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Autore: Laix    24/11/2016    4 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
***
35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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29. Shinichi e Ran ~

***









Il freddo è blu scuro



- Sei sicura che essere qui, in mezzo al mare e in mezzo al nulla, non ti infastidisca? -
- L'unica cosa che un po' mi infastidisce, forse... è tutto questo buio – confessò Ran imbarazzandosi un poco e guardandosi attorno timorosamente. - Sai che non mi è mai piaciuto troppo. -
- Irrecuperabile come sempre... - mormorò scocciato, sbuffando.
- Smettila! - disse lei indispettita, colpendolo alla spalla con un pugnetto innocente. Nel fare questo, la modesta barca sulla quale si trovavano ondeggiò sull'acqua.
- Eddai, sto scherzando... non muoverti troppo, o ci rovesciamo! - la riprese Shinichi allarmato, tenendosi aggrappato con le mani ai lati della barca. Anzi, forse meglio chiamarla canoa, o una specie di via di mezzo.
- La prossima volta faremo in modo di noleggiare un bello yacht, che ne dici? - azzardò Ran maliziosa ma ridacchiando di gusto, mentre Shinichi si imbronciava.
- Mi scusi, sua maestà, se non ho dignitosamente provveduto a procurarle il bene desiderato -
- Per questa volta Vi perdono! -
Shinichi la fissò per un istante, in silenzio, prima di scoppiare a ridere insieme a lei. Si stava creando una bella atmosfera, nonostante avesse avuto parecchi dubbi sul tipo di appuntamento progettato per quella sera: aveva approfittato del suo temporaneo ritorno nel corpo di Shinichi per chiedere a Ran di vedersi, come faceva quasi sempre. Solo che, questa volta, aveva evitato ristoranti, luna park, torri panoramiche.
E aveva invece affittato una piccola barca, tenendo Ran all'oscuro. Aveva scelto di fare quel giro di sera tardi, quando il traffico marittimo sarebbe stato al minimo. In treno avevano raggiunto Odaiba, dove c'era il mare, e al porto Shinichi aveva trovato la barca affittata online: Ran era parsa raggiante, una volta capito il suo progetto. Erano passate almeno un paio d'ore da quando avevano lasciato il porto, si trovavano in mezzo al mare e Odaiba era visibile in lontananza come una striscia dorata.
- Se ci pensi bene, questa barchetta non è uno yatch ma è comunque di ultima generazione. Ha anche il motore qua dietro, vedi? -
- Oh, wow... ammutolisco di fronte a tutto ciò -
- Se tiro la cordicella andiamo spediti! -
- Che nemmeno i motoscafi potrebbero nulla! Mangiate la nostra polvere! -
- Ti scongiuro, Ran! Mi sono impegnato, stai un pochino al gioco... -
Lei continuò a ridere spensierata, con quel suono leggero che si librava nell'aria per poi posarsi lungo la superficie del mare. A Shinichi sembrava proprio così, era una sensazione che si riproponeva ad ogni suo riso e che non l'abbandonava.
L'abbandono. L'emozione che aveva innescato nel cuore di Ran durante quegli ultimi due anni.
- Allora, che giro vogliamo fare? Siamo diretti verso un'isola deserta per un tesoro? - continuò Ran a stuzzicarlo, genuinamente divertita.
- Stolta! Il tesoro è già conquistato. Perché è esattamente questo viaggio -
- Naaah... non mi dire!! Che finale indegno! Voglio un tesoro vero! -
- Ran, ma la smetti di smontarmi tutte le idee? -
Risero ancora, senza smettere di stuzzicarsi. Poi Shinichi ebbe un'idea per poter virare l'atmosfera su un altro piano un po' più malizioso. Non era da lui, ma il tempo concesso dall'antidoto era poco quanto poche erano quel genere di occasioni speciali. Complici il buio del cielo e il rumore del mare, sarebbe riuscito a nascondere l'imbarazzo facciale e vocale. Si sperava, almeno.
- Sei proprio sicura che avrei dovuto affittare una barca più grossa? - chiese lui mentre un'onda poco più grande delle altre colpiva la barca, bagnandogli tutta la mano destra di spuma.
- Beh, magari una di quelle con la prua su cui potersi sdraiare... e con la stiva!! - si espresse Ran, alzando gli occhi verso l'alto e fissando la nitidissima volta stellare. - Anche se forse... su quel tipo di barche la luminosità è eccessiva. E questo avrebbe impedito la vista di questo cielo incredibile. - concluse lei con voce bassa e sospesa.
- Già. E soprattutto, su quelle barche c'è molto spazio... e ognuno può potenzialmente farsi gli affari suoi. Chi sta in stiva, chi sulla prua, chi al timone. Mentre su queste piccole zattere evolute, beh... lo spazio è quello che è. Molto ridotto. Costringe due persone a stare molto vicine. -
Ran deglutì, fissata dagli occhi blu e intensi di Shinichi in cui si riflettevano le luci deboli della lontana Odaiba. Sembravano brillare. Non sapeva più se guardare il cielo o i suoi occhi, tanto era il magnetismo che esercitavano entrambi.
La ragazza trasse un respiro tremulo sollevando il petto e socchiudendo la bocca, col sottofondo continuo del mare a tappare i suoi silenzi.
- Vuoi dire... che l'hai scelta apposta, questa barca...? - azzardò lei a bassa voce, prendendo coraggio. Divenne paonazza all'istante, ma il buio che tanto la inquietava paradossalmente la proteggeva.
- L'ho scelta apposta. Per starti molto vicino. – concluse lui, espirando tutta l'aria che aveva tenuto compressa in petto. Il cuore gli batteva all'impazzata, anche se non lo faceva trapelare. - Ti dispiace? -
- N... no, anzi... non... non me l'aspettavo da te... - e guardò in basso, verso le loro rispettive gambe che per ragioni di spazio si toccavano.
- Non te l'aspettavi da me? Nel senso che solitamente... sono troppo tonto per ideare cose simili? E' questo che intendi? - chiese lui guardandola ansioso.
- No... non è questo, piuttosto è... -
Piuttosto è una bella novità che tu decida di fare una cosa tanto dolce con me. Da soli, poi. Mi stupisco che tu non mi abbia di nuovo invitata al ristorante, dove c'è tanta gente e dove magari potrebbe venire fuori qualche omicidio di cui seguire la pista. Abbandonando al tavolo una cara amica che forse, quella sera, poteva diventare qualcos'altro.
Ran scosse la testa dopo questo pensiero. Il pensiero di un evento passato e doloroso e ricordato per errore, in un momento decisamente poco opportuno. Riguardò il ragazzo con un sorriso accennato.
- Piuttosto è una cosa così tenera che sembra quasi non l'abbia ideata tu. Dì la verità, un tuo buon amico ti ha dato un suggerimento? - disse rivolgendogli un sorrisetto sarcastico. Lui, dall'espressione automatica che gli uscì, parve proprio punzecchiato nell'orgoglio.
- E invece no. Sono stato proprio io a idearla, da solo e con le mie forze! Sorpresa! - rispose lui, scocciato.
- Ahah, okay, Shinichi! Farò finta di crederti! -
Quanto ero stata male quella sera? Quando ho capito che non saresti più tornato al tavolo, perché Conan venne ad avvisarmi che eri sparito ancora, costretto ad allontanarti per un caso chissà dove e senza neanche il tempo di salutarmi. Senza neanche il tempo di salutarmi! Ma cosa ti costava tornare anche solo per un minuto? La delusione di quella volta... mi sembra sia stato solo ieri, invece è già passato un anno. Un altro anno in cui ti ho sentito a malapena, di certo molto meno di quanto abbia sentito i miei singhiozzi.
-
Ran, preferisci che aziono il motore o continuiamo semplicemente a remare? - chiese Shinichi imbracciando un remo.
“Non piangere”, mi diceva lui. “Non piangere, Ran-neechan. Sono certo che tornerà, abbi solo un po' di pazienza”.
- ...Ran? E' tutto a posto? - chiese lui sporgendosi in avanti, per guardarla meglio in volto. Ran lo distolse voltando la testa, rifiutandosi di mostrarsi.
- Sì. -
Ma perché sto pensando a queste cose orribili proprio adesso? Posso starmene in pace... almeno ora? Almeno ora che ci sei?
La tua stessa ombra di tristezza, quella che ti lasci sempre alle spalle e che si spalma su di me. La sento anche ora. E la odio.

