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Autore: Yuki Delleran    24/11/2016    1 recensioni
"La tranquillità e la pace, si sa, non avevano mai condotto a nessun rinnovamento. Per giungere ad un cambiamento di qualunque tipo era necessario passare attraverso il conflitto,[...] eppure anche nel disordine stesso c'era un equilibrio e come tale andava mantenuto: se le forze che governavano l'universo si fossero sbilanciate, ad essere in pericolo sarebbe stata la stabilità stessa del mondo. Per questo, paradossalmente, un andamento placido era sempre il meno consigliabile."
(Fantasy AU ispirata al film Disney "Maleficent" con un pizzico di HQ Quest)
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 12


Iwaizumi non era morto. Oikawa impiegò qualche istante ad elaborare la notizia che il giovane di fronte a lui gli aveva appena dato. Normalmente non si sarebbe mai fidato delle parole di un essere umano, men che meno in un frangente del genere, ma Semi Eita era un mezzosangue e, nonostante fosse al servizio della corona di Shiratorizawa, aveva aiutato Iwaizumi a restituirgli le ali. Questi presupposti lo portavano ad essere meno guardingo nei suoi confronti, forse anche per la condizione emotivamente instabile in cui si trovava. Era talmente disperato che si sarebbe aggrappato a qualunque flebile filo di speranza, tuttavia c'era qualcosa nella soluzione che gli era stata proposta che non gli tornava.
« Dici che la mia magia è la più forte, e probabilmente su questo hai ragione. » disse tentando di calmare il battito impazzito del cuore e di ricominciare a ragionare lucidamente, non da aspirante suicida. « Ma ti ricordo che io vengo dalla Brughiera e ciò che ha avvelenato Iwa-chan  è proprio la magia della mia terra. Se tentassi di fare qualcosa, peggiorerei solo la situazione. »
L'altro sembrava combattuto, come se non fosse del tutto certo di quanto stava per affermare. Alla fine comunque si decise.
« Permettimi di dissentire. Credo che tu abbia potere sufficiente per decidere come indirizzare la tua magia, hai di nuovo le tue ali ora, quindi puoi controllarla perfettamente. »
A livello teorico quel ragionamento poteva anche avere senso, ma Oikawa non si sentiva affatto sicuro: un minimo errore sarebbe bastato a causare l'irreparabile e avrebbe potuto finire per uccidere Hajime con le sue mani. Una colpa del genere non sarebbe stata espiata nemmeno dal più estremo dei sacrifici.
Era assurdo, si ritrovò a riflettere, quanto i suoi pensieri fossero diametralmente opposti a quelli di solo pochi giorni prima, quando aveva desiderato uccidere con le sue mani l'umano che aveva distrutto la sua vita. Ora non avrebbe potuto immaginare un'esistenza senza Iwa-chan e senza tutto il tempo che dovevano recuperare.
« Non posso farlo. » mormorò chinando il capo, affranto.
Semi lo fissò sbalordito.
« Come sarebbe?! Non... non vuoi salvarlo? »
« Non parlare come se non volessi farlo! Non è così semplice! E se sbagliassi? E se non funzionasse? Se gli facessi del male? Se lo uccidessi?! »
Oikawa si prese la testa tra le mani.
« Non posso correre un rischio così grande, non me lo perdonerei mai. Senza contare che non so nemmeno come fare. »
« Il bacio del vero amore! »
L'esclamazione squillante proveniente dall'ingresso fece voltare entrambi, per vedere Hinata sulla porta seguito da Kageyama che portava una torcia.
La luce calda e aranciata illuminò finalmente le tenebre della stanza e si rifletté sulla capigliatura del rossino come un piccolo sole mentre questi avanzava. Dietro di lui fecero capolino anche Kuroo, Bokuto e Kenma: sembrava che lo scontro nel cortile si fosse definitivamente concluso.
Oikawa fissò il piccolo spadaccino, confuso.
« Che stai dicendo? »
Hinata alzò le spalle e sorrise, come se avesse appena detto la più banale delle ovvietà.
