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Autore: Emmola 02    27/11/2016    3 recensioni
Magnolia una cittadina tra le montagne e il mare, popolato da ventimila abitanti. Una Città artistica, dove l'arte è parte integrante della vita delle persone: difatti non è raro incontrare artisti di ogni tipo per la strada per esempio cantanti, scrittori, poeti, pittori, attori, musicisti, ballerini, scultori,...
L'arte è difatti il sogno di ogni giovane e bambino.
Ma c'è una particolare scuola che permette di realizzare questi sogni, una scuola che in passato ha creato molte leggende dell'arte e che in futuro continuerà a crearne.
Il suo nome è Fairy Tail Art School.
Tratto dal testo:
Un luminoso sorriso s’impossessò delle mie labbra: sono arrivata! Misi il diario in una delle valige; nulla mi importava più, la Fairy Tail Art School, e miei sogni artistici mi aspettavano, così come la mia nuova vita, da ragazza libera questa volta. Scesi dal treno tra i lamenti delle persone che maldestramente stavo travolgendo e uscii dalla stazione correndo felice. Poi mi fermai. Guardai il cielo che si stava tingendo di rosso, come il colore della forza.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura!
Emma
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Domenica 31.08
Lucy
Posai le mani sul quaderno che mi fungeva da diario. 
Sorrisi, su quei fogli stavano scritte le mie sofferenze, le mie speranze e i sogni che custodivo fin da bambina.
Già, forse i miei sogni si stavano realizzando, forse sarei potuta diventare una scrittrice, forse...
Per un attimo il mio pensiero si rivolse a mio padre, alla mia casa, a mio fratello. Il mio sorriso si spense: "Chissà se mi sta cercando..."
mi chiesi. Ma scossi subito la testa rassegnata da quella stupida e irrazionale idea:
"Impossibile, che gli importa di me…"
Era vero l’avevo combinata grossa; ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Ringraziai mentalmente mio fratello. Gli dovevo tutto, di nuovo.
Mi strinsi in me stessa cercando conforto. Credo che in un angolo remoto del mio cuore mi piaccia credere aver avuto un padre normale, magari in quello stesso angolo remoto del cuore speravo che si preoccupasse per me, e, desideravo che sostenesse i miei sogni. Fermai i miei pensieri triste: “Sono solamente una stupida illusa.”
Mentre ero persa nei  ricordi sentii l’autoparlante del treno stridere facendomi accapponare la pelle:   
     "Prossima fermata Magnolia" 
Un luminoso sorriso  s’impossessò delle mie labbra: Sono arrivata! Misi velocemente il diario in una delle valige; nulla mi importava più, la Fairy Tail Art Scool, e miei sogni artistici mi aspettavano, così come la mia nuova vita, da ragazza libera questa volta. Scesi come un siluro dal treno tra i lamenti delle persone che maldestramente stavo travolgendo e uscii dalla stazione correndo felice. Poi mi fermai. Guardai il cielo che si stava tingendo di rosso, come il colore della forza.
Erano quaranta minuti che camminavo, e anche se mi facevano male i piedi, anche se la valigia pesava un quintale non importava. Assorbii i tiepidi raggi solari di fine estate, sulla pelle: ciò mi dava un energia nuova, uno strano formicolio, un misto tra ansia ed euforia: la sensazione di novità.
Sorrisi, era tutto perfetto 
Natsu 
Avevo desiderato tanto quel momento: amavo l’arte e soprattutto la pittura e solo il pensiero di frequentare una scuola che mi permettesse di conciliare tutte le mie passioni, mi faceva letteralmente impazzire dalla gioia. Ormai camminavo da tre quarti d’ora e della scuola nemmeno l’ombra. "Ma quanto è distante?" mi chiesi. Speravo solo di non essere in ritardo, perché, già, non volevo farmi notare il primo giorno. 
Mi veniva da ridere, nessuno avrebbe mai pensato che ce l’avrei fatta, io lo sfigato e stupido dai capelli rosa, io lo zimbello, quello maldestro della compagnia aveva superato gli esami di ammissione alla Fairy Tail Art Scool grazie alla mia determinazione e all’impegno. Ora ero lì con una valigia piena di sogni in mano. Mi passai una mano nei capelli quando, finito di attraversare il vialetto, mi ritrovai davanti alle mura della scuola.
Vidi seduto su di una panchina un ragazzo dai capelli corvini:  "È mezzo nudo, ha una faccia da stupido e in più assomiglia vagamente ad un ibrido tra uno spogliarellista e un ghiacciolo" Lo ignorai;
"sono venuto per studiare l’arte non per guardare gli spettacoli di uno spogliarellista." Sospirai 
"Devo prepararmi per la cerimonia di apertura."
"Sono tutto un fuoco" Gridai contento come se qualcuno mi ascoltasse.
Gray 
Non sapevo chi fosse quell’ebete dai capelli rosa che strillava davanti alle porte, ma già mi irritava profondamente, in più somigliava vagamente ad un fiammifero.
Mi sono iscritto alla Fairy Tail Art Scool per scolpire! Non per ascoltare i deliri di un fiammifero coglione di prima categoria! Pensai.
Già scolpire: fin da piccolo guardavo mia madre che prendeva dei pesanti massi e li trasformava piano, piano, ora per ora, giorno dopo giorno in capolavori, anche se non era sempre stato così:
All’inizio lo trovavo stupido e incredibilmente insensato, ma  quando ebbi il coraggio di chiederle perché dedicava così tante ore ad un insulsa pietra la sua risposta dai toni dolci mi spiazzò, lasciandomi di stucco:
"Lo sai Gray tutte le cose possiedono la bellezza, basta cercarla. A me piace solo pensare che scolpendo i sassi più brutti possono diventare meravigliosi" 
"E allora? Che senso ha quello che fai?"
Avevo chiesto strafottente e odioso.
"Mi aiuta a pensare che io possa cambiare il mondo" mi aveva detto sorridendo.
Smisi di perdermi nei ricordi, dovevo prepararmi per la cerimonia di apertura
"Cazzo" mi ripigliai subito
"Dove è quella camicia di merda?"
Levy 
Sorseggiai un po’ del frappè alla fragola seduta al tavolino esterno di una pasticceria, su di una sedia di ferro bianco. Il viale alberato che portava alla Fairy Tail Art Scool davanti a me era molto poetico: Le fronde degli alberi si intrecciavano verso il cielo, mandando i bagliori tipici di un caldo fine pomeriggio estivo. Avevo i capelli miei turchesi, corti e ribelli, raccolti all’indietro con una fascetta arancione stretta sul capo, gli abiti dello stesso colore della fascetta erano stretti e evidenziavano quanto fossi bassa e piatta, ma nonostante mi trovavo piuttosto graziosa. Avevo un libro stretto in mano; parlava della una storia di una principessa bella e dolce costretta a sposare un principe tiranno ed egoista, benché fosse innamorata di un altro principe, gentile e premuroso, ma suo padre non voleva, lei doveva sposare quell'uomo per il bene del suo popolo. Sospirai: quanto mi sarebbe piaciuto innamorarmi di una persona come il personaggio del mio libro, una persona premurosa che sarebbe sempre stata pronta a salvarmi.
Ciò che ciò che mi distrasse fu una bellissima ragazza dai capelli blu un po’ più scuri dei miei, mentre tornava dalla spiaggia con alcune conchiglie nella mano. Era così elegante e dava l’impressione di essere molto solare: gli occhioni blu come il mare più profondo le conferivano un espressione molto dolce.
Ma non avevo più tempo per perdermi nei pensieri. Dovevo andare alla scuola dove si sarebbe svolta la cerimonia d’apertura.
"Calma"
"Sangue freddo"
"Tolleranza"
Queste erano le regole per sopravvivere ai  miei primi giorni di scuola, mi sistemai gli abiti,
deve essere tutto perfetto 
Sospirai ansiosa;
