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Autore: xonespringday    26/11/2016    3 recensioni
" ... Perchè voglio solo distrarmi. Quella era forse la risposta più sincera - e corretta, tutto sommato - che Luciel avrebbe potuto dare.
Perchè lui non voleva davvero vederla. Non in quel modo, non in quel momento. "
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 707
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Non ricordo nemmeno più quando è stata l'ultima volta che io abbia pubblicato qualcosa qui su EFP. Qualche anno, forse. MA SHHH dettagli. Ultimamente mi sono imbattuta di nuovo in questa malsana voglia di scrivere, e Mystic Messenger mi sembrava il modo giusto da cui ripartire.
Questa one shot è nata dal nulla, ispirata da questa chiamata -> https://www.youtube.com/watch?v=JdvV2-SBPG8  ( che si può ottenere nella route di Jumin chiamando Seven dopo la chat di nome "Unstable Seven" ) e dall'After Ending di Jumin. Quindi se non avete fatto la sua route o non avete visto l'AE potrebbe essere decisamente uno spoiler , __ ,
AH! Se ve lo state domandando, quei messaggi riportati sono stati tradotti da me. Non mi sembrava il caso di lasciare la one shot in due lingue diverse.
Comunque.. spero di essere riuscita al meglio, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi. 
Anyway, enjoy it. ♥


lil'disclaimer: I personaggi qui sotto citati non mi appartengono in nessuno modo, ma sono proprietà della Cheritz. Scrivo per puro diletto, ed ovviamente, senza alcuno scopo di lucro.

 

Let her go.



Il volante fatto di quella pelle così tanto morbida al tatto era stretto tra le sue dita, in una di quelle rare volte in cui non erano impegnate a battere sulla tastiera codici di qualsivoglia natura. Lo sguardo era perso in quello scorcio di città che si riusciva a cogliere davanti casa di Jaehee, mentre la mente del ragazzo dai capelli scarlatti si affollava di pensieri, nonostante il lieve brusio che riempiva l'abitacolo della sua piccola dettato dal chiacchiericcio incessante e a tratti fastidioso dell'attore con il più giovane dell'associazione. E tra un piccolo cenno di assenso e l'altro in direzione dei suo compagni, i pensieri di Luciel si concentravano su quelle stesse risposte che giusto non molto tempo prima aveva dato nel loro messenger, quello del RFA.

« La vita va avanti. »

Quanta ipocrisia era racchiusa in quelle quattro, semplici parole? Perchè, lui per primo, non si arrendeva al fatto che dietro quella frase tremendamente banale e che magari nel contesto poteva anche risultare fatta, c'era in realtà un velato quanto disperato tentativo di auto-convincimento?

« Per quanto mi riguarda, tutto è andato bene. »

No. Per quanto si sforzasse di crederlo, non era andato tutto bene. Si era lasciato sfuggire dalle mani quanto di più prezioso avesse incontrato dopo tutto il tempo che aveva passato rifugiato nel proprio lavoro. Come poteva anche solo fingere, che alla fine, fosse davvero tutto andato come doveva andare?

« Vi ci accompagnerò io. »

... Perchè voglio solo distrarmi. Quella era forse la risposta più sincera - e corretta, tutto sommato - che Luciel avrebbe potuto dare.
Perchè lui non voleva davvero vederla. Non in quel modo, non in quel momento. Anche perchè... avrebbe potuto davvero sopportarlo? Per quanto il congratularsi con loro fosse la cosa giusta da fare, non era davvero sicuro di essere psicologicamente pronto.
Ma come biasimarlo, dopotutto ?

Il labbro inferiore scivolò quasi distrattamente tra i denti dell'hacker, in un gesto puramente mosso dal bisogno di sfogare quella sorta di stress psicologico che stava accumulando in quegli attimi. Luciel, di fatti, era talmente assorto da quei suoi pensieri che non si era reso nemmeno conto di Jaehee che era salita in auto e che ora sedeva esattamente alla sua destra.
Fu solo grazie al picchiettio sulla sua spalla da parte di Zen che riuscì a risvegliarsi da quella piccola trance.

" Oh.. Scusatemi. "

Fu soltanto un borbottio quello che lasciò le sue labbra, mentre cercava di concentrarsi di nuovo. Accese nuovamente la sua auto, o la sua piccola come era solito chiamarla, mentre imboccava nuovamente la strada che avrebbe condotto lui e gli altri membri del RFA all'aeroporto.
A dirla tutta, anche mentre si impegnava a guidare, tutto ciò che riusciva a fare era pensare a lei.
A lei, che si era sposata non troppo tempo prima. A lei, che stava giusto tornando dalla luna di miele. E al fatto che, in fin dei conti, lui non aveva fatto nulla per fermarla. Se non...

