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Autore: Meissa    17/05/2009    10 recensioni
“Allora… perché sei qui?” gli domanda alzando il viso per guardarlo negli occhi. Forse sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto; almeno si sarebbe perso il sorriso trionfante aprirsi sul viso di Naruto, anche se, si ritrova ad ammettere, è un bel sorriso.
“Oh, be', sai teme, ” comincia Naruto ridanciano, felice per la vittoria ottenuta: sa benissimo che quella domanda, parlando di Sasuke, vale più di mille scuse. “Ho deciso che dobbiamo scattare delle foto, da appendere in casa tua! Sai com’è, non ce ne sono…”
Sasuke corruga la fronte, cercando di capire dove Naruto voglia andare a parare. “Ci sono molte foto in casa mia, anche appese alle pareti,” osserva, logico.
“Sasuke,” obietta Naruto, prendendo un respiro profondo. “Le foto che hai in casa… sono tutte di gente morta.”

Quando si ha a che fare con Sasuke Uchiha, qualsiasi cosa diventa complicata, compreso scattare delle foto. SasuNaru.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Io non la volevo scrivere: Naruto che va a casa di Sasuke doveva essere il preludio per una breve shot SasuSaku, invece poi questi due hanno preso vita da soli ed è andata così. Sarà la prima e ultima SasuNaru della mia vita, perché sono sicura che è oscena. Questa sarà anche la prima e ultima storia Shounen Ai della mia vita, ché è ovvio sono incapace di scriverne. Se vorrete uccidermi, vi giuro che vi capisco, seriamente.
Ambientata in un futuro post distruzione di Konoha, l’idiota se ne è tornato a casa, ha una relazione non ufficiale con Naruto, come si può evincere dal testo. Non domandatemi perché Sasuke ha sempre storie segrete nelle mie fic. Sarà per simpatia e per complicarsi e complicarmi la vita.
Mai più, prometto. Inizio a pensare seriamente di dovermi trovare un beta che mi impedisca di scrivere stronzate.

Se, ciò detto, non siete ancora scappati, buona lettura!

Foto di famiglia


I colpi sulla porta si fanno sempre più forti e insistenti e lui capisce di non poterli più ignorare. Poggia la tazza di tè caldo sul tavolo, si alza e scosta indietro la sedia, che graffia sul pavimento, e cammina sino alla porta, intuendo chi sia il responsabile di questo casino immane. Compie ogni gesto e movimento con calma e lentezza, lo sguardo che saetta per le pareti della villa, e si ferma addirittura a osservare una vecchia pergamena e a raddrizzare una foto. Sono ritratti lui e Itachi, non sa perché la tenga lì, di preciso, anche perché ogni volta che la guarda fa male. È un dolore pungente, intenso, di quelli che fa venire le lacrime agli occhi prima ancora di rendersene conto, che fa attorcigliare le viscere e sembra di avere un peso proprio lì, all’altezza dello stomaco, e che acuisce la sensazione di malessere che lo accompagna tutti i giorni. Immagina sia questo che si prova a uccidere il proprio fratello, che ha sacrificato tutta la sua vita per te, e toglierli in maniera definitiva la possibilità di sorridere come in quella foto. Sasuke si rende conto che nemmeno lui ha più sorriso in quel modo. Ogni tanto gli scappa un sorriso breve, appena accennato, ma non ha mai più sorriso allegro come quando Itachi lo prendeva sulle spalle, con la spensieratezza e la gioia di un bambino. Immagina sia ciò che capita quando tuo fratello uccide un intero clan portandoti via l’infanzia. Anche se Sasuke lo sa che ogni gesto, ogni scelta, Itachi l’ha sempre fatta per il suo bene: l’ha detto anche Madara che era il solo di cui importava a Itachi, sempre e comunque.
“Mi dispiace,” sussurra al giovane Itachi della foto. “Non lo sapevo, non potevo saperlo.
Distoglie lo sguardo, rapido, e chiude gli occhi; prende un respiro e, quando riapre le palpebre, nel nero delle sue iridi si legge la solita indifferenza e il distacco; il dolore, l’angoscia, la disperazione di un istante prima scomparsi in un battito di ciglia.
