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Autore: estisaurus    25/11/2016    0 recensioni
"Finirai per innamorarti di me, Riley, proprio come tutte le altre. Lo sappiamo entrambi"
Mi appoggio contro lo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto.
"Ne sei veramente convinto?"
Caleb alza un angolo della bocca in un sorriso, poi si lecca le labbra prima di ricominciare a parlare.
"Al cento per cento"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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(raincoatsat è il mio usarname lì)


 




Capitolo uno: la mia vita è una presa in giro



Tic, Tac. Tic, Tac.

Sto fissando l'orologio appeso al muro della biblioteca da almeno un quarto d'ora, anche se in realtà mi sembra di essere seduta su questa sedia da molto più tempo.

Forse mi hanno dato buca. Forse gli studenti della Rosetown High sono tutti dei piccoli geni e nessuno ha bisogno del mio aiuto.

La bibliotecaria, Mrs Baumann, è seduta alla sua scrivania, e da dietro i piccoli occhiali rettangolari mi scruta, impassibile. Il suo sguardo mi provoca ancora più ansia, e sto quasi per alzarmi e andarle a chiedere informazioni quando la porta a vetri della biblioteca finalmente si spalanca, rivelando due figure ben distinte.

Il preside Tucker mi saluta con un gesto rapido della mano, avvicinandosi a passo svelto al mio tavolo. La mia reazione istintiva è quella di alzarmi in piedi, ma nel farlo sbatto il ginocchio contro il ripiano di legno e squittisco per il dolore, facendo girare tutti gli studenti presenti verso di me.

Meraviglioso. Io e la mia eleganza da elefante.

"Buongiorno, signorina Stevens" Il preside si schiarisce la gola, stringendosi al collo la cravatta nera con un gesto nervoso.

Il signor Tucker è un ometto simpatico e piuttosto buffo. Non è molto alto, forse una quindicina di centimetri in più di me (che sono piuttosto bassa, a dire il vero), ma nonostante la sua piccolezza è in grado di incutere grande timore negli studenti. 

"Mi scusi il ritardo, ma ci sono stati un po' di problemi con il suo.. studente"

Annuisco mentre con lo sguardo cerco questo fantomatico ragazzo a cui dovrei dare ripetizioni. Eppure lo avevo visto entrare insieme a Tucker.. Dov'è finito?

In risposta alle mie domande mentali, il preside si schiarisce sonoramente la gola per richiamare l'attenzione di qualcuno, e ovviamente guadagnandosi un'occhiataccia furiosa da Mrs Baumann.

"Signor Donovan, la prego di raggiungerci"

Oh. Mio. Dio.

Signor Donovan? Donovan come..

"Caleb!" Ringhia il preside, e questa volta lo studente a un paio di metri da noi si fa avanti, sbuffando in maniera melodrammatica.

Caleb trascina i piedi verso di noi, e quando i suoi occhi incrociano i miei lo vedo alzare un sopracciglio.

"E' uno scherzo? Questa qui avrà tredici anni"

"Scusami?" Ribatto, sentendo le guance andarmi a fuoco. Ma chi si crede di essere? 

"Questa qui ha la tua stessa età. E, per la cronaca, frequentiamo lo stesso corso di spagnolo da almeno tre anni"

Il ragazzo davanti a me sbadiglia, ovviamente senza coprirsi la bocca. 

"Come ti pare"

"Signor Donovan, le consiglio di fare poco lo spiritoso. La signorina Stevens è la sua unica possibilità di salvezza. O vuole per caso farsi cacciare dalla squadra di football?"

Tucker sogghigna, dando una leggera pacca sulla spalla di Caleb e spingendolo contro il tavolo.

"Aspetti, quindi devo fare da tutor a.. lui?" 

"Lui ha un nome" Ribatte Caleb, incrociando le braccia al petto e guardandomi divertito. 

Gli lancio un'occhiata in cagnesco, poi torno a rivolgermi al preside, che osserva la scena con un sorrisetto beffardo sulle labbra.

"Il nostro quarterback ha un po' di materie da recuperare, e l'allenatore della squadra di football gli ha dato un ultimatum" Racconta Tucker, evidentemente estasiato dalla situazione deprimente del suo studente. "O tutte sufficienze entro la fine del primo semestre, o niente partite. Sarebbe un peccato rovinarsi la carriera sportiva, vero Donovan?"

Caleb si morde l'interno della guancia con lo sguardo basso. Qualcosa mi dice che in questo momento vorrebbe saltare al collo del preside e riempirlo di pugni, e un po' lo capisco. Il suo atteggiamento di superiorità risulta fastidioso pure a me che non c'entro niente.