- Sì, benissimo. - disse tutto d'un fiato. La voce era poco più che monocorde.
- Non... mi pare – azzardò Shinichi abbassando la voce, continuando a scrutarla. Aveva detto qualcosa di sconveniente, tanto per cambiare? O si trattava di un cambio d'umore tipicamente femminile?
- Ti ho forse detto qualc... -
- No, niente. Non hai fatto niente. Remiamo? -
- Okay... e remo sia. - concluse Shinichi offrendo i due remi più piccoli a lei e gettandole intanto due ultime occhiate fugaci. Sospirò, cercando di non dare peso a tutto ciò che in realtà lo stava turbando. Ma Ran, non si sa bene come se non per magia occulta, riprese il suo solito atteggiamento solare da così a così. Fu questione di un attimo.
- Allora! Mi porti verso quest'isola deserta oppure intendi tenerti tutto il tesoro per te?? -
- La seconda opzione, ovviamente! - rispose lui con lo stesso tono, rasserenato dalla ripresa di lei. Così rasserenato che, dicendo questo, introdusse una mano in mare schizzandole addosso un bel getto d'acqua. Ran, non appena ricevuto il colpo, spalancò bocca e occhi guardandolo stupefatta.
- Ma... cretino!! L'acqua è gelida, sei pazzo?! - e tuttavia lei rispose al colpo, raddoppiando anzi la dose. Shinichi iniziò a ridere, schizzandole ancora e innescando inevitabilmente una battaglia all'ultimo sangue: Ran non era tipo da tirarsi indietro, su queste cose.
- Accidenti, è fredda davvero!! Eppure non siamo neanche a metà autunno! - sentenziò Shinichi, forse per farla stare buona: ci dava dentro coi colpi.
- Non mi renderai più docile, scordatelo! - rispose lei intuitiva, ridendo a più non posso mentre gli gettava addosso spuma e acqua salata. Erano molto al largo, e l'acqua era freddissima nonostante la fine recente dell'estate: fredda, profonda e nera. Tre aggettivi che si aggrapparono alla mente di Ran, indebolendola temporaneamente.
- Triplo Attacco Spuma di Tritoooone! - continuò Shinichi, dandole il colpo di grazia.
Ma con te sono al sicuro, Shinichi. Anche sopra un'acqua così scura. Non è vero?
- Ahah, tu sei scemo! -
- Beh, non mi attacchi più? Perché ti sei fermata? Mi stavo appassionando -
- Perché mi sto congelando, grazie a te! - disse lei tremante, con la maglia quasi del tutto zuppa, esattamente come quella di Shinichi. Infatti lui, facendo spallucce, si sfilò via la propria rimanendo a petto nudo.
Ran smise all'istante di tremare, troppo sorpresa da quella vista. Ancora in posizione da guscio chiuso, con le mani strette attorno ai propri avambracci per proteggersi dal freddo, restò a guardarlo in silenzio. Poi deglutì, distogliendo in fretta lo sguardo.
In teoria avrebbe dovuto togliersi la maglia anche lei, se non intendeva crepare di freddo.
Non è che l'ha fatto apposta, vero, schizzandomi l'acqua addosso? Che pervertito...
Beh, ma anche se fosse...?