Quando Sasuke apre finalmente la porta, la prima cosa che nota è il biondo dei capelli e l’azzurro luminoso degli occhi, che in realtà in questo momento è burrascoso. Naruto è lì -ha aspettato fin quando non si è degnato di mostrarsi-, fortemente seccato, lo sguardo furente e le braccia incrociate, non parla e lo fissa astioso, con sfida. Non può fare a meno di trovare insopportabile quel suo modo di fare presuntuoso, come se a aprirti la porta ti stesse facendo un enorme favore. A suo avviso Sasuke se la porta anche al cesso. Decisamente il teme gli deve delle scuse.
“Be’, che fai, per poco non mi sfondi la porta di casa e poi non dici niente?” domanda Sasuke altezzoso, il dobe dovrebbe ringraziarlo per essersi alzato e avergli aperto la porta, stava bevendo il suo tè.
“Mi scusi, sua altezza, la ringrazio per aver mosso il culo da dovunque si trovasse,” commenta Naruto ironico.
“Sei venuto a sfondarmi la porta per potermi insultare?” domanda Sasuke atono e Naruto in risposta emette un ringhio disperato.
“Se ti sforzassi di essere un po’ più simpatico, teme, ti assicuro che non ti avrei risposto in questo modo,” ribatte aggressivo, con uno sbuffo a esprimere la sua irritazione.
“Sì?” chiede Sasuke con un sopracciglio inarcato.
“Certo,” bercia Naruto iroso. “È colpa tua che sei un teme e devi comportarti sempre da teme e maledetto imbecille!”
Sasuke non proferisce parola, lo guarda come fosse un insetto fastidioso, da schiacciare.
“E poi si può sapere cosa diavolo stavi facendo? La manicure? Ho aspettato una vita che tu decidessi di uscire da questo posto!” continua Naruto, a ruota libera.
“Questo posto, come lo chiami tu, è casa mia,” scandisce Sasuke, uno scintillio minaccioso negli occhi.
“Sì, grazie, pensavo fosse un cimitero…” Naruto spalanca gli occhi, sconvolto, accortosi troppo tardi della gaffe.
Sasuke lo fissa freddo, distante, come nel rifugio di Orochimaru o il giorno della lotta alla cascata: è uno sguardo che ha sempre sperato non si posasse più su di lui, mai più.
“Sasuke, mi spiace, non volevo dire, lo sai,” Naruto biascica frasi sconnesse, con il chiaro intento di rimediare, febbrilmente, e muovendosi agitato.
“Lo so,” fiata Sasuke abbassando lo sguardo, e Naruto lo vede stanco come non mai, e ha paura, perché Sasuke è Sasuke, è combattivo, orgoglioso, e con quelle due parole ha gettato l’orgoglio alle ortiche e si è arreso senza condizioni. Non riesce ancora ad abituarsi a questi cedimenti da parte di Sasuke, queste cadute di stile, ma gli conviene farlo in fretta, come ha detto Sakura le persone cambiano Naruto, non possiamo aspettarci rimangano uguali, e poi ha ucciso suo fratello, immagino che sia per questo… noi non sappiamo cosa voglia dire. E no, Naruto, non dire che quando ti sei trovato di fronte a quel bivio la situazione era uguale, perché non lo era. Il rapporto tra te e Sasuke è differente da quello suo e di Itachi.
Sakura vede sempre giusto, così lontano da sé, a differenza sua. Forse ci starebbe meglio lei al fianco di Sasuke, lo pensa ogni volta che si sente così incredibilmente inadeguato, e stupido, e se ci fosse Sakura con Sasuke, lei di certo non farebbe queste figure e sarebbero felici. Ogni tanto si domanda se abbia davvero capito la reale differenza del rapporto tra lui e Sasuke rispetto a quello tra Sasuke e Itachi, ma dallo sguardo adorante che lei continua a rivolgere al genio, deve dedurre di no.
“Allora, non entri? Sarai venuto qui per qualcosa…” la voce di Sasuke è piatta, mentre si sposta dall’uscio per lasciarlo entrare, e Naruto riavverte quella paura di poco prima, accompagnata da una fitta al cuore. Sasuke non ha voglia di parlarne, la discussione finisce qui, probabilmente non è mai nemmeno iniziata.
“Ah… ok…” bofonchia Naruto visibilmente a disagio e tentenna mentre entra a villa Uchiha. È così tenero in quell’essere completamente spaesato, che Sasuke si sente in dovere di dire qualcosa.
