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Autore: itsfraancesca17_    23/11/2016    0 recensioni
1582, Irlanda. Judith Manberth ha solo quindici anni quando, per via di un baratto viene acquistata da Ian Peter Connors, un ricco uomo di città. La ragazzina sarà obbligata a lavori forzati nei campi, sottomessa al perverso volere del suo padrone. Farà la conoscenza di Jeremy, un ragazzo affascinante e dallo spirito caparbio. I due, nonostante la reticenza iniziale, legano molto ed escogitano assieme una strategia per fuggire dalla schiavitù; ma la libertà non è fine a sé stessa ed il destino ha in serbo ben altro per Judith. Dopo un’accesa discussione, Jeremy si allontana, inconsapevole di non poterla più rivedere per molto tempo.
Il superbo Ian, insanamente ossessionato dalla ragazzina, la farà cercare in ogni dove.
Il dolore, come i fiori, prima o poi appassisce, ma non l’amore.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quando nacque non era più grande di una bambola di pezza. Aveva le guance rosse e gli occhi chiari. Perfino la neve parve cessare per un unico, breve istante, con fredda premura, per non congelare l’epidermide sottile della neonata. Il 10 dicembre 1557, in una piccola baita a strapiombo sul mare, Judith Manbert emise il suo primo vagito, tenero come il cinguettio di un pettirosso. “Sorellina!” aveva esclamato Jonathan, il maggiore dei fratelli. Poi aveva cominciato a saltare per la gioia tutt’intorno alla stanza. “Dai, non spaventarla!” squittì Meredith in tutta risposta, bloccando Jonathan per un braccio. Si avvicinò cauta alla neonata con un gran sorriso stampato in faccia. “Ciao Judith” In tutta risposta Judith scoppiò a piangere urlando con la vocina stridula di un bambino che ha da poco appreso l’arte del respirare. “Non le piaci, Memi” rise Jonathan facendo la linguaccia alla sorella, sotto l’occhio divertito della madre. Il padre, Barry, era di ritorno dal lavoro nei campi. La famiglia si guadagnava da vivere coltivando riso e frumento, comprava i semi e vendeva i frutti del loro lavoro nei mercati rionali. Non erano certo ricchi, ma non si lamentavano della loro vita così semplice e tranquilla. Mary e Barry erano sposati con prole ed erano convinti che la loro esistenza, tanto monotona quanto serena, talvolta laconica, fosse tra le più felici sulla terra. Quando al suo rientro Barry vide Judith scoppiò in lacrime per l’emozione. Prese sua figlia in braccio stringendola con una delicatezza infinita. Guardò la moglie ed i bambini e ringraziò Dio di essere lì, in buona salute, con la sua famiglia. Quella sera pregò fino a notte fonda. Pregò per Mary, per Judith, Jonathan e Meredith. Pregò che ai suoi bambini non mancasse mai un tetto, del cibo caldo, un giaciglio su cui dormire. Pregò di riuscire ad essere un buon padre, di donare loro affetto, una buona educazione per affrontare con coraggio la vita che da così poco tempo avevano abbracciato. Le corse a perdifiato con Meredith nell’erba, zuppa di patate o di cipolle, gli abbracci e i baci di mamma e papà, i dispetti di Jonathan, le favole irlandesi prima di dormire, la messa e dolcetti alla domenica. Questo era l’innocente vissuto di Judith a quattro anni. Nella sua tenera fanciullezza di bimba amava alla follia tutto e tutti. Le mucche al pascolo, l’erba bagnata al mattino presto quando papà usciva piano piano per non far rumore. Proprio tutto. Aveva sviluppato una personalità coriace, tosta. Si offendeva sempre agli ammonimenti di Mary e se ne stava sola per qualche ora. Rincorreva Jonathan in ogni dove quando lui le rubava il latte e alle volte si vendicava. Un giorno aveva provato a sollevare la zappa da lavoro di Barry, un compito assai arduo per una bambina della sua età. Riuscì a malapena ad afferrare il manico, per giunta caracollando di sedere sulla paglia. Meredith era subito accorsa al pianto della sorellina ed aveva esclamato un sonoro “Guarda Judi, hai fatto un buco per terra!” E Judith aveva smesso di