Ran espirò lievemente, tenendo lo sguardo fisso sul fondo della barca, sulle loro gambe che tutt'ora si toccavano. Tremò ancora per qualche secondo, stavolta per un duplice motivo. Chiuse gli occhi per alcuni secondi e li riaprì, determinata, afferrandosi i lembi inferiori della maglia e sollevandoli verso l'alto. Una volta sfilata via, il sollievo fu immediato: la sua pelle percepì l'aria più tiepida e non più il gelo dell'acqua che impregna gli indumenti, una sensazione talmente rassicurante da superare persino l'imbarazzo dell'essere rimasta in reggiseno.
Almeno fino a che non incontrò lo sguardo di lui. Che forse non si aspettava lei agisse così. Ran si ritrovò addosso gli occhi sbarrati ma anche meravigliati di lui, che la scrutavano assetati come se non avessero visto niente di così bello da molto tempo. Questo la fece imbarazzare parecchio, ma anche compiacere. Sorrise timidamente, senza stavolta abbassare lo sguardo: avrebbe fronteggiato quegli occhi, accogliendoli come meglio le riusciva. Non erano più due bambini.
Lui scosse la testa leggermente, per riprendersi, e a quel punto le passò un piccolo asciugamano con cui tamponarsi bene. In silenzio lei lo afferrò, posandoselo sulle spalle. Non si coprì né petto né pancia, da quel lato era del tutto allo scoperto ed era proprio ciò che voleva. Dallo sguardo che inconsapevolmente assunse Shinichi, capì che lui voleva la stessa cosa.
Lui provò più volte a distogliere lo sguardo, forse per educazione, ma alla fine tornava sempre lì. Lei invece restava a guardarlo senza muoversi, mentre il rumore delle piccole onde infrante contro la barca li circondava cantando.
- Hai ancora freddo? - chiese lui in un sussurro.
- Sì, un po'. - rispose lei senza togliergli lo sguardo di dosso.
Dietro di lui le stelle più luminose e basse baluginavano insistenti, stando a guardare la scena. Il pensiero delle stelle contrastava quello del buio, il pensiero del mare in movimento abbatteva l'idea di un mare cupo e fermo. E il pensiero che lui avrebbe potuto avvicinarsi ancora di più, demoliva quello del freddo.
Shinichi parve leggerle nella mente. Forse consapevole di avere poco tempo a disposizione con lei, dell'impossibilità di ricapitare presto in un'occasione simile, decise questa volta di non farsi assalire dalle inibizioni. Non era facile per lui, ma glielo doveva dati tutti i dispiaceri precedenti: sollevò le ginocchia per farsi spazio e si spinse verso di lei, trascinandosi sul fondo della barca, arrivandole di fronte a pochi centimetri di distanza. Lei rimase immobile a guardarlo, mentre il cuore le martellava così forte da superare il rumore delle onde.
Lì erano soli in mezzo al nulla, in mezzo al mare, non c'era neanche campo per il cellulare... nessuno avrebbe mai potuto disturbarli.
Per ragioni di spazio ridotto, i movimenti possibili erano limitati. Shinichi allungò le braccia verso il basso cingendole i fianchi, posando le mani sulla sua pelle morbida come si farebbe con un vaso prezioso. Lei immediatamente sentì il calore di quel tocco, e strinse le labbra. Poi lui si protrasse in avanti appoggiando il mento sulla spalla di lei.
- Non so quando potrò essere ancora qui con te, Ran -
- Non lo so nemmeno io... -
Furono le uniche due frasi che riuscirono a dire. Ed entrambe erano iniziate con “non”.
Pensi che non lo sappia? Ogni volta che ci vediamo abbiamo un timer invisibile piazzato sulla testa.
Pensi non sappia di tutti i tuoi impegni maledetti che proprio non puoi rimandare, nonostante tu veda come sto male quando te ne vai?
Che non sappia che mi metti in secondo piano senza pensarci due volte?
Che mi lascerai di nuovo sola?

