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Autore: ElishaRake    27/11/2016    0 recensioni
Che cosa accadrebbe se un giorno gli umani dovessero smarrire il controllo di sé, perdendo sia corpo che anima? Cadrebbero tutti uno ad uno privi di vita oppure continuerebbero a vagare come degli zombie in cerca di vittime? Alexander ed Emily si trovano ad affrontare una situazione estrema dove devono giocare carte false pur di poter sopravvivere in una città ormai infestata da persone che all'apparenza sembrano prive di vita ma che, in realtà, racchiudono in loro un mistero ai loro occhi celato.
La cosa che sconvolge di più i due ragazzi è quello di essere ignari della ragione di questo strano atteggiamento delle persone che non fanno altro che uccidersi a vicenda, che siano alleati o meno.
Riusciranno mai Alex ed Emily a scoprire cosa c'è dietro questo caos e a sopravvivere?
Genere: Azione, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Inizio

Uno strano silenzio era sprofondato in quel caotico caos. Era una calma talmente tranquilla e serena che pareva stesse per giungere la fine. Sembrava come se la normalità stesse per sopraggiungere. Seppur fossero passati solo tre giorni, per loro era un'immensa e interminabile eternità che non volgeva al termine. Ed ora uno silenzio quasi spaventoso, come fosse più caotico di qualunque altra cosa, si era riversato ovunque. Era una calma particolare, la calma che avrebbe preceduto una burrasca, che avrebbe travolto qualunque cosa sul proprio cammino.
Avevano ormai capito che fuggire non sarebbe servito a nulla, o almeno non sarebbe stato utile per molto. Ma dove potevano andare? Non esisteva più un posto sicuro. Anche solo trovare un frammento di strada dove sarebbero stati al sicuro era un miracolo. Non avevano un piano e benché meno un chiaro quadro della situazione. Era cambiato tutto da un momento all'altro. Che cosa era stato? Non lo sapevano nemmeno loro. Si facevano semplicemente trasportare dalla situazione sperando di cavarsela rimanendo l'uno accanto all'altro.
La sentiva tremare, Emily, spaventata da tutto ciò che i suoi occhi avevano visto e sopportato a una così giovane età. Batteva in denti mentre gli occhi stanchi parevano persi. Forse assonnati o magari stanchi di assistere all'atroce quotidianità. Anche una bambina di nove anni aveva ormai capito che qualcosa non andava. Il loro futuro da lì in poi era più incerto che mai. 
Non potevano stare lì troppo a lungo, e questo Alex lo sapeva bene. Ora o mai più, pensò. Non aveva un piano ben preciso ma doveva giocare il tutto piuttosto che trascorrere tutta la vita in un vicolo pieno di immondizia e puzzolente quanto una fogna, con il terrore di essere scoperti ed uccisi. La cosa migliore era perlustrare un po' la zona.
«Emily, vado a vedere se fuori è sicuro.» le disse alzandosi in piedi.
«No, non andare» rispose lei scattando in piedi e stringendolo a sé. Tremava ancora, e non la biasimava perchè anche lui era spaventato. Aveva il timore di lasciare quella strada buia. Sapeva che oltre avrebbe potuto trovarvi la morte. Ma non poteva fare altrimenti: doveva andare e fare di tutto per ritornare sano e salvo. Da lui dipendeva la sorte della piccola sorella. Sapeva bene che se gli fosse successo qualcosa, anche Emily avrebbe fatto la stessa fine. Non sarebbe stata risparmiata in alcun modo. Le porse la mano e sorrise come per dire che da lì in poi tutto sarebbe andato per il meglio. Non sapeva come perché anche lui aveva paura, mancanza della certezza che ce l'avrebbero fatta.
Camminava lentamente, intento ad evitare ogni piccolo rumore. Una sola mossa falsa gli sarebbe risultata fatale. Sapeva benissimo che doveva fare di tutto per stare attento e non farsi vedere. Uscì cautamente dal vicolo e aggrappandosi ai bordi della strada, iniziò a camminare con cautela. Doveva prestare particolare attenzione all'ambiente che lo circondava o almeno a quel che ne rimaneva. Non trovò nulla, sembrava tutto così tranquillo. Le strade erano immerse nella notte, illuminate dalla luce dei lampioni che illuminavano l'asfalto, rendendo chiari i segni dell'ormai trascorsa pioggia. Era ancora una volta la stessa calma impetuosa che precedeva una tempesta furiosa. Nulla di più tremendo poteva esistere.