Mancano 14 ore 5 minuti e 12 secondi all’inizio della Fairy Tail Art Scool e solamente 1 ora e 5 minuti alla cerimonia di apertura, così cominciai ad avviarmi alla scuola dove sarebbe avvenuta la cerimonia. Dopo 35 minuti in cui della scuola non si vedeva nemmeno l’ombra Cercai di dimenticare il peso della valigia e il dolore  incessante alle dita dei piedi causato ballerine che maledicendomi aveva deciso di indossare.
Così respirai e sorrisi soddisfatta.
"Tutto perfetto, pianificato nei minimi dettagli più il controllo totale e sarò sempre felice e rispettata" O almeno così credevo. La canzone della nonna mi aveva fatto tornare la fiducia così ripresi a camminare ignorando il dolore
Juvia  
Respirai l’odore asprignolo del sale e ascoltai l’ipnotico rumore delle onde. Il mare fresco e limpido mi coccolava dolcemente la pelle. Sospirai e mi immersi nell’acqua beandomi di quello stato di relax più assoluto. Nuotavo da più di un ora e non mi era ancora annoiata, avevo pure visto il tramonto! Il mare si era tinto di un rosso e arancione, le sagome delle cose si erano dipinte di nero. Era stato meraviglioso...
Ed eccola! L’avevo cercata per tutto il pomeriggio, una piccola conchiglia tutta bianca, a forma di spirale allungata giaceva sul fondo del mare. Così la presi e riemersi in superficie: quella conchiglia era speciale, poiché ci avrei fatto un braccialetto portafortuna. Purtroppo però, era ora di uscire dall’acqua e andare a preparare le cose che mi sarebbero servite per la cerimonia. Difatti le mie mani erano raggrinzite per il troppo stare nell’acqua salata.
"Juvia non può permettersi di arrivare in ritardo alla cerimonia di benvenuto ! Ne va della sua reputazione!". Uscii dal mare, mi cambiai e cominciai ad avviarmi alla scuola entrando nella cittadina.
Mi guardai attorno Magnolia mi ricordava tanto Parigi che avevo visitato tanto tempo prima, in uno degli innumerevoli viaggi fatti con la zia. Ma quel viaggio in particolare mi era rimasto impresso nel cuore, lasciandoci un marchio indelebile, siccome in quel periodo, in quel luogo mi ero innamorata della danza.
Non sapeva cosa mi facesse ricordare Parigi, forse gli edifici, forse gli artisti di strada, forse i bar in piazza, con la ragazza dai capelli un po’ più chiari dei miei immersa nella lettura. Mentre rimuginavo sorridente mi lasciai alle spalle la città di Magnolia addentrandomi nel vialetto sterrato che portava alla scuola. Intanto camminavo da almeno un ora, trascinando due trolley e la borsa da sport. 
"Juvia non ce la fa piùùù !!! quanto è lunga questa strada? Che bisogno c’è di affaticare così le persone? Altro che relax, Juvia è stanca!" 
Mi guardai un po’ in giro e cambiai subito espressione "Juvia può farcela. Coraggio Juvia sii positiva!" Difatti arrivai alla scuola poco dopo sorridendo, ma non mi accorsi del ragazzo dai capelli corvini che la osservava da una panchina. Non sapevo cosa sarebbe successo poco dopo
Gajeel
Scesi dal bus con le cuffiette nelle orecchie. Mi guardai attorno. Le arcate di ferro della stazione erano attaccate a dei vetri creando un tubo di vetro e ferro. Tutto ciò mi dava un aria di novità al tutto dagli ambienti. Difatti ero arrivato nella città che ospitava la Fairy Tail Art Scool "e se quella non era una novità cosa altro" pensai. Lì avrei "studiato" arte. Non che l’arte non Mi piacesse, anzi il problema era che preferivo di gran lunga l’arte moderna, a quella classica. L’innovazione alle cose vecchie. Il pezzo sulle cuffie cambiò mentre mi stuzzicava uno degli innumerevoli piercing. Nonostante l’inconveniente antico ero piuttosto felice di frequentare la Fairy Tail Art Scool, speravo solo di socializzare velocemente. Cominciai ad incamminarmi verso la scuola dove si sarebbe svolta la cerimonia di benvenuto, camminando notai una ragazza bionda e formosa che guardava il cielo "bionda un gran culo e due tette? Decisamente il mio tipo" non mi importava il carattere di una donna, ma solo che fosse bella e fisicamente prestante, poi mi andava bene tutto.
 Mii ritrovò a camminare sulla strada che portava alla scuola e ormai camminava da quaranta minuti circa ero  scazzato " Hanno proprio un bisogno del cazzo se devono farci camminare così tanto per stancarci! Non potevano organizzare un semplice bus. No! Olio di gomito e sgobbate!" Pensai sputando per terra, in più aveva con me un valigia gigantesca e una chitarra elettrica, che, anche se era forte e muscoloso e andavo in palestra non pesavano poco.
Eravamo tutti dinnanzi alle porte dei muri della Fairy Tail Art Scool. Questi erano alte e di legno con i battenti finemente decorati con delle fate incise su di esse che rappresentavano i tipi di arte. Le incisioni circondavano il simbolo della scuola: una fata stilizzata. Più di 40 ragazzi, oltre a me aspettavano il direttore che sarebbe dovuto arrivare a breve. La tensione era alle stelle, ma era una tensione buona, una di quelle che avvisavano un cambiamento positivo. Improvvisamente le porte si aprirono spaventandomi, allora un vecchietto basso con degli occhi enigmatici spuntò dalla porta, si piazzò all’entrata e disse:
"Benvenuti ragazzi e ragazze. So che tutti voi avete camminato per circa un ora... Voglio rassicurarvi questa sarà la prima e ultima volta che farete quel tratto a piedi di vostra spontanea volontà difatti in futuro ci sarà un bus" si soffermò sulle sue parole ridendo sotto i baffi notando i nostri sguardi afflitti.
"ma come ho camminato così tanto per poi scoprire che c’è un bus" mi dissi
"Quello è un rito di iniziazione per vedere quanto siete tenaci. Perché per frequentare questa scuola non ci vogliono intelligenza stratosferica o un talento portentoso. Anzi! Ci vogliono tenacia e forza di volontà. Perché nel mondo dell’arte sopravvivono i tenaci, quelli che non si fanno abbattere dai critici, quelli che non hanno paura di essere giudicati, ma accettano le critiche migliorando sempre di più." Si fermò un attimo guardando negli occhi ognuno di noi, sorrise, probabilmente aveva notato che non c’era indifferenza nei nostri sguardi. Io ero ammirata dal direttore, sembrava così saggio, ma al contempo mi faceva un po’ paura. Quegli occhi erano troppo enigmatici; non riuscivo a decifrare il suo sguardo.
"Ci vuole anche forza di volontà" continuò il vecchio in tutti i casi, in tutte le occasioni, anche quando il mondo vi crollerà addosso, nessuno vi impedirà di soffrire, ma non dovrete mai dimenticare i vostri obbiettivi, dovrete rialzarvi più forti di prima, con la sicurezza di farcela altrimenti i vostri sogni non si realizzeranno." Ci fu un silenzio imbarazzante per un momento che parve interminabile, poi un ragazzo dai capelli rosa alzò la mano e disse tenendosi la pancia "Mi scusi signor nonnetto io sto crepando dalla fame" il vecchietto abbassò la testa e strinse i pugni, non gli si vedeva la faccia e ciò lo rendeva inquietante
"come ti chiami ragazzo?" 
"Natsu signor nonnetto".
"Di nuovo" pensai Lucy  "Quel ragazzo non ha filtri e il direttore adesso lo ammazza". Osserva le altre reazioni: Una ragazza bassa si portò le mani alla bocca trattenendo il respiro. Un ragazzo pieno di piercing nascondeva la curiosità cercando di essere indifferente. Una ragazza con degli occhi blu sembrava aver paura per lui, mentre un tizio senza camicia godeva "Quel fiammifero coglione è finito. Hahaha becca! così impari a disturbare la mia quiete" lo sentii mormorare. Chissà cosa aveva fatto quel ragazzo
