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Autore: Nanodayossu    27/11/2016    0 recensioni
Shuutoku vs Kirisaki Daichi AU
Midorima Shintarou era uno dei membri della Generazione dei Miracoli: un mito, da molti definito un mostro. Giocare a basket era la cosa che gli veniva meglio, il modo più semplice che trovava per esprimersi e lasciare che le sue preoccupazioni svanissero tirando una palla a canestro. E Takao lo sapeva.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Midorima Shintarou era uno dei membri della Generazione dei Miracoli: un mito, da molti definito un mostro. Giocare a basket era la cosa che gli veniva meglio, il modo più semplice che trovava per esprimersi e lasciare che le sue preoccupazioni svanissero, tirando una palla a canestro. E Takao lo sapeva.
 
La partita del giorno non si poteva definire la più semplice, ma sicuramente neanche la più impegnativa. Midorima aveva già preso le dovute precauzioni, per evitare che ci fossero insuccessi inaspettati, ma la verità è che, questa volta, i Lucky Items non avevano funzionato: nè per lui, nè per Takao. Il verde ricordava il tragitto fatto insieme al Point Guard per arrivare al campo; ricordava la sua risata alle predizioni di Oha Asa e alle preoccupazioni 'infondate' dello Shooter; ricordava la reazione del suo partner alla vista di tutte quelle persone negli spalti, l'euforia e l'emozione nei suoi occhi; ricordava ancora vividissima la loro conversazione nello spogliatoio, come il ragazzo, posizionandosi di fronte a lui, lo aveva rincuorato, dicendogli con tono eroico che in ogni caso lo avrebbe protetto e scoppiando a ridere subito dopo. Midorima non voleva farsi male, era ovvio, ma la verità è che adesso avrebbe pagato qualunque cifra pur di essere al posto del suo partner: avrebbe pagato qualunque cifra pur di essere lui quello a terra, con la spalla stretta nella mano destra e i denti stretti. Takao non era riuscito a trattenersi, prima: aveva urlato, il respiro pesante, sembrava che non riuscisse a trattenere l'aria dentro di sé. Adesso era solo raggomitolato su di sé, la spalla nella mano destra e gli occhi stretti. A Midorima venne la nausea: ci sarebbe dovuto essere lui al suo posto; il colpo sarebbe dovuto arrivare a lui; sarebbe dovuto essere lui quello agonizzante sul pavimento. Perché si era messo in mezzo?
Il verde si chinò, a guardare meglio il suo compagno, il gioco interrotto già da un po' di tempo.
 
"Takao..."
 
Quello volse lo sguardo verso lo shooter, lo guardò da capo a piedi come se si stesse accertando di qualcosa, o come se lo stesse vedendo per la prima volta. Poi qualcos’altro catturò la sua attenzione: un ragazzo che poteva essere il doppio di Takao in ampiezza e altezza si stava avvicinando, ora era accanto a Midorima. La maglia verde che recitava "Kirisaki Daichi" scritto in bianco.
 
"Scusami" disse, cantilenante, "il colpo non era indirizzato a te" e qui guardò Midorima per un attimo, sorridendogli sadico.
 
Tese la mano verso il corvino, come per aiutarlo ad alzarsi: la mano non fu afferrata e venne solo scostata con fastidio dal verde.
 
"Non toccarlo." Gli disse, il tono aspro, tagliente. "Non ti azzardare a toccarlo."
 
Quello mostrò una smorfia infastidita, fece schioccare la lingua. Tornò indietro verso i propri compagni.
"E io che cercavo di aiutare. Va be, ne abbiamo tolto di mezzo uno lo stesso."
 
Midorima aveva solo alzato lo sguardo da Takao, stava guardando il vuoto davanti a sé. Il corvino, da terra, vedeva il petto dell'altro sollevarsi e abbassarsi velocemente e, quando lo vide alzarsi, lo fermò. Gli prese una caviglia, non lo fece muovere: a quel tocco, il verde si rigirò verso Takao, gli occhi adesso più tristi che adirati. Il Point Guard gli sorrise, scosse la testa: non aveva ancora detto una parola in merito alla situazione, era come se avesse già accettato tutto.
Fu il coach Nakatani ad arrivare per secondo, diede indicazione di portare il ragazzo sulla panchina, così che avrebbe potuto fare la manovra e rimettere a posto l'osso.
Midorima guardò Takao un'ultima volta, gli occhi posati su quella spalla che stava provocando tanto dolore al suo compagno. Si chinò nuovamente verso di lui.
 
"Ci stiamo alzando, va bene?"
 
