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Autore: LadyLicionda    26/11/2016    0 recensioni
Eiko Wadsworth scopre improvvisamente di soffrire di Disturbo Dissociativo dell'Identità, ovvero personalità multipla. I suoi problemi iniziano quando realizza che ogni personalità è dotata di una volontà propria, di desideri propri e di ambizioni uniche. Come se non fosse abbastanza, ognuna di loro si scopre ben presto innamorata di una persona diversa. Riuscirà Eiko a mantenere il suo segreto e a destreggiarsi fra le attenzioni romantiche di sette irresistibili ragazzi senza soccombere ai capricci delle sue eccentriche personalità? NOTA BENE: Per questa versione è previsto un finale multiplo (uno per ognuno dei ragazzi di KNB). Il rating potrebbe cambiare con il progredire della storia. I personaggi di KNB appartengono all'autore originale Tadatoshi Fujimaki, tutti gli altri sono personaggi creati da me.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Taiga Kagami, Yukio Kasamatsu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7

“Questo è un ordine”

 

 

 

 

 

 

«Non voglio avere più niente a che fare con te».

Per un attimo le labbra di Akashi si increspano in una muta irritazione e il mio cuore sobbalza, poiché temo di avere provocato la rabbia del capitano. Non ho mai visto Akashi davvero infuriato o, per meglio dire, non l’ho mai visto esprimere collera in modo palese, come fanno tutti, strepitando, urlando, imprecando e ricorrendo a gesti violenti. E in tutta onestà, non riesco neanche ad immaginare un Akashi Seijūrō che inveisce contro qualcuno a squarciagola o che minaccia col pugno serrato. Semplicemente non è quel tipo di persona. Ma ciò non significa affatto che non sia in grado di intimidire il suo interlocutore bloccandogli il respiro in gola o paralizzandogli le gambe affinché non fugga da un confronto diretto. E in questo momento la sola curva rovesciata delle sue labbra è sufficiente a scoraggiarmi, a estinguere la determinazione nel mio cuore, a farmi istintivamente indietreggiare di un passo, come una lepre in presenza della volpe.

«D-Dico sul serio, Akashi, non devi più avvicinarti a me».

E’ fuori discussione che Akashi prenda sul serio parole tanto labili, pronunciate da un animo che vacilla. Se mi trovassi al suo posto, io stessa non mi crederei. Tuttavia non riesco a pensare ad altro modo per convincerlo a farsi da parte.

I suoi occhi vermigli si assottigliano, infastiditi dal mio comando. Mi investono con tutta la loro tremenda intensità, inchiodando il mio coraggio al tronco legnoso e raggrinzito di un albero invisibile, scatenando intorno a me la terribile arsura di un fuoco insostenibile al pari degli antichi roghi su cui un tempo ardevano streghe e fattucchiere. Eppure la crudeltà con cui gli inquisitori conducevano ispezioni ed esecuzioni mi sembra ben poco cosa se paragonata alla silenziosa condanna che ora brucia nello sguardo di Akashi. Quasi non riconosco il ragazzo che ho di fronte. Ed è forse proprio questo a terrorizzarmi così tanto. Il mio istinto urla dentro di me e indietreggio di un altro passo mentre Akashi avanza ed accorcia la distanza che ci separa. Stringo la cartella al petto, quasi fosse uno scudo, e retrocedo fino a sentire la porta della camera battere contro la mia schiena. Una scossa attraversa i miei nervi mentre osservo la figura di Akashi farsi sempre più vicina. Che cosa sta succedendo? Perché si comporta così? Che intenzioni ha? Divarico le labbra ma non un suono esce dalla mia bocca: la mia voce è incastrata tra le corde vocali, come in un groviglio di rovi. Quando cerco di parlare, sento il battito del mio cuore pulsare nella gola e contrarre la laringe ostruendo il passaggio dell’aria. Intanto Akashi continua a camminare, ignorando lo stato di panico in cui verso ormai da parecchi secondi. La sua indifferenza alla mia condizione mi esaspera a tal punto da causare nel mio stomaco una violenta serie di spasmi.

Tra pochi passi mi avrà raggiunta e allora cosa ne sarà di me? Come può farmi questo dopo aver giurato di proteggermi? Non si rende conto di quanto mi stia spaventando? Perché all’improvviso mi ritrovo nella necessità di fuggire dal ragazzo che ha promesso di tenermi al sicuro?

«Hai detto che non avresti usato violenza su una persona ferita!».