« Il bacio del vero amore è la magia più potente che ci sia, lo sanno tutti. »
Oikawa avrebbe voluto chiedere chi fossero quei “tutti”, ma la sua immaginazione era già andata oltre, figurandosi un ventaglio di ipotesi terrificanti che con l'improvvisa sfumatura romantica che sembrava assumere l'intera faccenda avevano poco a che fare. Nella peggiore di queste sentiva Hajime esalare l'ultimo respiro sulle sue labbra e la sola idea lo faceva impazzire. La sua magia era troppo forte, troppo carica di negatività per poter essere d'aiuto a chiunque, era il primo ad esserne consapevole.
« Non posso farlo. » ribadì, e nel dirlo si sentì salire di nuovo le lacrime agli occhi per la propria incapacità. Avere un'occasione e non poterla sfruttare era ancora più doloroso, faceva crescere in lui il desiderio di chiedere scusa ad Iwaizumi per non avere abbastanza coraggio.
La mano che si posò sulla sua spalla lo indusse ad alzare la testa, permettendogli di incrociare lo sguardo di Kuroo, che era avanzato nella stanza insieme a Bokuto.
« Non mi metterò a farti la ramanzina, né ho intenzione di costringerti a far qualcosa che non vuoi, ma, Tooru, rifletti un attimo. Se non avevi intenzione di tentare il tutto per tutto per salvare Hajime, per quale motivo siamo venuti fin qui? »
« So che puoi farcela! » rincarò Hinata. « La tua magia può curare, ti ho visto farlo! Non permettere che il tuo potere venga dominato dalla paura, lascia che sia l'amore a guidarlo. »
Era un discorso estremamente poetico, avrebbe voluto ribattere Oikawa, ma in termini pratici ben poco risolutivo. Inoltre, quello che Hinata gli aveva visto fare era solamente riattaccare un ramo spezzato, ben lungi dall'essere una grande dimostrazione di magia curativa. Tuttavia quel pensiero apriva un piccolo spiraglio di possibilità tra le sue remore.
« L'ho odiato per anni, ho desiderato ucciderlo con le mie mani... » mormorò, ma non era che una debole obiezione.
« Ma non è più così, vero? Altrimenti non saresti qui. »
Spostando lo sguardo alle spalle di Hinata, Oikawa notò la presenza dei due compagni d'arme di Iwaizumi, Hanamaki e Matsukawa, che lo fissavano con le loro espressioni sornione, in quel momento però particolarmente addolcite. Tutti si aspettavano che facesse almeno un tentativo, lui stesso in fondo desiderava con tutto il cuore che quell'espediente funzionasse. Se a bloccarlo era solo la paura, allora doveva concentrarsi su quello che provava per Iwaizumi e tenerla lontana.
Gli bastò tornare a guardare il volto immobile di Hajime per capire che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per vederlo sorridere di nuovo, per poterlo stringere e sentirsi avvolgere dalle sue braccia, per dirgli quanto lo amava e per chiedergli scusa.
« Va bene, farò tutto il possibile. » disse, e le sue parole vennero accolte da un impercettibile sospiro di sollievo generale.
Oikawa prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, tornando ad inginocchiarsi accanto al corpo del cavaliere. Si concentrò su quello che provava, sul suo desiderio di avere di nuovo accanto la persona più importante e sui ricordi felici dell'infanzia che avevano condiviso. Pregò che la magia funzionasse e convogliò tutto il suo potere in quell'intento.
Finalmente trovò il coraggio che fino a quel momento gli era venuto meno, si chinò in avanti e posò le labbra su quelle di Iwaizumi. Non azzardò nulla più di un contatto semplice e dolce nel quale indugiò per alcuni istanti: sentiva la magia scorrere nelle sue vene e pizzicare sulla sua pelle, ma in quel momento non riusciva a pensare a nulla se non che stava baciando Iwa-chan dopo cinque anni di lontananza e che avrebbe voluto farlo per il resto della sua vita.
Il contraccolpo del suo potere giunse all'improvviso, come un'onda d'urto che si ripercosse in tutto il suo corpo, facendolo tremare e costringendolo ad interrompere il contatto. Rimase con la fronte appoggiata a quella di Iwaizumi, gli occhi chiusi e il respiro affannoso a pochi centimetri dalle labbra dell'altro: la magia aveva agito, e anche in modo abbastanza potente da lasciarlo spossato, ora tutto stava nel capire se l'effetto era stato positivo o meno. L'ansia durò solamente pochi istanti poi la percezione di un lieve sospiro lo indusse a sollevarsi di scatto.