- Ma Ran. Io ti prometto, qui ed ora... che farò il possibile per tornare al più presto, e in modo stabile. Senza più scappare. - mormorò lui, sempre con la testa appoggiata sulla sua spalla. La sua voce era diretta al mare, e tra le onde si perdeva.
Non ti credo.
Vorrei farlo, ma non riesco.

- Shinichi, non farmi promesse che forse non potr... -
- Ti dico che farò così. Una promessa è una promessa. -
Me ne hai già fatte parecchie, di promesse. Vuoi capire o no che non è bello rincarare la dose? Non puoi, non puoi...

...non vuoi.
Ran sospirò, sospirò fuori la frustrazione data dal pensare a tutte queste cose senza però riuscire a dirgliele.
Ogni volta fai la stessa cosa. Mi fai del male, in questo modo! Cosa ti impedisce di capirlo?
- Ma non voglio più restare a parlare di queste cose tristi, mentre sono con te su questa barca senza sapere quando potrà mai ricapitarci. -
E secondo me non è un caso che tu ci abbia ficcato in mezzo la parola “mai”.
Solo che non te ne rendi conto.

Ma comunque i pensieri di Ran vennero interrotti dal gesto che Shinichi fece subito dopo, coerentemente al suo discorso sul non parlare più mentre si è in barca da soli.
Ran sentì le proprie labbra agganciate a quelle di lui, che aveva sollevato la testa dalla sua spalla per posizionarla di fronte al suo viso. Senza indugio si era fatto avanti, fiondandosi sulla sua bocca e chiudendo gli occhi. Lei rimase stordita, stupefatta, ma non diede modo al suo stupore di prendere il sopravvento: chiuse gli occhi anche lei, spegnendo la mente e muovendo le labbra a pari passo. Il cuore le viaggiava, ovviamente, a una tal velocità da sentirsi svenire, e non aprì gli occhi per paura di vedere tutto vorticare, il sangue bollente arrivato alla testa. Stava succedendo. Stava baciando Shinichi. Non ci poteva credere.
Non ti credo.
Vorrei farlo, ma non riesco.

Strinse gli occhi, respingendo il malessere che l'aveva colta poco prima. La fonte dell'odio-amore che stava provando in quel momento era Shinichi stesso, che adesso però la stava baciando e accompagnando in un limbo tutto loro. Le mani di lui erano ancora posizionate sui suoi fianchi scoperti e all'improvviso le sentì muoversi, su e giù, esplorando anche la pancia. Piano, controllate, leggere, affondavano nella sua pelle centimetro dopo centimetro, a ritmo col movimento delle loro labbra. Lei inspirò aria dal naso, captando appieno quella sensazione tattile e sollevando le braccia, per portagliele al collo. Agganciati così continuarono ancora per diverso tempo, e le sembrava che il rumore del mare aumentasse e vorticasse con l'avanzare di quel contatto. La sua testa era in tilt, sovraccarico.
Ad un tratto Shinichi fece scorrere le mani verso l'alto, partendo dai fianchi. Giunto all'altezza del petto la afferrò con delicatezza e le fece una leggera pressione per indurla a stendersi. Lei lo capì e accettò. Mentre lui si stendeva sopra di lei, la barca ondeggiò molto più delle volte precedenti ma rimase stabile sulla superficie marina. Ran sentì nell'immediato il calore trasmesso dal corpo di lui, ora aderito al suo, un contatto di pelle che la immobilizzò in quel tiepido sollievo. Riaprì gli occhi vedendo prima il suo viso vicino e poi le stelle luminose là in alto. Lui poi abbassò la testa per baciarle il collo, gesto che la indusse a richiudere gli occhi sospirando con crescente affanno, man mano che lui aumentava il ritmo e la forza dei baci. Era la prima volta che le accadeva una cosa simile, ma se l'era sempre immaginata così. Giunta ad un certo punto, in quel leggero piacere che lui le provocava senza fermarsi, lei decise di riaprire gli occhi per guardare il cielo. Sorrise spontanea, più volte, ammirando quella volta stellare così bella e luminosa da non permettere alla solitudine di insinuarsi mai e poi mai.
Le stelle che guardavo tutte le volte che non c'eri. Stelle che non mi hanno mai fatto sentire sola. Guarda quante ce ne sono.
Il suo sorriso si spense, ma sperò che fosse solo un momento passeggero. Era finalmente con lui, e stavano iniziando ad avvicinarsi di più anche fisicamente, per la prima volta!
E magari anche ultima?
No, no, non esisteva questa cosa. Doveva farsi forza e sorridere ancora, era arrivato davvero quel momento e non poteva sprecarlo così, chissà quando sarebbe ricapitato ancora!
Già. Questa domanda, alla fine, c'è sempre.
Quella volta al ristorante, dove te n'eri andato?

