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Autore: Mimithe_Moonlight    26/11/2016    8 recensioni
E se le avventure di Elisabeth e delle sue sorelle si svolgessero nel presente mentre le ragazze frequentano il liceo?
E' iniziato un nuovo anno alla PRIDE HIGH SCHOOL e le giovani Bennet si preparano a fare incontri che cambieranno le loro vite.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Bingley, Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Jane Bennet, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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SPAZIO AUTRICE
Mi prendo questo spazio prima della mia storia per presentarmi e dirvi che questa è la prima volta che scrivo su Orgoglio e Pregiudizio e quest’idea è sorta un po’ così. Probabilmente trasportandola nel presente i personaggi non saranno più molto attinenti a quelli di Jane Austen ma  tenterò di mantenere le cose più importanti. Ditemi cosa ne pensate e vi prego aiutatemi a migliorare perchè ne ho davvero bisogno.
 

LICEO E PRIMI INCONTRI

Capitolo1


E’ verità universalmente ammessa che il liceo sia il periodo peggiore e allo stesso tempo migliore della vita di ognuno.
Elizabeth Bennet questo l’aveva capito da subito o almeno si era abituata all’idea di non poter cambiare la situazione. A ormai diciassette anni si era assuefatta allla vita scolastica e all’odio che provava per quest’ultima. Non la odiava perchè fosse una ragazza stupida o non avesse voglia di studiare ma per il semplice motivo che odiava la gran parte delle persone che la frequentavano.
 Era, si potrebbe dire, una persona piuttosto solitaria. Le piaceva leggere e starsene sulle sue a osservare le altre persone e a pensare. Il che non le veniva molto difficile perchè era una ragazza piuttosto comune dal punto di vista fisico. 
Lunghi capelli castani che scendevano in morbide curve fino a metà schiena e occhi scuri ma brillanti. Le labbra carnose erano perennemente atteggiate in un sorriso sarcastico che rivolgeva a chiunque. Vestiva in modo casual e piuttosto semplice indossando felpe che spesso erano troppo lunghe e le arrivavano a metà coscia. Era in breve una ragazza carina ma non così bella da tentare i ragazzi. Non così bella, almeno, come lo era sua sorella.
 Jane era un angelo sceso in terra. Lunghi capelli biondi e ondulati che ricadevano morbidamente ai lati di un viso perfetto in cui spiccavano due grandi occhi azzurri da cerbiatta incorniciati da lunghe ciglia bionde. Sorrideva sempre e mai la si era vista arrabbiarsi con qualcuno. Non si parli poi del fisico perfetto della ragazza. Alta e slanciata con tutte le curve al posto giusto. Era l’orgoglio della famiglia Bennet. Probabilmente la famiglia più numerosa della costa est. Per loro le battute sul poco controllo delle nascite erano all’ordine del giorno e spesso anche Elizabeth si chiedeva perchè non si fossero fermate dopo la seconda figlia.
 Non che non sopportasse le sorelle minori ma erano ecco...particolari. 
Lydia e Kitty gemelle nate a distanza di pochi secondi l’una dall’altra erano le più grandi oche della scuola. Pettegole quasi più della madre e naturalmente assidue acquirenti del giornaletto rosa della scuola con tutti i pettegolezzi e le dicerie.
E infine c’era Mary, la povera e incompresa Mary. Ragazza nè bella nè particolarmente intelligente. Passava il tempo sui libri e probabilmente non aveva mai baciato un ragazzo in vita sua. Ma a lei non interessava. Lei era superiore a tutto questo (O almeno così diceva) Sta di fatto che Elisabeth a volte avrebbe voluto che non esistessero e che finalmente in casa loro regnasse la calma. Il desiderio era sicuramente corrisposto dal padre di Elizabeth che lavorava nella biblioteca della scuola e spesso si fermava lì a dormire pur di non tornare a casa dalla moglie e dai suoi strepiti.
Era grazie al lavoro di loro padre che Jane e Elizabeth erano riuscite ad entrare nella più importante scuola della zona la PRIDE HIGH SCHOOL. Frequentata dalle persone più ricche e più insopportabili che Elisabeth avesse mai conosciuto ma con il programma più rinomato di tutto lo stato. Tutti le guardavano all’alto in basso a causa dei loro vestiti non firmati e della loro levatura sociale. Non erano altro che piccole borghesi che abitavano in una vecchia casa al contrario dei loro compagni tutti ricchi sfondati o figli di grandi imprenditori. 