Inaspettatamente quando rialzò la testa il vecchietto stava ridendo  "HAHAHAHAHA Natsu?" Si asciugò una lacrima dovuta alle risate "Hai ragione forse dovrei evitare i discorsi Tumblr quando potreste crepare davanti ai miei occhi hihihi. Suvvia non fate quelle facce da pecore da allevamento e seguitemi, non lo trovate esilarante?" disse ridendo ad una mandria di persone attonite.
"La cena è quasi pronta. Virgo vi mostrerà i dormitori con le vostre camere e vi spiegherà il loro funzionamento"
Camminai verso l’entrata e ciò che vidi all’interno mi lasciò senza fiato: un viale di granito portava ad un grande prato circolare decorate da aiuole colorate. Al centro stava una fontana con una statua di sasso bianco che raffigurava una ragazzina dai capelli lunghi e ondulati che danzava mentre un ragazzo fatto di sasso nero suonava il violino e cantava. L’acqua che le sgorgava dalle mani della ragazza e dal violino del ragazzo finiva prima in una grande vasca circolare poi in sei canali scavati nel prato dividendolo. Ogni canaletto portava ad un edificio bianco semicircolare rivolto verso il prato con grandi finestre ad arco. Tutti gli edifici aveva il tetto di vetro arrotondato come una cupola, rendendo il tutto molto fiabesco.
"Bello non credete?" Ognuno di quei canali porta ad una sezione artistica della scuola."
"Juvia vorrebbe correggerla signor direttore. Non è solo bello... è semplicemente meraviglioso" disse timidamente la ragazza dagli occhi color del mare più profondo.
"Sono d’accordo con Juvia!" Dissi all’unisono con la piccola ragazza vestita di arancione. Noi tre ci guardammo sorridendo e scoppiammo in una risata probabilmente insensata, ma cristallina e pura come l’acqua della fontana nel prato. Il vecchietto sorrise e continuò a parlare "La ragazza della statua è la nostra prima direttrice: Miss. Mavis e il ragazzo è il suo marito:  Zeref : loro sono i fondatori principali della Fairy Tail Art Scool. Ma ora guardate la in fon..."
"Venite con me" a parlare era stata una voce sconosciuta, mi girai verso di essa e notai una ragazza dai capelli corti color rosa cicca 
"Mi chiamo Virgo sono la capa dei dormitori e delle pulizie della scuola. Ora voi verrete con me e io vi mostrerò le vostre camere, più i vostri rispettivi compiti.
Ci ordinò la donna
"Suvvia ragazzi Seguitela!" Disse il direttore siccome noi, da bravi studenti non ci muovevamo. Ci dirigemmo verso la donna chiamata Virgo, che s’incamminò con un passo deciso verso una viuzza ghiaiosa che passava dietro gli edifici. Ero emozionata, ma decisi comunque di parlare con le ragazze con cui aveva riso poco prima, per inaugurare la mia vita normale. "Ciao io sono Lucy e tu?" Domandai alla ragazza dagli occhi blu e dolci.
"Juvia è felice di conoscerti Lucy"
"Scusa ma chi è Juvia?" S’intromise una ragazza dagli occhi simpatici e vestita di arancio
"In realtà Juvia parla in terza persona" rispose questa.
"Una cosa... stranamente affascinante, e tu chi sei?" Chiesi euforicamente, quel posto mi piaceva ne era valsa la pena di....
"Io sono Levy McGarden, spero di condividere esperienze uniche in vostra compagnia"
"Tsk, questa te la sei preparata a casa. Comunque io sono Gajeel" si avvicinò il ragazzo pieno di piercing. "Perfetto archiviato come sbruffone" borbottò la ragazza chiamata Levy probabilmente sfiancata dalla dura verità.
"Visto che siamo in vena di presentazioni io sono Gray" 
A parlare fu una quinta voce appartenente al ragazzo dai capelli corvini, quello senza camicia.
"Juvia non vorrebbe essere indiscreta ma..."  disse timidamente Juvia senza terminare la frase poiché un altro ragazzo si era intromesso:
"La camicia" disse prima
 "spogliarellista guastafeste" mormorò poi.  
Tra quei ragazzi non c’era una grande affinità, era chimico, scientificamente dimostrato.
"Io sono..." 
"Natsu!" Completai la frase con gli altri. Il ragazzo spalancò gli occhi 
"Come fate a saperlo?"
"Semplicemente prima ti sei fatto notare da tutti chiamando il direttore, nonnetto " risposi regalandoli un sorriso dolce.
"Accidenti ho un talento naturale per farmi notare" disse, grattandosi la testa. Risi, quel ragazzo era buffo ma simpatico.
Levy
Ci ritrovammo davanti ai dormitori cinque minuti dopo. Questi avevano quattro piani, si trovavono su uno spiazzo in riva al mare, circondato dagli alberi del parco della scuola. A differenza degli edifici scolastici i dormitori erano in stile moderno. Un gigantesco cubo allungato di cemento armato. Il pianoterra era completamente di vetro e rifletteva il paesaggio circostante. Il risultato? I vetri del piano terra sembravano contenere il mare i prati, gli alberi e le montagne. Dando l’illusione che i piani centrali fossero sospesi nell’aria. L’ultimo piano era pure di vetro ma formava il tipico tetto ad angolo e...oddio! C’era una biblioteca su una parte di quel piano! Chiunque avesse progettato quel posto era semplicemente un genio, visto che gli scaffali della biblioteca sembravano immersi nel cielo tra le nuvole. Era semplicemente meraviglioso. Probabilmente avevo gli occhi illuminati poiché Juvia mi guardò sorridente e mi disse: "Ti piace così tanto leggere? Anche prima Juvia ti a vista mentre leggevi alla pasticceria Juvia ti ha trovata simpatica"
Mi stupii
"Oddio, allora eri tu quella ragazza elegantissima che veniva dalla spiaggia!"
"Se Levy a trovato Juvia elegante, lei è molto felice, perché Juvia vuole diventare una ballerina!" Disse sorridente. Sorrisi anche io, la sua allegria era contagiosa. Avevo notato subito di come Juvia si muovesse molto elegantemente, il ruolo di ballerina era semplicemente perfetto per lei.
Fui richiamata alla realtà solo quando ci ritrovammo all’interno del dormitorio, più precisamente all’entrata di questo. Fu allora che la ragazza dai capelli rosa cicca parlò :
"Benvenuti ragazzi! Prima di servirvi la cena e consegnarvi le camere dovremmo sbrigare alcune  questioni pratiche." La donna di nome Virgo si fermò e indicò una bacheca, in seguito continuò a parlare:
Dovete sapere che la nostra scuola sopravvive grazie ai turisti di Magnolia, grazie a quelli che ogni anno vengono a visitare questa città che ospita terme, piscine, musei, teatri, spiagge, ristoranti, biblioteche, ecc. Noi ogni anno forniamo alcuni studenti che lavorino part time presso alcuni di questi luoghi e in cambio la città mantiene la scuola e i dormitori.  Tra l’altro alcuni turisti vengono a visitare la scuola." Si fermò un attimo poi ripartì, spiazzandoci tutti.
" Per chi non avesse capito qui per dormire e avere un pasto caldo dovrete rendervi utili alla società, in qualche modo. Su quella bacheca troverete i posti di lavoro disponibili." Fece una pausa per riprendere il respiro.
"Mi aspetto che tra una settimana tutti quei posti siano occupati dai vostri nomi." Finì solennemente.
Mi sentivo scoraggiata come avrei conciliato il lavoro part time con lo studio? Da brava secchione come ero ce l’avrei fatta.  Ecco cosa intendeva Virgo dicendo "I loro rispettivi compiti". Sospirai, mentre la donna ci accompagnava alla mensa del dormitorio. La mia camera l’avrei raggiunta dopo cena, forse anche quella faceva schifo. Dopo essermi sistemata avrei voluto dare un occhio alla biblioteca: perché forse, di notte era immersa nelle stelle.
Juvia
