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Autore: Kanda_90    24/11/2016    2 recensioni
"Yuri riusciva a rilassarmi, calmarmi, far uscire quel lato personale di me che solitamente celavo ai più."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Nikiforov
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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He will make it

Le nuvole si susseguivano, un immenso mare candido illuminato dalla luce bluastra di una luna troppo grande e fiera, quasi fastidiosa. L’ala dell’aereo, proprio dietro al mio sedile, fendeva l’aria con velocità, ma la sensazione era che stesse procedendo troppo piano. Non era abbastanza, doveva essere più veloce.
Non avevo tempo.
Era stupido e presuntuoso da parte mia ostentare persino la volontà di modificare il tempo, ma non era la mia lucidità a parlare.
La preoccupazione che sentivo era troppo forte e stentavo sempre più a ricacciare indietro quella punta acuta di dolore che mi trafiggeva come uno stiletto affilato, quasi presagendo il peggio.
No, non è detto. Devo calmarmi.
Pensai, ma era tutto fuorché facile. Chiusi gli occhi, sperando, se non di dormire, quantomeno di lasciar vagare la mia mente altrove. I sedili stretti della seconda classe non permettevano certo grandi possibilità di relax e comodità per un uomo della mia statura, ma non avevo avuto il tempo di fare lo schizzinoso. Erano stati il primo volo ed il primo posto disponibile e se per tornare il prima possibile in Giappone avrei dovuto usare un volo low cost dalle comodità inesistenti l’avrei fatto.
Ripensai all’ultima volta che avevo viaggiato in quel modo.
Non era molto tempo prima e non ricordavo di essermi dimenato sul sedile così a lungo, a disagio, non sapendo dove stendere le gambe. Avevo persino dormito metà del viaggio.
Certo…
Quella volta però non ero solo e nemmeno preda di un’angoscia così grande. C’era il mio allievo con me, quello per cui avevo momentaneamente abbandonato il ghiaccio, che mi stava dando soddisfazioni ed emozioni che non avevo preventivato e di cui lui probabilmente non era nemmeno conscio. Avevo preso sonno beato in quel viaggio, appoggiato alla sua spalla e dimentico di ogni pensiero.
Yuri riusciva a rilassarmi, calmarmi, far uscire quel lato personale di me che solitamente celavo ai più.
Sorrisi inconsciamente, un sorriso velato tuttavia di malinconia al pensiero di averlo lasciato solo alla vigilia della gara più importante. Dipendeva la sua qualificazione alla Finale di Grand Prix dall’esibizione di domani.
Abbassai lo sguardo sulla nuvole, immobili eppure così veloci sotto di noi.
Cos’era quella morsa alla bocca dello stomaco?
Senso di colpa?
Già, proprio quello.
Avevo dovuto fare una scelta tra le più difficili ed inizialmente, malgrado fossi disperato, avevo scelto lui. Sarei rimasto, l’avrei portato alle vette della sua carriera…se solo quel ragazzo non si fosse impuntato a quel modo. Non avevo potuto resistere di fronte ai suoi sinceri occhi bruni che mi imploravano di tornare, angosciati quasi a poter condividere il mio dolore. Lui poteva capire come mi sentissi, una volta mi aveva accennato come quell’episodio tragico avesse segnato la sua carriera tanto da portarlo ad una rovinosa caduta. Prima di incontrarmi.
Avevo davvero fatto la scelta giusta lasciandolo con Yakov?
Il mio vecchio allenatore era una persona affidabile, l’unica di cui mi fidassi ciecamente, a parte Yuri, e non mi aveva mai deluso…ma sarebbe andato oltre la competitività agonistica per aiutarlo? L’avrebbe guidato così come molte volte aveva fatto con me?
Volevo credere che fosse così. Avevo fiducia in lui, in entrambi, e sapevo che ne erano coscienti.
Dovevo fidarmi.

Il tragitto dall’aeroporto alla onsen dei Katsuki era stato solo una nebbia soffusa nei miei pensieri, volti completamente al mio migliore amico, che sperai di poter riabbracciare, come sempre, beandomi del suo amore incondizionato.
Era stato sempre con me sin da quando avevo iniziato a pattinare ad alti livelli, l’unico a vedermi oltre la patina delle copertine dei giornali, a ridere e giocare con me, a consolarmi e a raccogliere le mie lacrime.
Avevo bisogno di lui, era una certezza nella mia vita di dubbi.
Sarei crollato senza la sua presenza, lo sapevo.
Corsi letteralmente attraverso l’ingresso, il volto contratto dalla preoccupazione e dalla mancanza di sonno, volgendo la mia muta domanda alla sorella di Yuri.
“E’ nella tua camera, ma…”
Non la lasciai finire, non la guardai nemmeno in faccia, altrimenti avrei potuto notare che non era rigata da alcuna lacrima, lo sguardo non sporcato dalla tristezza.
E infatti, appena aprii la porta, lo trovai.
Raggomitolato sul mio letto, il respiro pesante del sonno, Makacchin dormiva beato.
Fu allora che non seppi più trattenermi.
Cadendo in ginocchio accanto al letto, abbracciai la mia adorata palla di pelo, smorzando i singhiozzi mentre affondavo il viso tra i suoi riccioli bruni. Piansi tutte le mie lacrime vedendo i suoi occhi scuri ridere della gioia di vedermi, mentre con tenerezza leccava via le gocce salate dal mio viso.
Era ancora con me.
Non mi aveva abbandonato.
Asciugandomi il viso, mi stesi sul letto, abbracciando il mio fido compagno, quasi avessi paura che potesse scomparire da un momento all’altro.
Dovevo chiamare Yuri, dirgli che andava tutto bene, che sarei tornato da lui presto.
Avrei portato anche Makacchin questa volta.
Non l’avrei più abbandonato.
Non li avrei più abbandonati entrambi.

Angolo dell'autrice: Buongiorno a tutti! Come si può intuire, questa breve fic è ispirata alla fine dell'ottavo episodio. Questo finale mi ha lasciata parecchio interdetta e preoccupata (Makacchin forza e coraggio!! >.<), inoltre ha mostrato ancora di più il lato umano di Victor, che pian piano sta emergendo nell'anime.
Non ho potuto fare a meno di pensare fino a che punto Makacchin sia importante per Victor e cosa possa aver passato durante l'interminabile viaggio da Mosca ad Hasetsu. Spero di esserci riuscita e di avervi fatto, almeno un pochino, commuovere sul finale ^_^
Alla prossima!
   
 
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