"Vedo che siamo d'accordo. Vi lascio al vostro studio. Buona lezione, ragazzi"

Non appena Tucker gira i tacchi torno a sedermi, indicando il posto libero a Caleb, che osserva i libri posati sul tavolo come fossero piccoli alieni.

"Hai intenzione di rimanere in piedi fino alla fine dell'ora?" 

"Hai intenzione di darmi fastidio fino alla fine dell'ora?"

Prendo un respiro profondo nel tentativo di calmarmi. Non pensavo che un essere umano potesse essere così fastidioso, eppure eccolo qua il cliché per eccellenza: bello come un Dio greco, sguardo penetrante, contenitore ambulante di sex appeal e stronzo patentato.

"Da cosa vorresti iniziare? Storia, letteratura-"

"Venti bigliettoni"

Aggrotto la fronte, evidentemente confusa. 

"Che cosa?"

"Ti do venti dollari per fare i miei compiti e lasciarmi in pace da qui alle vacanze di natale"

"Stai scherzando, spero" Mi viene quasi da ridere, ma a giudicare dall'espressione seria di Caleb, che ora è seduto davanti a me, non mi sta prendendo in giro.

"Venti al giorno, si intende. Anche cinquanta, se per te è poco"

Non riesco più a trattenermi, e mi lascio scappare una risata, ricevendo in cambio un'occhiata sorpresa da Caleb. E' veramente convinto di potermi comprare così?

Pur frequentando la stessa scuola e gli stessi corsi, non so molto di Caleb Donovan, se non che è uno dei ragazzi più belli e popolari della scuola. Ogni volta che entra in classe o in mensa i pavimenti si allagano per quanta bava versano le altre studentesse. E' una cosa piuttosto ridicola, se proprio volete saperlo.

Un'altra cosa che so è che è ricco, ma veramente, veramente pieno di soldi. Suo padre, Tim Donovan, non è solo il sindaco di Rosetown, ma anche il proprietario di una delle aziende più importanti dello Stato.

A guardare Caleb, però, non si direbbe. Il piercing al labbro inferiore e il tatuaggio che sbuca dalla manica della giacca di pelle lo fanno sembrare più un teppista che il figlio di un imprenditore affermato.

"Non puoi corrompermi, Caleb"

"E chi lo dice?"

"Lo dico io"

Il ragazzo sbuffa, buttandosi sullo schienale della sedia e incrociando le braccia al petto. I muscoli contratti gli spingono contro la giacca, e per un momento ho paura che si possano strappare le cuciture.

"Hai sentito il preside Tucker, devi migliorare i tuoi voti se vuoi continuare a giocare. Abbiamo già sprecato mezz'ora, direi che è meglio iniziare"

Sto per aprire il libro di matematica quando Caleb si alza di scatto dalla sedia, facendo stridere sonoramente le gambe di legno contro il pavimento e aggiudicandosi un'altra occhiata furiosa dalla bibliotecaria.

"Ascoltami bene, qualunque sia il tuo nome" Caleb appoggia entrambe le mani sul tavolo e si piega su di me, così vicino che riesco a sentire l'odore di menta del suo alito.

"Mi chiamo Riley"

"Non me ne frega niente"

Spalanco gli occhi in un misto tra rabbia e confusione. Pensa forse di intimorirmi?

"Non ho intenzione di farmi trattare come un idiota da te, e non ho intenzione di passare i prossimi tre mesi chiuso in questo buco di merda solo perché tu vuoi giocare alla piccola maestra. Per cui lasciami in pace, d'accordo?"

Prima che io possa ribattere, Caleb si avvia verso la porta a vetri, quasi sbattendosela alle spalle.

E io maledico il giorno in cui mi sono iscritta al programma di tutoraggio.

"Lo odio, lo odio, lo odio!" 

Jake infila una mano tra la mia fronte e il ferro per impedirmi di sbattere per la decima volta la testa contro l'armadietto.

Ho passato solo una quindicina di minuti con Caleb e sono stati i quindici minuti più frustranti della mia vita, come farò a sopportarlo per i prossimi tre mesi?

Sempre che cambi idea e decida di continuare con le ripetizioni. Sinceramente non mi interessa cosa deciderà di fare: io voglio i miei crediti, e non sono qui per convincere un idiota a comportarsi meno da idiota.

"Sei troppo melodrammatica, Rils" Il mio migliore amico si fa strada verso l'uscita, e io lo seguo a ruota.

Io e Jake siamo migliori amici dall'asilo, e siamo praticamente inseparabili. Il nostro è un rapporto che va oltre la semplice amicizia: è come un fratello per me, e ringrazio il cielo ogni giorno di averlo accanto a me, anche perché altrimenti non so come potrei affrontare l'inferno che è il liceo.

