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Autore: Egomet    18/05/2009    21 recensioni
Lui era solo un ragazzo tranquillo che aspirava ad uscire con la sua bellissima quanto irraggiungibile collega. Lei era solo una ragazza complicata che aveva voglia di divertirsi. Ma insieme a questo, una pancia grande e gonfia, e soprattutto ciò che conteneva, erano il suo problema. Lui cerca di aiutarla, ma non ha fatto i conti con il suo carattere impossibile. Davide prova a capirla, ma Francesca gli nasconde un segreto. -Ascolta, Davide… sicuramente tu mi hai già visto, ma non ti ricordi di me. Sai, io sono incinta- Davide inarcò le sopracciglia scuotendo la testa. “Ma cosa voleva quella da lui?”. -Beh, tanti auguri, mi fa piacere…- stava già per chiudere la conversazione. Lei intuendo ciò che voleva fare si affrettò a vuotare il sacco. -Sono incinta di te-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22 Due anni dopo
 
Una mano spostò dei capelli biondi da una fronte.
Francesca era seduta su una sedia bassissima, tutta concentrata, e sulle gambe teneva una bambina. Emanuela teneva le mani della mamma fra le sue piccole, seduta obbediente e si lasciava sistemare. Indossava un vestito che le arrivava alle ginocchia, con un motivo scozzese e una maglietta bianca sotto. Lo scamiciato lasciava scoperte le gambe, infilate in due collant blu e le scarpe, nere.
La ragazza stava sistemando, con un sorriso gentile, i capelli della bimba.
Quella invano tentava di afferrarle le mani, ridendo sola dei suoi mancati tentativi.
Emanuela aveva sul capo tanti bei riccioli biondi, ora sapientemente pettinati dalla mamma, e di tanto in tanto diceva
-Mamma...-
-Che?- domandava allora la ragazza.
-Papà-
-Ora arriva-
Davide era stato per due giorni fuori, assieme ai colleghi dell’azienda che l’aveva assunto, ad un congresso importante, a quanto pareva. Nei due giorni la bambina non aveva fatto altro che chiamarlo per casa, come se sperasse che si fosse solamente nascosto.
Lei la stava preparando perché di lì a poco sarebbe tornato, e voleva che la trovasse bellissima. Più cresceva, più assomigliava a lei e di questo Francesca era tanto contenta. Guardando la bambina vedeva lei, anche se i capelli ricciolini provenivano dalla famiglia del ragazzo.
Ad un certo punto la serratura del portone scattò e si sentì il rumore di un mazzo di chiavi.
Subito Emanuela se ne accorse e scivolò giù dalle gambe della mamma.
-Papà!- esclamò storpiando un po’ le parole.
Corse, tutta contenta, verso il salotto ridendo e si precipitò contro il ragazzo.
Lui, di spalle perché stava chiudendo la porta non si accorse del suo arrivo.
La bimba si catapultò ridendo buffamente in mezzo alle sue gambe.
Francesca si affacciò sulla soglia della cucina sorridendo e osservando la scena.
-Aiuto! Attentato!- sorrise lui, girandosi e chinandosi per prenderla in braccio.
Mentre lei rideva contenta il ragazzo le diede un bacio sulla guancia, sollevandola in alto sulle braccia.
-Ciao Manu!- le disse abbracciandola e dandole un sonoro bacio sulla testa.
Poi la poggiò a terra e lei scappò via, con un gran sorriso sulle piccole labbra.
Davide prese in mano le valigie ma prima di poter arrivare a posarle in camera da letto venne placcato dall’altra bionda.
Francesca si aggrappò al suo collo, baciandolo sulla bocca con impeto. Lui nella fretta di rispondere lasciò cadere per terra quello che aveva in mano, per abbracciare anche lei, e si affogò pur di non interrompere il contatto. Poi si staccarono ansimanti, e lei sorrise sulle sue labbra.
-Ti sei tenuto in allenamento eh?-
Il ragazzo sorrise a sua volta.
-Sì ma pensavo lo stesso a te-
-Che bugiardo-
Stavolta si baciarono più dolcemente. Staccati solo da Emanuela che fece forza fra le loro gambe, minacciando di piangere.
-In b’accio!- protestò e Francesca la accontentò.
-Lo sai... oggi le ho messo i calzini blu... allora lei si è guardata i piedi, c’ha pensato un momento e si è messa a piangere- sorrise baciando la tempia della bimba.
-Tutta matta come la mamma- commentò lui, aprendo una valigia.
Francesca poggiò sul letto la bambina, guardando attenta il ragazzo che cercava qualcosa. Emanuela disobbediente scivolò giù veloce e uscì dalla stanza.
Quando furono soli lei disse
-Allora? Com’è Roma?-
Davide si voltò, sorridendole furbo e complice stette al gioco.
-Bellissima. Ma sai, per tutti e tre i giorni io non ho capito un cavolo di quello che dicevano-
-Questo non mi sorprende- sorrise la bionda e si sedette in braccio a lui come prima aveva fatto Emanuela su di lei.
-Tipo, loro dicevano ‘il bilancio è in rosso e dobbiamo trovare nuovi finanziamenti...’ e io sì, sì...- mimò il gesto di assenso con la testa –oppure ‘Bisogna attuare una nuova strategia di marketing, sfruttando il feedback ottimo della campagna...’ e io sì, sì. O anche ‘Stanotte non posso uscire a cena con voi, devo andare a trovare la mia amante’ , e io sì, sì-
La bionda rise di gusto, tirandogli un pizzico.
-Che cretino che sei. Razza di leccapiedi!-
-Però sull’ultima ho dato la mia personale consulenza- disse lui, sornione e apposta provocante.
-Sarebbe?-
-Ho consigliato il prodotto. C’era la segretaria dell’hotel che era una cosa... madonna...-
-A letto com’era?- domandò apparentemente non turbata lei.
-Eh beh, fantastica. Ci siamo fatti una ripassata tutti quanti-
-Non sembri propriamente soddisfatto-
-Si bé, sai era una bionda. Io ne avrei preferito una mora-
Voleva farla arrabbiare anche se sapeva che le conseguenze sarebbero state devastanti.
-E perché io come sono?- si indicò una ciocca di capelli.
-Tu non sei bionda. Tu sei castano scolorito, oppure biondo sporco-
Questo parve offenderla più di qualsiasi altra cosa. Gli tirò brusca uno schiaffo, alzandosi immediatamente.
-Ma vaf******o, va’! Vattene dalla segretaria!-