“Naruto?” lo chiama esitante, e il jinchuuriki lo guarda mogio, e Sasuke si sente almeno un pochino in colpa. “È tutto a posto. Lo so che non è colpa tua, se sei un dobe senza cervello, non si può poi far molto. Ormai mi sono rassegnato a sopportarti così,” conclude con magnanimità.
E a Naruto sembra di nuovo Sasuke, sprezzante e arrogante come sempre, convinto di essere migliore degli altri semplicemente perché sì, e non può non apprezzare questo sforzo di far finta di nulla, di riportare tutto alla normalità, di lasciar cadere la questione. Gli tira un pugno sulla spalla, perché loro sono Sasuke e Naruto, ed è giusto così, è il loro modo di comunicare, anche perché quello dei gesti è l’unico mezzo di comunicazione che Sasuke conosce. Sasuke lo guarda attonito, sbilanciato leggermente dal colpo, poi assottiglia lo sguardo.
“Fammi capire… non sei riuscito a sfondare la porta e vuoi sfondare me?” sibila minaccioso. Naruto sorride, malizioso, negli occhi una scintilla di puro divertimento. “Sì, be' teme, ammetto che non mi dispiacerebbe minimamente,” rivela tranquillo.
“Cos…” Sasuke sgrana gli occhi, un lampo di comprensione che li attraversa. “Idiota,” sbotta, spingendolo contro al muro con un braccio e bloccandolo, i visi ad un soffio. “Chi deve sfondare chi?”
Naruto sente il respiro leggero di Sasuke solleticargli il collo, la sensazione di calore che si diffonde rapida per tutto il corpo.
“Teme.. questo è sleale! Profondamente sleal…” Naruto non fa in tempo a concludere la frase, sconclusionata per altro, che le labbra di Sasuke sono già sulle sue, e non riesce proprio a dispiacersene.
“Allora... che cosa eri venuto a fare, dobe?” domanda Sasuke staccandosi da lui, il fiato corto.
“Eh?”
“Dei, sei completamente scemo, non ho ancora capito perché perdo tempo con te,” mormora Sasuke, scuotendo la testa rassegnato.
Naruto si perde a osservare la linea del collo, le labbra sottili, leggermente schiuse, il naso diritto, gli occhi socchiusi e le ciglia lunghe e fitte, la linea delle sopracciglia che segue quella allungata degli occhi. Dannazione, non è possibile che Sasuke risulti così bello anche mentre fa il finto martire, così non riesce a mostrarsi incazzato, e quella è precisamente la sua intenzione, certo che se il respiro di Sasuke, esattamente come il suo, non fosse così accelerato, forse riuscirebbe a formulare una frase sensata, in ogni caso la colpa è sempre del teme, proprio perché… be', è colpa sua e basta.
Naruto lo spintona e Sasuke colto di sorpresa finisce contro la parete opposta del corridoio.
“Teme smettila di insultarmi!” bercia Naruto nel chiaro intento di mostrarsi furioso.
“Ma sei completamente cretino?” sbotta Sasuke. “Se fai un’altra volta una cosa del genere…”
“Smettila con queste minacce a vuoto, diventi noioso,” lo ferma Naruto prima che possa continuare con la sua solita sequela di minacce mai realizzate, e si avvia verso la cucina.
“Io non faccio minacce a vuoto… Ehi, fermati immediatamente, questa è casa mia, non puoi andartene in giro come se nulla fosse dopo avermi sbattuto al muro,” inizia rincorrendolo in cucina. “Dannazione dobe, quello è il mio tè!” ringhia Sasuke vedendo Naruto tranquillamente seduto a bersi la sua tazza di tè.
Naruto alza le spalle, indifferente, Sasuke deve essere un ottimo insegnante. “Ti ho fatto un favore teme, era freddo, e imbevibile,” aggiunge dopo un attimo, pensoso.
“Se era davvero imbevibile potevi evitare di finirlo!” alza la voce, risentito, mentre prende in mano la tazza ormai vuota.
“Teme, rilassati…” sbuffa Naruto, dondolandosi sulle gambe posteriori della sedia. “Anzi, se ti calmi, posso dirti perché sono qui e magari dopo possiamo anche finire il discorso iniziato prima.”
