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Autore: allthewrongkindsofgood    26/11/2016    4 recensioni
{Partecipante all'iniziativa Femslash2016}
Quando Kara si ritrova da sola e ubriaca in un bar, non riesce a trattenersi dal fare quella chiamata che continua a rimandare... Ma discorsi su sentimenti e alcol non si mischiano bene in un organismo kryptoniano...
[Supercat]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Cat Grant, Kara Danvers
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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GIVE ME LOVE

Maybe tonight I'll call ya
After my blood turns into alcohol
No, I just wanna hold ya

 

Le luci del bar le sembravano puntini luminosi che danzavano alla periferia del suo sguardo. Le voci, la musica, il chiacchiericcio le arrivavano alle orecchie come ovattati. Kara si sentiva bene, più umana.
In realtà era andata al bar solo per accompagnare Alex ed aiutarla a superare la delusione con Maggie, ma al momento la sorella maggiore stava giocando a biliardo con un’aliena molto carina che sembrava ridere ogni volta che Alex apriva bocca. L’aliena sembrava interessata, per lo meno, e a Kara non sembrava strano: sulla maggior parte dei pianeti la sessualità era vissuta diversamente che sulla Terra, e non era inusuale che la gente si innamorasse senza badare al genere.
Guardando le due, pregò con tutto il cuore che a sua sorella non stesse per venire inflitta un’altra ferita. Kara le voleva bene con tutta l’anima e odiava vedere lei, che era sempre forte e sicura di sé, così spezzata, specialmente dopo tutto quello a cui aveva rinunciato per occuparsi della sorella adottiva.
Avrebbe fatto di tutto per vedere Alex felice, quindi non se la prese più di tanto di essere stata lasciata da sola ad un tavolo mentre lei si divertiva.
Kara aveva ordinato un paio di quei drink che Mon le aveva fatto assaggiare la volta precedente: il primo era andato giù come acqua e Kara aveva pensato di starci facendo l’abitudine, quella volta non si sarebbe ubriacata.
Evidentemente non aveva fatto bene i suoi calcoli, considerando l’occhiata che Alex (aspetta, sua sorella aveva sempre avuto i contorni sfocati? C’erano due Alex? O sono tre?) le rivolse una volta avvicinatasi al suo tavolo.
-Ho appena ricevuto una chiamata dal DEO, c’è stata un’emergenza.- spiegò. -Niente di troppo allarmante, ma devo andare subito là. Visto il tuo stato, è meglio se non vieni… Puoi stare ancora un po’ qui, ma non volare. Chiama un taxi, ok?- si raccomandò, lasciandole una banconota sul tavolo.
Kara ridacchiò. -Ci sono tipo tre di te che si sovrappongono, aprono tutte la bocca contemporaneamente… non è superdivertente?
Alex la guardò preoccupata, poi si chinò verso di lei e la fissò dritta negli occhi: -Kara. Riprenditi un po’ e chiama un taxi. Capito? T-A-X-I.
-Taxi.- ripeté la kryptoniana. -Capito.
Alex sospirò, visibilmente preoccupata. Ma il suo cellulare squillò ancora e fu fuori dal locale prima che Kara potesse registrare i movimenti di una qualunque delle tre Alex che la sua vista annebbiata proiettava.
Continuò a ridacchiare tra sé e sé sorseggiando la bevanda alcolica.
Un gruppo di alieni al bancone del bar la osservavano divertiti e, quando Kara guardò nella loro direzione, sollevarono i bicchieri in segno di saluto. La ragazza sorrise ancora di più e ricambiò il gesto. Nel fare il movimento, però, il cellulare che aveva in tasca scivolò sul pavimento.
Kara lo seguì con lo sguardo e fissando il display scuro le venne un’idea: perché non fare ora quella chiamata che desiderava fare da diverse settimane ma non trovava mai il coraggio?
Questa era la sera perfetta! Era una splendida idea!
(Solo più tardi realizzò che non lo era affatto).

 