Elizabeth li ignorava o insultava a denti stretti. Jane li scusava trovando un modo per difendere ognuno di loro. Era questa la vita delle due più grandi ragazze Bennet. Una vita che era però destinata a cambiare.

Potrebbe iniziare tutto con un poetico c’era una volta ma Elizabeth probabilmente mi  ucciderebbe se narrassi così la sua storia quindi eccoci qua iniziamo...
La sveglia trillò una, due tre volte. Si sentì un grugnito a metà fra un cinghiale e il verso che avrebbe potuto emettere uno zombie. E come un morto vivente Elizabeth Bennet emerse dalle coperte. Osservò con odio l’orario della sveglia che configurava un inevitabile ritardo alla prima ora di lezione del primo giorno di scuola. L’anno iniziava splendidamente. Si ravviò i capelli castani costringendosi a scendere dal letto e a dirigersi strascicando i piedi verso la cucina alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. La famiglia era già riunita intorno al tavolo e Jane perfettamente pronta la aspettava sorridendo di prima mattina come una ragazza uscita dalla pubblicità del Mulino Bianco. Se non le avesse voluto così tanto bene probabilmente Elizabeth l’avrebbe già uccisa per la sua perfezione. 
-Buongiorno Lizzy!- esclamò con voce squillante facendo aggrottare la fronte della sorella infastidita che si limitò a fargli un cenno con la mano prima di raggiungere la caffettiera e versarsi un’abbondante tazza di liquido denso e bollente. 
-Tu un giorno mi spiegherai come fai ad essere così incredibilmente allegra di prima mattina- commentò dopo aver preso un sorso dallla tazza ed essersi riunita intorno al tavolo insieme alla famiglia.
-Perchè ogni giorno è un buon giorno!- esclamò in risposta Jane saltellando fino al lavabo per lavare la propria tazza di tè perchè come se non bastasse a Jane non serviva bere il caffè mentre Lizzy...Bhè Lizzy avrebbe avuto bisogno di una dose in vena di caffeina anche solo per riuscire ad aprire gli occhi. 
-Tu devi veramente farti di roba forte- rispose a bassa voce seppellendo la testa fra le braccia appoggiate sul tavolo.
-Su Liz non potete fare tardi il vostro primo giorno e poi ho sentito che avrete dei nuovi compagni. Arrivi importanti o almeno così dicono- si intromise la madre delle ragazze pronta come al solito a dare il via ai suoi pettegolezzi. 
-Ti prego non di prima mattina tesoro- mugugnò il marito nelle stesse patetiche condizioni della figlia. Elizabeth si alzò dal tavolo e si diresse in bagno ascoltando distrattamente le parole troppo veloci della madre. Si lavò in tutta fretta cercando di svegliarsi con l’aiuto dell’acqua gelida dritta sul viso e si vestì nel solito modo. Un vecchio paio di jeans scuri, scarpe da ginnastica ormai logore e felpa nera troppo grande e con un ampio cappuccio. Si caricò lo zaino in spalla e seguì la sorella elegantissima nel suo vestito azzurro fuori dalla porta di casa. La fermata dello scuolabus a pochi metri era già gremita dagli studenti alcuni disperati altri pronti a chiacchierare. Elizabeth faceva sicuramente parte della prima categoria. Allungò una mano nella tasca e prese il pacchetto di sigarette accendendosene una sotto lo sguardo leggermente perplesso della sorella
-Che c’è?- domandò la minore delle due con la sigaretta stretta fra le labbra. 