Era finita la cena. Avevo mangiato con Lucy e Levy ed ora mi avviavo verso la mia camera. Camminai lungo il corridoio del terzo piano, del dormitorio: i pavimenti erano di sasso liscio e freddo. Le lampade piccole e rotonde erano incassate al soffitto, ma spente, visto che non avevo trovato l’interruttore. Sempre al soffitto qua e là, c’erano alcuni lucernari che facevano filtrare la luce naturale dal piano superiore e che lasciavano vedere la biblioteca, anche se non c’era molta luce alle 22.00 di notte. Ciò significava che non vedevo un gran che. Anzi non ci vedevo per niente.
Tenevo in una sola mano quattro tipi di fodere e copriletti, che mi erano stati consegnati nell’atrio. Nell’altra mano stavano le riviste informative, necessarie per trovare il mio lavoro part time. Sulla schiena, appoggiato male e pericolante stava il mio borsone da sport. In un qualche modo stavo pure trascinando due trolley, che, contenevano i miei vestiti. In più appeso al mio braccio, avevo un secchiello stracolmo di conchiglie, e le mie dita in un qualche modo reggevano le chiavi della stanza 113. Assieme al bracciale che avevo fatto con la conchiglia bianca
Virgo aveva detto che avrei visto la sua stanza solo dopo la colazione del primo giorno. Aveva parlato poi di un docente responsabile di classe, o qualcosa del genere. 
"Ma Juvia è troppo preoccupata per il lavoro part time, per capire a pieno il senso. Juvia capirà dopo, con la pratica" pensai. Poco dopo vidi la mia stanza.
Ma accadde in un attimo : Prima correvo verso di questa, felice, senza vedere la lastra di sasso sporgente, poi inciampai sulla lastra e tutto ciò che portavo con me, si catapultò nell’aria. Non feci neppure in tempo a riconoscere il ragazzo che mi stava di fronte, a pochi centimetri di distanza, che probabilmente non avevo visto a causa di ciò che reggevo prima in mano. "ATTENTA" cercò di avvisarmi urlando, visto che la mia borsa da sport, contenente gli attrezzi da ginnastica e i pesi da muscolo mi stava arrivando addosso. 
Fu inutile. La borsa si schiantò sulla mia testa. La vista mi si annebbiò e svenni, cadendo. 
C’era qualcosa di tiepido e profumato di inverno, sotto di me. Percepivo l’orecchio e la guancia appoggiate a qualcosa che batteva, e un dolore pulsante alla testa. Mi sentivo stesa su di un confortevole letto, avvolta in una calda coperta.
Avete presente quelle sere invernali dove esistiamo solo noi, il divano, e una cioccolata calda? Ecco, io mi sentivo così.
D’un tratto, qualcosa di fresco mi sfiorò il naso e si posò lentamente sulla mia fronte, placandone il dolore. Quella cosa si appoggiò poi delicatamente sulla pelle della mia guancia, per poi staccarsi e darmi un lieve buffetto.
"Hey" disse una voce bassa e profonda
"Ci sei?" Chiese ancora la stessa confortevole voce, accompagnando quel gesto da altri leggeri buffetti. 
Aprii lentamente gli occhi, notando un ragazzo dai capelli corvini e le iridi grigio/nere, schiacciato sotto il mio corpo. Allora ricordai: la mia stanza, la lastra sporgente, la caduta e il ragazzo. Probabilmente ero svenuta sul suo corpo.
"Juvia è terribilmente dispiaciuta! "
Dissi sollevandomi di scatto, con il solo effetto che la mia testa ricominciò a girare, facendomi cadere di nuovo sul petto del ragazzo.
"Juvia è dispiaciuta anche per questo, ma la sua testa gira e non riesce ad alzarsi..."
Che figura avevo fatto, ero passata per la maldestra, avventata e pure pervertita. La mia reputazione era rovinata a causa di una stupida lastra di sasso sporgente, ed ora? Mi vedevo già in mezzo alla strada a chiedere l’elemosina. Vedevo la mia carriera andata in fumo. Quel ragazzo mi avrebbe odiata e poi rovinata.
"Ti do una mano" disse il ragazzo contro ogni pronostico, interrompendo i miei pensieri apocalittici e probabilmente anche parecchio esagerati.
"Ti aiuterò ad alzarti un po’ alla volta. Ce la fai ad aggrappati alle mie spalle?"  Mi chiese arrossendo impercettibilmente
"Juvia ci può provare..." dissi stringendo le sue spalle possenti. Il ragazzo cinse le braccia attorno alla mia vita e mi mise a sedere sul pavimento, poi si sedette pure lui tenendomi forte.
" Cosa cavolo tieni in quella borsa di tanto pesante?"
"Juvia ci tiene gli attrezzi da danza e i pesi. Juvia è così dispiaciuta, lei non voleva svenire addosso a..." non mi ricordavo più il suo nome, ero sicura che lo avesse detto quando stavamo venendo al dormitorio, ma me lo ero scordata.
"Tranquilla, non fa niente, ti perdono "
"Juvia ti ringrazia, perché se non fosse stato per te probabilmente, Juvia sarebbe caduta sul pavimento e sarebbe stata... peggio" 
Lo dicevo sinceramente; se non fossi caduta su di lui, probabilmente sarei stata ancora a terra svenuta.
Restammo così per un attimo indefinito, io con la testa appoggiata al suo petto, lui con le braccia attorno alla mia vita seduti nella penombra della sera. Sentivo un calore nel petto, un senso di tranquillità e sicurezza, una piacevole sensazione che mi riempiva il corpo riscaldandolo. Chissà cosa era...
"Vuoi provare ad alzarti? Mi chiese ancora il ragazzo.
"Sì, Juvia ci vuole provare" risposi decisa. Il ragazzo, allora, spostò piano le braccia sulla mia schiena e senza alcuna fatica, mi mise in piedi. La mia testa cominciò a girare, ed io strinsi ancora di più le sue spalle, come per difendermi. In seguito appoggiai piano la pianta dei piedi a terra, mentre la trottola che avevo al posto della testa si fermava piano piano.
"Posso provare a lasciarti?" Mi domandò.
Annui lasciando andare la presa sulle spalle del ragazzo 
e appoggiandomi al muro dietro di me. Sospirai guardando il pavimento pieno del disastro che avevo causato. Dovevo immediatamente riordinare e portare nella mia camera quelle cose. Mi abbassa e afferrai alcune conchiglie rimettendole nel secchiello, poi toccò agli attrezzi sportivi, le informazioni sul lavoro part time e alle altre cose. Non mi accorsi subito che il ragazzo stesse recuperando le mie valige. Però quando successe mi decisi: in un qualche modo dovevo ripagare la gentilezza di quel ragazzo. D’istinto mi fissai il polso dove stava la mia conchiglia portafortuna, decisi che avrei potuto farne a meno. Così me lo sfilai e lo tesi verso il ragazzo dicendo:
"Juvia vorrebbe darti il suo braccialetto portafortuna per ringraziarti di averla aiutata." 
Il ragazzo fissò il laccio di cuoio con la conchiglietta candida appesa, e, silenziosamente se lo mise attorniato al polso.
"Grazie" mi disse mentre il mio cuore faceva le capriole.
Poco dopo con il suo aiuto entrai nella mia camera, con tutte le mie cose. Un istante dopo che lui avesse chiuso la porta e che io mi ci fossi appoggiata, ricordai il suo nome: Gray come i suoi occhi. "Gray-Sama" pronunciai ad alta voce accorgendomi del meraviglioso suono di quel nome.
Angolo Emmola 
Ciao!! Questa è la mia prima f.f che pubblico,( sono troppo nervosa, felice emozionata) quindi voglio darvi alcune informazioni al riguardo: 
Inizialmente era scritta tutta in terza persona ed io ho cambiato la persona con cui la raccontavo 5 volte in tutto, mi dicevo “ma così racconto meglio i sentimenti dei personaggi però così è meglio per raccontare i momenti assieme e un prima persona è un casino dare spazio a tutti i personaggi…” ergo se trovate degli errori ortografici fatemelo sapere.
Avevo messo pure Gerrza, ElfGreen, e BaccCana nella storia ma Erza diventava deprimente mano a mano che scrivevo e Cana era troppo ridicola e Evergreen ed Elfman erano troppo da diabete.  Così li ho eliminate dai personaggi principali, ma ci sarà sicuramente un po’ di spazio per queste coppie fantastiche.
E ora ditemi cosa ne pensate? Vi ho un po’ incuriusite? 
♡Vi ringrazio per aver letto il primo capitolo di Fairy Tail Art Scool  !!