Indispettita si alzò da lui, curandosi di tirargli un calcio e si allontanò verso la cucina. Sul viso aveva messo quel broncio seccato e incavolato di sempre.
Emanuela, sentendo gridare la mamma, fece la sua comparsa sulla porta; Davide le sorrise colpevole e la invitò a venirle in braccio.
Lei mormorò qualcosa di incomprensibile, tutta concentrata a guardare la valigia aperta sul letto.
-Cosa hai detto?- domandò con una finta vociona il ragazzo, alzandosi in piedi e facendola rovesciare per metà a testa in giù. Emanuela lanciò una risata argentina, proprio da bimba e gridò di sorpresa.
Poi Davide la mise diritta sul letto, inginocchiandosi in modo che fossero alla stessa altezza.
Notò che ai piedi non aveva più le scarpe, così le domandò, avvicinandosi al suo viso
-E le scarpe?-
-Non c’è le scarpe- pronunciò tutta contenta, sorridendo dello sguardo furbo del papà.
Lui si allontanò di botto, tenendola sempre sott’occhio per farla ridere, e si slacciò giacca e camicia.
Una volta vestito più comodo, infilatesi le scarpe da tennis se la issò sulle spalle, tenendola per non farla cadere all’indietro.
Emanuela rideva e diceva parole incomprensibili, valide solo per lei che le pronunciava e con le mani tentava di toccare gli architravi delle porte, senza riuscirci.
-Manu mi sa che l’abbiamo fatta arrabbiare alla mamma- sussurrò sbirciando la cucina.
Francesca tutta indaffarata armeggiava con pentole, barattoli e sacchi di pasta.
-Ha deciso di cucinare. Aiuto- scambiò un’occhiata con la bimba, rovesciandola e mettendola giù. Lei subito corse dalla mamma e tirò il jeans che indossava.
-Colori- comandò, tirando più forte per convincerla.
La bionda si alzò le maniche della maglietta e stanca la fece sedere su una sedia.
-Sono qui i colori amore- le indicò una serie di pastelli e matite che erano sparse sul tavolo, in aggiunta a vari fogli scarabocchiati.
-Evviva!- esclamò con tale enfasi da far sorridere anche la ragazza, che datole un bacio sulla testa tornò ad occuparsi del pranzo.
Davide la osservava con un mezzo sorriso sul volto, appoggiato allo stipite della porta, chiedendosi quale fosse il modo migliore per iniziare.
Avanzò nella cucina, apparentemente ignorato da lei, che proseguì nel fare da mangiare come se nulla fosse.
Incerto si sporse sul tavolo, per osservare la bambina prendere in mano un pastello tutto storto; poi concentrata come non mai Emanuela premette sul foglio e disegnò uno scarabocchio rosso, una linea discontinua che svoltava bruscamente, senza forma. Poi afferrò con la manina il ciuccio e se lo mise in bocca tenendolo fra i denti.
-I’ sole!- sorrise al papà, che girando il foglio non poteva nemmeno con la più fervida fantasia immaginare che quello fosse un sole. Comunque sorrise alla bambina, ridendo per la buffa faccia che aveva fatto.
Gettò un’occhiata di sbieco a Francesca che non aveva detto una parola, sperando di cogliere almeno un abbozzo di sorriso. Se c’era, questo era ben nascosto.
Francesca non era più solo una bionda ragazzina. In quei due anni erano cresciuti tutti, ma lei ormai era una donna. Non tanto alta di statura, con un viso bellissimo in quel momento stanco, più affettuosa ed equilibrata in quello che faceva, ma sempre con quel ciuffo biondo che a volte le ricadeva sul davanti, oscurandole i bellissimi occhi azzurri.
Emanuela doveva essere molto legata alla mamma; era sempre la ragazza che la calmava se piangeva, o che la vestiva. E quello, anche se ad un occhio esterno poteva sembrare una cosa indifferente e senza importanza, univa molto la mamma con la figlia.
Francesca sceglieva con molta attenzione cosa far indossare alla bimba, e le faceva provare tanti vestiti; le domandava quale le piacesse di più. Inoltre, a differenza di Davide conosceva molto bene il suo linguaggio. Sapeva così che quei mezzi suoni pronunciati a bassa voce significavano qualcosa di ben preciso.
Davide faceva in genere mangiare la bambina, la portava a passeggio quando la bionda doveva studiare, la faceva ridere giocando con lei.
Lui non sopportava di non parlarle, soprattutto dopo quei giorni in cui gli era mancata tantissimo.
-Fra?- chiamò.
La ragazza non si girò, indifferente.
-Francé?- riprovò. Rinunciò all’orgoglio, accettando di umiliarsi purché lei gli concedesse un sorriso.
-Francesca?-
Si alzò in piedi e le si avvicinò da dietro.
La bionda non si voltò, imperterrita voleva vedere fin dove si sarebbe spinto. Voleva, come sempre, vincere lei.
-Amore?- provò divertito, lasciandosi scappare una risata.
A quel nome lei si girò di poco.
-Che ca** vuoi?- domandò, irritata ma con un sorriso che tradiva tutta la messinscena.
Due braccia forti la abbracciarono, senza stringerla ma avvolgendola e un mento si poggiò sulla sua testa.
Davide cercò le sue mani per accarezzarle.
-Come sei bella...-
Francesca voltò la testa per impedirgli di darle un bacio, e scansandosi sbuffò scocciata.
-Lasciami- intimò.
-Sei arrabbiata?- domandò divertito lui.
-Sì, e tanto-
Anche se il suo tono era minaccioso e sembrava che non volesse essere seccata, gli permise di abbracciarla. Il ragazzo chiuse gli occhi e lasciò che il suo profumo lo inebriasse e che il proprio corpo godesse delle sue forme armoniose.
 -Quanto ti ha messo matematica?- domandò, ancora in estasi.
-Otto e mezzo. Che poi tra l’altro non avevo sbagliato tutta l’ultima, ho solo sbagliato a fare l’ultimo passaggio- precisò orgogliosa, impegnata a versare il barattolo del sugo nella pentola.
-Genietta- le disse all’orecchio, sorridendo.
-Smettila cretino. Così non riesco a cucinare- ribatté scontrosa.
Ma invece di lasciarla Davide si aggrappò ancora di più al suo corpo.
-Io ti amo anche se sei testarda come un mulo- e le diede un bacio sulla tempia.
Francesca inclinò il capo in modo da guardarlo negli occhi e sorrise sarcastica.
-Embé? Io ti amo anche se sei un perfetto imbecille-
 