-sono le sette del mattino Lizzy...Non ti sembra un po’ presto per iniziare?-
-Jane avevamo concordato che ne potevo fumare al massimo quattro al giorno e che potevo gestirmele come volevo. Quindi lasciami fumare in pace-
L'espressione sul viso di Jane parve ferita e il cuore di Lizzy non resse e si scusò per il tono cattivo. Non riusciva a resistere a quegli occhi da cucciolo. In silenzio ascoltò le parole gioiose e speranzose della sorella mentre fumava con calma cercando di svegliarsi. Missione destinata a fallire. Si issò sull’autobus dietro alla sorella leggiadra come sempre arrancando fino a un posto in fondo al mezzo e vicino a un finestrino sporco. Si lasciò cadere sul sedile con la grazie di un elefante e sbuffando tirò fuori le cuffiette dallo zaino e se le calò sulle orecchie innondandosi la testa delle note di una vecchia canzone rock. 
Jane aveva subito iniziato a chiacchierare con alcune ragazze della sua classe e sorrideva amabilmente verso tutti facendo subito segno alla loro vicina di casa, Charlotte, a raggiungerle una volta che questa salì sull’autobus
Charlotte era la migliore amica di Elizabeth da quando erano piccole e giocavano insieme nel cortile e da quando ne avevano memoria non si erano mai separate a parte in un frangente. Quello in cui Charlotte si era fidanzato con il viscido e idiota cugino di Lizzy. William Collins, l’essere più disgustoso che la terra avesse mai visto. Non c’era niente in lui che Lizzy ammirasse o tollerasse.
 Era una persona insipida con un ego più grande di quanto potesse permettersi e la terribile abitudine di mettere in ridicolo se stesso e tutta la famiglia, carattere che condivideva con le sorelle minori di Lizzy e Jane. Nessuno si era ancora spiegato come un ragazzo di tale sorta fosse riuscito a conquistare il cuore di Charlotte che magari non era bella ma era comunque una persona intelligente. Avevano litigato quando Lizzy con la sua solita sincerità aveva esposto la questione all’amica. Ci era voluto poco però perchè giungessero alla pace. Esattamente due minuti e trentacinque secondi se vogliamo essere precisi. Avevano accettato ognuna i pensieri dell’altra e avevano in pratica ignorato la questione anche se Lizzy tratteneva i conati ogni volta che li vedeva scambiarsi effusioni in pubblico. 
Salutò l’amica con un cenno del capo raggomitolandosi contro la parete dell’autobus cercando una buona posizione per dormire prima dell’arrivo a scuola. Charlotte la conosceva abbastanza bene da sapere  che non lo faceva per dispetto ma per un semplice e impellente bisogno di dormire. Bisogno che da quando la conosceva, la assaliva praticamente in ogni momento della giornata.
Tuttavia il viaggio si presentò più breve del solito e presto il grande e solenne edificio dellla PRIDE HIGH SCHOOL si stagliò davanti agli alunni. Lizzy scocciata scese dal mezzo inciampando come al solito nell’ultimo scalino. Si stava preparando già al tremendo urto quando successe. Due braccia la sorressero e si ritrovò aggrappata al petto di qualcuno che evidentemente non conosceva. Imbarazzata indietreggiò e cercando un po’ di contegno per il proprio orgoglio ferito sollevò il viso e fissò lo sguardo in quello del suo misterioso salvatore. Era un ragazzo alto e dai profondi occhi blu mare. Ciuffi di capelli corvini gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato. Stretto in un giubbotto di pelle nera il suo contegno era pressocchè impeccabile anche se sicuramente un tantino rigido. Una camicia bianca ricalcava i solchi di un fisico scolpito ma non eccessivamente muscoloso. Il ragazzo non sorrise nè parlò. Si limitò a fissarla negli occhi con fare indagatore.
-Lizzie! stai bene sorellina?- Jane accorse al fianco della sorella e la abbracciò protettiva.
-Ehi mamma chioccia che ti prende sono solo scivolata dal gradino come al solito- rispose.
-Forse dovresti fare più attenzione a dove metti i piedi- intervenne il ragazzo e la sua voce suonò fredda e neutra nel silenzio che creò semplicemente con il suo intervento. Poteva essere una sua impressione ma a Lizzy parve di sentire un’accenno di divertimento nella voce del ragazzo che rimase a guardare le due sorelle.
-Elizabeth chi è questo ragazzo?- bisbigliò Jane all’orecchio della sorella che si strinse nelle spalle.