Quello gli annuì, cercando di alzarsi e facendo un espressione sofferente quando cercò di sollevare il busto senza muovere la spalla. Midorima riuscì a farlo alzare, aiutandolo e accompagnandolo verso la panchina.
Tutti i giocatori erano lì ad aspettare indicazioni dal coach: Takao era una colonna portante dello Shuutoku, sostituirlo non sarebbe stato affatto facile.
Quando il corvino riuscì a sedersi insieme agli altri, il coach gli si avvicinò.
 
"Si... è lussata. Hanno detto che i paramedici ci metteranno un po' ad arrivare, non erano pronti a quanto pare." Una nota critica nella sua voce. "Sarò io a fare la manovra."
 
Fu Midorima il primo a tendersi, gli occhi leggermente sgranati. "Coach, è sicuro di-"
Il coach in questione lo guardò severo, come a dirgli di non peggiorare la situazione.
Si avvicinò al Point Guard, che adesso stava visibilmente tremando: poco prima sembrava avesse accettato la situazione, ma la verità è che sapeva che muovere ancora la spalla avrebbe fatto male, e lui non si sentiva affatto pronto.
 
"Aspetti..." fece un respiro profondo, la voce gli tremava un po'. "Aspetti un attimo." Sorrise come a cercare di non far preoccupare tutti, chiuse gli occhi, cercò di respirare profondamente e di non farsi prendere dalla paura. Si morse il labbro al pensiero che se fosse andato storto qualcosa non gli sarebbe più stato possibile giocare con tutti. Con lui.
 
"Takao"
 
A quella voce il corvino aprì subito gli occhi, trovandosi davanti quelli verdi del suo compagno.
 
"Andrà tutto bene..." - Anche lui era a corto di fiato - "Andrà tutto bene, concentrati su di me. Concentrati solo su di me. Andrà bene."
 
E Takao lo ascoltò: ascoltò ogni singola parola, chiuse gli occhi e iniziò a pensare. Si concentrò sui suoi occhi, così verdi e brillanti; si concentrò sui suoi capelli, adesso scombinati a causa della partita; si concentrò sulla sua voce, che aveva sempre il potere di farlo calmare, farlo rilassare un po'. Riaprì le palpebre quando sentì il tocco del coach sulla sua spalla, preparandosi per ciò che avrebbe sentito dopo. Midorima aveva gli occhi spaventati, come se fosse lui quello a cui stava per essere rimessa a posto la spalla, come se gli importasse più di quanto effettivamente gli sarebbe dovuto importare.
Takao lo guardò con occhi dolci, il nervosismo scomparso. Gli sorrise, disse la prima frase che gli venne in mente.
 
"Sono felice tu stia bene"
 
Subito dopo sentì il nodo di ossa nella sua spalla sciogliersi, la sua coscienza venir meno. Ci fu il buio.
 
-
 
Non sarebbe dovuto essere lì: sarebbe dovuto essere in campo, segnare triple e portare la sua... la loro squadra alla vittoria. Non sapeva il motivo per cui avesse sbagliato due canestri, non riusciva a capire il motivo per cui anche i passaggi più facili gli venissero difficili da ricevere. Aveva sentito la testa pulsare, gli era sembrato d'impazzire: il coach lo aveva conseguentemente messo in panchina dopo i primi dieci minuti di gioco senza Takao, dicendogli che probabilmente sarebbe stato meglio per lui andare dal ragazzo.
Non aveva senso: il motivo per cui non riusciva a concentrarsi sulla partita era... sicuramente non era il suo partner. Non era preoccupato, il suo unico desiderio al momento era tornare a casa e riposare.
Si sentì stupido realizzando di aver risposto in modo troppo irruente al coach, dicendo che sarebbe andato in ospedale: in pochi minuti aveva già preso il suo borsone e quello di Takao. Era uscito dalla struttura ancora in divisa, realizzando l'assenza d'interesse per la partita in corso.
 
E adesso era lì, in attesa di avere notizie dai vari dottori o infermiere. Pensare che in una di quelle anonime stanze ci fosse Kazunari, gli dava i brividi; pensare che al posto di Kazunari ci sarebbe dovuto essere lui, lo mandava in bestia.
Gli si avvicinò un'infermiera sorridendo, si chinò per sussurrargli qualcosa.
 
"Il paziente si è svegliato, se vuole..."
 
Il verde annuì: "Si, grazie"
 
Si alzò velocemente, realizzando di essere nervoso all'idea di incontrarlo.
Entrato nella stanza individuò subito la testa nera del suo partner, che risaltava sul bianco quasi accecante dei dintorni. Il ragazzo aveva il braccio steccato, ma gli occhi vispi e luminosi come sempre: come se non fosse successo nulla, come se sarebbe tornato tutto alla normalità già dall'indomani.
 
"Ah! Shin-chan!"
 