-Per favore, non dirmi che la CatCo Tower sta bruciando.- fu la prima frase che Cat pronunciò rispondendo al telefono.
In fondo quale altro motivo avrebbe avuto la sua ex assistente di chiamarla alle undici e mezza di sabato sera?
-Cosa? No!- esclamò ridacchiando Kara. Poi si accigliò. -Deve per forza esserci una tragedia perché io decida di chiamarti?
-E allora…
-Rao, quanto mi mancava la tua voce.- sospirò la ragazza. -Sentire la tua voce è come mangiare degli s’mores caldi sorseggiando della cioccolata.
-Kara, sei… ubriaca?- chiese esterrefatta Cat.
Lei ridacchiò nuovamente. -Sì! C’è questo bar che fa dei drink super!
-Immagino.- disse la donna, cogliendo il riferimento.
-Vorrei che fossi qui con me.- continuò la supereroina. -Come quella volta che mi hai portata fuori a bere e mi hai fatto quel discorso incoraggiante… Tu hai sempre le parole giuste. Io invece non riesco mai a dirti quello che provo, nemmeno ora che ho bevuto!- esclamò scoraggiata.
All’altro capo della linea ci fu silenzio per qualche istante.
-Quello… che provi?- azzardò infine Cat, deglutendo.
Kara annuì vigorosamente, anche se l’altra non poteva vederla.
-Sì! Per esempio come il mio cuore inizia ad accelerare talmente forte quando mi sei vicina che arriva persino a coprire il suono del tuo battito. E mi sorprende che tu non l’abbia sentito quando ci siamo abbracciate… entrambe le volte. O per esempio come mi sia venuta voglia di baciarti quell’ultima sera sul balcone, davvero non-
-Kara.- la interruppe Cat, sospirando. -Non dovresti davvero dirmi queste cose. Probabilmente non le pensi nemmeno, sei ubriaca.
-No, Cat, io- cercò di ribattere lei, per essere interrotta ancora una volta.
-Basta.- disse la donna un po’ troppo bruscamente. Poi realizzò che con tutta probabilità la ragazza avrebbe comunque dimenticato tutto l’indomani, e si decise a confidarsi. -Io me ne sono andata per lasciarti lo spazio di crescere, di fare le tue scelte senza la mia presenza a frenarti…- sentendo che le parole le morivano in bocca e un singhiozzo minacciava di sfuggirle dalle labbra, iniziò ad esasperarsi. -Questa chiamata ci può solo ferire entrambe.
-Quindi non conta che mi manchi ogni giorno? Quello che provo non conta nulla?- chiese l’altra con un fil di voce.
Il suo tono era sufficiente a far spezzare il cuore di Cat, più della prospettiva di un futuro rimpianto.
-Ovvio che contano, semplicemente non possono essere attuati. Darei qualunque cosa affinché anche solo parlarne fosse possibile, ma sai meglio di me che finirebbe male. Ti rovinerei, Kara. E chiunque saprebbe dirti che meriti molto di meglio.
-Non dirmi cosa merito.- rispose lei secca.
Ogni traccia di allegria era scomparsa dal cuore della kryptoniana. Si sentiva soffocare e decise che le serviva uscire all’aria aperta. Si alzò, lasciando la banconota da 20 dollari sul bancone come mancia mentre usciva dal locale.
L’aria fredda della sera le sferzò sul viso, rendendola improvvisamente conscia dell’ipersensibilità riacquistata. Ora le luci dei lampioni, delle macchine, dei semafori, le sembravano troppo intense, e i suoni fin troppo assordanti.
Era una sensazione simile a quando era arrivata sulla Terra per la prima volta, quando non sapeva ancora regolare la potenza dei suoi sensi e tutto era troppo.
I colori erano troppi, le voci erano troppe, la tristezza era troppa.
Proprio come ora.
La testa le doleva e non riusciva a tenere gli occhi aperti.
Era solo vagamente consapevole della voce preoccupata di Cat Grant che chiamava il suo nome dall’apparecchio telefonico.
In seguito ricordò di aver notato una panchina dall’altra parte della strada e di aver provato a raggiungerla.
Poi il buio.
E niente era più troppo.