piangere, troppo impegnata a cercare il fantomatico buco per preoccuparsi del dolore al fondoschiena. Meredith aveva circa tre anni in più di Judith, aveva gli occhi chiari, i capelli biondi, un carattere vivace e curioso. Era dotata di una gran pazienza puntualmente messa sempre a dura prova da Judith. Lei lasciava fare, non le piaceva arrabbiarsi, in fondo non lo faceva quasi mai. Jonathan, il maggiore dei fratelli, era un bambino timido e solitario dalla folta chioma corvina e riccioluta. Circa cinque anni lo separavano da Judith. Lui amava i fiori, lo sciabordio delle onde, il rosso cremisi del tramonto. Alle volte affiancava il papà a lavoro e sognava di diventare il suo successore, un giorno. Ecco, Jonathan era un perfetto sognatore. Ventiquattr’ore prima del decimo compleanno di Judith, Barry svenne. Era di ritorno dal mercato dove era solito vendere riso e frumento. Era di ottimo umore. Quella settimana le vendite erano state piuttosto redditizie, l’avena era andata praticamente a ruba, così se ne tornò a casa con le ceste vuote ed un discreto gruzzolo nelle tasche della casacca, canticchiando un motivetto incalzante. Avrebbe potuto comprare un abecedario ai bambini e forse anche una decina di ceppi di legno in più per il caminetto. Circa ad una quindicina di metri dalla porta di casa avvertì una forte fitta alla testa che lo costrinse a fermarsi. Non c’era nessun appiglio a cui aggrapparsi, non un muretto o il ramo di un albero. Emise un sonoro grugnito prima di sentire le gambe cedere. L’ultima cosa che ricordò di aver visto fu la figlia Meredith corrergli incontro con un gran sorriso. Trascorse l’intera settimana a letto, senza forze. Pareva avere in tutto e per tutto una comune influenza stagionale. Mary gli faceva tutti i giorni degli impacchi con acqua ed aceto per abbassare la temperatura corporea o gli portava delle tisane con limone e miele. La febbre passò, i muscoli riacquistarono vigore. Migliorò per un paio di giorni, ma una sera, mentre giocava con Judith a nascondino svenne nuovamente. Il mattino seguente si risvegliò con il viso pieno di piccole vescicole purulenti. Mary mandò Jonathan in città a chiamare un dottore. I soldi ottenuti la settimana precedenti vennero utilizzati per pagare il medico, che diagnosticò a Barry una grave forma di vaiolo. Non vi era nessuna cura. L’uomo raccomandò a Mary ed ai figli di star il più lontano possibile da Barry, il contagio sarebbe stato inevitabile. Nel giro di poche ore il suo volto divenne irriconoscibile. Le vescicole aumentarono di numero e dimensione. Mary, Jonathan, Meredith e Judith trascorsero l’intera nottata accanto al suo letto. Piansero in silenzio e pregarono Dio che aiutasse quel pover’uomo, che li aiutasse. “Non vendere i bambini, te ne prego moglie mia, non farlo mai” sussurrò Barry con il fil di voce che gli restava. I figli si erano assopiti, uno accanto all’altro, ai piedi del padre “Io sarò ovunque tu vorrai che io sia” Mary pianse e non fiatò. Non ne aveva le forze. Strinse forte la mano del marito ed annuì impercettibilmente. L’ultima stella della notte si spense e con lei Barry respirò a fondo per l’ultima volta abbandonando la sua esistenza terrena. Nulla riuscì più a destarlo. Non le percosse di Jonathan, non il pianto disperato di Judith e Meredith o le grida di Mary. Piansero tutte le lacrime trattenute sino ad esaurirle completamente. Il mare al di là della casa accolse il corpo di Barry, giurando di non riportarlo a riva mai più. Non avevano il denaro per dargli una degna sepoltura nel cimitero del paese né per una semplice lapide di pietra grezza. In fondo, di tutto questo a Judith non importava. Non le importava della lapide né del rito funebre. Desiderava solo svegliarsi da quell’incubo. Si sarebbe risvegliata ed avrebbe realizzato di aver fatto solo un brutto sogno. Il suo papà l’avrebbe abbracciata e cullata per tutta la notte. Certo, doveva essere sicuramente così.
   
 
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