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Autore: Kjrara    24/11/2016    1 recensioni
Non so dove andremo, non so cosa succederà, ma io gli stringo la mano e già sono più sicura.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ho trascorso un'intera settimana chiusa in casa a piangere.

Non riesco ancora a credere che mi abbia lasciata, in quel modo così ridicolo poi.

Dove ho sbagliato? Cosa ho fatto per meritare tutto questo?

Non lo so, ma non devo più pensarci, o almeno ci devo provare.

Ben, da bravo migliore amico, mi ripete di distrarmi, di trovare qualcosa da fare: come se fosse facile.

Tra una settimana c'è la festa di Natale a scuola, e tutti si aspettano che io faccia la mia migliore performance con il mio canto: è buffo come io abbia ingenuamente scelto una canzone che mi ricorda in tutto e per tutto lui.

“Tanto non potrà mai esserci”, mi convinco.

Mi concentro sulla canzone per il resto della settimana: la provo e riprovo anche mille volte in una giornata, ed il sabato sera della festa sono così sicura di me che nulla può distruggermi.

Ansia.

L'auditorium è pieno di persone, molte delle quali rimangono in piedi per la mancanza di posti a sedere: sono l'ultima ad esibirsi, e proprio per questo comincio a sentire la tensione. Il cuore accelera il suo battito, le mani cominciano a sudare: ce la posso fare. Ce la devo fare.

Vengo chiamata sul palco dal preside, a cui stringo la mano prima di rimanere completamente sola di fronte al pubblico.

Faccio un respiro profondo.

Sento la base cominciare a suonare.

Chiudo gli occhi e inizio a cantare come se non ci fosse altro in quella sala oltre a me: mi concentro sulle parole di quel testo, così belle, così delicate. Mi concentro sulla mia voce, devo cercare di non farla risultare troppo tremolante. L'agitazione lascia il posto alla sicurezza, ma per poco tempo.

Passato il secondo ritornello, decido di aprire gli occhi per guardare il pubblico che mi sta ascoltando: noto per lo più studenti con i propri genitori seduti al loro fianco. Ma aspetta, c'è qualcuno che non mi sembra di aver mai visto a scuola, non ne riconosco il volto.

Anzi si, lo riconosco.

Non è possibile.

In una fila un po' lontana dal palco, lo vedo: è seduto e mi guarda, mi osserva con uno sguardo che non riesco a decifrare. Appena mi accorgo della sua presenza spalanco gli occhi per lo stupore, ma non smetto di cantare: sento il mio cuore battere di nuovo sempre più forte, le gambe tremare e i miei occhi scoppiare in lacrime.

Non posso piangere, non adesso che la canzone è quasi finita.

Ma è troppo tardi.

Senza che me ne accorga, il mio volto è già pieno di lacrime, ma nonostante tutto non smetto di cantare: la mia voce sta tremando, ma cerco di fare tutto il possibile per cantare al meglio e finire questa esibizione al più presto possibile.

Pronuncio l'ultima parola della canzone, la base finisce e il pubblico mi applaude alzandosi in piedi: mentre il preside torna sul palco per annunciare la fine dello spettacolo e l'inizio del rinfresco, io sto già correndo per allontanarmi il più possibile da quella sala. Non so dove andare, così cerco la prima aula libera che possa nascondermi e possa permettermi di sfogare questo pianto.

Mi siedo in un angolo, stringendo le ginocchia al petto, e rimango lì per molto tempo, ferma in quella posizione: penso alla canzone, al suo sguardo, a lui tra tutte le persone.

Perché è venuto? Cosa vuole ancora da me?

Nel silenzio che mi circonda, sento la sua voce chiamarmi, cercarmi, ma io non rispondo: non voglio più avere nulla a che fare con lui. Ha fatto la sua scelta, ed ora io ho fatto la mia.

Prendo il mio telefono e mando un messaggio a Ben, gli chiedo di venirmi a prendere e portarmi a casa: quando lo vedo entrare nell'aula, mi sento già meglio, più tranquilla.

Si avvicina e mi stringe forte a sé, come non aveva mai fatto prima: di colpo non mi sento più triste, e quasi ho voglia di sorridere.

  • Ora ci penso io a te – mi sussurra Ben, tenendomi stretta.

Mi fa alzare in piedi e usciamo da scuola senza dire niente a nessuno: non so dove andremo, non so cosa succederà, ma io gli stringo la mano e già sono più sicura.

  
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