Non c’era nulla da fare.
-Sai Davide pensavo... magari un giorno di questi potevamo andarcene a mare, tutti e tre insieme-
Lei non sarebbe mai cambiata.
-Da soli? Ho capito che tu vali per due, amore, ma io non reggo sia te che Emanuela. Due bionde insieme...-
Così testarda.
-Rompipa**e che non sei altro! Invece ho deciso, ho pure scelto i giorni di scuola che posso perdere e noi andremo a mare!-
Così orgogliosa.
-Non vuoi andare a trovare la tua famiglia? Avevi detto che Damiano si era trovato una fidanzata-
Ma anche tanto ragazzina.
-Sei tu la mia famiglia-
Quel che Davide amava di lei non era il corpo, i capelli biondi o gli stupefacenti occhi azzurri, no. Quel che l’aveva fatto innamorare era lei. Lei e i suoi sbalzi d’umore, lei e quel suo caratteraccio volubile.
Francesca e il suo orgoglio; Francesca così forte da non piangere mai; Francesca così coraggiosa da affrontare a muso duro i problemi; Francesca così ragazzina da aver bisogno di qualcuno che la aiutasse; Francesca e il suo sorriso grato e le sue lacrime calde e quelle mani piccole che potevano stare comodamente in una delle sue.
Semplicemente Francesca.
Per questo a Davide non importava di vincere, o perdere, o di mostrarsi un imbecille con lei.
Tutti quei problemi passati, tutte quelle litigate, quelle serate buie e i silenzi che non finivano mai. Tutte quelle lacrime, quelle confessioni tenute dentro per troppo, quel suo essere fragile solo con chi si fidava.
Tutta la sua forza nel dimostrare al mondo intero che poteva farcela da sola. Il coraggio di tenere con sé Emanuela. La gioia mai provata di avere una mamma.
Tutto ciò ora aveva un senso, un risultato ottenuto faticosamente che ora più sfavillante che mai faceva morir d’invidia gli altri.
Lei, timida e modesta, arrossiva e negava di esser stata lei a fare tutto quello. Sosteneva che una buona parte fosse di Davide.
Ma Davide sapeva, perché la conosceva meglio degli altri, che in quel corpicino esile e dietro quegli occhi azzurri si nascondeva una donna bellissima e forte, una mamma bella e affettuosa, una ragazzina carina e testarda.
Lei era così.
E non c’era nient’altro da dire.
















