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Autore: PrideWrath_Rose    23/11/2016    0 recensioni
[Heaven's Door Yaoi GDR] Cosa sei disposto a sacrificare per il bene della persona a te cara?
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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[ Dobbiamo parlare. Vieni a casa mia. Sono sul retro.]  

Un SMS corto, logico e privo di qualsiasi futile dettaglio, come lui è solito inviare sempre a chiunque.  

E' passato un solo giorno dal termine della missione speciale compiuta a nome della sua Famiglia, una sola notte trascorsa praticamente insonne, gli occhi spalancati fissi sullo scuro soffitto a pensare, crearsi domande prive di risposta, ipotizzare eventi catastrofici che lo avrebbero colpito nel profondo, lì dove è presente il suo unico punto debole. Non ha mangiato, lo stomaco è ancora chiuso a causa del nauseante odore ferroso di sangue percepito la scorsa sera, talmente penetrante da essergli entrato fino al cervello, l'immagine delle carni tranciate e lacerate dalle enormi zanne dei cinque cani che in pochi secondi sono riusciti a strappare un intero braccio dell'inerme vittima  continua ad essere presente, un'immagine nitida e reale all'interno delle proprie palpebre, che ogni volta che si chiudono si tingono di nuovo di rosso, esattamente come hanno fatto le pareti di quella minuscola squallida cella ove fossero presenti, durante il macabro spettacolo.  

Si trova nel giardino sul retro della propria grossa abitazione, il cielo plumbeo ricopre qualsiasi spiraglio il sole cercasse disperatamente di donare, rendendo perciò l'ambiente cupo, tetro, esattamente come il suo umore ora.  Sa che l'altro non tarderà ad arrivare, per questo motivo lo attende, le mani fasciate da apposite garze mentre si allena, come fa ogni giorno, tirando scattanti ed energici pugni contro il proprio sacco da boxe, creando una serie perpetua di rumori pesanti che si espandono lungo il giardino, ed infrangono il silenzio che divampa tutt'intorno. Misto ad essi è percepibile solo il suo respiro corto, concentrato, ed il sottile scorrere dell'acqua della modesta piscina adiacente alla sua posizione, di un azzurro vivido, attualmente spoglia e priva di vita.  

< hey >

E' la voce altrui che spezza il ritmo,  causandogli di fermarsi immediatamente, non si è accorto del suo passo felpato, quel dannato felino ha il passo talmente leggero che sembra di camminare nell'aria. Si volta a guardarlo, il respiro ora è corto, un po' affannato, il suo sguardo è freddo, penetrante, apatico. Nessun accenno di sorriso, nessun calore da parte sua. Lo osserva in silenzio poggiando una mano sul sacco per evitare che continuasse ad ondeggiare, mentre con un lieve sospiro torna a stabilizzare il respiro. Si volta senza dire niente, compiendo qualche passo in direzione della balconata, per sciogliere la presa delle bende tra e nocche e nel frattempo pronunciare, la voce roca, il tono amaro e severo.  

voglio testare le tue capacità combattive >

La paura che in un futuro ipotetico potesse fare la stessa fine della vittima della sera precedente ormai è diventata una cieca convinzione. Se non ci avesse pensato il suo fottuto collega a infrapporsi fra di loro minacciando di rivelare al suo superiore informazioni compromettenti, sarebbe successo qualcos'altro prima o poi a conferire all'albino il titolo di "pericolo per la Famiglia", ne è sicuro, non ha dubbi al riguardo, per questo nella sua testa l'immagine che egli venga catturato e torturato continua a ripetersi ancora e ancora, causandogli tutto quel malessere interiore, la colpa è sua. Non avrebbe mai dovuto coinvolgerlo così tanto nella sua vita. 

Si pone ora di fronte a lui, a distanza di qualche passo, preparandosi per la "battaglia". Non dona nessun'altra spiegazione al suo riguardo, rimane muto ad fissarlo mentre attende che l'altro si prepari a dovere per simulare un combattimento, che nel frattempo si priva della benda che copre il suo occhio scarlatto e delle vesti di troppo che lo riparassero dal freddo. 