Le parole scoppiano nella mia bocca come petardi e le mie braccia si sollevano sulla mia fronte nel disperato tentativo di proteggere la testa fasciata. Con gli occhi serrati attendo il dolore che la mano di Akashi imprimerà sul mio corpo convalescente. È un’attesa infinita e pesante, tanto lunga da confondermi. La mia pelle dovrebbe ormai bruciare per l’impatto e le mie membra dovrebbero essere in uno stato di profonda sofferenza. Allora perché non sento nulla?

Allargo le braccia per liberare il volto e dischiudo gli occhi: l’immagine di Arthur si concretizza di fronte a me; la sua ampia e solida schiena si erge davanti alla mia persona come una muraglia inespugnabile. Con il suo corpo a farmi da scudo contro Akashi, emano infine un lungo sospiro abbassando le spalle.

«Non le permetterò di toccare la signorina Eiko», la voce di Arthur vibra nella stanza, impavida e categorica.

È in quel momento che, nascosta dietro Arthur, colgo il respiro di Akashi: un suono di rassegnazione. Mi sporgo lentamente oltre la figura di Arthur, non avvertendo più alcun pericolo imminente. Il mio sguardo incontra quello del capitano. In esso non vi è traccia del gelido risentimento di pochi istanti fa. Al contrario le sue iridi brillano di un rosso carminio caldo e gentile. È la stessa espressione di profonda tenerezza che ricordo dal nostro primo incontro.

«A-Akashi?», pronuncio, assicurandomi che il ragazzo davanti a me sia ancora lo stesso di cui ho deciso di fidarmi.

«Non era mia intenzione spaventarti», è la risposta con cui mi rassicura. Il pugno serrato si dischiude rivelando la piccola chiave dorata al centro del palmo. «Hai avuto una giornata difficile e non voglio infierire sulla tua salute, quindi accetta questa chiave e riposati».

Le mie pupille si abbassano sull’oggetto luccicante. È davvero giusto per me trascorrere qui tutta la notte? Akashi sembra essere tornato in sé, ma non posso negare l’agitazione che ancora domina il mio animo. D’altro canto se tornassi a casa adesso sarei costretta a giustificare, soprattutto a Tatsuo, la mia testa bendata e sono sicura che questo attarderebbe la mia guarigione.

«Dato che la mia presenza è per te fonte di disagio, non rimetterò piede in questa stanza fino a domani mattina».

Akashi l’ha fatto di nuovo, è di nuovo riuscito a leggere tra i miei pensieri. Come posso dubitare di una persona che sembra conoscermi  meglio di me stessa? Forse sono stata troppo impulsiva nel giudicarlo. Forse prima ho completamente frainteso le sue intenzioni. Del resto non sono ancora in grado di pensare lucidamente a causa del dolore alla testa. Inoltre Arthur è con me: se Akashi dovesse davvero tentare qualche mossa falsa, mi proteggerebbe, proprio come ha appena fatto.

«È una promessa?», balbetto ancora scettica.

«Hai la mia parola», la chiave scivola nella mia mano. «Se deciderai di restare, Arthur potrà alloggiare nella stanza affianco», conclude Akashi prima di oltrepassarmi e scomparire al di là della porta.

Infine rimango sola con Arthur. Il mio animo è dibattuto. Cosa dovrei fare? Con la chiave della camera in mio possesso, mi basterebbe bloccare la serratura per essere certa che Akashi non infranga la promessa. D’altro canto, però, barricarmi in questa stanza equivarrebbe ad ammettere la mia sfiducia nei suoi confronti, nonché la mia incapacità di prendere una decisione coerente con la situazione in cui mi trovo. Se decido di restare qui devo credere alle parole di Akashi e confidare in lui. Ma se non riesco a sradicare completamente la diffidenza che aleggia nel mio cuore è meglio che torni a casa mia. Che cosa vuoi fare, Eiko? Fai la tua scelta e fa’ in modo che sia quella definitiva.

«Arthur», la mia voce vibra nel mio petto con fermezza.

«Si, signorina».

«Questa notte resteremo qui».

Nonostante il suo silenzio, vedo chiaramente il turbamento sul volto di Arthur, ma non revoco la decisione presa. Al contrario, mi accosto al letto e adagio la cartella sulla sedia. Dischiudo la mano sul cui palmo giace la piccola chiave luccicante: ho scelto di chi fidarmi e non tornerò sui miei passi.

