#1
Venerdì sera un
chuunin della divisione di decriptazione è uscito dall'ufficio
urlando come un invasato e gli ANBU, accorsi per il trambusto - e
perché il chuunin era pur sempre un ninja addestrato che
sapeva di dover seguire il protocollo - si sono trovati davanti un
enorme complicato sigillo su tutta la parete portante.
Dieci
minuti dopo, quella mostruosità ha iniziato a pulsare
vistosamente e in pochi secondi ha sputato delle persone.
Ibiki osserva il sigillo da
vicino, segue con gli occhi i kanji e l'intricato disegno che fa da
supporto, poi sposta lo sguardo sui sigilli di contenimento. Dietro
di lui la stanza è spaziosa e scura, silenziosa come non lo
era mai stata.
Nel mezzo c'è un tavolo, tre sedie da una
parte e tre dall'altra. Una lampada pende dal soffitto proprio al
centro, abbastanza alta per non limitare la visuale, abbastanza bassa
per circoscrivere l'alone luminoso.
“Complicato,”
commenta, risalendo l'arco percorso da inchiostro e strinature da
chakra, “la fortuna del principiante, immagino.”
Yamanaka sospira, alle spalle di Morino. La sua sedia è quella nel mezzo e Inoichi
sospetta che non sia un caso, ma se ne guarda bene dal farlo notare;
le persone come Ibiki fanno cose solo per vedere se riescono a
infastidirti, così poi sono legittimate a indagare. Conosce
bene quei sotterranei e la gentaglia che li abita, e non lo ritiene
un punto a suo favore.
Lui e Ibiki hanno passato una vita tra
quelle mura, eppure ancora non avevano visto niente di simile. Se
qualcuno gli avesse predetto quel fine settimana... Probabilmente si
sarebbero dati malati.
Sul lato opposto della grande stanza c'è
una porta. Acciaio, spesso e rinforzato, appena messo, li divide dal
resto del reparto e dell'edificio. La maniglia scatta, l'acciaio
gracchia e poi la porta cigola appena. Si apre per rivelare
Kakashi.
“Allora!” Inoichi batte le mani una volta per
attirare l'attenzione e sciogliere l'atmosfera. “Ricapitolando:
non sapete cosa sia successo, non stavate facendo niente di insolito,
non siete spie,” e indica Ibiki con il pollice, alle sue
spalle, “non sapete perché siete qui, non avete niente
in contrario a collaborare e non volete altro che tornare a
casa.”
Uno Shikaku, un Chouza e un
Inoichi, che chiaramente non è lui, annuiscono in modo
asincrono, dalle tre sedie al di là del tavolo.
“Ti sei dimenticato di dire che non hanno
problemi a rivelare dati sensibili sulla loro Konoha.”
Nel
silenzio che ha appena creato, Hatake sventola un sacchetto di
patatine.
Yamanaka uno gli lancia un'occhiata esasperata, Morino
raddrizza la schiena rigidamente e Akimichi due allunga una mano per
afferrare il pacchetto.
Kakashi sorride e inclina la testa di
lato, felice di stuzzicare il can che dorme. Consegna le patatine e
prende posto al tavolo.
“Giusto,” dice Inoichi,
infine, “visto che non è uno scambio culturale, lo
conterei come atto di buona fede.”
“Ah!” esclama
Ibiki, voltandosi.
Si avvicina al tavolo e scruta Shikaku a fondo
per dei lunghi secondi, poi si siede.
Ibiki è convinto di
avere a che fare con spie munite di molta fantasia e che l'intricato
sigillo alle sue spalle sia null'altro che una tecnica
spazio-temporale, non dissimile da quella del Secondo - probabilmente
un teletrasporto dai sotterranei del palazzo dell'Hokage a un bunker
di kiri - ma che non abbia niente a che vedere con mondi paralleli.
In ogni caso, se dovesse esistere un altro Ibiki, sarebbe sicuramente
d'accordo con lui nel procedere con la massima cautela e non farsi
abbindolare dalla sconcertante somiglianza con shinobi della foglia.
Dopotutto, alcune tecniche di trasformazione sono poco usate perché
definitive, ma hanno il vantaggio di non lasciare traccia.
Ibiki
vorrebbe aggiungere altro, ma la Godaime ha detto di usare
delicatezza, ché non vogliono scatenare una guerra inter
dimensionale, e lui tiene la lingua schiacciata sul palato per
contenersi.
Osserva, scruta, calcola. Rosica. Hatake deve
morire.
Kakashi, ignaro solo per un terzo, tira fuori un foglio e lo porge capovolto
agli altri due, senza guardarli. Nello stesso istante si rivolge
all'insolito Ino-Shika-Cho che ha davanti.
“Siete liberi di
andare,” comincia - intanto Inoichi uno ha cercato di prendere
il documento, ma Ibiki lo ha afferrato per primo. “Da nessuna
parte senza una scorta, con nessuno che non sia una scorta, non senza
essere reperibili.”
Yamanaka uno sospira e poi si massaggia
una tempia.
“Sono andato bene?” chiede Hatake,
impenitente.
Morino borbotta qualcosa di molto scortese,
appollaiato nella sua posizione, il volto scuro e arcigno, le spalle
curve e i pugni stretti sul foglio al punto da fare delle
grinze.
“Siete stati assegnati a Nara,” tuona,
scontento, “congratulazioni e fuori dai piedi.”
I luoghi e i personaggi non mi appartengono, ma se potessi scegliere vorrei Ibiki e la sala degli interrogatori. Non c'è lucro e, se qualcuno se lo sta chiedendo, se potessi scegliere ci sarebbe.