Tornò sui suoi passi, ripercorrendo la stessa strada di prima con la sola differenza che ora la percorreva con la paura negli occhi scandagliata da una luce di speranza che filtrava come da una finestra in una giornata di sole brillante. Avevano ancora una possibilità: potevano ancora sopravvivere e forse sarebbero riusciti ad arrivare fino a un posto nel quale considerarsi al sicuro.
«Emily, sono tornato!» gridò alla aria come fosse un sussurro. Non sentì una risposta. Fu proprio questo a fargli passare per la mente di tutto e di più. Ogni sorta di pensiero negativo e spregevole trapassò il suo cranio ma non volle credere a nessuna di esse. Perché Emily non rispondeva?
«Em, Em?» la chiamò ancora mentre il battito del cuore palpitante cresceva ad ogni passo che faceva. Affrettò il passo, frugando con lo sguardo verso il punto in cui era convinto di aver lasciato la sorella. Doveva essere proprio lì, dietro ad uno di quei bidoni violacei. Alzava lo sguardo ma non la vedeva. Sperava di non aver fatto tardi e il solo pensiero di tragedie sconvolgenti, lo faceva tremare. Ma appena oltrepassò quei grandi bidoni, le sue palpitazioni crebbero: vide le piccole gambe della giovane immobili. Il suo corpo era come senza vita, esausto. Ma era sollevato a sapere che stava semplicemente dormendo. Si, sentiva il suo respiro uscire fuori dalla bocca a forma di piccole nuvole che si espandevano nell'aria fino a scomparire. Il suo petto si alzava ed abbassava. Era ancora viva. Dormiva soltanto. Era un sollievo saperlo ma non poteva neppure lasciarla dormire. Non era il momento adatto.
«Em...» la scosse afferrandola per il braccio. «Emily, svegliati. Dobbiamo andare.»
La piccola aprì gli occhi, appannati dal sonno e quasi incapacitati a osservare la realtà. Sbadigliò e analizzò con cura la figura davanti a sé.
«Alex, sei tu? Fratellone...» disse con la voce soffocata.
«Em, dobbiamo andare. Su alzati.»
Senza dare neppure le minime spiegazioni, la aiutò a mettersi in piedi ma era come se le gambe si rifiutassero di rispondere ai comandi della ragazza. Non potevano aspettare. Alex sapeva cosa fare e la guidò alla loro prima tappa, lo stesso luogo dove tutto aveva avuto inizio: la loro casa. Era quello il luogo dove dovevano ritornare per poter partire col piede giusto. Sperava di trovarvi denaro e soprattutto dei vestiti decenti. Si era stancato di andare in giro con gli abiti macchiati di sangue altrui. Gli faceva ribrezzo avere il corpo impregnato da sangue che non gli apparteneva.
Camminarono per un quarto d'ora in direzione della casa o almeno ciò che ne rimaneva. Tra poco sarebbero stati lì e il primo pensiero di Alex fu quello di farsi una bella doccia e cambiarsi d'abito. Poi si sarebbe mangiato qualcosa di commestibile e dopo avrebbero deciso sul da farsi. Era tutto così perfettamente pianificato che un piccolo inconveniente non ci avrebbe messo poco a rovinare il tutto. E fu proprio allora che il destino gli giocò un tiro mancino facendo cadere la piccola Emily.
«Em, stai bene?»
«Ahia. Che male» disse prostrata in ginocchio dal dolore. Non potevano certo proseguire in quello stato ma non potevano nemmeno fermarsi. Lo sapevano bene entrambi e più di tutti Alex.
«Emily, alzati. Ti aiuto io ma non possiamo fermar...» non poté neppure concludere la frase che udì un suono controverso provenire dall'altro lato della strada. Vide sporgersi una figura alquanto particolare. La guardò stupito con gli occhi sgranati, incapace di distogliere lo sguardo mentre la voce gli si strozzava in gola.
«Emily, scappa!» gridò con tutta la voce che aveva per poi trascinare dietro la ragazza e correre senza più voltarsi. 
   
 
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