Per fortuna, per fortuna Shinichi arrivò fino alla sua pancia iniziando a mordicchiarla e a tastarla, provocandole un piacere più intenso del precedente e del tutto inaspettato. Riuscì in questo modo a richiudere gli occhi e a lasciarsi andare, sospirando ancora e percependo ogni minimo movimento che lui compiva su quella zona. Con una mano le percorreva anche la gamba sinistra, dal ginocchio fino alla coscia.
Ho sempre voluto questo momento.
Avanti e indietro, iniziò anche con l'altra gamba. I movimenti erano sempre più incisivi, approfonditi, la sua bocca non abbandonava la sua pelle.
- Sh... Shinichi, tu... tu pensavi di...? -
- Ti farò capire a cosa pensavo... se hai ancora un po' di pazienza... -
“Ran-neechan, non piangere. Sono certo che tornerà, cerca di avere ancora un po' di pazienza.”
Ce l'hai la pazienza, sì o no? Non ti si chiede tanto! Solo un po' di pazienza!

Ran strinse le labbra, tormentata dallo scontro di emozioni che quel ragazzo le imbastiva involontariamente. Si portò le mani alla testa per stringersi i capelli, senza rispondergli. Cercò di concentrarsi sul piacere.
- Ran...? Allora? Ti va di aspettare ancora un poco...? - chiese Shinichi, ovviamente riferendosi alla situazione attuale. - Non te ne pentirai. -
Ogni volta che proprio dalla tua bocca escono quelle parole... io... io non...
E dopo di te me le dirà Conan...
E poi mio padre... e mia madre...
E la mia migliore amica...
E tutti quanti...
...e di nuovo tu, attraverso un telefono.
Se non addirittura qui, in mezzo al mare.

- No. Mi sono rotta di aspettare. -
- Eh? Cosa? -
Ran si alzò di scatto a sedere, come una furia. Qualcosa imperversava dentro di lei e andava fermata, non poteva trascinarsela appresso ancora per molto, o avrebbe rovinato tutto. Una rabbia repressa scatenata da poche e semplici parole, da un contesto generale che la stava mettendo a dura prova da tempo. Non sapeva perché proprio lì e proprio con lui presente, ma forse era una specie di resa dei conti rimasta in attesa per giungere a un confronto reale, usando la presenza fisica di lui.
Quando Ran si alzò in quel modo, però, Shinichi era ancora steso per metà sopra di lei. Perciò si ritrovò sospinto all'indietro con forza e, muovendo le braccia nell'aria, cercò di riottenere l'equilibrio venuto a mancare anche per lo stupore. Non ce la fece. La sua mano, invece di aggrapparsi al lato della barca, scivolò verso l'acqua e tutto il peso del suo corpo seguì quella direzione, cadendo oltre il bordo.
Quando Shinichi cadde in acqua, il rumore del tuffo fu forte e amplificato dal vuoto attorno a loro; la barca prese ad ondeggiare forte, tanto che Ran si aggrappò ai bordi per non cadere pure lei. Allarmata si sporse oltre il bordo della barca e guardò verso il punto in cui lui era scivolato, scorgendo la sua sagoma sotto la superficie scurissima dell'acqua. Per qualche motivo, non era ancora riemerso.
- Shinichi! Oh, santo cielo... -
Ma cosa diavolo ho combinato?!
Si portò una mano alla bocca respirando forte, spaventata, sapendo che se si fosse mossa con più leggerezza questo non sarebbe accaduto. Ma era arrabbiata, dannazione, per un attimo non ci aveva più visto...
- Shinichi?! -
A quel punto lui riemerse di colpo, prendendo un gran fiato e agitandosi in acqua. Lei sospirò di sollievo, anche se doveva sapere che Shinichi sapeva nuotare benissimo e che, di sicuro, cadere in acqua non era tra le cose che più lo spaventavano. Sempre se ne esistevano, di cose che lo spaventavano.
Mi sa di no, vero? Tu non hai paura di niente. Neanche delle mie reazioni, altrimenti non ti sentiresti libero di fare quello che ti pare e piace senza neanche sapere se a me va bene.
No, no, stop! Non adesso! Devo pensare a tirarlo fuori da lì.