Domenica 31.08

 


Lucy

 

Posai le mani sul quaderno che mi fungeva da diario. Sorrisi, su quei fogli stavano scritte le mie sofferenze, le mie speranze e i miei sogni.Già, forse i miei sogni si stavano realizzando, forse sarei potuta diventare una scrittrice, forse...

Per un attimo il mio pensiero si rivolse a mio padre, alla mia casa, a mio fratello. Il mio sorriso si spense:

"Chissà se mio  mi sta cercando..." mi chiesi. Ma scossi subito la testa a quella stupida e irrazionale idea:

"Impossibile, non gli importa di me…" Era vero l’avevo combinata grossa; ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Ringraziai mentalmente mio fratello. Gli dovevo tutto, di nuovo. Mi strinsi in me stessa cercando conforto. Credo che in un angolo remoto del mio cuore mi piaccia credere aver avuto un padre normale, magari in quello stesso angolo remoto del cuore speravo che si preoccupasse per me, e, desideravo che sostenesse i miei sogni, ma fermai i miei pensieri triste:

“Sono solamente una stupida illusa.” Mentre era persa nei  ricordi sentii l’autoparlante del treno stridere facendomi accapponare la pelle:        

"Prossima fermata Magnolia"

 Un luminoso sorriso s’impossessò delle mie labbra

"sono arrivata!" Misi il diario in una delle valige; nulla mi importava più, la Fairy Tail Art Scool, e miei sogni artistici mi aspettavano, così come la mia nuova vita, da ragazza libera questa volta. Scesi dal treno tra i lamenti delle persone che maldestramente stavo travolgendo e uscii dalla stazione correndo felice. Poi mi fermai. Guardai il cielo che si stava tingendo di rosso, come il colore della forza.

Erano quaranta minuti che camminavo, e anche se mi facevano male i piedi, anche se la valigia pesava un quintale non mi importava. Assorbii i tiepidi raggi solari di fine estate, sulla pelle candida, ciò mi dava un energia nuova, uno strano formicolio, un misto tra ansia ed euforia.Sorrisi era tutto perfetto.

 

 

 

Natsu


Avevo desiderato tanto quel momento: amavo l l’arte e soprattutto la pittura. Ma solo il pensiero di frequentare una scuola che mi permettesse di conciliare tutte le mie passioni, mi faceva letteralmente impazzire per la gioia. Ormai camminavo da tre quarti d’ora e della scuola nemmeno l’ombra.

"Ma quanto è distante?" mi chiesi. Speravo solo di non essere in ritardo, perché, già, non volevo farmi notare il primo giorno. Mi veniva da ridere, nessuno avrebbe mai pensato che ce l’avrei fatta, io lo sfigato e stupido dai capelli rosa, io lo zimbello, quello maldestro della compagnia avevo superato gli esami di ammissione alla Fairy Tail Art Scool grazie alla mia determinazione, all’impegno. Ora ero lì con una valigia piena di sogni nella mano. Mi passai una mano nei capelli quando, finito di attraversare il vialetto, mi ritrovai davanti ai portoni della scuola.

Vidi seduto su di una panchina un ragazzo dai capelli corvini:

"È mezzo nudo, ha una faccia da stupido e somiglia vagamente ad un ibrido tra uno spogliarellista e un ghiacciolo: sono venuto per studiare l'arte non per guardare spettacoli di uno spogliarellista pervertito." Sospirai 

"Devo prepararmi per la cerimonia di apertura."

"Sono tutto un fuoco" Gridai contento come se qualcuno mi ascoltasse.

 

 


Gray 


Non sapevo chi fosse quell’ebete  con i capelli rosa, che strillava davanti alle porte inneggiando il fuoco, ma già mi irritava, in più assomigliava vagamente ad un fiammifero.

"Mi sono iscritto alla Fairy Tail Art Scool per scolpire! Non per ascoltare i deliri di un fiammifero coglione di prima categoria!" Pensai. Perchè già scolpire: fin da piccolo guardavo mia madre che prendeva dei pesanti massi e li trasformava piano, piano, ora per ora, giorno dopo giorno in capolavori, anche se non era sempre stato così: All’inizio lo trovavo stupido e incredibilmente insensato, ma  quando ebbi il coraggio di chiederle il perché dedicava così tante ore ad un insulsa pietra la sua risposta dai toni dolci mi spiazzò, lasciandomi di stucco:

"Lo sai Gray tutte le cose possiedono la bellezza, basta cercarla. A me piace solo pensare che scolpendo i sassi più brutti possono diventare meravigliosi"

 "E allora? Che senso ha quello che fai?"Avevo chiesto strafottente e odioso tentando di provocarla.

"Mi aiuta a pensare che io possa cambiare il mondo" mi aveva detto sorridendo.Smisi di perdermi nei ricordi, dovevo prepararmi per la cerimonia di apertura

"Cazzo" mi ripigliai subito

"Dov'è quella camicia di merda?"

 

 


Levy 


Sorseggiai un po’ del frappè alla fragola seduta al tavolino esterno di una pasticceria, su di una sedia di ferro bianco. Il viale alberato che portava alla Fairy Tail Art Scool davanti a me era molto poetico: Le fronde degli alberi si intrecciavano verso il cielo, mandando bagliori tipici di un caldo fine pomeriggio estivo. Avevo i capelli miei turchesi, corti e ribelli, tenuti all’indietro con una fascetta arancione, stretta sul capo, gli abiti dello stesso colore della fascetta, erano stretti sulla vita e evidenziavano quanto fossi bassa e piatta, ma nonostante mi trovavo piuttosto graziosa.

Avevo un libro stretto in mano; parlava della una storia di una principessa bella e dolce costretta a sposare un principe tiranno ed egoista, benché fosse innamorata di un altro principe, gentile e premuroso, ma suo padre non voleva, lei doveva sposarlo per il bene del suo popolo.

Sospirai

Quanto mi sarebbe piaciuto innamorarmi di una persona come il personaggio del mio libro, una persona premurosa che sarebbe sempre stata pronta a salvarmi.

Ciò che ciò che mi distrasse fu una bellissima ragazza dai capelli blu un po’ più scuri dei miei, mentre tornava dalla spiaggia con alcune conchiglie nella mano. Era così elegante e dava l’impressione di essere molto solare, gli occhioni blu  come il mare più profondo le conferivano un espressione molto dolce.

Ma non avevo più tempo per perdermi nei pensieri. Dovevo andare alla scuola dove si sarebbe svolta la cerimonia d’apertura.

"Calma"

"Sangue freddo"

"Tolleranza"

Queste erano le regole per sopravvivere ai  miei primi giorni di scuola, mi sistemai gli abiti: deve essere tutto perfetto Sospirai ansiosa

"Mancano 14 ore 5 minuti e 12 secondi all’inizio della Fairy Tail Art Scool e solamente 1 ora e 5 minuti alla cerimonia di apertura" così cominciai ad avviarmi al liceo dove sarebbe avvenuta la cerimonia.

 

Dopo 35 minuti in cui della scuola non si vedeva nemmeno l’ombra Cercai di dimenticare il peso della valigia e il dolore  incessante alle dita dei piedi causato ballerine che maledicendomi aveva deciso di indossare.Così respirai e sorrisi soddisfatta e cominciai a canticchiare la filastrocca che mi aveva insegnato la nonna.

"Tutto perfetto, pianificato nei minimi dettagli

Giuro con la carta non tagli

Aggiungi il controllo totale 

Dell'universo astrale 

Sarai sempre felice e rispettata 

Non verrai mai giudicata"

 La canzone della nonna mi aveva fatto tornare la fiducia così, ripresi a camminare ignorando il dolore ai piedi.