“Buffo,” commenta Sasuke mentre sistema la tazza nel lavandino e apre l’acqua. “Ero convinto fossi venuto solo per quel discorso,” accusa sarcastico. “E comunque piantala che mi rompi la sedia, e ha resistito per anni, non vorrei che si rompesse solo perché c’è un dobe cretino in giro per casa.”
Naruto schianta di colpo la sedia sul pavimento, rabbuiato. “Dovresti piantarla di essere un maledetto idiota, sai? Se non me fregasse niente non ti avrei inseguito per tre anni in giro per il mondo, e non provare a dire che non ce lo avevi chiesto,” lo precede duro.
Sasuke si rende conto di avere esagerato, evidentemente, perché resta in silenzio mentre sciacqua la tazza e la lascia scolare nel lavabo. Naruto non apre bocca, si limita a fissare truce davanti a sé, tocca a Sasuke spezzare il silenzio, ed è perfettamente consapevole che sia giusto così; si avvicina silenzioso al tavolo, scosta una sedia con la solita eleganza innata e prende posto dall’altro lato del tavolo, di fronte a Naruto. Poggia i gomiti sulla superficie liscia del legno e incrocia le dita, Naruto mantiene lo sguardo fisso davanti a sé, senza il minimo cedimento, e Sasuke ingoia l’orgoglio definitivamente, china il capo in segno di sconfitta, e infine si schiarisce la voce prima di parlare.
“Allora… perché sei qui?” gli domanda alzando il viso per guardarlo negli occhi. Forse sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto; almeno si sarebbe perso il sorriso trionfante aprirsi sul viso di Naruto, anche se, si ritrova ad ammettere, è un bel sorriso.
“Oh, be', sai teme, ” comincia Naruto ridanciano, felice per la vittoria ottenuta: sa benissimo che quella domanda, parlando di Sasuke, vale più di mille scuse. “Ho deciso che dobbiamo scattare delle foto, da appendere in casa tua! Sai com’è, non ce ne sono…”
Sasuke corruga la fronte, cercando di capire dove Naruto voglia andare a parare. “Ci sono molte foto in casa mia, anche appese alle pareti,” osserva, logico.
“Sasuke,” obietta Naruto, prendendo un respiro profondo. “Le foto che hai in casa… sono tutte di gente morta.”
La ruga sulla fronte di Sasuke si fa più accentuata e Naruto questa volta ha paura che lo possa ammazzare davvero. Quando il genio parla la sua voce è così gelida che Naruto fa l’associazione immediata Sasuke blocco di ghiaccio, e se la situazione non fosse così tragica, forse scoppierebbe anche a ridere.
“Quella gente morta è la mia famiglia,” scandisce Sasuke.
“Lo so,” risponde Naruto stancamente. “Quello che voglio dire…”
“Solo perché tu non hai parenti di cui avere foto non vuol dire che anche io…”
Sasuke non fa in tempo a finire la frase, Naruto ha già rovesciato il tavolo, in preda ad una furia cieca, lo afferra per il bavero del kimono, il viso distorto da una smorfia di furia e dolore.
“Non… ti… azzardare… mai più… mai più, Sasuke… a… nominare… un’altra… solo un’altra volta… Sasuke… e ti giuro… che… ti ammazzo…” le parole gliele sputa addosso, fa fatica a respirare.
“Qual è il problema, sei l’unico che può permettersi di sparare sentenze sulle famiglie altrui?” si informa Sasuke gelido, apparentemente indifferente alla reazione del compagno.
Naruto spalanca gli occhi, resta fermo, rigido, è come se non lo vedesse nemmeno, gli lascia di scatto il bavero e, mentre se ne va, Sasuke sente distintamente il suono di quelle ultime parole, anche se sussurrate.
Tu… non capisci, mai. Non ti sforzi nemmeno; c’è sempre e solo Sasuke, gli altri, nemmeno esistono.
Sa che non se le scorderà per un bel pezzo.

