You are not the villain you think you are

Ci sono parole che una persona non dirà mai. Non viviamo in un romanzo, in una bella favola, in cui l'eroe confessa il suo grande e imperituro amore alla damigella in pericolo dopo averla salvata. Non esiste un mondo in cui le parole risolvano i conflitti, in cui quei goffi suoni che l'umanità emette dalla bocca riescano davvero a spiegare quello che alberga nel suo cuore e nella sua mente.

E' una condanna con cui la maggior parte di noi impara a convivere.

No, piuttosto, impariamo ad usare questa nostra imperfetta abilità come arma: utilizziamo i discorsi come spade taglienti con cui uccidere, le richieste di scusa come dolci veleni, le chiacchiere come pozioni per intontire i cervelli altrui.

Sì, man mano iniziamo a guardarla come una benedizione, un dono che ci permette di manipolare gli atri per arrivare ad un fine prefissato.

Gli uomini normali fanno questo, crescendo, senza nemmeno rendersene pienamente conto. Smettono di cercare qualcosa o qualcuno che colmi il loro desiderio di bellezza, di bene, di verità, rassegnandosi all'imperfezione propria e altrui.

Perché non sei un uomo normale, Hikigaya?

Perché non ti accontenti della mediocrità della gente, come fanno tutti?

Perché sei così stupido, Hikigaya?

Perché dai sempre per certo che tutti intorno a te prima o poi tradiranno la tua fiducia se tu gliene concedi un pochino?

Odiavo la sofferenza che scorgevo nei tuoi occhi spenti, odiavo il tuo sadomasochistico soffrire nel provare a me e al mondo ogni volta, ogni dannatissima volta, quanto siano egoisti e meschini gli esseri umani. Odiavo la tua cinica disperazione, perché avrei voluto provarti che non sono tutti così, che esiste qualcosa per cui valga la pena lottare al mondo che sia ancora vero, buono, puro... genuino, come dici tu. Odiavo quei tuoi occhi. Perché volevo essere io quel qualcosa di vero, quel qualcosa di buono e puro, quel qualcosa di genuino per te.

Perché i tuoi occhi sono esattamente come i miei, anche se non sei mai riuscito a notarlo.

Guardami. Guardami bene negli occhi, maledetto. GUARDAMI!

Non sei il cattivo che pretendi di interpretare. Non sei il bastardo che vuoi dimostrare di essere.

Yui, Kawasaki-san... Dannazione, persino quella gatta morta di Isshiki, seppur a modo suo, ti amano! Scommetto che se te lo facessi notare, inclineresti la testa di lato con un fare tra l'annoiato e lo stupefatto, bollandola come assurdità.

Codardo. CODARDO!

Sei uno stramaledetto coniglio! Hai un tale desiderio di qualcosa che non muoia, che non svanisca... che non tradisca, da rigettare persino la possibilità di essere tu per primo vero, 'genuino' con chi ti è vicino?!?

Di essere genuino... Con me?

Io, Yukino Yukinoshiata ti amo, Hachiman Hkigaya.

Ma non lo saprai mai...

Perché ho i tuoi stessi occhi, ho i tuoi stessi desideri.

E sono codarda anche io.

Kyonnyuchan space

Chi mi legge lo sa, bazzico randomicamente su qualsiasi fandom, anche, un po' per bastiancotrarite, su quelli un po' morti e meno popolari. Ma giuro, giuro che questa non è bastiancontrarite. Perché questa novel (e ho smadonnato per trovare sull'internet tutti i capitoli) è una perla. Anzi, dico senza timore di smentite che è la novel più bella che io abbia mai letto. E fidatevi se ve lo dico, non do' valutazioni del genere facilmente. Pensavo che ormai, dopo aver letto di tutto e anche di più, fossi completamente immune dalla completa 'sospensione dell'incredulità', meccanismo tipico che tutte le storie puntano ad ottenere con i loro lettori. Ebbene signori, il livello di introspezione dei personaggi è così completo, raffinato e per nulla banale che ho sentito un'immedesimazione che credevo di non poter più vivere. Leggetevela perché senza mezzi termini è un capolavoro. Peccato che in Italia o in italiano temo non uscirà mai e nemmeno incontrerà popolarità.