«È proprio sicura?», domanda Arthur, restio a lasciarmi sola.

Annuisco. «Se tornassi a casa in queste condizioni, farei solo preoccupare tutti quanti», le mie dita sfiorano le bende che cingono la mia testa. «Oggi ho corso un grave pericolo, lo so, ma grazie ad Akashi sono ancora qui e, nonostante tutto, sto bene. Per fortuna la ferita che ho riportato non è grave, quindi sarebbe inutile allarmare i miei genitori o i miei fratelli». Mi volto indietro e alzo lo sguardo su quello di Arthur. «Ecco perché ti chiedo ancora una volta di assistermi e mantenere il segreto», nelle mie parole non c’è alcun intento perentorio, solo una supplichevole richiesta.

Dopo qualche secondo, Arthur inizia a muoversi nella mia direzione, avvicinandosi lentamente. Persino in un momento come questo, la sua immagine è impeccabile. Adesso che siamo soli, mi rendo conto di quanto rassicurante sia la sua presenza. Akashi mi ha salvato la vita, ma solo in compagnia di Arthur riesco ad abbassare completamente le mie difese. La sua fedeltà nei miei confronti sarà anche solo il frutto di un dovere, eppure dentro di me ho la certezza che, qualsiasi cosa accada, qualunque strada io decida di percorrere, Arthur sarà sempre al mio fianco.

«Se questo è il suo volere, non informerò la sua famiglia su quanto è accaduto», promette, infine, prima di tacere nuovamente. Il suo breve silenzio è più pesante di quanto credessi.

Il suo sguardo di cobalti splendenti si posa quindi sul mio. È così intenso da farmi girare per un attimo la testa. Una bellezza tanto ammaliante da farmi istintivamente ricordare Aomine. Proprio come all’acquario di Ikebukuro, anche adesso la mia immagine riflessa nelle profonde iridi di Arthur ha un effetto ipnotico e calmante su tutto il mio essere. Ho sempre avuto un debole per il colore blu, poiché è in grado di riportare la pace nel mio animo e rischiarare i miei pensieri.

L’espressione negli occhi di Arthur, al contrario, è cupa, colma di rammarico. La sua tristezza penetra il mio cuore e scava in profondità. Percepisco il suo senso di colpa come fosse il mio. Arthur non è solo il mio autista. Il profondo legame che lo connette a tutti noi, e in particolare a mia madre, fa di lui un membro della nostra famiglia. Ed è esattamente così che l’hanno sempre considerato i miei genitori, i miei zii, mio nonno materno, Tatsuo, Naoko, zia Azumi e i miei cugini. E, ovviamente, è così che l’ho sempre considerato anch’io. Per questo motivo non sopporto di vederlo abbattuto, soprattutto se a causa  mia.

È strano. Le lacrime, che fino adesso sono rimaste immobili sul fondo dei miei occhi, spingono ora in superficie. Oggi è stato un giorno pieno di emozioni per me: ho provato paura, diffidenza, smarrimento, indecisione, confusione e non una sola volta ho avvertito la necessità di piangere. Ma è bastato il volto afflitto di Arthur a scuotermi abbastanza da provocare il mio pianto, muto e colpevole. Le infinite gocce di acqua che stillano dai miei occhi umidi sono una liberazione e una condanna allo stesso tempo. Sono la prova di quanto duramente mi sia trattenuta fino a questo momento e di quanto ingiustamente Arthur abbia biasimato se stesso. Ma soprattutto sono la prova della mia debolezza; della debolezza di quella ragazza ancora incompleta e immatura che ha costretto il proprio amico a rischiare la vita per correre in suo soccorso.

«Signorina Eiko».

La mano di Arthur, dapprima serrata lungo il fianco, si dischiude e il braccio si solleva con estrema lentezza. Protende verso di me e le dita inguantate di bianco sfiorano la mia guancia. È un gesto legnoso e impacciato, che tradisce insicurezza e imbarazzo. È un gesto difficoltoso e audace, da cui traspare un’insanabile contraddizione. Il palmo tremolate si posa appena sulle mie gote inumidite dalle lacrime. Il tocco sulla mia pelle è delicato come piuma, quasi impercettibile. Porto lo sguardo sul volto di Arthur e i suoi lineamenti irrigiditi si addolciscono non appena i nostri occhi si incontrano.

«La prego, non pianga».