« Iwa-chan... » sussurrò incredulo vedendo le ciglia dell'altro fremere leggermente per poi sollevarsi.
Iwaizumi lo fissò per un attimo confuso, poi sembrò mettere a fuoco il suo volto ed abbozzò un mezzo sorriso.
« Oikawa... » mormorò. « Stai bene, meno male... »
Avrebbe aggiunto altro, probabilmente, ma Tooru glielo impedì affondando il volto tra il suo collo e la spalla, stringendosi a lui. Un attimo dopo sentì una mano di Hajime che si posava tra i suoi capelli.
« Ma cosa fai, piangi? »
Il tono avrebbe voluto essere di rimprovero, ma la sua voce suonò estremamente dolce all'orecchio di Oikawa. Avrebbe potuto scoppiare a piangere di nuovo se non fosse stato improvvisamente consapevole della presenza di tutte le altre persone che affollavano l'ingresso della stanza. Consapevolezza acuita dal leggero fischio proveniente da uno degli amici di Iwaizumi e dal battito allegro delle mani di Hinata.
Anche il cavaliere li aveva finalmente notati, irrigidendosi mentre si alzava a sedere e tentando di scostare almeno un poco Oikawa.
« E voi cosa ci fate tutti qui? Ehi, Stupikawa, si può sapere che hai fatto? » lo apostrofò con quella malagrazia imbarazzata e così familiare che fece commuovere un po' lo spirito dei boschi. « Ah! Oh, cielo, altezza! »
A quelle parole, Oikawa si scostò di scatto e istintivamente stese un braccio e un'ala davanti al compagno nel chiaro intento di proteggerlo, tuttavia Ushijima, giunto non visto alle spalle del gruppetto di amici, non stava guardando lui ma Semi Eita.
Il consigliere accennò un pallido sorriso di scuse e si accostò al suo sovrano con atteggiamento improvvisamente umile.
« Prima di accusarmi di alto tradimento, vostra maestà, vi prego di ascoltare tutta la storia dal principio. »
Re Ushijima fissò per un istante lo sguardo su Oikawa e Iwaizumi, ma quasi subito voltò loro le spalle.
« Mi auguro che siano spiegazioni convincenti. » affermò prima di lasciare la stanza.
Eita lo seguì, non prima di aver esortato gli altri a fare altrettanto in modo da lasciare qualche momento di intimità ai due innamorati appena ritrovatisi. Solamente Kuroo e Bokuto si attardarono qualche istante in più e Oikawa si stupì di vederli nelle loro forme animali.
« É stata la tua magia. » spiegò il demone gatto. « Quando ha spezzato l'incantesimo di Semi, anche gli effetti negativi del tuo stesso potere si sono annullati. Bokuto ed io siamo tornati alle nostre forme originarie e scommetto che i rovi che proteggevano la Brughiera sono scomparsi. Non esiste più nessun demone. Ce l'hai fatta, Tooru. »
Strizzò l'occhio all'amico e zampettò soddisfatto verso la scala mentre Bokuto, bubolando festante, compì un paio di giri della stanza e volò fuori dalla finestra.
Il silenzio calò nella stanza finché Iwaizumi non posò una mano sulla spalla di Oikawa inducendolo a voltarsi per tornare a guardarlo.
« Sei ferito e ridotto piuttosto male, nonostante questo stavi tentando di proteggermi dal re? E di quale magia parlava Kuroo? Cos'hai fatto? » chiese in tono appena velato di ansia per poi interrompersi e fissarlo incredulo.
La mano dalla spalla si posò sulla sua guancia, in una carezza leggera.
« I tuoi occhi... sono tornati del colore delle castagne mature. »
Il sorriso di Iwaizumi s'incrinò un poco rivelando la commozione e la nostalgia del momento.
« Ti stanno meglio così. »
Anche Oikawa rise appena e guidò la mano tra i propri capelli a sfiorare le corna appuntite.