- Shinichi, ce la fai? -
- S... sì, ce la fac... - balbettò lui, prima di ripiombare sotto la superficie dell'acqua. Lei rimase interdetta.
- Shinichi, mi prendi in giro?! -
Tanto per cambiare?!
- Smettila, mi stai spaventando! -
Lui riemerse di nuovo, agitando le braccia nell'acqua e digrignando i denti per lo sforzo. Che cosa stava accadendo?
- Ran... la... la mano! Dammi la mano! -
Lei allungò una mano senza fare domande, e lui gliela afferrò. Subito dopo, però, l'acqua rese scivoloso quel contatto e lui perse la presa, perciò ricominciò a tenersi a galla agitandosi in superficie ma senza muovere le braccia con coerenza.
Ran capì subito il problema: l'acqua era così fredda da intorpidire immediatamente i muscoli, e lui era a petto nudo, senza alcun tipo di copertura tra sé e quel freddo tagliente.
- Aggrappati ancora! Non puoi stare a galla da solo! - gli urlò Ran, determinata e con il braccio teso.
In questo momento, in cui sei così debole di fronte ai miei occhi...
Shinichi prese un fiato profondo prima di sprofondare ancora in acqua, per poi riemergere con lo stesso tipo di affanno e angoscia, mentre schizzi frenetici scoppiavano attorno a lui nel disperato tentativo di tenersi a galla.
...sei finalmente un po' più simile a me.
Il viso di Ran si fece perplesso, mentre esaminava questa curiosa considerazione. Il suo braccio, ancora teso, rimaneva immobile senza protrarsi verso il malcapitato.

Una sensazione che forse, adesso, ti trovi a sperimentare tramite il fisico. Io la provo emotivamente, ma in fondo non cambia la sostanza.
Potrei allungarmi verso di te, faticare e aiutarti in poco tempo. Esattamente come avresti potuto fare tu in tante occasioni, per aiutare me.
Priva di una vera e propria intenzione di ripicca, solo seguendo il flusso dei pensieri e lasciandosi trascinare dal rancore passivo che rilasciavano, Ran sentì il proprio braccio teso rammollirsi di colpo e la sua mano, afflosciata, si adagiò dentro l'acqua del mare.
Il freddo liquido e pungente le perforò la mano, ma quasi non se ne accorse, troppo assorta dal fatto che accadeva di fronte a lei. Shinichi, ancora contornato dai suoi schizzi forsennati, che non riusciva a stare a galla, sprofondava e riemergeva, ogni volta con meno fiato a disposizione.
E lei che nemmeno faceva la fatica di aiutarlo.
Questa è più o meno la sensazione che provo io, Shinichi. Quella che mi fai sentire. Simile al soffocamento, lo vedi? Tenti di riemergere in ogni modo dal tuo problema, ogni volta che puoi, ma qualcosa di più forte ti blocca i movimenti e tiene in ostaggio la tua mente.
- R... Ran! -
iniziò a boccheggiare lui, mentre una manciata d'acqua gli entrava in gola smorzando il suo urlo. Lui tossì forte e ripiombò sotto l'acqua blu scuro.
Cerchi una stabilità... cerchi di stare su... magari poi ti prende una crisi, però passerà...
Shinichi riemerse con tutti i propri sensi allarmati, muovendosi convulso e combattendo contro l'acqua fredda e implacabile. Non sentiva più le gambe, ormai, e la sensibilità alla pelle era sempre più astratta. Lame gelate lo trafiggevano in ogni parte del corpo, le gambe non lo aiutarono e lui tornò sott'acqua, come trascinato.
Tutte le volte... tutte le volte è così. Quanto te ne vai, quando ci vediamo ma mi schianti addosso la tua indifferenza. Ed io lo affronto da sola, lo sai? Non mi rimane molta scelta. Tu non te ne sei mai curato.
Da sotto la superficie, Shinichi fece uscire il braccio destro che partì alla ricerca di qualcosa, di un appiglio, in direzione della barca. Probabilmente della mano di Ran che, tuttavia, non c'era per aiutarlo. Anzi, c'era, ma anch'essa sepolta sotto acqua e sale, floscia e inanimata.
Non ho ancora capito se ti importa o meno. E stasera, come me la spieghi? Eri stanco di aspettare, volevi subito passare al sodo con me? Oh, eccola, la Ran che mi aspetta sempre e che finalmente stasera potrò trastullare... prima di scappare di nuovo, lontano!
Ran strinse il pugno sott'acqua e si morse il labbro, mentre contemplava ancora la scena di fronte a sé in una sorta di trance emotivo. Non si muoveva, non parlava, quasi non respirava: guardava e basta. Guardava la mano di Shinichi sbattere sulla superficie più volte, prima di immobilizzarsi assieme al braccio ed essere risucchiata poi sotto, senza forze.