« Ti importa solo di Jumin.. io non sono niente. »

Ricordava quelle parole. Le aveva pronunciate il giorno prima del party, quando lei era ancora bloccata nel suo attico.
Non si era nemmeno premurato di chiederle il perchè lei lo stesse chiamando. Era stato solo in grado di crollare, di lasciare che il 707 tutto scherzi e risate venisse meno, lasciando spazio a quella parte di sè che aveva sempre cercato di nascondere agli altri. Aveva abbassato le proprie difese e si era mostrato debole, rendendo visibili forse per la prima volta le proprie emozioni. Ma come poteva essere diversamente? Le cose per Luciel erano già difficili, e ad esse si aggiungeva il fatto che poteva soltanto rimanere a guardare mentre la ragazza che amava veniva portata via da qualcuno che non era lui.
Il suo cuore in quegli istanti non era altro che un insieme di piccolissimi pezzettini.
E lui ci stava provando davvero a ricomporlo. Ci si stava impegnando con tutte le sue forze. Ma forse, neanche quelle erano abbastanza per riuscirci.

~~~~


L'aereoporto era più affollato di quanto ogni membro della RFA si aspettasse.
C'era un gran numero di reporters, tutti quanti in cerca anche solo della minima foto o dichiarazione da parte dei novelli sposi. D'altronde era risaputo. Ogni articolo con il nome “Jumin Han” riportato sopra avrebbe fatto la differenza. Come potevano quindi i media lasciarsi sfuggire un'occasione così succulenta come poteva esserlo il loro ritorno dalla luna di miele? Era impensabile.
Senza contare poi le fan che erano lì, alcune con dei banners, altre meno. Tutte pronte, però, a dichiarare il loro supporto alla coppia.
I quattro membri dell'associazione non poterono che rimanere sorpresi davanti a quello spettacolo. Senza contare poi la frustrazione, dato che risultava quasi anche difficile vedere oltre quella schiera di gente. Specialmente per Jaehee, che in quel momento stava molto probabilmente maledicendo in più lingue chiunque avesse reso pubblica la schedule del suo capo. Ma quelli erano dettagli.
Saeyoung, dal canto suo, borbottava di tanto in tanto qualche risposta ai suoi compagni che stavano tenendo un'animata conversazione riguardante quella situazione piuttosto caotica, anche se la sua mente era da tutt'altra parte.
Si sentiva nervoso. Il suo intero essere era agitato quasi come il mare in preda ad una tempesta.
Si disse più volte che quello era stato uno sbaglio. Non avrebbe dovuto essere lì. Perchè per quanto cercasse di ripetersi che ce l'avrebbe fatta, che sarebbe riuscito a sopportarlo, sapeva perfettamente che non sarebbe stato così.
Quel flusso di pensieri però venne interrotto da un improvviso quanto inaspettato chiasso.
Si sollevò quasi d'un tratto un costante parlare, seguito da un'improvvisa ondata di flash, così tanti da essere quasi accecanti.
E Luciel aprì gli occhi che fino a qualche istante prima aveva tenuto socchiusi, giusto in tempo per riuscire ad incrociare la sua figura.
Eccola lì, bella come sempre. Con i suoi capelli castani lasciati morbidi sulla schiena, il suo meraviglioso viso preso da un cipiglio sorpreso da quel caos indesiderato, sottolineato da quei boccioli di rosa quali erano le sue labbra, che eran schiuse per lo stupore.
Il suo sguardo quasi si perse in quella figura che aveva potuto osservare solo poche altre volte. La guardava come se avesse voluto imprimersi nella mente ogni più piccolo particolare, la scrutava con gli occhi languidi di qualcuno che guarda la cosa a sè più cara.
Ma a riportarlo alla realtà ci vollero una manciata di secondi. Giusto quelli necessari per notare l'unico particolare di cui avrebbe potuto fare a meno.
Perchè il braccio di Jumin era lì a cingere la vita sottile della giovane donna, la mano che ne stringeva con fare così dannatamente possessivo il fianco sottile, quasi a rimarcare che quella che stringeva era sua moglie. Sua e di nessun'altro.
E quella consapevolezza, per Luciel, fu quasi repentina.
Gli arrivò dritta come un pugno sulla bocca dello stomaco. E faceva male altrettanto.
Gli occhi si riempirono di lacrime senza che potesse quasi accorgersene, in una istintiva reazione dettata dal semplice bisogno di sfogarsi, di cercare un vano rimedio a quella enorme voragine che si era andata a creare proprio al centro del suo petto. E la osservò per pochi altri istanti prima di abbassare lo sguardo bagnato da quelle stille salate contro cui stava combattendo, in un gesto che aveva un retrogusto amaro.
Era come la definitiva resa. Come accettare la sconfitta di quella battaglia che in fondo non aveva mai davvero combattuto e di cui si trovava ora a pentirsi.
E Saeyoung sapeva che il pentimento era l'unica cosa che gli era rimasta davvero. Perchè dopotutto... l'aveva lasciata andare.


 

  
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