« Queste però sono rimaste, è il segno che, anche se sono riuscito a salvarti, una parte di me rimane oscura. »
« Tutti hanno una parte oscura e a me va bene così come sei, dalla punta di quelle stupide corna all'ultima piuma delle tue ali. Ascoltami bene perché non te lo ripeterò: amo tutto di te, ogni più piccola parte, specialmente quello che gli altri non possono vedere. E non sto parlando solamente del tuo corpo, ma della tua anima. Tooru... »
Iwaizumi non riuscì ad aggiungere una sola parola perché Oikawa lo baciò di nuovo, questa volta con tutta la passione sopita e repressa in quegli anni, lasciando che le lacrime scorressero libere, per una volta non di disperazione ma di sollievo.
« Ti amo, Iwa-chan. » mormorò sulle sue labbra. « Ti amo. Scusami. Per tutto. Guai a te se mi lasci di nuovo. »
Avrebbe avuto modo più tardi di spiegargli la faccenda del sonno magico e del “bacio del vero amore”, che a quanto pareva era davvero la magia più potente. Ora voleva solo godersi il calore del suo abbraccio, la dolcezza dei suoi baci e le carezze leggere che, per la prima volta, stava lasciando sulle sue ali.

Dopo la notte dell'attacco dei demoni, la situazione a Shiratorizawa e nell'intero regno iniziò gradualmente a cambiare. Ushijima non era un tiranno e men che meno un sovrano irragionevole. Eita sapeva benissimo che la sua prima preoccupazione era il benessere del popolo ed era stato proprio partendo da quell'argomento che aveva iniziato la lunga spiegazione sui fatti che avevano portato a quell'epilogo, così come gli erano stati narrati da Iwaizumi. Ushijima lo ascoltò in silenzio, limitandosi ad annuire ogni volta che veniva menzionata una parte della storia di cui era a conoscenza o che lo vedeva partecipe. Eita gli era grato di quella fiducia, ma era certo che non si trattasse solamente di quello: il re aveva visto Oikawa con i suoi occhi, l'aveva osservato combattere per liberarsi al solo scopo di raggiungere Hajime, aveva assistito alla manifestazione del suo potere, sia quando aveva recuperato le ali, sia quando aveva spezzato il suo incantesimo. Di certo Ushijima non si sarebbe più opposto a lui e non banalmente per via della “fascinazione” verso le creature fatate di cui favoleggiavano i creduloni, ma perché aveva capito che tentare di imbrigliare il potere della terra portava solamente a conseguenze peggiori.
Tuttavia, nemmeno nelle sue più rosee previsioni Eita avrebbe immaginato che sarebbe addirittura arrivato a proporre all'ex demone di trattenersi al castello finché le sue ferite non fossero guarite.
« Voglio approfittarne per parlare con lui. » spiegò. « Per trovare un accordo circa la carestia. »
A quelle parole Semi non poté fare a meno di sorridere: se prima Ushijima aveva desiderato imprigionarlo per sfruttare il suo potere, pur con le migliori intenzioni, ora voleva discutere con lui per negoziare. Poteva sembrare una differenza minima, ma in realtà era un enorme passo avanti.
« Credo che sia un'ottima idea, altezza. » rispose. « E se mi permettete anch'io ne avrei alcune da esporvi. »

Anche Iwaizumi era consapevole della rettitudine del proprio sovrano ma l'ultima cosa che si sarebbe aspettato era che Oikawa ricevesse un invito a trattenersi a palazzo, ufficialmente per siglare un accordo ma in realtà per permettergli di ristabilirsi. Sulle prime Tooru non apprezzò affatto la cosa, voleva tornare nella Brughiera al più presto e non ne voleva sapere di scendere a patti con chi riteneva colpevole di tutte le sue disgrazie. C'era voluto un po' per convincerlo ed Eita,  facendo leva sul sogno di convivenza che l'ex re dei demoni nutriva, aveva avuto una parte abbastanza importante in questo. Gli aveva anche spiegato il ruolo della creatura del caos nell'intera vicenda tentando di scagionare, almeno in parte, il proprio sovrano. Alla fine Oikawa aveva ceduto e le trattative avevano avuto inizio.
Una sera, circa una settimana dopo l'attacco, Oikawa trovò il cavaliere ad attenderlo nella stanza che era stata loro assegnata. Iwaizumi aveva sollevato obiezioni perplesse riguardo al non poter tornare ad occupare il proprio alloggio tra i cavalieri, ma Eita era stato irremovibile, usando la sua convalescenza come scusa per convincerlo ad accettare quel lusso. Quindi si erano ritrovati a dividere la stessa stanza in una situazione che si faceva via via più strana.