< colpiscimi >

Il suo è un ordine, non una richiesta, glielo si legge negli occhi, si percepisce nella voce.  Il felino appare riluttante a quell'obbligo, ma il suo corpo agisce in fretta, scagliando un potente sinistro nella sua direzione. Aidan lo evita con facilità, piegandosi di lato percependo solo il fantasma del suo colpo, che smuove l'aria accanto alla sua gote, carezzandone semplicemente la pelle. Agisce in fretta poi, alza la mano in direzione del polso altrui ora vulnerabile, compie due veloci passi in avanti posizionandosi dietro la sua figura e tramite un semplice movimento degli arti riesce a chiudergli il braccio dietro la schiena, in una morsa stretta e dolorosa. E' il suo lavoro evitare colpi del genere, come lo è immobilizzare le persone in pratiche ma dolorosissime prese che impediscono ai propri aggressori di compiere un'altra azione. 

Da quella distanza riesce a percepire chiaramente l'odore albino ora. Socchiude gli occhi a quel sentore, la mano stretta verso il polso si ammorbidisce appena. Gli manca. Vorrebbe non esser costretto a fare tutto questo, vorrebbe semplicemente stringerlo a sé infilando le dita tra i suoi morbidi capelli candidi e godersi il calore che emana il suo corpo, venir sommerso da quella strana pace dei sensi che più volte lo ha colpito stando in sua presenza. Una tremenda sensazione mista tra sensi di colpa e terrore dilania ora nel suo stomaco, producendogli ulteriore ansia. Riaprendo gli occhi torna alla realtà dei fatti, ovvero che il russo non è stato in grado di colpirlo, ma anzi si è fatto afferrare con una sola mossa. Questo avrebbe significato game over in caso di reale aggressione. Tenta di spingerlo via rilasciando la presa sul suo polso, andando a ringhiare innervosito .

< troppo lento, di nuovo >

Il felino riprende velocemente l'equilibro facendo perno su un piede e tornare a voltarsi verso di lui, la destra che stringe appena il polso della mancina.  Si sente umiliato, e le parole dello yakuza non fanno altro che peggiorare la situazione.  Si rende presto conto di essere completamente fuori allenamento, eppure non proferisce parola quando dopo aver mollato la presa sul proprio polso lancia un ennesimo pugno nella sua direzione, stavolta il destro. 

Questo riesce ad arrivare a destinazione, non ha un impatto eccessivamente forte, ma il dolore lo percepisce, pungente che raggiunge tutta la parte della guancia sinistra, costringendolo a voltare il viso di lato, immobile ad assimilare per un breve attimo il colpo. Tra di loro il silenzio. L'unico rumore percepibile il vento che dimenava gli alberi impazziti, causando un perpetuo fruscio di foglie. Lo sguardo viene portato di nuovo sull'albino, ricarico d'odio, assetato di sangue ora. Forse stava cercando solamente di creare un motivo per arrivare a quel punto, in modo tale da far desiderare di sua spontanea volontà l'allontanamento altrui. Ma non ci riesce, quegli occhi bicromi lo osservano, anch'essi furiosi, feriti nell'orgoglio e nel profondo, fanno talmente male da farlo incazzare ancora di più. 

Scatta di nuovo, ringhiando furioso all'aria mentre lo afferra nuovamente per il polso, raggirando il suo corpo e stavolta, invece di rinchiuderlo semplicemente nella stessa presa di prima, lo costringe direttamente in terra, facendo passare il piede sulle sue caviglie e farlo cadere rovinosamente accompagnando il suo corpo fino ad incontrare il piastrellato del pavimento. Qui con la mano libera andrebbe a schiacciare il volto altrui contro quest'ultimo, in modo tale da immobilizzare anche il collo, i lunghi capelli bianchi che si spargono sul pavimento, mentre il moro stringe i denti strozzando la rabbia sempre più crescente dentro il petto.  

< lasciami >

Il felino lo minaccia. Digrigna i denti e agita leggermente le gambe in un blando tentativo di ribellione, ma con scarsi risultati. E' schiacciato contro il pavimento, il peso del corpo altrui sopra il suo costato gli impedisce di respirare propriamente, causandogli dei corti ansimi che sbuffa tra i denti stretti, mentre il volto rimane premuto contro il pavimento, incapace ormai di ribellarsi. 

