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Autore: Natsumi Raimon    23/11/2016    1 recensioni
Questa storia partecipa all'Iniziativa Femslash2016
Qual è la verità che si cela negli occhi e nel cuore di Amberle Elessendil?
Dal testo:
Eretria la stava osservando e Amberle sollevò gli occhi, concentrandosi su quelli della Rover, trattenendo il desiderio di spiare il resto di quel corpo sinuoso, del quale aveva avuto una breve visione quando, senza alcun pudore, la ragazza aveva lasciato cadere l’asciugamano che la copriva, immergendosi nella piscina.
Perché non aveva ceduto?
Perché non cedeva ora?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nulla più che uno sguardo




 
 
-Onestamente, non sono solo i ragazzi…-
La voce di Eretria era roca, sensuale, languida. Amberle la sentì risuonare nella stanza e dentro di sé, tra mura di pietra e carne. 
L’acqua della piscina di pietra grigia era calda, sbuffi di vapore salivano tra loro ma l’unica cosa che la principessa percepiva erano le parole di Eretria, che sgusciavano fuori dalle sue labbra, rosse e piene. 
 
Sono morbide…non avevo mai notato quanto fossero morbide. Sarà per questo che a Will è piaciuto baciarla? Piacerebbe anche a me…
 
Avvampò e la Rover sorrise. Godeva della sua reazione, pensò Amberle, ma il movimento rapido della bocca di Eretria, la piega che assunse in quel sorriso sghembo così malizioso, distolse Amberle dall’arrabbiarsi. 
 
-Che c’è, principessa? Preoccupata che possa piacerti?- sussurrò Eretria. Bisbigliava ad un soffio dalla sua bocca e la consapevolezza che un suo minimo spostamento le avrebbe concesso di assaggiare le sue labbra, di assaggiare lei, destabilizzò Amberle.
 
No.
 
Fu una negazione, un pensiero dirompente che la colse all’improvviso e semplicemente quelle parole così crudeli le sfuggirono dalla bocca, corsero sul ciglio del labbro inferiore e scivolarono via, taglienti, Amberle le sentì acide sulla lingua mentre le pronunciava -Tu e Cephalo vi meritate a vicenda.-
Non era quello che pensava, non era quello che voleva dire, ma colpì carne e cuore di Eretria e la Rover indietreggiò di scatto, aggrappandosi al bordo di pietra grigia della vasca, poggiando la testa sulle braccia d’avorio e chiudendo gli occhi.
Amberle glielo lesse in faccia, negli occhi chiusi, nelle labbra strette, nelle sopracciglia leggermente aggrottate e nella sottile ruga che le attraversava la fronte: era sconvolta dal dolore e dalla consapevolezza che anche lei, una giovane principessa, potesse ferirla.
Lei, però, non aveva alcuna intenzione di ferirla, non voleva fare nulla che non fosse stringersi ad Eretria e scoprire quanto avrebbe potuto apprezzare un suo bacio ma non poteva. 
 
Non era ciò che ci si aspettava da lei, impresa o meno, lei era una Principessa elfica. Eretria era una Rover. Non poteva dimenticarlo.
E lei aveva un compito: salvare il suo mondo. Non poteva deconcentrarsi, non poteva commettere errori, non era concepito un suo fallimento. 
 
Fraternizzare non è esattamente favorevole alla riuscita dell’impresa.
 
Lo sguardo corse sulla schiena nuda della ragazza, ammirando la distesa di pelle liscia e bagnata, fremette, tentata di sfiorarla anche solo con un dito, poi lo vide, il marchio che sbocciava sulla scapola; una nuova domanda, una nuova storia incisa sulla pelle della giovane.
Eretria la stava osservando e Amberle sollevò gli occhi, concentrandosi su quelli della Rover, trattenendo il desiderio di spiare il resto di quel corpo sinuoso, del quale aveva avuto una breve visione quando, senza alcun pudore, la ragazza aveva lasciato cadere l’asciugamano che la copriva, immergendosi nella piscina. 
 
Perché non aveva ceduto? 
Perché non cedeva ora?
 
Perché non era possibile. Perché non poteva accadere.
 
Perché lei aveva una missione ed Eretria era solo uno strumento, un unico filo nell’intreccio tessuto dall’Eterea, che le avrebbe concesso di salvare il suo mondo e null’altro. 
Lei non poteva permetterselo.
 
Solo uno strumento…sei nulla più che uno strumento…
 
Amberle sapeva di mentire, ma andava bene così. Doveva andare bene così.
 
 
 
 
 
 
E per lei non avresti mai dovuto avere nulla più che uno sguardo.
 
   
 
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