 

 

 

Juvia  


Respirai l’odore asprignolo del sale e ascoltai l’ipnotico rumore delle onde. Il mare fresco e limpido mi coccolava dolcemente la pelle. Inspirai e mi immersi nell’acqua beandomi di quello stato di relax più assoluto. Nuotavo da più di un ora e non mi era ancora annoiata, avevo pure visto il tramonto! Il mare si era tinto di un rosso e arancione, le sagome delle cose si erano dipinte di nero. Era stato meraviglioso...

Ed eccola! L’avevo cercata per tutto il pomeriggio, una piccola conchiglia tutta bianca, a forma di spirale allungata giaceva sul fondo del mare. Così la presi e riemersi in superficie riprendendo fiato: quella conchiglia era speciale, poiché ci avrei fatto il braccialetto portafortuna tipico del mio paese d'orogine.

Purtroppo però, era ora di uscire dall’acqua e andare a preparare le cose che mi sarebbero servite per la cerimonia. Difatti le mie mani erano raggrinzite per il troppo stare nell’acqua salata.

"Juvia non può permettersi di arrivare in ritardo alla cerimonia di benvenuto! Ne va della sua reputazione!" Uscii dal mare, mi cambiai e cominciai ad avviarmi alla scuola entrando nella cittadina.

Mi guardai attorno: Magnolia mi ricordava tanto Parigi che avevo visitato tanto tempo prima, in uno degli innumerevoli viaggi fatti con la zia. Ma quel viaggio in particolare mi era rimasto impresso nel cuore, lasciandoci un marchio indelebile, siccome in quel periodo, in quel luogo mi ero innamorata della danza.

Non sapeva cosa mi facesse ricordare Parigi, forse gli edifici, forse gli artisti di strada, forse i bar in piazza, con la ragazza dai capelli un po’ più chiari dei miei immersa nella lettura.

Mentre rimuginavo sorridente mi lasciai alle spalle la città di Magnolia addentrandomi nel vialetto sterrato che portava alla scuola. Intanto camminavo da almeno un ora, trascinando due trolley e la borsa da sport. 

"Juvia non ce la fa piùùù !!! quanto è lunga questa strada? Che bisogno c’è di affaticare così le persone? Altro che relax, Juvia è stanca!" Mi guardai un po’ in giro e cambiai subito espressione

"Juvia può farcela. Coraggio Juvia sii positiva!" Difatti arrivai alla scuola poco dopo sorridendo, ma non mi accorsi del ragazzo dai capelli corvini che la osservava da una panchina. Non sapevo cosa sarebbe successo poco dopo.

 

 


Gajeel


Scesi dal bus con le cuffiette nelle orecchie. Mi guardai attorno. Le arcate di ferro della stazione erano attaccate a dei vetri creando un tubo di vetro e ferro. Tutto ciò mi dava un aria di novità al tutto dagli ambienti. Difatti ero arrivato nella città che ospitava la Fairy Tail Art Scool

" Se quella non era una novità cosa altro" pensai. Lì avrei "studiato" arte. Non che l’arte non mi piacesse, anzi il problema era che preferivo di gran lunga l’arte moderna, a quella classica. L’innovazione alle cose vecchie. Il pezzo sulle cuffie cambiò mentre mi stuzzicava uno degli innumerevoli piercing. Nonostante l’inconveniente antico ero piuttosto felice di frequentare la Fairy Tail Art Scool, speravo solo di socializzare velocemente. Cominciai ad incamminarmi verso la scuola dove si sarebbe svolta la cerimonia di benvenuto, camminando notai una ragazza bionda e formosa che guardava il cielo

"Bionda un gran culo e due tette? Decisamente il mio tipo" non mi importava il carattere di una donna, ma solo che fosse bella e fisicamente prestante, poi mi andava bene tutto. 

Mi ritrovò a camminare sulla strada che portava alla scuola e ormai camminava da quaranta minuti circa ero molto scazzato

" Hanno proprio un bisogno del cazzo se devono farci camminare così tanto per stancarci! Non potevano organizzare un semplice bus. No! Olio di gomito e sgobbate!" Pensai sputando per terra, in più aveva con me un valigia gigantesca e una chitarra elettrica, che, anche se era forte e muscoloso e andavo in palestra non pesavano poco.

 

 

Lucy 


Eravamo tutti dinnanzi alle porte dei muri della Fairy Tail Art Scool. Questi erano alte e di legno con i battenti finemente decorati con delle fate incise su di esse che rappresentavano i tipi di arte. Le incisioni circondavano il simbolo della scuola: una fata stilizzata. Più di 40 ragazzi, oltre a me aspettavano il direttore che sarebbe dovuto arrivare a breve. La tensione era alle stelle, ma era una tensione buona, una di quelle che avvisavano un cambiamento positivo.

Improvvisamente le porte si aprirono spaventandomi, allora un vecchietto basso con degli occhi enigmatici spuntò dalla porta, si piazzò all’entrata e disse:

"Benvenuti ragazzi e ragazze. So che tutti voi avete camminato per circa un ora... Voglio rassicurarvi questa sarà la prima e ultima volta che farete quel tratto a piedi di vostra spontanea volontà, difatti in futuro ci sarà un bus" si soffermò sulle sue parole ridendo sotto i baffi notando i nostri sguardi afflitti.

"Ma come ho camminato così tanto per poi scoprire che c’è un bus" mi dissi

"Quello è un rito di iniziazione per vedere quanto siete tenaci." Continuò  il direttore

"Perché per frequentare questa scuola non ci vogliono intelligenza stratosferica o un talento portentoso. Anzi! Ci vogliono tenacia e forza di volontà. Perché nel mondo dell’arte sopravvivono i tenaci, quelli che non si fanno abbattere dai critici, quelli che non hanno paura di essere giudicati, ma accettano le critiche migliorando sempre di più."

Si fermò un attimo guardando negli occhi ognuno di noi, sorrise, probabilmente aveva notato che non c’era indifferenza nei nostri sguardi. Io ero ammirata dal direttore, sembrava così saggio, ma al contempo mi faceva un po’ paura. Quegli occhi erano troppo enigmatici; non riuscivo a decifrare il suo sguardo.

"Ci vuole anche forza di volontà" Proseguì il vecchio

"In tutti i casi, in tutte le occasioni, anche quando il mondo vi crollerà addosso, nessuno vi impedirà di soffrire, ma non dovrete mai dimenticare i vostri obbiettivi, dovrete rialzarvi più forti di prima, con la sicurezza di farcela altrimenti i vostri sogni non si realizzeranno. Come diceva la Prof.Mavis non importa se quando è dove cadi: l'importante è la velocità con cui ti rialzi"

Ci fu un silenzio imbarazzante per un momento che parve interminabile, poi un ragazzo dai capelli rosa alzò la mano e disse tenendosi la pancia

"Mi scusi signor nonnetto io sto crepando dalla fame" l'uomo abbassò la testa e strinse i pugni, non gli si vedeva la faccia e ciò lo rendeva inquietante

"Come ti chiami ragazzo?" 

"Natsu signor nonnetto"

"Di nuovo" pensai

"Quel ragazzo non ha filtri e il direttore adesso lo ammazza". Osserva le altre reazioni: Una ragazza bassa si portò le mani alla bocca trattenendo il respiro. Un ragazzo pieno di piercing nascondeva la curiosità cercando di essere indifferente. Una ragazza con degli occhi blu sembrava aver paura per lui, mentre un tizio senza camicia godeva

"Quel fiammifero coglione è finito. Hahaha becca! così impari a disturbare la mia quiete" lo sentii mormorare. Chissà cosa gli aveva fatto quel ragazzo per farlo arrabbiare così tanto.

Inaspettatamente quando rialzò la testa il vecchietto stava ridendo  

 "HAHAHAHAHA Natsu?" Si asciugò una lacrima dovuta alle risate

"Hai ragione forse dovrei evitare i discorsi Tumblr quando potreste crepare davanti ai miei occhi hihihi. Suvvia non fate quelle facce da pecore da allevamento e seguitemi, non lo trovate esilarante?" disse ridendo ad una mandria di persone attonite.