Sono i gemiti di dolore a frenare per un attimo la rabbia altrui, che ben presto si trasforma in rancore, senso di colpa, odio verso se stesso, per aver lasciato che il felino arrivasse fin dov'è arrivato ora insinuandosi nella sua vita, nel suo cuore. E' lui la causa di quell'esatta sofferenza da cui l'aveva avvertito di scappare, quando era ancora in tempo per farlo. La mano contro la nuca altrui va a premere più forte una volta inveito dai dolorosi pensieri creatigli nella mente, per far tornare in lui il senso di dovere che lo ha portato ad agire in questa maniera sin dall'inizio. Il viso si avvicina al volto altrui, per poter ringhiare poi di nuovo, la voce più bassa ora, per via della breve distanza tra i due. 

troppo lento >

I muscoli delle braccia sono completamente tesi per ferire l'unica persona che non avrebbe mai voluto veder soffrire, il respiro è trattenuto in modo tale che il suo odore non lo distraesse più 

ci ho messo un attimo a bloccarti, non ce la farai mai contro di loro >

Già, "loro". Non spiega ulteriormente, lasciando che le sue parole rimangano pragmatiche, ma dentro di lui sa che è esattamente questo il motivo per cui ha voluto testare le sua capacità di difendersi, in caso di un'eventuale aggressione nei suoi confronti, e se il felino fosse rimasto in quelle patetiche condizioni sarebbe stato un gioco da ragazzi prenderlo, rinchiuderlo in una cella e torturarlo fino alla morte. Non avrebbe più assistito ad uno spettacolo come quello della sera precedente, non se in mente avrebbe continuato ad avere la paura che possa succedere a qualcuno a lui caro, lui NON PUO' avere qualcuno di "caro". Dev'essere una spietata macchina da guerra, pronta ad obbedire a qualunque ordine, incapace di sentire dolore, privo di qualsiasi punto debole. 

La presa viene rilasciata, quando ormai stremato non riesce più a sottoporre l'albino a tale trattamento. Nel petto una morsa così potente da fargli sentir dolore persino lungo la gola. Si rialza in piedi, osservando per qualche secondo la figura atterrata del felino, occhi che per un attimo sembrano avere la parvenza di tornare in loro stessi, e mostrare della sofferenza, rancore, mentre in testa cresce sempre di più fino a diventare realtà, la convinzione che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe rivisto l'albino, senza poter neanche dirgli addio, senza poter sentire di nuovo il calore delle sue labbra, la morbidezza dei suoi capelli tra le dita, l'inebriante sapore della sua pelle così candida, così pura.  

< vattene >

Ordina, senza rabbia, solo un grosso miscuglio tra delusione ed amarezza, la voce è roca ora e greve. Compie qualche passo in direzione della grande vetrata che si affaccia alla cucina, la mano che si infila nella tasca destra per estrarne il pacchetto di sigarette, infilarsene una tra le labbra ed accendersela, per poi dire, il tono di nuovo amaro, secco, senza alcun sentimento.  

non venire più qui >

Compie un tiro con la sigaretta, osservando lo scuro riflesso della sua stessa figura contro il vetro lucido della finestra. Una sagoma nera come la pece, così come si sentiva dentro di lui, un involucro di catrame sporco ed inquinato che uccide tutto ciò che tocca, che sia sua intenzione farlo o no.  

se provi a cercarmi ti farò del male >

Parole che quasi gli si bloccano in gola. Dona un ultimo fugace sguardo verso la sua candida figura tramite il riflesso della vetrata, osservandolo per un attimo con occhi celati, ma ricolmi di nuovo di sofferenza e risentimento. Per poi, senza aggiungere nient'altro, e senza aspettare una risposta da parte sua, far scorrere l'anta della finestra ed entrare nella sua abitazione. Perdendosi nel buio della sua stessa casa, fino a quando anche la fiamma della sigaretta, ridotta ad un minuscolo pallino, non fosse più visibile.

   
 
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