« Com'è andata la discussione? » chiese Hajime andandogli incontro.
Oikawa sospirò e si massaggiò una spalla: era un gesto che gli aveva visto fare spesso negli ultimi giorni, come se non si fosse del tutto riabituato al peso delle ali, anche se non se ne lamentava mai.
« Domani torniamo a casa. » fu la risposta e Iwaizumi si stupì di sentirlo usare il plurale nonostante lui stesso non sapesse nulla di quello che lo aspettava in futuro. « Sembra che siamo giunti ad un accordo. Il nobile Semi aveva proposto di venire a Seijou, ma re Ushijima non era d'accordo, sembra che lo infastidisca l'idea di averlo lontano. »
Un sorrisetto allusivo comparve sulle labbra dello spirito dei boschi e Iwaizumi avrebbe potuto scommettere che ormai sapesse perfettamente cosa legasse Semi al re.
« Quindi ha proposto che fossi tu a sostituirlo. Hanno avuto un'idea niente male e, se sei d'accordo e la prospettiva ti piace, potremmo tornare a casa già domani. »
Le parole di Oikawa erano cariche di aspettativa e sembrava davvero eccitato per l'idea che gli era stata proposta, oltre che per il pensiero di rivedere presto la sua amata Brughiera. Quando anche Iwaizumi venne messo a parte del progetto, dovette ammettere che era davvero un'ottima pensata e che risolveva in buona parte tutti i problemi che si era posto finora.
Quando Oikawa si sdraiò sul letto con aria stanca, il cavaliere lo raggiunse circondandolo con le braccia e posandogli un leggero bacio sul collo.
« Non ti starai affaticando troppo? L'idea era che in questi giorni riposassi. » mormorò. « Quelle ferite mi preoccupano. »
Con la punta delle dita sfiorò la manica della veste dell'altro, in un gesto inusualmente delicato: i segni lasciati dalle catene che lo avevano bloccato quella notte si vedevano ancora ma Oikawa li teneva sempre opportunamente celati. Solo Iwaizumi e Kuroo avevano avuto la possibilità di vedere le bruciature e valutarne la gravità.
« Tardano a guarire perché qui non ci sono fate della luce con cui fare un rituale purificatore, ma non sono gravi. É solo questione di tempo. » rispose lo spirito sorridendo della sua premura. « Sei gentile a preoccuparti, Iwa-chan, specialmente quando dovresti essere tu quello più provato. »
« Io sto benone. » ribattè Hajime affondando il naso nei suoi capelli, ed era vero, si sentiva straordinariamente in forma in quei giorni, tanto che gli sembrava impossibile essere stato in punto di morte. Era certo che il merito fosse della magia di Oikawa e in qualche modo riteneva che anche questo fosse la causa della sua stanchezza.
Lentamente iniziò ad accarezzargli le braccia, a lasciare che le mani scivolassero sul suo petto e che  i baci leggeri si facessero via via più intensi. Voleva prendersi cura di lui, sentiva il desiderio di averlo vicino farsi sempre più pressante, come se dovesse recuperare tutto il tempo perduto. In quei giorni si erano comportati come se nulla fosse, non avevano sollevato l'argomento, ma allo stesso tempo non riuscivano a fare a meno di toccarsi ogni volta che potevano. Si sfioravano con tocchi leggeri, mezze carezze, mani che si cercavano come se volessero accertarsi della presenza dell'altro.
Oikawa si voltò nel suo abbraccio e ricambiò il suo bacio sulle labbra.
« Anch'io voglio stare con te. » mormorò intuendo alla perfezione le sue intenzioni. « Ma non qui, tra queste mura estranee. Quando saremo a casa sarò tutto tuo. »
Sorrise e gli strizzò un occhio.
« Pazienteresti ancora un po', Iwa-chan? »
Iwaizumi sospirò e lasciò perdere: nonostante tutto il bisogno di vicinanza, poteva comprendere il disagio del compagno a lasciarsi andare in quel luogo fino a poco tempo prima ostile. Probabilmente non sarebbe mai riuscito a rilassarsi a palazzo e anche per guarire completamente avrebbe dovuto tornare nella sua foresta. Quello che più lo stupiva, in tutto quel discorso, era il fatto che Oikawa considerasse automaticamente la Brughiera come la casa di entrambi: era un pensiero dolce e un po' nostalgico.