"Pisces mi a detto che la cena è quasi pronta. Virgo vi mostrerà i dormitori con le vostre camere e vi spiegherà il loro funzionamento. Seguitemi  entriamo"

Camminai verso l’entrata e ciò che vidi all’interno mi lasciò senza fiato:

Un viale di granito portava ad un grande prato circolare decorate da aiuole colorate. Al centro stava una fontana con una statua di sasso bianco che raffigurava una ragazzina dai capelli lunghi e ondulati che danzava mentre un ragazzo fatto di sasso nero suonava il violino e cantava. L’acqua che le sgorgava dalle mani della ragazza e dal violino del ragazzo finiva prima in una grande vasca circolare poi in sei canali scavati nel prato dividendolo. Ogni canaletto portava ad un edificio bianco semicircolare rivolto verso il prato con grandi finestre ad arco. Tutti gli edifici aveva il tetto di vetro arrotondato come una cupola, rendendo il tutto molto fiabesco.

"Bello non credete?" Ognuno di quei canali porta ad una sezione artistica della scuola."

"Juvia vorrebbe correggerla signor direttore. Non è solo bello... è semplicemente meraviglioso" disse timidamente la ragazza dagli occhi color del mare più profondo.

"Sono d’accordo con Juvia!" Dissi all’unisono con la piccola ragazza vestita di arancione. Noi tre ci guardammo sorridendo e scoppiammo in una risata probabilmente insensata, ma cristallina e pura come l’acqua della fontana nel prato. Il vecchietto sorrise e continuò a parlare

"La ragazza della statua è la nostra prima direttrice: Miss Mavis quella della citazione tumblr" disse sogghignando

"Il ragazzo è il suo marito:  Zeref : loro sono i fondatori principali della Fairy Tail Art Scool. Ma ora guardate la in fon..."

"Venite con me" a parlare era stata una voce sconosciuta, mi girai verso di essa e notai una ragazza dai capelli corti color rosa cicca con un tailleur nero addosso

"Mi chiamo Virgo sono la capa dei dormitori e la segretaria della scuola. Ora voi venite con me e io vi mostrerò le vostre camere, più i vostri rispettivi compiti." Ci ordinò la donna

"Suvvia ragazzi Seguitela!" Disse il direttore siccome noi, da bravi studenti non ci muovevamo. Ci dirigemmo verso la donna chiamata Virgo, che s’incamminò con un passo deciso verso una viuzza ghiaiosa che passava dietro gli edifici. Ero emozionata, ma decisi comunque di parlare con le ragazze con cui aveva riso poco prima, per inaugurare la mia vita normale.

"Ciao io sono Lucy e tu?" Domandai alla ragazza dagli occhi blu e dolci.

"Juvia è felice di conoscerti Lucy"

"Scusa ma chi è Juvia?" S’intromise una ragazza dagli occhi simpatici e vestita di arancio

"In realtà Juvia parla in terza persona" rispose questa.

"Una cosa... stranamente affascinante, e tu chi sei?" Chiesi euforicamente, quel posto mi piaceva ne era valsa la pena di....

"Io sono Levy McGarden, spero di condividere esperienze uniche in vostra compagnia"

"Tsk, questa te la sei preparata a casa. Comunque io sono Gajeel" si avvicinò il ragazzo pieno di piercing.

"Perfetto archiviato come sbruffone" borbottò la ragazza chiamata Levy probabilmente sfiancata dalla dura verità.

"Visto che siamo in vena di presentazioni io sono Gray" A parlare fu una quinta voce appartenente al ragazzo dai capelli corvini, quello senza camicia.

"Juvia non vorrebbe essere indiscreta ma..."  disse timidamente Juvia senza terminare la frase poiché un altro ragazzo si era intromesso:

"La camicia" disse prima "spogliarellista guastafeste" mormorò poi.  Tra quei ragazzi non c’era una grande affinità, era chimico, scientificamente dimostrato.

"Io sono..."

"Natsu!" Completai la frase con gli altri. Il ragazzo spalancò gli occhi 

"Come fate a saperlo?"

"Semplicemente prima ti sei fatto notare da tutti chiamando il direttore, nonnetto " risposi regalandoli un sorriso dolce.

"Accidenti ho un talento naturale per farmi notare" disse, grattandosi la testa. Risi, quel ragazzo era buffo ma simpatico.

 

 


Levy


Ci ritrovammo davanti ai dormitori cinque minuti dopo. Questi avevano quattro piani, si trovavono su uno spiazzo in riva al mare, circondato dagli alberi del parco della scuola. A differenza degli edifici scolastici i dormitori erano in stile moderno. Un gigantesco cubo allungato di cemento armato. Il pianoterra era completamente di vetro e rifletteva il paesaggio circostante. Il risultato? I vetri del piano terra sembravano contenere il mare i prati, gli alberi e le montagne. Dando l’illusione che i piani centrali fossero sospesi nell’aria. L’ultimo piano era pure di vetro ma formava il tipico tetto ad angol.

"Oddio!" C’era una biblioteca su una parte di quel piano! Chiunque avesse progettato quel posto era semplicemente un genio, visto che gli scaffali della biblioteca sembravano immersi nel cielo tra le nuvole. Era semplicemente meraviglioso

Probabilmente avevo gli occhi illuminati poiché Juvia mi guardò sorridente e mi disse:

"Ti piace così tanto leggere? Anche prima Juvia ti a vista mentre leggevi alla pasticceria Juvia ti ha trovata simpatica" Mi stupii

"Oddio, allora eri tu quella ragazza elegantissima che veniva dalla spiaggia!"

"Se Levy a trovato Juvia elegante, lei è molto felice, perché Juvia vuole diventare una ballerina!" Disse sorridente. Sorrisi anche io, la sua allegria era contagiosa. Avevo notato subito di come Juvia si muovesse molto elegantemente, il ruolo di ballerina era semplicemente perfetto per lei.Fui richiamata alla realtà solo quando ci ritrovammo all’interno del dormitorio, più precisamente all’entrata di questo. Fu allora che la ragazza dai capelli rosa cicca parlò :

"Benvenuti ragazzi! Prima di servirvi la cena e consegnarvi le camere dovremmo sbrigare alcune  questioni pratiche." La donna di nome Virgo si fermò e indicò una bacheca, in seguito continuò a parlare:

"Dovete sapere che la nostra scuola sopravvive grazie ai turisti di Magnolia, grazie a quelli che ogni anno vengono a visitare questa città che ospita terme, piscine, musei, teatri, spiagge, ristoranti, biblioteche, ecc. Noi ogni anno forniamo alcuni studenti che lavorino part time presso alcuni di questi luoghi e in cambio la città mantiene la scuola e i dormitori. Tra l’altro molti turisti vengono a visitare la  nostra scuola." Si fermò un attimo poi ripartì, spiazzandoci tutti.

" Per chi non avesse capito qui per dormire e avere un pasto caldo dovrete rendervi utili alla società, in qualche modo. Su quella bacheca troverete i posti di lavoro disponibili." Fece una pausa per riprendere il respiro.

"Mi aspetto che tra una settimana tutti quei posti siano occupati dai vostri nomi." Finì solennemente.

Mi sentivo scoraggiata come avrei conciliato il lavoro part time con lo studio? Da brava secchione come ero ce l’avrei fatta.  Ecco cosa intendeva Virgo dicendo "I loro rispettivi compiti". Sospirai, mentre la donna ci accompagnava alla mensa del dormitorio. La mia camera l’avrei raggiunta dopo cena, forse anche quella faceva schifo. Dopo essermi sistemata avrei voluto dare un occhio alla biblioteca: perché forse, di notte era immersa nelle stelle.

 

 


Juvia


Era finita la cena. Avevo mangiato con Lucy e Levy ed ora mi avviavo verso la mia camera.

Camminavo lungo il corridoio del terzo piano, del dormitorio: i pavimenti erano di sasso liscio e freddo. Le lampade piccole e rotonde erano incassate al soffitto, ma spente, visto che non avevo trovato l’interruttore. Sempre al soffitto qua e là, c’erano alcuni lucernari che facevano filtrare la luce naturale dal piano superiore e che lasciavano vedere la biblioteca, anche se non c’era molta luce alle 23.00 di notte.