E allora, adesso dimmelo.
Come ci si sente?

Paragonava le loro due situazioni, usando uno schema logico del tutto grottesco. La testa del ragazzo riemerse ancora, determinata, un fiato possente ne fuoriuscì prima che l'acqua nera gli vorticasse attorno allungando i suoi tentacoli gelidi verso la sua bocca, il suo naso, i suoi occhi, inondando tutto e cercando di comprimerlo al di sotto, più sotto. Lui rantolò e smise quasi di muovere le braccia in acqua, ormai totalizzate e vinte dal gelo; gli schizzi cessarono, così come la sua frenesia, e il silenzio minacciò di tornare sovrano mentre il suo corpo, appesantito ed esausto, virava verso i fondali marini. Le sue labbra erano visibilmente viola, il volto bianco e gli occhi impossibilitati ad aprirsi. Altra acqua gli entrò in bocca, lui tentò di parlare ma il fiato era spento.
Ran si riebbe in quel momento, a quella visione terrificante: improvvisamente in allarme, sveglia e vigile, si sporse notevolmente oltre il bordo e allungò una mano, riuscendo ad afferrare il braccio di Shinichi. Con forza sovrumana e dettata dallo spavento, lo trascinò verso la barca e, impiegando tutta la forza muscolare che sentiva di avere, lo sollevò sulla barca poco per volta.
- F... forza, Shinichi! Ora sei a bordo, sei salvo! -
Lui parve riprendersi, già nel momento in cui la metà superiore del corpo era sulla barca. Per la metà inferiore Ran fece fatica, dal momento che lui non poteva aiutarla spingendosi: non sentiva più niente, ci avrebbe messo un po' a recuperare la piena sensibilità.
Una volta sopra, Ran si affrettò a prendere una salvietta asciutta per avvolgerlo completamente. Sentiva il corpo di lui tremare, grondare acqua gelida, mentre tossiva forte per sputare fuori quella che aveva inghiottito. Entrambi respiravano forte, lei per lo sforzo e lui per la condizione in cui si era trovato.
E da cui non era stato salvato, non nei tempi giusti.
Santo cielo. Santo cielo, che cosa ho fatto.
Ran non poteva credere che ora lui stesse in quel modo per colpa sua. Eppure era così. Era successo qualcosa, nella sua testa e dentro di lei, che le aveva impedito di agire nel modo giusto. Qualcosa che le aveva consigliato caldamente di stare a guardare, per una volta, di essere lei quella con la padronanza delle condizioni altrui, per una volta, di vedere cosa sarebbe accaduto se anche lei avesse smesso di muovere un dito, per una volta...
Se anche lei avesse smesso di preoccuparsi per lui.
Shinichi continuava a tremare senza tregua, ma l'intensità del suo malessere stava diminuendo col passare dei secondi. La salvietta asciutta gli trasmetteva calore e lo aiutava a stabilizzarsi, così come a recuperare la propria lucidità mentale per ragionare sulla situazione attuale. Ran ancora respirava con affanno, non era riuscita a calmarsi e a farsi passare lo sforzo. Era spaventata da ciò che era accaduto, dal vedere Shinichi in quello stato e, soprattutto, dalla consapevolezza di averlo originato lei. Da se stessa.
Non sapeva a cosa mai stesse pensando Shinichi. Accartocciato nel suo asciugamano, teneva lo sguardo basso e respirava appena, impegnato in una propria ripresa. Non si girava, non la guardava, le dava le spalle. Ran avrebbe voluto avvolgerlo anche con il proprio corpo, ma non ci riuscì: poco prima gli aveva negato il suo aiuto, anche se per poco tempo, ma era stato un aiuto invocato e urgente. Come poteva adesso dimostrarsi apprensiva, senza sembrare ipocrita? Ma soprattutto, cosa le era preso?
La ragazza abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, rifiutandosi anche di guardare le stelle per svagarsi. Sentiva forte la presenza di Shinichi, anche se lui non alzava lo sguardo dall'acqua blu e non muoveva un solo muscolo. Senza guardarsi né parlarsi, lasciarono passare moltissimi minuti. Lo scroscio marino l'unico debole sottofondo, assieme ai loro respiri sempre più dosati e al cigolare delle assi della barca; la striscia dorata là in fondo, il porto di Odaiba, pareva in attesa di riaccoglierli.