« Cerca di dormire un po'. » disse invece, continuando però a tenerlo stretto. « Visto che domani partiamo è bene che tu sia riposato. »
E l'espressione di gioia che vide riflessa in quegli occhi di nuovo castani lo ripagò di ogni momentanea rinuncia.

Quella di Oikawa ed Iwaizumi non fu l'unica partenza dell'indomani, anche i precedenti compagni decisero di rimettersi in marcia e le loro strade si separarono alle porte della capitale. Hinata e Kageyama avevano deciso di proseguire il loro viaggio di addestramento per diventare i guerrieri più forti del regno. Seguendo una voce che parlava di un drago avvistato nelle terre dell'ovest, avrebbero fatto un tratto di strada insieme a Kenma, di ritorno al villaggio di Nekoma.
Non sarebbero stati i soli ad accompagnare il mago dalla veste bianca, infatti Kuroo aveva inaspettatamente deciso di fare una deviazione da quelle parti prima di tornare nella Brughiera. Il motivo ufficiale era la ricerca di una magia che permettesse a lui e a Bokuto di riassumere sembianze umane a comando, ma Oikawa sospettava che entrambi avessero già potere a sufficienza per farlo e quella fosse solo una scusa per trascorrere del tempo in compagnia del giovane mago. Confermava quell'ipotesi lo scarso entusiasmo che il gatto aveva dimostrato all'annuncio che l'amico gufo si sarebbe unito alla compagnia. Lo stesso spirito dei boschi non era particolarmente felice all'idea di separarsi da entrambi gli amici di sempre, anche se solo per poco tempo, ma avevano fatto così tanto per lui in quegli anni che non si azzardò a dire una parola in proposito.
Anche Aone sarebbe tornato al suo villaggio natio e, oltre l'aria impassibile che lo caratterizzava, era evidente la soddisfazione per il fatto che la crisi per cui aveva cercato un rimedio si era infine risolta nel migliore dei modi. Di certo ad attenderlo ci sarebbero state persone molto felici di saperlo parte dell'impresa.
A salutare Iwaizumi, quella mattina, erano presenti i suoi compagni d'arme sir Hanamaki e sir Matsukawa ma anche chi aveva avuto a che fare con il re dei demoni in precedenza, come il capitano Yahaba e Kyoutani, che aveva riassunto le sue sembianze umane nel momento in cui era stato spezzato l'incantesimo. Questi ultimi in particolare non sembravano del tutto convinti dalla scelta del cavaliere e fissavano Oikawa con sospetto. Dal loro punto di vista restava sempre una creatura fatata pericolosa che in qualche modo aveva irretito il loro compagno. Iwaizumi sperava che presto anche loro e tutte le persone che la pensavano allo stesso modo avrebbero capito, e di certo, grazie all'idea di Semi Eita, questo sarebbe stato molto più semplice.
Lo stesso consigliere del re si era presentato alla partenza dei viaggiatori ed era l'unico sul cui volto non si vedeva traccia di malinconia: aveva un'espressione serena e fiduciosa, segno che fosse certo che quanto pianificato sarebbe andato a buon fine e sarebbe stata la soluzione migliore per tutti.
Il commiato fu veloce, per evitare addii strazianti e scenografici che avrebbero portato solo ad inutili lacrime, a detta di Iwaizumi, ma non poterono comunque evitare qualche labbro tremulo e le rinnovate promesse di rivedersi presto tutti insieme a Seijou.
L'ultima persona che diede loro il suo arrivederci e la sua benedizione fu proprio Eita, dopodiché il cavaliere e l'ex re dei demoni poterono finalmente intraprendere la strada che li avrebbe riportati verso quella che chiamavano casa.

Da quando la Brughiera era tornata ai suoi antichi splendori, anche Satori in qualche modo si sentiva meglio. Era strano che a dirlo fosse proprio lui, che in fondo quella situazione l'aveva volutamente cercata, ma essere circondato da vegetazione rigogliosa era decisamente preferibile rispetto a rami ritorti e rovi in cui il suo mantello s'impigliava. Inoltre la fata della luce che aveva incontrato durante la sua passeggiata era molto carina e si stupiva del fatto che lo stesse ad ascoltare mentre chiacchierava di quanto fosse stata fastidiosa quella vicenda.