Dopo quattro giorni lui e Naruto ancora non si rivolgono la parola. Sasuke l’ha capito da quella frase che sarebbe andata così, certo è che non si sarebbe aspettato in questo modo una possibile fine del loro rapporto, non dopo tutto quello che hanno passato, fughe e tentati omicidi –tutti da parte sua, ma è irrilevante-, ma più ci ripensa meno fatica a crederlo. Forse era destino. Dei, inizia a pensare come lo Hyuuga, eppure non lo sta frequentando tanto, anzi, non lo frequenta proprio, come sempre del resto. Magari tra loro c’è qualche strana forma di empatia dovuta ai capelli neri. Sasuke si rende conto di essere davvero alla frutta per fare pensieri tanto idioti, così con uno sbuffo si alza dalla sedia e raddrizza il tavolo, che è rimasto rovesciato dall’ultima visita di Naruto. Si rende anche conto di quanto sia effettivamente ridicolo passare quattro giorni su una sedia, immobile, alzandosi solo per mangiare e andare in bagno, probabilmente l’ha notato anche Sakura.
Sakura, il secondo giorno dalla lite, si è premurata di fargli visita –secondo Sasuke deve aver scambiato qualche parola con il dobe, anche se di sicuro non le ha raccontato i veri motivi della lite- per sapere le sue condizioni. Certo trovarlo sulla sedia, sguardo fisso in avanti, un tavolo rovesciato, deve averle fatto intuire che qualcosa non andava. Gli ha scoccato un’occhiata dubbiosa, poi si è diretta verso il tavolo a terra, per rimetterlo a posto, ma Sasuke ha fatto un cenno di diniego con il capo. Sakura allora l’ha guardato con una dolcezza infinita, si è morsa il labbro e se ne è andata con un se hai bisogno, sai dove trovarmi.
Sasuke sa che l’invito di Sakura è sempre valido, e che si riferisce non al tavolo per terra ma a qualsiasi evento della sua vita, ma si sentirebbe davvero in colpa a parlare con lei di questo. Non è cieco, non del tutto, e sa perfettamente che Sakura lo guarda ancora come a dodici anni. No, rivelare a lei dei suoi problemi di coppia con Naruto sarebbe davvero da stronzo.

Al sesto giorno Sasuke bussa alla porta di casa Haruno, dove ad aprire trova un’incerta quanto stupita madre di Sakura. Lo fa entrare esitante e chiama la figlia, che quando sente il nome di Sasuke le comunica, con un tremito, di farlo salire su in camera sua. Probabilmente non si aspettava che Sasuke prendesse sul serio il suo invito, e non se lo aspettava nemmeno lui stesso; ancora non riesce a credere di star salendo le scale dopo aver ringraziato una dubbiosa e inquieta signora Haruno. Sakura lo aspetta sulla soglia di quella che dev’essere camera sua, la porta aperta.
“Di qui, Sasuke-kun,” lo richiama sventolando una mano.
Sasuke, stizzito, sta per farle notare che non solo non è cieco, ma nemmeno completamente scemo, poi si ricorda perché è lì, e decide di evitare le battutacce.
“Grazie,” mormora mentre entra nella stanza e Sakura chiude la porta dietro di sé.
“Prego, accomodati,” invita la padrona di casa indicandogli una sedia e sistemandosi sul letto, schiena contro il muro, gambe raccolte.
“Grazie,” mormora di nuovo lui, mentre si siede.
Sakura sta per scoppiare a ridere, perché Sasuke sembra davvero un pesce fuor d’acqua, continua a guardarsi in giro come se aspettasse l’apparizione divina.
“Bella giornata, eh?” domanda allora Sakura, per spezzare il silenzio.
“Già,” concorda Sasuke. “C’è anche qualche nuvola, Shikamaru ne sarà contento.”
Sakura lo guarda stranita, pensando che è davvero un caso clinico e ha ragione Ino.
“Io e Naruto abbiamo litigato,” rivela Sasuke d’un tratto.
“Ma davvero,” commenta ironica.
Il genio le scocca un’occhiata interrogativa, cui lei risponde con un’alzata di spalle.
“Sai com’è… non è che siano molte le persone che vengono a casa tua a rovesciarti i tavoli. Certo, fosse stata casa di Naruto ci sarebbero stati molti più possibili indiziati: lui, io, chiunque… A meno che casa tua non sia diventato terreno per le sue diatribe, allora…”
“No, non lo è,” la interrompe Sasuke, impaziente.
Restano ancora qualche minuto in silenzio, Sakura attende che il compagno dica qualcosa, qualsiasi cosa, ma lui sembra intenzionato a stare zitto.
“Be’?”
Sakura lo guarda storto. “Be’, cosa?”