Quando riaprì gli occhi, riconobbe il soffitto familiare dell’infermeria del DEO.
La testa le faceva ancora male, ma in modo diverso, e riconobbe i sintomi del post-sbornia già sperimentato.
Ricordava solo vaghi frammenti della sera precedente, e non aveva nessuna voglia di ripercorrerli.
-Come ti senti?- chiese la voce preoccupata di Alex.
Kara cercò di mettersi seduta quanto bastava per deglutire la pastiglia che la sorella le stava porgendo.
-Come se fossi stata inghiottita dall’entroterra di Ysmault, più o meno.
Alex non aveva idea di cosa stesse a significare, ma dall’espressione della sorella capì che non era un’immagine felice.
-Tra poco dovresti ristabilirti. Il tuo metabolismo sta già tornando alla norma. Ora, potresti spiegarmi esattamente come ha fatto Cat Grant a trovarti svenuta in strada e a chiamarmi?
-Cat ha fatto cosa?- esclamò Kara, sbiancando ancora di più.
-Ha detto che si trovava a National City per recuperare gli ultimi scatoloni da casa per il trasferimento e di averti casualmente notata mentre passava. Curiosa coincidenza, no? - osservò, alzando un sopracciglio.
-Io… penso che ci stessi parlando al telefono.- ricordò Kara, arrossendo mentre pezzi di conversazione imbarazzante le tornavano alla memoria. Discorsi di baci e cioccolate calde.
In che guaio si era cacciata?
-E’ stato davvero imbarazzante. Possiamo non parlarne mai più?- supplicò.
-Per me va bene, ma dovrai dirlo a lei.
-Cosa?
-Cat.- spiegò Alex. -E’ di là. Ha detto che non si sarebbe mossa finché non avesse avuto tue notizie.
-Cat è qui al DEO??- chiese incredula Kara.
Alex scosse la testa divertita. -Quella donna non sa davvero accettare un no come risposta. Sa anche di Supergirl, presumo?
Kara abbassò lo sguardo, in imbarazzo. Ovviamente Cat l’aveva capito: riusciva sempre a leggere Kara come un libro aperto.
-Magari dovrei… ringraziarla per averti chiamata. E chiarire le cose.
Alex si mostrò d’accordo ed uscì dalla stanza per andare a chiamare la CEO.
Quando Cat entrò dalla porta, Kara non riuscì quasi a contenere l’emozione. Erano settimane che non la vedeva e trovarsela davanti così le fece riemergere improvvisi tutti i sentimenti che aveva provato invano a mettere da parte.
-Hai avuto momenti migliori, Supergirl.- esordì Cat, avvicinandosi.
Kara sorrise, senza riuscire a staccare gli occhi dal viso della donna.
Immaginava di non essere completamente presentabile, e si sentì a disagio di fronte a lei, che le sembrava persino più bella di quanto non ricordasse.
-Come hai fatto a sapere dov’ero?- domandò.
Cat fece un mezzo sorriso. -Per favore, sono in grado di tracciare il segnale di un cellulare, per chi mi hai preso?- chiese spavalda. Poi aggrottò le sopracciglia, facendosi seria. -Non mi parlavi più, Kara, mi hai davvero spaventata.
-Credevo che niente potesse spaventare la Regina dei Media.- cercò di scherzare.
-Perdere le persone a cui tengo è un’eccezione.- rispose l’altra, con una punta di tristezza nella voce. Allungò la mano verso quella della ragazza, per poi cambiare idea e fermarsi a pochi centimetri da essa.
-Kara, prima che tu svenissi… Stavi dicendo delle cose… su di te, su tuoi certi sentimenti…- mormorò Cat, e Kara non l’aveva mai vista così aperta e vulnerabile.
Quindi annullò la distanza tra le loro mani, prendendo quella di Cat nella sua e facendo intrecciare le dita. Si sentì come se l’aria fosse tornata a riempire i suoi polmoni.
-So di essere sembrata patetica, ma l’alcol è solo servito a darmi il coraggio di comporre il tuo numero e di dirti quelle cose, il resto è reale. E’ la verità, è quello che provo… So di essere fuori luogo, ma mi sei mancata troppo. Non riesco più a tenermelo dentro.
Rimasero in silenzio per un po’, con il pollice di Kara che accarezzava lentamente il dorso della mano di Cat.
-Perché non mi hai detto che eri in città?- chiese in un sussurro.
Cat sollevò gli occhi verdi su di lei, rivolgendole uno sguardo aperto e onesto.
-Era già difficile resistere a non correre da te. Credevo che sarei riuscita a mantenere le distanze, credevo che non vedendoti tutti i giorni sarebbe stato più facile per entrambe andare avanti.- distolse lo sguardo, facendo un cenno verso Kara con la testa. -Considerando che ti ha portata a ripiegare sull’alcol, deduco che tu non abbia ottenuto risultati migliori dei miei.
Kara accennò un sorriso, preoccupata della piega che quella conversazione stava prendendo: riusciva ad anticiparne la fine, con Cat che le diceva di mettere da parte le sue stupide infatuazioni da ingenua ragazzina e pensare al suo futuro, anche se avrebbero potuto essere felici. Perché Kara lo sapeva, Cat si fingeva una regina di ghiaccio ma ci teneva più di tutti, e avrebbe sacrificato ogni cosa - specialmente la sua stessa felicità - per quello che riteneva giusto per la crescita personale della sua protetta.
Cat fissò lo sguardo sul labbro che Kara stava mordicchiando e sospirò.
-Come si fa a smettere di volerti, Kara Danvers?- chiese in un sussurro. -C’è mai riuscito qualcuno?
La ragazza arrossì violentemente, ma poi decise di buttarsi. -Questo non lo so, ma io non ho mai voluto nessuno nel modo in cui voglio te.- confessò sincera, stringendo la mano della donna
.Cat chiuse gli occhi per qualche istante, e Kara riusciva a sentire entrambi i loro cuori che battevano come cavalli al galoppo.
Kara si protese in avanti e posò l’altra mano sulla guancia dell’altra.
-Dacci una possibilità. E’ quello che voglio.- la pregò.
Cat riaprì gli occhi e si abbandonò alla carezza.
Il suo sguardo si fuse con quello di Kara, e quello che vi trovò - assoluta dedizione, fiducia, e amore - servì a convincerla a fare quel passo finale.
La sua bocca si piegò in un piccolo sorriso. -Solo se prometti di non uscire più a ubriacarti.
-Affare fatto.- rispose Kara ricambiando il sorriso, prima di colmare finalmente la distanza tra loro e suggellare l’accordo con un agognato bacio.

FINE

   
 
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