Ciò significava che non vedevo un gran che. Anzi non ci vedevo per niente. Tenevo in una sola mano quattro tipi di fodere e copriletti, che mi erano stati consegnati nell’atrio. Nell’altra mano stavano le riviste informative, necessarie per trovare il mio lavoro part time. Sulla schiena, appoggiato male e pericolante stava il mio borsone da sport. In un qualche modo stavo pure trascinando due trolley, che, contenevano i miei vestiti. In più appeso al mio braccio, avevo un secchiello stracolmo di conchiglie, e le mie dita in un qualche modo reggevano le chiavi della stanza 113. Assieme al bracciale che avevo fatto con la conchiglia bianca.

Virgo aveva detto che avrei visto la sua stanza solo dopo la colazione del primo giorno. Aveva parlato poi di un docente responsabile di classe, o qualcosa del genere. 

"Ma Juvia è troppo preoccupata per il lavoro part time, per capire a pieno il senso. Juvia capirà dopo, con la pratica" pensai.

Poco dopo vidi la mia stanza. Ma accadde in un attimo : Prima correvo verso di questa, felice, senza vedere la lastra di sasso sporgente, poi inciampai sulla lastra e tutto ciò che portavo con me, si catapultò nell’aria. Non feci neppure in tempo a riconoscere il ragazzo che mi stava di fronte, a pochi centimetri di distanza, che probabilmente non avevo visto a causa di ciò che reggevo prima in mano.

"ATTENTA"

Cercò di avvisarmi urlando, visto che la mia borsa da sport, contenente gli attrezzi da ginnastica e i pesi da muscolo mi stava arrivando addosso. Fu inutile. La borsa si schiantò sulla mia testa. La vista mi si annebbiò e svenni, cadendo.

 

C’era qualcosa di tiepido e profumato di inverno, sotto di me. Percepivo l’orecchio e la guancia appoggiate a qualcosa che batteva, e un dolore pulsante alla testa. Mi sentivo stesa su di un confortevole letto, avvolta in una calda coperta.

Avete presente quelle sere invernali dove esistiamo solo noi, il divano, e una cioccolata calda? Ecco, io mi sentivo così.D’un tratto, qualcosa di fresco mi sfiorò il naso e si posò lentamente sulla mia fronte, placandone il dolore. Quella cosa si appoggiò poi delicatamente sulla pelle della mia guancia, per poi staccarsi e darmi un lieve buffetto.

"Hey" disse una voce bassa e profonda

"Ci sei?" Chiese ancora la stessa confortevole voce, accompagnando quel gesto da altri leggeri buffetti. Aprii lentamente gli occhi, notando un ragazzo dai capelli corvini e le iridi grigio/nere, schiacciato sotto il mio corpo. Allora ricordai: la mia stanza, la lastra sporgente, la caduta e il ragazzo. Probabilmente ero svenuta sul suo corpo.

"Juvia è terribilmente dispiaciuta! " Dissi sollevandomi di scatto, con il solo effetto che la mia testa ricominciò a girare, facendomi cadere di nuovo sul petto del ragazzo.

"Juvia è dispiaciuta anche per questo, ma la sua testa gira e non riesce ad alzarsi..." Che figura avevo fatto, ero passata per la maldestra, avventata e pure pervertita. La mia reputazione era rovinata a causa di una stupida lastra di sasso sporgente, ed ora? Mi vedevo già in mezzo alla strada a chiedere l’elemosina. Vedevo la mia carriera andata in fumo. Quel ragazzo mi avrebbe odiata e poi rovinata.

"Ti do una mano" disse il ragazzo contro ogni pronostico, interrompendo i miei pensieri apocalittici e probabilmente anche parecchio esagerati.

"Ti aiuterò ad alzarti un po’ alla volta. Ce la fai ad aggrappati alle mie spalle?"  Mi chiese arrossendo impercettibilmente

"Juvia ci può provare..." dissi stringendo le sue spalle possenti. Il ragazzo cinse le braccia attorno alla mia vita e mi mise a sedere sul pavimento, poi si sedette pure lui tenendomi forte.

" Cosa cavolo tieni in quella borsa di tanto pesante?" Mi chiese

"Juvia ci tiene gli attrezzi da danza e i pesi. Juvia è così dispiaciuta, lei non voleva svenire addosso a..." Non mi ricordavo più il suo nome, ero sicura che lo avesse detto quando stavamo venendo al dormitorio, ma me lo ero scordata.

"Tranquilla, non fa niente, ti perdono "

"Juvia ti ringrazia, perché se non fosse stato per te probabilmente, Juvia sarebbe caduta sul pavimento e sarebbe stata... peggio" Lo dicevo sinceramente; se non fossi caduta su di lui, probabilmente sarei stata ancora a terra svenuta. Restammo così per un attimo indefinito, io con la testa appoggiata al suo petto, lui con le braccia attorno alla mia vita seduti nella penombra della notte. Sentivo un calore nel petto, un senso di tranquillità e sicurezza, una piacevole sensazione che mi riempiva il corpo riscaldandolo completamente. Chissà cosa era...

"Vuoi provare ad alzarti? Mi chiese ancora il ragazzo.

"Sì, Juvia ci vuole provare" risposi decisa. Il ragazzo, allora, spostò piano le braccia sulla mia schiena e senza alcuna fatica, mi mise in piedi. La mia testa cominciò a girare, ed io strinsi ancora di più le sue spalle, come per difendermi. In seguito appoggiai piano la pianta dei piedi a terra, mentre la trottola che avevo al posto della testa si fermava piano piano.

"Posso provare a lasciarti?" Mi domandò. Annui lasciando andare la presa sulle spalle del ragazzo e appoggiandomi al muro dietro di me. Sospirai guardando il pavimento pieno del disastro che avevo causato. Dovevo immediatamente riordinare e portare nella mia camera quelle cose. Mi abbassai e afferrai alcune conchiglie rimettendole nel secchiello, poi toccò agli attrezzi sportivi, le informazioni sul lavoro part time e alle altre cose. Non mi accorsi subito che il ragazzo stesse recuperando le mie valige. Però quando successe mi decisi: in un qualche modo dovevo ripagare la gentilezza di quel ragazzo. D’istinto mi fissai il polso dove stava la mia conchiglia portafortuna, decisi che avrei potuto farne a meno. Così me lo sfilai e lo tesi verso il ragazzo dicendo:

"Juvia vorrebbe darti il suo braccialetto portafortuna per ringraziarti di averla aiutata." Il ragazzo fissò il laccio di cuoio con la conchiglietta candida appesa, e, silenziosamente se lo mise attorniato al polso.

"Grazie" mi disse mentre il mio cuore faceva le capriole.Poco dopo con il suo aiuto entrai nella mia camera, con tutte le mie cose. Un istante dopo che lui avesse chiuso la porta e che io mi ci fossi appoggiata, ricordai il suo nome: Gray come i suoi occhi. "Gray-Sama" pronunciai ad alta voce accorgendomi del meraviglioso suono di quel nome.

Angolo Emmola 

Ciao!! Questa è la mia prima f.f che pubblico,( sono troppo nervosa, felice emozionata) quindi voglio darvi alcune informazioni al riguardo: 

Inizialmente era scritta tutta in terza persona ed io ho cambiato la persona con cui la raccontavo 5 volte in tutto, mi dicevo: “ma così racconto meglio i sentimenti dei personaggi, però così è meglio per raccontare i momenti assieme e un prima persona è un casino dare spazio a tutti i personaggi…” e anche peggio i tempi verbali. Ergo se trovate degli errori ortografici fatemelo sapere. Avevo messo pure Gerrza, ElfGreen, e BaccCana nella storia ma Erza diventava deprimente mano a mano che scrivevo, Cana era troppo ridicola e Evergreen ed Elfman erano troppo da diabete. Così li ho eliminati dai personaggi principali, ma ci sarà sicuramente un po’ di spazio per queste coppie fantastiche.

E ora ditemi cosa ne pensate?

Vi ho un po’ incuriusite? Spero di si ◇

♡Vi ringrazio per aver letto il primo capitolo di Fairy Tail Art School  !!

 

   
 
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