di qualsivoglia condizione atmosferica, beatamente immerso nella deliziosa fantasia di un futuro dal profumo di vaniglia, crema chantilly e glassa al cioccolato.
In qualsiasi caso, semmai davveroun tempo, sotto al suo panciotto malconcio, avesse trovato asilo l'anima delicata di un sognatore, il periodo trascorso in Europa – come testimone diretto delle atrocità di una Guerra assurda e disumana, artefice compiaciuta dello sterminio di quasi un'intera generazione di giovani uomini –, aveva frantumato senza scrupolo alcuno ogni residua velleità idealista di Jacob, tanto che, al suo ritorno a New York, il reduce si era imposto di non levare più gli occhi da terra, di non osare più farsi illusioni, almeno fino a quando l'incubo del quale era stato partecipe oltreoceano non avesse smesso di avvelenare, con la sua presenza oscena e costante, ogni singolo aspetto della sua nuova, grigia, insignificante vita nel Lower East Side.
Aveva impiegato anni – anni che a Jacob però erano sembrati secoli – per trovare dentro sé il coraggio di realizzare il suo più grande desiderio: al diavolo la fabbrica di cibo in scatola, lei e il suo lezzo strisciante di carne putrefatta, che impregnava i vestiti e annichiliva lo spirito – lui, lui! avrebbe dipinto sogni fragranti come zucchero filato, intessuto emozioni più delicate e golose della panna fresca, regalato gioie invitanti quanto un biscotto alle mandorle, una sfogliatella al miele, una focaccina farcita, un pupo di marzapane... l'elenco poteva essere infinito, altroché!
Ci aveva provato, almeno; forse, a Mr Bingley non piacevano i dolci – in effetti, la sfumatura giallastra della sua pelle, unita ad un carattere bilioso e facilmente irritabile, indicava senza ombra di dubbio la presenza di seri e ricorrenti problemi di fegato. Probabilmente erano anni che quel poveretto veniva costretto a star lontano da qualsiasi tipo di tentazione zuccherina. Di sicuro, nei confronti di Jacob, il vecchio banchiere non aveva dimostrato la benché minima parvenza di dolcezza o comprensione.
La delusione era stata tanta – anche se, in fondo, se l'aspettava –, un fiume acido che gli aveva quasi liquefatto il cuore, talmente impetuoso e feroce da precipitarlo in uno stato catatonico dal quale era riemerso soltanto un paio di giorni dopo, quando, d'improvviso, si era trovato più solo che mai accanto alla pensilina della Metropolitana, confuso, fradicio, con un inspiegabile – ma meraviglioso – sapore di cannella e mela caramellata a inumidirgli le labbra screpolate e un vuoto sordo, incolmabile, divorante, proprio lì, all'altezza del petto.
Gli amici in fabbrica – alla quale aveva dovuto suo malgrado far ritorno – avevano provato ad aiutarlo a ricordare, ma niente sembrava scalfire quel bozzolo d'oblio, nero e impenetrabile, che si era incancrenito con impavida protervia ai margini della sua memoria ottenebrata.
Più ci pensava, comunque, e più Jacob si persuadeva che, durante le ore trascorse a vagare come un ignaro sonnambulo per le via della città, si fosse anche lasciato coinvolgere in un qualche tipo di rissa – era per caso incappato in uno scontro tra bande rivali? A giudicare dai bernoccoli sulla testa e dai lividi che aveva sparsi per tutto il corpo, quei delinquenti dovevano essersi divertiti parecchio con lui! – altrimenti, finiva sempre col domandarsi, altrimenti come avrebbe potuto giustificare razionalmente, al mondo intero e, soprattutto, a se stesso, il caleidoscopio di immagini rutilanti, di figure variopinte che, da quel momento in poi, non aveva smesso un solo istante di far capolino tra le pieghe più assopite della sua mente? Un trauma cranico doveva essere l'unico responsabile di una simile psicosi, , non c'erano – non potevano esserci – altre spiegazioni plausibili a riguardo...
Eppure... eppure, non se la sentiva, in tutta sincerità, di affermare che le stramberie elaborate in continuazione dal suo cervello – e che tanto piacevano alle clienti, quando decideva di modellare le paste a loro immagine e somiglianza – fossero sul serio più insolite della circostanza nella quale era venuto in possesso – tramite l'incontro-scontro con un giovane forestiero dall'aria terribilmente famigliare (era forse uno dei suoi parenti del Michigan? Li aveva conosciuti, una volta, dalla nonna, ma non rammentava con esattezza i loro volti...) –, dei preziosissimi gusci d'argento che gli avevano permesso, finalmente, di avviare un'attività tutta sua proprio nel bel mezzo di Mulberry Street.
Quando aveva aperto la valigia – era stato lesto, il tizio, a scambiarla con la sua! –, e ne aveva scorto lo strabiliante contenuto, Jacob aveva provato l'irresistibile, urgente, folle impulso di entrarci dentro, ansioso di svelare le meraviglie che, ne era certo, in essa giacevano riposte... In fondo, era sufficiente pronunciare l'incantesimo adatto, no?...
Ma il dejà-vù era durato solo un attimo – un pensiero rapido come un battito d'ali di farfalla –, appena il tempo di riprendersi dallo schock e già Jacob stava correndo a perdifiato verso la banca, e all'inferno Mr Bingley e l'appuntamento che avrebbe dovuto chiedere di nuovo, questa volta l'insopportabile barbogio sarebbe stato costretto a dargli retta, questa volta non avrebbe potuto rifiutargli il finanziamento, questa volta tutto sarebbe andato per il verso giusto...