“Cosa si fa adesso, sai per…” borbotta, lui, imbarazzato.
Sakura si è chinata leggermente in avanti, lo osserva attenta, prima di scoppiare in una risata leggera e guadagnarsi un’occhiata tutt’altro che carina da parte di Sasuke.
“Sai, Sasuke-kun, la prima cosa da fare, quando due litigano, è capire di chi sia la colpa,” spiega carezzevole.
“Del dobe,” risponde Sasuke senza pensarci.
Sakura inarca un sopracciglio, scettica, come per dire vedi di essere sincero.
Sasuke sbuffa, colto in fallo, e sibila, a malincuore. “Di entrambi. Più sua che mia,” aggiunge dopo un po’.
“Allora in questi casi,” inizia cauta. “Si cerca di venirsi incontro. Qualcuno che inizi a deporre l’ascia di guerra,” azzarda infine.
Sasuke è evidentemente oltraggiato, scioccato anche solo dall’idea. China il capo e sbuffa, e Sakura lo vede bello come non mai.
“Va bene, ho capito,” biascica controvoglia mentre si alza. “Grazie Sakura.”
“Di nulla,” risponde lei, un rossore diffuso sulle guance. “Quando vuoi…”
Sasuke le fa un cenno mentre esce, cercando di ignorare l’espressione persa di Sakura, gli occhi dolci, pensando che se deve un favore a qualcuno, lo deve proprio a lei. Si sente vagamente in colpa per averne parlato proprio con lei, però, ehi, gli ha offerto aiuto di sua spontanea volontà, mica l’ha obbligata. Ok, non funziona. Quando sarà il momento, Sakura dovrà essere la prima a saperlo: se lo merita.

All’ottavo giorno, Sasuke e Naruto ancora non si rivolgono la parola. Sono andati in missione tutti insieme e le uniche parole che si sono scambiati sono state le coordinate della propria posizione. O meglio, Sasuke, calmo e controllato, ha detto le coordinate della posizione, Naruto ha ringhiato qualcosa in risposta, evidentemente irritato. Al momento di tornare a casa si dividono salutando Sakura e Kakashi, ignorandosi reciprocamente. Sakura li guarda ansiosa allontanarsi: per la prima volta dal ritorno di Sasuke a Konoha e la sua integrazione all’interno del gruppo, i due non fanno un tratto di strada insieme a lei, salutandosi o davanti casa sua o una via poco lontana, per poi dividersi o proseguire insieme un altro po’, come segno di ritrovata amicizia. Scambia uno sguardo preoccupato con Kakashi, che la guarda interrogativo.
Sakura chiude gli occhi e scrolla le spalle, rassegnata. “Hanno litigato,” butta fuori con un sospiro.
“Ma davvero?” fa Kakashi, con sottile ironia.
“Sensei,” minaccia lei a bassa voce, sistemandosi meglio un guanto.
Kakashi capisce che non è il caso di scherzare, e che Tsunade con lei ha fatto anche troppo.
“Hai ragione, scusa,” le sorride paterno. “Andiamo, ti offro qualcosa da bere. Hai un’aria davvero sbattuta,” commenta poggiandole una mano sulla spalla e iniziando a camminare.
Sakura lo guarda sconsolata, consapevole che ha ragione, e si lascia condurre docilmente per le strade del villaggio, il pensiero rivolto a quei due: o Sasuke non è andato incontro a Naruto o l’ha fatto e Naruto non ha accettato quel simbolo di pace. Non sa quale delle due opzioni sia la peggiore.

Naruto si è svegliato da poco, un’ora, e dopo un quarto d’ora passato nel letto a guardare il soffitto, è rimasto per più di mezz’ora sotto il getto d’acqua gelida, a rimuginare. Più ci pensa più si irrita. Friziona i capelli con l’asciugamano, che lancia nel bagno con poca grazia, e in accappatoio si dirige in cucina a prepararsi la colazione. Più ci pensa, più gli passa la voglia di mangiare. Mangiucchia senza convinzione un pezzo di pane, i gomiti sul tavolo, l’aria svogliata. Sono dodici giorni che lui e Sasuke non si rivolgono la parola. Si sono visti durante una missione, una sola volta, e quell’idiota del teme ha fatto come se nulla fosse, è stato impassibile, preciso, come qualsiasi missione, e soprattutto l’ha ignorato con una semplicità impressionante. È incredibilmente irritante, quel suo atteggiamento da Dio sceso in terra, e ancor più irritante il fatto che sia dodici giorni che non fa altro che pensare a lui, che non si parlano da dodici giorni, che ha un buon profumo, sa di pulito, l’ha sentito durante quella dannata missione, così come non ha potuto non notare quanto sia sempre perfetto, la pelle candida, gli occhi scuri, i lineamenti eleganti, la forma allungata degli occhi, le iridi e i capelli neri risaltano il contrasto con la pelle chiara, e… maledizione, lui è incazzato! Non dovrebbe nemmeno pensarci. Fissa truce la parete di fronte, ed è in quella stessa posizione che si trova quando bussano alla porta, con la sola differenza che il pane è finito.