"Non sono melodrammatica, sono realista" Mi siedo al posto del passeggero e mi allaccio la cintura di sicurezza, accendendo subito la radio.

Jake è il mio passaggio quotidiano a e da scuola, principalmente perché non ho una macchina mia, e comunque non sono una gran guidatrice. Mi offro sempre di pagare la benzina, ma da bravo gentiluomo quale è, si rifiuta categoricamente.

"Dagli tempo, magari era una giornata no per lui"

"Non credo tornerà più"

"Meglio così allora, no?" Jake mette in moto l'auto, una vecchia Prius metallizzata, e si immette in strada. 

"Forse" Sospiro, sprofondando nel sedile. "Ma io voglio i miei crediti extra scolastici"

"Li avrai. Vedrai che Tucker ti assegnerà un altro studente"

Jake ha ragione, come sempre. Devo solo portare pazienza, no? Alla fine l'unico a perderci è Caleb, non sono io quella che verrà cacciata dalla squadra di football. Anche perché sarebbe un po' improbabile, dato che sono un'incapace quando si tratta di sport. 

"Resti da me oggi pomeriggio?"

Annuisco, anche se non ho bisogno di rispondere a questa domanda. Quando non sono a casa di Jake lui è a casa mia, dato che abitiamo l'una difronte all'altro.

 

Non appena arriviamo a casa sua mi lancio sul divano e afferro il telecomando, mentre Jake va in cucina alla ricerca di uno spuntino.

"Ciao, Riley" Sento una vocina provenire dall'entrata del salotto, e quando mi giro vedo la testa bionda di Luke spuntare dalla porta.

Le mie labbra si allargano un in sorriso alla vista del fratello minore di Jake. Sto per invitarlo a sedersi vicino a me quando sento il corpo di Jake sprofondare rumorosamente nei cuscini del sofà.

"Vai a fare i compiti, Luke"

"Ho già finito" Protesta il piccolo, incrociando le braccia al petto e aggrottando le sopracciglia. Probabilmente sta cercando di assumere un'aspetto minaccioso, ma la realtà è che è ancora più adorabile del solito.

Jake gira lo sguardo verso il bambino, e anche se non posso guardarlo negli occhi so che sta interpretando il ruolo del fratello maggiore alla perfezione. 

"Devo venire a controllare? Lo sai che non mi piacciono le bugie"

Luke finalmente si arrende e torna in camera sua con uno sbuffo, borbottando tra sé e sé. E' un copione che si ripete ogni giorno a casa Bolton. La madre e il padre di Jake sono entrambi dentisti e sono costretti a lavorare per molte ore al giorno, quindi Jake è l'uomo di casa per la maggior parte del tempo. Non deve essere facile star dietro a un bambino iperattivo come Luke, ma il mio migliore amico se la cava piuttosto bene.

"Prima o poi sposerò tuo fratello, lo sai, vero?" 

"Ha solo otto anni"

"Ed è per questo che ho detto prima o poi" Rido appoggiando la testa sulla spalla di Jake e posandomi entrambe le mani sul cuore, simulando un sospiro melodrammatico.

"Perché aspettare così tanto quando hai davanti a te la versione più matura e più sexy?" 

Jake alza entrambe le sopracciglia maliziosamente, e per tutta risposta gli tirò un pugno sul braccio.

"Sei un idiota"

"Dico solo la verità" 

"Non sono d'accordo riguardo alla versione più matura" Roteo gli occhi, fissandoli infine sullo schermo della tv. E' iniziato finalmente Gossip Girl.

"Però mi dai ragione sul fatto che sono sexy?"

Alzo un sopracciglio in direzione di Jake, cercando di trattenere un sorriso alla vista della sua espressione compiaciuta.

Certo che ho pensato a Jake come più che un amico, insomma, chi non lo farebbe? Non ha solo un carattere meraviglioso, ma è anche una bella visione per gli occhi, il che non guasta.

I geni fortunati hanno avuto sicuramente la loro importanza, donandogli una capigliatura biondo cenere e un paio di occhi verde acqua, e gli allenamenti di calcio hanno fatto la loro parte modellando il suo corpo snello ma tonico.

E' solo che siamo troppo legati per essere più di quello che già siamo. Mi sembrerebbe di stare insieme a mio fratello, e l'idea mi fa un po' schifo, sinceramente.

Anche se una volta, in realtà, ci siamo baciati. Ma avevamo sei anni e Jake aveva scommesso che io non avrei mai avuto il coraggio di dargli un bacio. Ovviamente a quel punto era diventata una questione di vita o di morte per me dimostrargli il contrario.

