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Autore: Ninfadora Calzelunghe    24/11/2016    2 recensioni
[...] L'eredità di mio zio si era subito rivelata molto deludente: qualche centinaio di euro, una collezione di enciclopedie tutte rigorosamente incomplete e, appunto, un gatto. O meglio, una gatta: il piccolo mostriciattolo che aveva mangiato la faccia di mio zio [...]
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mio zio era sempre stato un uomo solitario, introverso, di poca compagnia. Gli ultimi ricordi che ho di lui risalgono alla mia infanzia, quando a Pasqua e a Natale mia madre lo invitava a casa nostra, e lui restava tutto il tempo  appoggiato al muro come se pensasse di doverlo reggere con le spalle, fumando con aria truce senza che nessuno osasse chiedergli di non farlo. Quando i miei genitori sono morti e io sono andato a vivere coi nonni paterni non ho più visto quello strano parente di mia madre, che viveva solo, a parte i suoi gatti e le sue sigarette, e non avrei più pensato a lui se tre settimane fa non avessi ricevuto una telefonata, che diceva che mio zio era morto e che io ero il suo unico erede.
Lo zio era morto come muore la maggior parte dei vecchi: solo, nel suo letto, mentre sonnecchiava guardando la TV. La sigaretta gli era caduta dalle labbra e gli aveva bruciacchiato il pigiama e la pelle, ma la piccola ustione post mortem non era certo il particolare che più colpiva lo spettatore: gli mancava completamente la guancia sinistra, il lobo dell’orecchio e parte del mento. Quando l’avevo notato, alla camera ardente, avevo chiesto spiegazioni al becchino, che si era esibito in un sorrisetto falso e aveva detto:  - È normale che accada, quando ci sono dei gatti in casa.
L’eredità di mio zio si era subito rivelata molto deludente: qualche centinaio di euro, una collezione di enciclopedie tutte rigorosamente incomplete e, appunto, un gatto. O meglio, una gatta: il piccolo mostriciattolo che aveva mangiato la faccia di mio zio era una gattina piccola e brutta, ma affettuosa e straordinariamente intelligente. Era stato divertente osservarla durante il giorno, mentre apriva le porte di casa mia saltando sulle maniglie e spiava i piccioni appollaiati fuori dalle finestre. Ho pensato che sarebbe stata una piacevole convivenza...   finché non è calato il buio. Quella notte mi sono svegliato con un senso di oppressione al petto: nella penombra ho visto la gatta seduta su di me, che mi guardava fisso in viso. Pensavo volesse uscire, o che le fosse venuta fame… Ma appena ho allungato il braccio per accendere la luce, lei è saltata giù dal letto ed è uscita dalla mia camera, ondeggiando flessuosa oltre la porta. La scena si è ripetuta tutte le notti successive, e nonostante continui a ripetermi che non ha senso, che sono paranoico, che non devo pensarci… io ho paura di quella gatta! Quella gatta! Che spia ogni mio movimento, che ogni notte viene a visitarmi come un incubo: ho paura, ho paura, perché quel mostro ha assaggiato la carne umana e io temo (Dio!) che le sia piaciuta, e che non veda l’ora di assaggiarla ancora...
  
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