Suppongo che, arrivato alla fine, sarebbe educato fare un po' di ringraziamenti.
Dunque, grazie mille ai 71 che hanno messo la storia nei preferiti,


ai 35 che la seguono


e anche ai lettori di cui non conosco il nome.

Grazie anche alle lettrici che mi hanno recensito solo per un capitolo, clodina 85, fruminella89, olimpia93, Aletta92, Mary___02, Rebellious_Angel, thatsamore, _diable_, Anomis, ambris, Oasis, Maghetta25, _Laura_.  (e perdonatemi se ho scordato qualcuno).

A OOgloOO, bribry85, marghepepe, che m'hanno lasciato a metà strada e ringrazio lo stesso tanto, e a MissQueen (ovvero Valentina) che anche se non mi ha più recensito volevo ringraziare perchè mi ha fatto uno dei complimenti più belli che io abbia mai ricevuto "Scrivi incredibilmente bene, per tutto il tempo ho creduto di star leggendo un libro"; per cui grazie pure a lei.

Poi dunque, andiamo avanti, grazie ...
A Valentina78,  che ringrazio dei complimenti per il precedente capitolo.
A Nor, cui ho procurato una notte di sonno tranquillo (ne sono felice) e che ha sovrapposto i caratteri di Davide e Francesca a sue due conoscenze .
A FeFeRoNzA, che ha tentato di sposarmi e purtroppo a causa della mia paura del volo non ha realizzato il suo desiderio (peccato pechè un matrimonio a Las Vegas sarebbe stato forte). Grazie per i complimenti sulla scena nel letto del capitolo precedente, e sono contento che non la trovi volgare.
A Marty McGonagall, ovvero Martina, che ha inventato una nuova parola e mi ha dato il permesso di usarla, e a cui tra l'altro volevo chiedere di 'betare' un'altra mia storia(ma non so se leggi anche storie omosessuali). In realtà mi è mancato il tuo parere sul capitolo 20, ma non importa. Grazie di dirmi che sono cresciuto 'letteriamente parlando', mi fa molto piacere. Spero che il tuo silenzio sulla scena di sesso sia un silenzio... come dire, non indignato, insomma. Un saluto grande grande anche a te.
A wanda nessie, a cui devo dire di non essere assolutamente uno scrittore, nè piccolo nè grande. E che mi ringrazia di questo regalo, ma non sa che sono io a dovervi ringraziare.
A vero15star, che si ritrova nel carattere di Francesca (o sbaglio?), e che non deve preoccuparsi di avermi scritto un'autobiografia. Non la userei mai a scopi malvagi. Ti ringrazio di ogni singolo commento che mi hai lasciato.
A Vale728, ovvero Valentina, che può star sicura che scriverò ancora, (indole seccata e accidiosa permettendo) e spero che la fine ti abbia soddisfatto.
A Urdi, con cui mi scuso ancora per non averle risposto nel precedente capitolo, che ringrazio di tutte le recensioni che mi ha lasciato. E meno male, sono felice di essere il tuo antidoto allo stress.
A Devilgirl89, ovvero Domizia, che fra cinque anni incontrò in ospedale, nella sala parto. Beh, forse è esagerato dire che è il capitolo più bello ed emozionante che tu abbia mai letto. Mhm, mi fa piacere che i tuoi genitori si amino ancora tanto, ma io per scrivere questo non mi sono affatto ispirato ai miei. Argh, che pensieri orrendi che mi vengono in mente, non dovevi dirlo...
A lilly95lilly, che ringrazio dei complimenti anche sul titolo, e spero che il capitolo finale ti sia piaciuto.
A Emily Doyle, caspita, spero di non aver deluso le tue aspettative sull'ultimo.
A Jiuliet, che capisce sempre ciò che voglio comunicare.


  
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