Sono sempre stata testarda.

"Vuoi stare zitto? Sto cercando di scoprire se Blaire e Chuck torneranno insieme"

"Lo sai già, Rils. Hai visto questa puntata almeno venti volte"

"SSSHH!" 

Jake alza gli occhi al cielo, consapevole del fatto che non può vincere contro di me: Gossip Girl è la mia unica fede.

--

Dopo un paio di ore di zapping saluto Jake e torno a casa, attraversando la strada di corsa per colpa della mia irrazionale paura del buio. Cosa posso farci, i lampioni non sono mai abbastanza luminosi per me.

Quando entro mio padre è già seduto al tavolo da pranzo, completamente concentrato sullo schermo del portatile davanti a lui.

"Ciao, zucchina. Ti ho lasciato una fetta di pizza dentro al microonde"

Mio padre ha questo terribile vizio di affibbiarmi nomignoli come se avessi ancora cinque anni. Adesso si è fissato con i vegetali, passando da "carotina" a "zucchina" nel giro di due settimane.

Ma so che il suo è solo un modo di esprimere affetto, per cui lo lascio fare senza lamentarmi. Anche se ogni volta che Jake viene a casa mia sono costretta a subirmi come minimo mezz'ora di prese in giro.

Prendo la pizza ancora calda e mi siedo accanto a mio padre, masticando in silenzio, l'unico rumore udibile il click dei tasti del computer. 

Mio padre lavora come impiegato in un ufficio, ma nel tempo libero si dedica alla sua vera, grande passione: la scrittura. Fin da piccola amava leggermi le sue storie, dove ovviamente io ero sempre la protagonista, ogni sera con un incarico diverso: a volte ero una principessa da salvare, altre un cucciolo di cane (ero fissata con gli animali, cosa posso farci) e altre ero una spia in missione segreta. Quelli erano i miei racconti preferiti, e non volevo mai andare a dormire per paura di perdermi il finale entusiasmante.

Prima che la mamma morisse, questo era il suo vero lavoro. Non guadagnava molto, principalmente perché scrivere un romanzo impiega molto tempo, ma mia madre riusciva a sostenere tutti e tre lavorando come maestra nella scuola elementare della città. 

Le cose sono dovute cambiare in fretta.

"Com'è andata a scuola?" Mio padre abbassa lo schermo del portatile, posando entrambi i gomiti sull'apparecchio e sorridendomi con calore. Anche da dietro gli occhiali da lettura riesco comunque a vedere chiaramente le occhiaie violacee che gli rigano il viso, segno dei suoi sforzi quotidiani per non farmi mancare nulla.

Sono tentata di raccontargli del mio spiacevole episodio con Caleb, ma per qualche strano motivo non me la sento. Sono abituata a raccontargli tutto: il nostro è un rapporto speciale, qualcosa che non vedo tra i miei coetanei e i rispettivi genitori, perciò una parte di me avrebbe voglia di essere sincera. Ma mi sento a disagio a ripensare agli eventi di questa mattina, quindi scaccio il viso di Caleb dalla mia mente e mi concentro sul resto degli eventi.

"Tutto bene. Mr McKelly ci ha consegnato i test di matematica della settimana scorsa, ho preso A"

"Sono fiero di te, polpettina mia" Mio padre si allunga su di me e mi bacia la fronte.

Ah, siamo passati direttamente agli articoli da macelleria. Meraviglioso.

"E come sta Jake?"

"Lo hai visto ieri, papà"

"Lo sai che mi preoccupo per il mio ragazzo" Mio padre ride, aggiudicandosi un'occhiataccia da me. Ha questa enorme ossessione per il mio migliore amico, a volte ho quasi paura che abbia una cotta per lui. E sono anche piuttosto sicura che, in fondo, sogni di vederci in un futuro sposati e con tanti bambini biondi e trotterellanti.

"Jake sta bene, ti manda i suoi saluti"

Gli occhi di mio padre iniziano a brillare come quelli di una ragazzina in piena crisi ormonale. 

Okay, è definitivo: l'ho perso.

Sfilo il telefonino dalla tasca e inizio a digitare complessivamente.

queenriley: mio padre ti saluta. e dice che ti ama.

Non faccio in tempo a mettere via il telefono che lo sento subito vibrare.

jackiechan: aw. il sentimento è ricambiato.

queenriley: sei un idiota. rettifico: siete due idioti

jackiechan: ti voglio bene anch'io.. carotina :-)

 

 

Ecco, che cosa vi avevo detto?

  
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