Lui sapeva di aver appena rischiato grosso. Indipendentemente dai motivi, non aveva avuto la certezza di uscirne salvo mentre si trovava sotto la superficie, la lucidità per realizzarlo ce l'aveva avuta. Nonostante il tipo di compagnia presente con lui, a meno di un metro da lui. Ne era conscio e ne soffriva in silenzio, senza guardare la ragazza dietro di lui per paura del suo sguardo, delle sue parole e del suo prossimo atteggiamento. O dei propri, anche, perchè davvero non sapeva come avrebbe reagito una volta reincontrati gli occhi di Ran. La conosceva abbastanza bene da poter affermare che già si sentiva in colpa, fino alle viscere. Ma è anche vero che le reazioni da parte di chi ha accumulato da molto tempo possono essere le più imprevedibili.
- T... tor... - provò Shinichi dopo tutto quel tempo, con voce roca e provata. - ...torniamo a riva? -
Ran alzò lo sguardo di colpo, guardandolo esterrefatta. Non le diceva altro? Non la insultava, non gliene diceva di tutti i colori? Non si infuriava per averlo lasciato a se stesso? In quel momento in cui veniva inghiottito dalle acque, lui sapeva senza dubbio di potersi fidare di lei. Ma là sotto, forse, mentre cercava la sua mano nel blu intenso, aveva dovuto realizzare il contrario.
Che lui abbia capito tutto...? Che lui sappia come io mi senta in realtà?
Non poteva saperlo, erano tutte congetture. E aveva il presentimento che non l'avrebbe mai saputo, che non avrebbero mai più parlato di quel che era appena successo su quella barca. Mai più. Né ad altri, né a loro stessi.
Troppo oltre la logica, la coscienza. Difficile da ordinare e da ricalibrare nella mente, figurarsi esporlo di nuovo a parole. Un atto del genere sarebbe rimasto inchiodato lì, nel mare, coperto dalla spuma, dalla loro capacità di coglierne il significato più nascosto.
Dove c'è tutto questo amore, Shinichi, può esserci qualcos'altro di eguale intensità che attivi nello stesso momento. E che come l'amore viene stimolato, nutrito, stabilendo tra i due un confine di aspettative e delusioni così sottile da essere confuso senza pietà. I pensieri si trasformano, i sentimenti si intestardiscono e combatti senza sapere cosa stai combattendo, vedendo però in tutto questo un focus molto chiaro: tu.

Invece di remare, il ragazzo tirò la cordicella del motore dirigendo la barca verso la riva di Odaiba. Giunti a destinazione dopo diverso tempo, parcheggiarono la barca dove l'avevano trovata e si diressero alla stazione per un treno notturno, in silenzio. Shinichi era ancora lento nei movimenti, ma tutto sommato ripreso. Ran ne approfittava per guardarlo ogni volta che la sua attenzione era altrove, per il resto guardava a terra.
Il cielo ancora nero e colmo di stelle, il silenzio ancora fitto e inattaccato, li accompagnarono nel loro rientro.
Quando Shinichi prese le redini e iniziò a parlare di tutt'altre cose, col suo fare svogliato e un po' assente, guardando per lo più fuori dal finestrino, Ran capì di aver indovinato. Anche lei stette al gioco facendo del suo meglio. Anche lei guardando Odaiba che si allontanava.

 

 

 

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Shot dearly headed a tutti coloro che non hanno pazienza :D No dunque, a parte gli scherzi. Siete liberissimi di sguainare l'accetta e di dire la vostra a riguardo, come vedete questa è una vicenda unconventional e stesso dicasi per la vostra impressione sui personaggi stessi (IC/OOC). E per chi fosse un fan ShinRan, sarei proprio curiosa di un vostro parere.
Spiego comunque un attimo che cosa accade. Di solito mi piace provare e trastullare le crack pairing, ma stavolta ho deciso di trattare una "crack situation" su un classic pairing. La coppia ShinRan, alla quale raramente mi dedico, è insitamente dolce ma anche travagliata, e fin qua penso si possa concordare. In questa shot è stata resa oggetto non più della bellezza del loro incontro sempre sperato, ma dell'aspetto più sofferto della situazione dei due, che ha manipolato il loro episodio in un risvolto un po' noir. Una Ran che, considerata l'intensità del sentimento positivo che prova, è capace di provare con eguale forza qualcos'altro di latente e malnutrito nel tempo, per il quale non sente di aver mai ricevuto aiuto. Riguarda quindi un livello più reattivo (specialmente da parte sua) e la difficoltà di farci i conti, di fronte a uno Shinichi finalmente presente ma che, come è fonte di buone cose, lo è anche delle peggiori lacrime della ragazza.
Dico che non è stato molto semplice, una coppietta così ben assortita e dolcemente stabilita non si è voluta prestare da subito a questa mia idea di trasformazione temporanea.
Grazie ragazzi, e spero che gli ShinRan non me ne vogliano! Anzi, sarei proprio curiosa di un vostro parere. Alla fine nessuno si è fatto male sul serio, visto? Visto?! D:

Alla prossima!

  
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