Questo suono… è confortevole come la fiamma scoppiettante di un camino in inverno; gentile come una carezza; rasserenante come un bacio sulla fronte. Abbraccia il mio cuore angosciato e stanco, sciogliendo la tensione e la tristezza. Le dita di Arthur premono dolcemente sulla mia guancia e il morbido tessuto del guanto assorbe gradualmente le mie lacrime. Non ho mai visto Arthur esprimere così apertamente i suoi sentimenti. Al contrario, ha sempre mantenuto una formale e rispettosa distanza da me. Pur essendo ogni giorno al mio fianco, non ha mai cercato di varcare quell’invisibile linea che separa un servitore dal suo signore. E confesso che, certe volte, avrei voluto vederlo comportarsi come un vero fratello e abbandonare per un attimo tutti quegli atteggiamenti cerimoniosi che il suo rango gli impone. Altre volte avrei voluto sentirlo ridere a crepapelle mentre Tatsuo raccontava una delle sue incredibili storie; o vederlo prendere posto attorno alla tavola insieme a tutti noi per festeggiare il Capodanno; o agghindare l’albero di Natale e appendere le luci festive. Avrei voluto vederlo passeggiare per il parco indossando dei normalissimi abiti quotidiani. Sfidare Seiichi a una partita di scacchi; rimproverare affettuosamente Haruka per i suoi modi da maschiaccio; cavalcare per la tenuta insieme a Mikio. Avrei voluto vederlo esattamente come adesso, premuroso, fraterno, spontaneo. Sentire la sua mano sul mio viso che dissolve ogni timore e incertezza.

«Ti devo delle scuse, Arthur», le mie parole provocano la sorpresa del ragazzo che lascia cadere la mano dal mio volto. «Non sono stata del tutto onesta con te, né con Akashi. Questa mattina ho trovato un nuovo messaggio del mio persecutore. Ho promesso che vi avrei informati entrambi non appena avessi ricevuto un altro biglietto, ma avevo paura delle conseguenze e per questo sono rimasta in silenzio Però adesso ho capito che non ho nulla da temere, perciò ho deciso: domani mattina rivelerò sia a te che ad Akashi il contenuto della lettera che si trova in questa cartella», dichiaro, abbassando lo sguardo sul robusto oggetto quadrato abbandonato sulla sedia. «Quindi, per questa sera vai pure a dormire e non preoccuparti per me». Infine, per la prima volta in vita mia, pronuncio: «Questo è un ordine».

Non ho mai impartito un solo comando a nessuno dei domestici della nostra famiglia e di certo non pensavo che avrei rivolto il mio primo ordine proprio ad Arthur. Ma è l’unico modo che ho per assicurarmi che questa notte la trascorra dormendo in un letto caldo e accogliente, preoccupandosi solo di ripristinare le sue energie attraverso un profondo e sereno riposo.

«Se dovesse accadere qualc…».

«Non mi accadrà nulla», lo interrompo con perentoria irremovibilità. «Dimentichi che siamo a casa di Akashi. In questo preciso momento, è forse il luogo più sicuro in cui potrei trovarmi».

Un guizzo di rabbia balena nelle iridi di cobalto che mi scrutano e so che non è destinata a me. È una collera silenziosa e inespressa che Arthur sta riversando su se stesso per quella che ritiene essere una sua mancanza nei miei confronti. Sentirsi debitore di un giovane rampollo che solo fino pochi giorni fa non aveva alcun legame con i Wadsworth e che invece questa sera ha salvato la vita dell’erede più giovane della casata è un’umiliazione troppo gravosa per un subordinato devoto e leale come Arthur. Anche se Akashi ha agito esclusivamente per il mio bene, sfruttando un tempismo provvidenziale, il suo gesto eroico ha profondamente ferito nell’orgoglio il giovane figlio di Victoria e, purtroppo, questa ferita resterà aperta per molto tempo. Tutto quello che posso fare io, è concedergli l’intera notte lontano da me, cosicché non sia costretto, guardandomi, a ricordare l’offesa inflitta alla sua dignità di servitore.

 

 

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Nota d’Autrice: Salve ragazzi!!! Ecco il nuovo capitolo. Finalmente sono riuscita a pubblicarlo tra un esame e un corso all’università. So che la storia sta procedendo lentamente ma spero davvero che tutti voi siate dei lettori pazienti perché alla fine, anzi presto, la vostra pazienza verrà premiata e la storia entrerà nel vivo della narrazione ;)

Vi auguro una splendida domenica e vi abbraccio!

Lady L.

 

 

 

 

 

 

   
 
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