Si alza di malavoglia, e apre la porta.
“Ciao.”
Naruto spalanca gli occhi, e la bocca resta semiaperta, solo per un secondo. Poi aggrotta le sopracciglia, e Sasuke non ha tempo di aprire bocca.
“Vattene via,” ringhia, poco amichevole, e chiude la porta e si allontana. O almeno, questo è il suo intento peccato che non riesca nemmeno a finire la prima azione, cioè sbattergli la porta in faccia, che si blocca, sentendo le sue parole.
“Ho portato la macchina fotografica,” Sasuke lo dice con tono calmo, mostrando l’oggetto, ma Naruto, mentre lo guarda in viso, nota che lo sguardo guizza veloce per la stanza, e la mano libera continua a stringersi nervosamente. Un sorriso si apre spontaneo sul volto, gli occhi azzurri, ridenti, sembrano più luminosi che mai, e Sasuke, mentre smette di respirare per un attimo, realizza quanto gli sia mancato.
“Coraggio, andiamo!” Naruto continua a sorridere, un braccio attorno alla spalla di Sasuke, mentre chiude la porta e lo spinge sul pianerottolo; Sasuke lo osserva un attimo, dubbioso, e lo blocca con una mano mentre Naruto li dirige verso le scale.
“Cosa c’è?” domanda Naruto, seccato da quel gesto.
“Sei in accappatoio, dobe,” lo informa Sasuke alzando drammaticamente gli occhi al cielo –o meglio al soffitto. Naruto emette un grido strozzato e si precipita in casa a vestirsi, accompagnando i suoi gesti a un teme aspetta dieci secondi e andiamo a fare le foto! Non muoverti, eh!

Ventitré giorni dopo

Sasuke è fermo davanti alla parete di uno dei corridoi della villa, e tra le mani tiene una cornice. È da mezz’ora almeno che è lì, con quella foto tra le mani. Itachi e un se stesso in miniatura continuano a guardarlo sempre con lo stesso sorriso gioioso. E inconsapevole, pensa amaramente. Quando ancora non era tutto deciso. Sospira e guarda un’altra foto, già incorniciata. È una di quelle che Naruto ha insistito per scattare una settimana e mezzo prima -non è andata proprio così, ma meglio sorvolare. Naruto ha un braccio attorno alla sua spalla, l’altra mano in un segno di vittoria, un sorrisone tipicamente suo, che sembra irradiare gli altri della sua felicità. Lui è fermo, le braccia lasciate sui fianchi e un’aria assolutamente indifferente, secondo lui, le labbra sono tese in una linea dritta, e si domanda come Naruto possa continuare a sostenere che lui stia sorridendo. Corruga la fronte, pensoso. Lui non sta sorridendo, in quella foto con Naruto, sorride nella foto con Itachi. Sbuffa contrariato, e poggia la foto sua e del fratello sul mobile e prende tra le mani l’altra foto, più recente. La osserva ancora, critico, poi lo sguardo torna sulla foto con Itachi, sul mobile. “Naruto è un idiota,” mormora al fratello. “Lo vede solo lui che sto sorridendo.”
Non è vero, e se Itachi fosse vivo, se ne accorgerebbe, perché è sempre stato in grado di vedere oltre. Sasuke forse non sorride con le labbra, ma quella scintilla nel nero degli occhi è un sorriso di pura gioia. E la felicità è palpabile. Forse non sorridono entrambi i soggetti di quella foto, come quella con il fratellino quando erano bambini, ma non cambia nulla, perché Sasuke è Sasuke, e quella scintilla negli occhi vale più di tutto il resto, e anche Naruto l’ha capito, e così sorride per entrambi.