-E io che ne so si è limitato a prendermi al volo. Non abbiamo avuto il tempo di presentarci mentre si comportava da principe azzurro mancato-
-Farò in modo di non aiutarti mai più se preferisci così. Io, comunque, sono William Darcy. Il ragazzo nuovo- disse allungando una mano e stringendo quella di Jane e Charlotte che si presentarono ammirate dalla galanteria del ragazzo. Ma Elizabeth no. Eh no, Elizabeth osservò la mano tesa del ragazzo e inclinando il viso di lato lo osservò un attimo perchè quello che lei percepiva era solo che quel ragazzo sembrava avere un ego sproprorzionato rispetto a quello che si poteva aspettare da uno della sua età.
-Elizabeth Bennet. Voi ricchi siete troppo formali- esclamò e William parve spiazzato dalla risposta.
-Tu invece non sei molto gentile te l’hanno mai detto? Di solito quando qualcuno ti aiuta si dovrebbe rispondere grazie non insultando il suo ceto sociale- Elizabeth rise e finse un inchino.
-Allora la ringrazio sua magnificenza per l’aiuto non richiesto che mi avete concesso. Vedrò di chiedere al maggiordomo prima di presentarmi la prossima volta alla sua presenza- Disse sollevando un sopracciglio prima di voltarsi e allontanarsi ma dopo qualche passo si voltò.
-E comunque la straordinaria gentilezza è uno dei tratti più belli della mia straordinaria personalità-
Era già troppo lontana quando William cercò di risponderle mentre la sua voce veniva soffocata dalle scuse di Charlotte e Jane per il comportamento della ragazza. 
Fu quella la prima volta che Elizabeth Bennet vide gli occhi blu di William Darcy destinati a cambiargli la vita in quell’anno scolastico che era iniziato come tutti gli altri.
La giornata si svolse tranquillamente tanto che Elizabeth credette di essersi addormentata più volta. Quando finalmente la campana suonò la fine dell’ultima ora alla ragazza pareva di non sapere nemmeno dove si trovava poi scuotendo la testa raggiunse la sorella aspettandola davanti alla sua classe. Jane era un anno avanti a lei ma avevano deciso che ogni giorno chi finiva prima avrebbbe aspettato l’altra e così Elizabeth si trovò ad osservare una scena che mai si sarebbe aspettata. Sua sorella stava parlando con un ragazzo. Piuttosto carino anche. Capelli ricci di un castano rossiccio si arrotolavano intorno al suo viso come una corona di fiamme. Jane pareva totalmente a suo agio mentre annuiva passando il suo cellulare al ragazzo che lo prese e vi digitò il suo numero. 
-Cosa ci fai qui?- una voce gelida la immobilizzò sul posto. si voltò e incontrò lo sguardo di William che le rivolse un sorriso a denti stretti come il solo farlo gli costasse fatica. 
-Aspetto Jane per tornare a casa. Tu piuttosto?-
-Aspetto Charles il ragazzo che parla con tua sorella- rispose il ragazzo e la sua voce trasudava un certo risentimento.
-Senti mi dispiace per averti dato del tronfio ricco maleducato-
-E quando lo avresti fatto scusami?-
-O molte volte e usando espressioni molto più colorite in realtà- Lui per la prima volta sorrise mentre finalmente i due che aspettavano si avvicinarono.
-Lizzie ti presento Charles è un mio nuovo compagno di classe-  Il ragazzo sorridendo tese la mano che Elisabeth strinse con gioia contagiata dal sorriso del giovane.
-Jane andiamo?- le domandò curiosa di sapere i particolari della storia mentre estraeva la seconda sigaretta della giornata dal pacchetto giocherellando con l’accendino. I due ragazzi la osservarono perplessi mentre Jane li salutava e insieme alla sorella si dirigeva fuori. 
-Allora?-
-Cosa?-
-Hai intenzione di raccontarmi di questo Charles oppure devo cavarti le parole di bocca a forza?-
-Non c’è molto da dire è simpatico e molto carino e poi...bhè mi ha chiesto di uscire-
Elizabeth sorrise a guardare l’espressione gioiosa della sorellla ma un senso di inquietudine le era montato dentro. Un’inquietudine generata dal tono di William parlando dell’amico.
Forse le cose non sarebbero andate come previsto.
   
 
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