Il verde fece una smorfia al nomignolo, Takao ridacchiò leggermente. Non avrebbe mai ammesso di essersi abituato al nome; non avrebbe mai ammesso di trovare sicurezza e provare una certa intimità quando chiamato in quel modo.
 
"Non dovresti essere in partita? È già passato così tanto tempo?"
 
"No... la partita è ancora in corso"
 
"Eeh?! Perché sei qui allora?"
 
Fino a quel momento, il verde era rimasto sull'uscio della porta, incapace di muovere un altro passo.
Non rispose alla domanda, il corvino decise di passare avanti.
 
"Sono contento di vedere che stai bene"
 
Sono felice tu stia bene erano state le ultime parole che gli aveva rivolto prima di uscire dal campo. Era proprio quello il punto: se solo non fosse stato preso per la maglia, se solo Takao non si fosse messo al suo posto, non starebbe bene. La cosa peggiore però, era che non si sentiva completamente bene neanche in quel momento.
Fu allora che si mosse, si avvicinò al letto del corvino, prese posto sulla sedia accanto al ragazzo: da vicino poté vedere le varie contusioni che aveva ricevuto durante la partita, uno molto ampio che finiva direttamente sotto le bende sulla spalla.
 
Il corvino iniziò a parlare, prese il primo argomento che gli venne in mente e cercò di parlarne il più possibile: sapeva che l'altro era a corto di cose da dire e nervoso, lo aveva capito dal primo momento in cui aveva messo piede nella stanza. L'atmosfera tesa non gli piaceva, voleva che fosse tutto normale tra loro: com'era sempre stato. E stava ancora parlando quando venne interrotto.
 
"Perché l'hai fatto?"
 
Egli mise su un'espressione interrogativa, nonostante sapesse benissimo a cosa l'altro si stesse riferendo.
 
"Di cosa parli?"
 
"Perché ti sei messo in mezzo?" Aveva lo sguardo basso, i pugni stretti. Sembrava arrabbiato. "Se non ti fossi messo in mezzo sarei io quello... diamine..." fece schioccare la lingua, non trovò un modo per continuare la frase.
 
Il verde continuava a tenere stretti i pugni, le nocche erano diventate bianche. Takao sentì il bisogno di poggiare la mano su quelle dell'altro, come a chiedergli di allentare la presa.
 
"Shin-chan, sappiamo entrambi chi vale di più in campo. Non è un problema sacrificarmi se sei tu che devo aiutare."
 
Midorima aveva alzato lo sguardo, gli occhi lucidi.
 
"Di cosa... stai parlando?"
 
Il corvino non seppe cosa dire, per la prima volta fu lui quello a rimanere in silenzio.
 
"Hai idea di come mi sia sentito? Vedere il mio compagno... vedere te in quello stato? Hai idea di come ci si senta?"
 
Takao avrebbe potuto dire tante cose, ma rimase in silenzio. E poi disse la cosa che probabilmente gli pesava di più: la sussurrò, come se gli venisse difficile parlare.
 
"... non sono riuscito più a giocare."
 
"Cosa?"
 
"Non..." la voce gli tremava, si mise una mano sulla fronte e chiuse gli occhi. "Non sono riuscito a giocare, Takao"
 
Midorima Shintarou era uno dei membri della Generazione dei Miracoli: un mito, da molti definito un mostro. Giocare a basket era la cosa che gli veniva meglio, il modo più semplice che trovava per esprimersi e lasciare che le sue preoccupazioni svanissero, tirando una palla a canestro. Non c’era mai stata una preoccupazione che quello non fosse riuscito a far svanire giocando a Basket. E Takao lo sapeva.
E quello stesso Midorima, la persona che lui aveva giurato di battere, gli era ora accanto, il labbro inferiore tremolante e la mano stretta nella sua. Non sono riuscito a giocare.
 
"Non lo fare mai più, non ci provare nemmeno." Gli diceva. La mano sulla fronte adesso scesa sugli occhi, che cercava di asciugare frettolosamente.
 
Takao sapeva fossero vicini, ma cercò di avvicinarsi comunque di più: poggiò la sua fronte su quella del verde, gli sorrise.
 
"Non assicuro niente, lo sai. Devo pur proteggere il mio Ace-sama!"
 
Sentì la stretta sulla sua mano farsi più intensa, come se Midorima ci si stesse aggrappando.
 
“Anche se a volte è scontroso e sgarbato ed egocentrico e-”
 
All’altro venne da ridere: "Stupido"
 
Il corvino ridacchiò, guardò dritto negli occhi del suo compagno. Un unico desiderio nella sua testa, che si permise di vocalizzare: a bassa voce, come se fosse stato un segreto tra loro due.
 
"Non vedo già l'ora di giocare con te"
 
Midorima annuì, strisciò leggermente la fronte su quella dell'altro.
 
"Si," disse "anch'io..."
   
 
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