 

 

 

Rivedersi era come rinascere ancora una volta.”
(Francesco Guccini - Farewell)

 

 

 

- Ma dove la trova, Mr Kowalski, l'ispirazione per le sue creazioni? -
Mrs Cripps aveva parlato con voce squillante, gli occhi accesi da lampi di sincero interesse. Dinnanzi al sorriso carico di simpatia dell'anziana donna, Jacob rispose nell'unica maniera possibile. - Non lo so, Signora, mi vengono così -.
Il negozio era piccolo, ma il continuo andirivieni di persone, il cicaleccio degli avventori in fila davanti al bancone, le risate entusiaste dei bambini che non vedevano l'ora di riempirsi la pancia con pasticcini dall'aspetto buffo, ancora fumanti, i raggi del sole che, nel pomeriggio, s'infilavano benevoli dalla vetrina e tingevano d'oro le pareti imbiancate di fresco, il caldo sorriso di benvenuto che il padrone riservava a chiunque si affacciasse alla porta, insomma, ogni più piccolo granello di felicità che si trovasse a volteggiare in quell'aria densa come marmellata d'arancia si prestava, attraverso il suo indispensabile contributo, a rendere la pasticceria di Jacob Kowalski il centro esatto dell'intero Universo.
- Vai pure, Joe, adesso ci penso io. -
Dopo aver congedato l'apprendista – entro la fine del mese avrebbe dovuto per forza assumerne un altro – Jacob si girò nuovamente verso l'entrata della bottega. Avvolta in un raffinato soprabito color rosa cipria, elegante e aggraziata nella sua semplicità, la Regina delle Fate (ma da dove diamine sbucava fuori una suggestione del genere?) gli rivolse un sorriso che inondò di magia ogni cosa attorno a lei. Lo sguardo splendente della ragazza si fissò su di lui, trapassandolo da parte a parte – sembrava quasi volerlo scrutare fin nel profondo dell'anima, per saggiarne, forse, i recessi più intimi e nascosti; specchiandosi nelle trasparenze cristalline che ne adornavano il volto, velandolo di ombre seducenti e malinconiche, Jacob Kowalski fu colto dalla nitida, insensata, straordinaria certezza di aver ritrovato, realmente e per sempre, il frammento più prezioso del suo cuore.

 

 

 


Nota:

Buongiorno a tutt* e ben ritrovat*!

Dopo mesi di buio totale, ci è voluta la visione di "Animali Fantastici e dove trovarli" (che ho adorato, ovviamente) per farmi tornare l'ispirazione. Spero che questa OS, dedicata ad uno dei personaggi che più mi ha colpito del film, il No-Mag Jacob Kowalski, vi piaccia :) Naturalmente, se pensate che io sia incappata nel tanto temuto OOC, non esitate a dirmelo! Ho letto in un articolo che Jacob vive nel Lower East Side di New York, da qui la scelta di determinate indicazioni "geografiche" -- https://it.wikipedia.org/wiki/Lower_East_Side.

Non esiste ancora su EFP una sezione per "Animali Fantastici" (e secondo me avrebbe senso che la creassero, più che altro perché appena tutti avranno visto il film, qui dentro si scatenerà subito la febbre da fanfiction – come è capitato a me, del resto), per cui pubblicare la storia nella sezione di Harry Potter mi è sembrata, per adesso, la cosa più sensata da fare. In fondo, si tratta pur sempre di qualcosa che è uscito dalla straordinaria immaginazione di zia Jo! Tuttavia, nel momento in cui decideranno di creare uno spazio apposito per questo nuovo "filone", non avrò problemi a trasferirmici immediatamente.

Per il momento vi ringrazio sin d'ora se avrete voglia di scrivermi cosa pensate di questi piccola OS, e se vorrete aggiungerla in una delle liste messe a disposizione da EFP.
Ringrazio, naturalmente, anche i tutti lettori silenziosi che verrano a dare un occhio da queste parti ;-)
La mia pagina fb, Lost Fantasy, è aperta a tutti, e vi aspetta a braccia aperte! (per raggiungermi in fretta, basta cliccare l'icona con i due gioppini vicino all'immagine del profilo).

A presto? Speriamo! (da devota accolita del dio angst, non ho potuto fare a meno di trovare terribilmente affascinante il personaggio di Credence...)

Un bacio :*

padme

   
 
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