« Davvero, non puoi immaginare che fatica abbia fatto per stare dietro a tutto! » esclamò. « Se avessi lasciato le cose come stavano questo stupido regno umano avrebbe stipulato la pace con le creature fatate anni fa e sarebbe stato un disastro! Come minimo, nel giro di pochi mesi, sarebbe scoppiata una guerra devastante per incomprensioni reciproche. Mantenere l'equilibrio non è uno scherzo, sai? Bisogna badare ad un sacco di cose! E poi ci chiamano spiriti del caos, con che coraggio?! Se li lasci fare di testa loro, gli stupidi umani sanno solo combinare disastri, se invece distogli un attimo lo sguardo dalle fate, vengono prese da manie di grandezza. Una faticaccia! »
Sbuffando, si passò una mano tra i capelli color fiamma mentre con l'altra allentava la chiusura del mantello.
Accanto a lui la fatina bionda mormorò qualcosa di simile a: « Ti prego, non mangiarmi... », ma Satori non vi badò più di tanto, troppo soddisfatto di sé stesso per essere distratto da certe piccolezze.
Tutto si era svolto secondo i suoi piani e la conclusione era stata anche migliore di quanto preventivato. Certo, non era stato un compito piacevole, specialmente quando aveva strappato le ali al re dei demoni, rischiando di rimanere coinvolto nell'esplosione del suo potere. Quello avrebbe portato a gravi conseguenze anche per uno come lui. Per non parlare del mezzosangue che gli metteva i bastoni tra le ruote ogni volta che andava a parlare con il sovrano umano: ne intuiva le buone intenzioni ma, purtroppo per lui, non era abbastanza lungimirante e finiva per guadare solamente al bene immediato trascurando l'equilibrio generale. Tuttavia quello di più difficile gestione era stato il cavaliere, soprattutto quando si era intestardito a partire per la Brughiera nonostante il divieto: era una pedina che non accettava direttive superiori e faceva solo di testa propria, ma quello era il motivo per cui era stato ancora più interessante osservarlo.
Per giungere ad un equilibrio che fosse degno di essere mantenuto era necessario passare prima per un rinnovamento radicale e questo si poteva ottenere solo tramite il conflitto. Il tempo che scorreva placido e senza cambiamenti poteva portare solamente ad un fossilizzarsi delle civiltà, che sarebbero morte per inedia, o all'esplosione di uno scontro ancora più violento ed incontrollabile che le avrebbe indotte a distruggersi a vicenda. In entrambi i casi l'equilibrio delle forze in gioco ne sarebbe uscito fortemente compromesso e si sa, con certe cose è meglio non scherzare. Si parlava pur sempre della stabilità del mondo e, per quanto Satori stesso godesse del caos e del disastro, risistemare il tutto dopo sarebbe stata una doppia fatica.
Il risultato che aveva ottenuto ora, invece, lo soddisfava profondamente: tutte le parti in gioco avevano imparato qualcosa – passando attraverso situazioni dolorose, certo, ma non ci sarebbe stata crescita senza dolore – e i legami nati nelle difficoltà erano sempre più forti e duraturi. Sarebbe passato molto tempo prima che entrambe le fazioni dimenticassero quanto avvenuto e pensassero di nuovo a qualcosa di diverso da una vantaggiosa alleanza.
« Quindi è così che si conclude la storia, fatina. » declamò Satori con aria solenne, come se tutto il merito per la raggiunta risoluzione non fosse che suo. « Con un re un po' meno bramoso di potere, una fata un po' meno incline alla vendetta e un cavaliere che a quanto pare è in grado di tenere in riga tutti quanti senza bisogno di altri aiuti. »
Ridacchiò in modo inquietante e sollevò un sacchetto che portava sotto il mantello.
« E poi ci sono io, che da tutto questo ho ricavato delle catene che non posso nemmeno toccare. Chissà per cosa potrei usarle? Magari qualche scherzetto ai due piccioncini. Tu hai qualche suggerimento, fatina? »

 

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