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Autore: Relou    27/11/2016    0 recensioni
Le navi da Crociera sono già magiche di per sé e sono in grado di farci sentire speciali, con tutte quelle comodità a cui abitualmente non siamo abituati, aggiungendo un incontro fortuito si comincia a sospettare di essere state catapultate in una fiaba.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Da bambine immaginiamo di essere delle principesse, crescendo vorremmo esserlo. Poi, accade un momento nella vita in cui incredibilmente lo diventi. 
Ero affacciata dalla prua della nave e guardavo la bianca schiuma fare contrasto con il nero perfetto dell’acqua. Il vento era abbastanza forte da smuovere il mio lungo vestito blu elegante, indossato in occasione dell’ultima notte sulla nave. Il leggero copri spalle abbinato non era abbastanza per ripararmi dal freddo ma quel momento sembrava così perfetto che non avevo proprio voglia di interromperlo per raggiungere la cabina e cercare qualcosa che potesse tenermi più caldo. Improvvisamente un dolce calore mi coprii le spalle e pian piano pervase il resto del mio corpo. Un po’ in ritardo una voce disse – Posso? – 
Un enorme giaccone scuro era poggiato sulla mia schiena e il proprietario era dietro di me, che mi sorrideva. 
- Non volevo disturbarla, signorina. Pensavo avesse freddo e volevo aiutarla. – 
- Grazie. – dissi esitante. Quel gesto mi aveva sorpresa e imbarazzata ma soprattutto mi aveva fatto molto piacere. Accennai un sorriso timido e mi nascosi riprendendo a guardare la schiuma. Lui smise di parlare, cominciò a guardare anche lui il mare. Non guardava la schiuma come me, però, ma l’orizzonte. Se pur invisibile, tanto era il buio che ci lasciavamo dietro, quella sottile linea di immensità e timori rimaneva comunque suggestiva. Mi azzardai a lanciargli uno sguardo per capire almeno che faccia avesse. Non mi ricambiò, per fortuna. Appena vidi il suo profilo, dal mento e il naso appuntiti, gli occhi un po’ incavati e le labbra sottili, ebbi la sensazione di averlo già visto. 
- Mi sembra di averla già vista. – che affermazione futile. Ovvio che l’avevo già visto. Se pur davvero grande, quella nave rimane comunque uno spazio limitato. Era ovvio che alla fine della settimana avessi già incontrato tutti i visi presenti. 
- Sicuramente mi avrà visto al ristorante – fece una pausa, come qualcuno che vorrebbe nascondere qualcosa. – lavoro come cameriere. – non incrociò i miei occhi, abbassò lo sguardo e accennò un sorrisetto amaramente sarcastico. Poteva essere che fosse in imbarazzo?!
 – Può darsi. – dissi con estrema naturalezza riprendendo a concentrarmi sulla schiuma. Restammo in silenzio, la cosa era piacevole ma non volevo neanche che all’improvviso se ne andasse senza sapere che il gesto mi aveva fatto davvero piacere, ma non sapevo come fare. 
- Da quanto lavori su questa nave? – abbozzai quindi l’inizio di una conversazione. Il mio interesse era sincero. 
- Tre mesi. – tre mesi. Wow. Le navi da crociera sono senz’altro bellissime e quando arriva l’ora di scendere si vorrebbe rimanere ancora un po’. Ma tre mesi, in mezzo a tutta quell’acqua. Ai miei pessimistici  occhi, appariva come un affrontare la sorte troppe volte. Sorrisi di nascosto del mio stupido pensiero. – tre mesi su questa stessa nave e da cinque anni faccio questo lavoro. – proseguì. Non mi guardava. Guardava di nuovo l’orizzonte con sguardo più deciso e la mascella serrata. – Sembrerebbe un bel lavoro. – lo incoraggiai. – a te piace? – 
- Si guadagna bene. – e sfoderò un sorriso allegro e divertito. Lo imitai ma con un sorriso più timido. Iniziammo così a parlare delle cose più semplici continuando a guardare il mare. Stavo vivendo un momento bellissimo. Semplice ma bellissimo. Per tutto il viaggio, anche prima di salire sulla nave, avevo segretamente sperato di incontrare qualcuno di interessante.. 
Non avrei voluto andare via ma capii che lui invece doveva. Iniziò a guardarsi intorno e poi a sbirciare furtivamente l’orario dal cellulare. 
- Devi andare. – la mia era una constatazione, non proprio una domanda. Mi sorrise e confermò
-  Però posso lasciarle il cappotto, se vuole. – lo ringraziai ma allo stesso tempo cominciai a toglierlo cercando di affrontare il freddo, adesso più minaccioso a causa del contrasto, senza farmi notare. – Meglio che io torni in cabina. Domani devo alzarmi presto. Mi toccherà scendere. – a questa mia confessione, ormai trovatici uno di fronte all’altra, abbassammo lo sguardo sui nostri piedi. 
- Io mi chiamo Ejay! – e mi tese la mano. – Io Sara. – gli feci un enorme sorriso e gli strinsi la mano con la mia ormai gelida. – È davvero un bel nome. Sara. – 
- È molto comune. – accompagnai questo mio commento con una smorfia involontaria. Addio eleganza. – Rimane comunque un bel nome. – si strinse nelle spalle e continuò a sorridermi.   Ci salutammo di nuovo e mentre lentamente mi allontanavo mi disse, con un tono un po’ più alto e allegro – Buonanotte, principessa! Arrivederci. - 
   
 
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