Sasuke si morde il labbro, prima di appendere la foto che ritrae lui e Naruto, nel posto appartenente alla foto con Itachi. Si allontana appena, la osserva minuziosamente, e poi tende le labbra in un sorriso leggero, appena percepibile. Il sorriso di cui parla Naruto, adesso, lo vede anche lui.
Porta la vecchia foto su un mobile, e ne toglie alcune altre dalla parete, per sostituirle con delle nuove, sempre quello strano sorriso sulle labbra.
Villa Uchiha sembra, nonostante tutto, più luminosa che mai.

Sasuke sbuffa mentre sono fermi in posa, Naruto che lo esorta a sorridere, Kakashi poco più in là che li guarda bonario, e una Sakura radiosa, che si muove qualche passo indietro per scattare meglio la foto.
“Fermi, mi raccomando,” li avvisa mentre fa un altro passo indietro.
Naruto con quel suo solito sorriso, senza cambiar posizione, sussurra a voce bassa, in modo che solo lui possa sentirlo: “Visto teme… noi abbiamo una famiglia.”
Lui si gira appena verso Naruto, gli occhi vagamente persi e un’espressione di comprensione che lo attraversa all’improvviso.
“Insomma, se non state fermi come faccio a scattarvi una foto?” strepita Sakura da lontano.
Sasuke chiude la bocca, scrollando le spalle, e torna a guardare verso Sakura, mentre Naruto si scusa e Kakashi intima a Sakura di scattare la foto, che altrimenti non ci sarà più luce e non riusciranno mai più a convincere Sasuke.
Naruto e Sakura scoppiano e ridere, e il sensei con loro, e Sasuke si sente più leggero, il suono delle risate nelle orecchie, e il flash della macchina fotografica che continua a seguirlo come impazzito.




Note autore. Sì, lo so , è orribile. La sola cosa che posso fare è chiedervi perdono inginocchiata sui ceci, e non propinarvi mai più nulla del genere. Sasuke è OOC in maniera devastante, e Naruto è più cretino del solito. Ah, c’è una ragione se Sasuke va da Sakura a parlare piuttosto che da qualcun altro, che poi quel qualcun altro è per forza Kakashi. Se fosse andato da Kakashi, questo che è fin troppo sveglio, avrebbe capito della tresca, mentre Sakura, un po’ più cieca, anche per i sentimenti che prova per lui, non se ne rende conto.
Ventitré giorni dopo, è da considerarsi a partire dalla lite, ho immaginato fosse comprensibile visto che ho scandito i giorni a partire da lì. Ah, non è che Sasuke butti la foto con Itachi e altri familiari, questo MAI, semplicemente capisce che ci vogliono anche altre foto. Quelle con Itachi, Mikoto e Fugaku vengono semplicemente spostate.Le altre foto che sostituisce a quelle di famiglia, appese alle pareti sono foto di gruppo, con Sakura e Kakashi, ho pensato che si capisse dalla scena finale in corsivo, visto che erano insieme u.u
La parte tragica di tutto è che sono tre giorni a morirci cercando di farle avere un senso e ancora continua a non averlo XD Solite raccomandazioni, no pietre, che fanno male, no frutta o verdure che macchiano, o stanotte passerò la notte in bianco causa mia madre.
Commenti sempre graditi, certo XD

Ringrazio chi ha commentato Picture, ovvero Hika_chan, Hele91, Lady Morgan e RBAA . Lady_Morgan, parliamone, chiunque rinnegherebbe un bimbo o una bimba con i capelli rosa. O almeno, io lo farei =P Thank you, siete adorabili ** -si esalta e saltella felice-
Grazie ovviamente a chi l’ha letta, chi l’ha apprezzata, chi è passato anche per caso ed è rimasto traumatizzato, grazie a tutti.
Grazie anche a chiunque passerà di qui, per questa storia, e ora torno ai miei integrali, che devo bissare il dieci e lode della volta scorsa –mi sto vantando, sì, il primo dieci e lode della mia carriera scolastica (L)- per alzare la mia media negli scritti di matematica che è disastrosamente bassa -il trucco c'era da quanche parte, che credevate? XD- Alla prossima!
Meissa
   
 
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