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Autore: VeuveNoire    28/11/2016    0 recensioni
"Alzai lo sguardo e mi accorsi che gli occhi che incrociai erano fissi su di me già da un bel po', intenti a catturare ogni minimo dettaglio senza distogliere l'attenzione per un attimo, ed improvvisamente mi sembrò di essere tornata al primo incontro.
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E mi sentii proprio così quando mi ritrovai davanti al mio nemico; quando, guardandolo dritto negli occhi, arrivai alla conclusione che sì, forse a Jake qualcosa sul mio avversario l'avrei dovuta chiedere.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Alice verrà portata in istituto »

In quell'istante il mio cuore smise di battere. Il mio cervello ci mise un'infinità di secondi prima di elaborare ciò che avevo sentito. Non poteva essere vero.

« Non puoi più occupartene » continuò la signora Darren, risistemandosi gli occhiali e afferrando uno dei tanti fascicoli poggiati sulla scrivania. « Andrà in America, probabilmente, dove sono sicura che troverà una famiglia »

In quel momento avrei fatto molto peggio, ma mi limitai a scaraventare tutti gli squallidi soprammobili sul pavimento e a distruggere tutto ciò che mi trovavo davanti. Davvero, una famiglia? Io sono la sua famiglia! pensai, affondando un altro colpo. Mrs. Darren si portò una mano alla bocca e iniziò  a chiamare, in evidente stato di panico, la sicurezza.

Non me ne fregava nulla. Non avevo niente da perdere e avrei lottato fino all'ultimo per tenere Alice con me. Nessuno avrebbe potuto sostituire mamma o papà. La verità è che ciò che rimaneva della famiglia eravamo solo noi, e non avrei lasciato che ci separassero.

Due uomini alti non meno di due metri mi sollevarono per le braccia e mi trascinarono fuori dalla stanza, costringendomi a lasciare l'edificio. Le mie urla e le mie minacce a quanto pare non ebbero nessun effetto su di loro, e tutto ciò che ottenni fu il divieto di tornare - cosa che non avrei fatto, in ogni caso.

Tutto ciò a cui riuscivo a pensare è che ero miserabile, nel vero senso della parola. Tutto di me era squallido. Il viso segnato dai lividi e dalle cicatrici, i vestiti sporchi e logori. La rabbia che mi cresceva quando pensavo a come ero sempre stata. Alla superficialità che mi era sempre appartenuta. La convinzione che le cose importanti fossero la macchina nuova e le feste del venerdì sera, o i buoni voti a scuola. Più passavano i giorni, più mi rendevo conto che non avrei mai più provato quel senso di serenità.
 



Quando arrivai nel piccolo appartamento in cui io ed Alice stavamo da qualche mese era già sera, e da lì a poco ci sarebbe stato l'ennesimo incontro. 

Quella volta Jake mi disse che vincere era un obbligo, che non potevo permettermi di perdere perchè la ricompensa era altissima, e che avrebbe potuto consentirmi di sistemarmi per un bel po' di tempo. Ed io ero pronta a tutto pur di portarmi a casa la vittoria. Non sarebbe stato difficile, e quando sarei tornata dalla mia sorellina le avrei detto che l'avrei portata a mangiare fuori e che le avrei comprato tutto ciò che desiderava. Che per un po' non l'avrei più lasciata da sola come ero costretta a fare e che avrei trascorso tutto il mio tempo con lei.

« Allie, sono tornata » Quasi sussurai, per paura di svegliarla in caso stesse dormendo. Invece dopo due secondi era già fra le mie braccia.

« Ti ho aspettata » mi disse. Si stropicciò gli occhi e mi fece uno dei suoi sorrisi più dolci. La strinsi più forte che potevo, quasi me la potessero portare via.

« Stasera non posso rimanere con te, ma ti prometto che questa è l'ultima volta »

I suoi occhi si spensero immediatamente, e dentro di me sapevo che non mi credeva. Le avevo detto quella frase almeno un altro milione di volte, ma non avevo mai mantenuto la promessa. Mi si formò un nodo in gola. Quella situazione mi distruggeva, e il mio equilibrio psicologico si stava sgretolando fin troppo velocemente.

« Questa volta è diverso, davvero. E quando tornerò potremo fare tutto quello che vuoi. Va bene? »

Annuì immediatamente e mi sembrò che quella volta si fidasse davvero. Ci credavamo entrambe e questo non poteva che darmi ancora più carica per la gara. Misi Alice a letto e guardammo insieme il suo cartone preferito fino a quando non si fu addormentata - e non ci mise molto. Quel giorno era stanchissima, eppure mi aspettò fino a tardi. Dovevo vincere. Glielo dovevo.

Mi diressi verso il bagno e cambiai tutte le fasciature stando attenta a non urlare dal dolore. La cicatrice sul viso era ancora fresca e bruciava da morire, mentre la lividura mi permetteva a stento di aprire l'occhio destro. Ero messa davvero male, eppure mi sentivo imbattibile. Indossai la tuta più comoda che avevo e legai i capelli in una coda alta, poi mi misi in spalla il borsone in cui c'era tutto ciò di cui avevo bisogno e lasciai l'appartamento.
 



Quella sera l'aria londinese era più gelida che mai. Le strade erano deserte e non ci misi molto a scorgere l'auto di Jake parcheggiata in fondo al viale. In moto, pronta per partire. Proprio come me. L'adrenalina mi scorreva nelle vene e ogni singola parte di me gridava sono pronta. Vincerò.

Quando entrai non mi diede nemmeno il tempo per potermi sistemare sul sedile. « Ascolta, Maya » I suoi occhi non guardavano più la strada, ma me. E la sua aria minacciosa mi fece rabbrividire più di quanto non ci fosse riuscito il freddo. « Quei cinquantamila dollari servono ad entrambi. Trentacinque sono tuoi. »

E' patetico, ma in quel momento mi sentii come ritornare a vivere. Dopo un'infinità di tempo avevo la possibilità sistemare tutto. Quei trentacinquemila dollari mi avrebbero salvata. Avrei potuto comprare un appartamento che sarebbe stato mio e di Alice per sempre. Avrei potuto lasciare quello sporco lavoro e avrei potuto mandare Allie a scuola e chissà, io avrei potuto frequentare il college. Non mi sarei mai perdonata una sconfitta. Non avrei sopportato un altro fallimento.

« Ti conviene vincere » continuò, poi rivolse lo sguardo davanti a sè e la macchina, in men che non si dica, scomparve fra le strade londinesi.

Quando Jake mi vide combattere per la prima volta avevo sedici anni; papà ci aveva lasciato da poco e l'azienda era finita nelle mani di una delle famiglie più ricche del paese. Quanto a me e mia sorella, non ci era rimasto nulla se non qualche dollaro, ed ogni giorno era una lotta continua, nel vero senso della parola. In tutti quegli anni avevo imparato tantissime cose, ma le più importanti erano due. Uno, nessuno ci avrebbe tirato fuori dai guai. Due, l'unica a poterlo fare ero io. E allora lo promisi a me stessa. E lo avrei fatto solo per Alice.
 



Durante tutto il tragitto in macchina non feci altro che prospettare quanto avrei fatto dopo quella serata e a come avrei diviso il guadagno. 

Dopo essermi resa conto di come veramente andava il mondo, mi ero ripromessa che nella mia vita non avrei programmato più nulla, perchè poi non finiva mai come volevo io, eppure non riuscivo a non pensarci. Non riuscivo a scacciare dalla mente l'immagine di me ed Alice intente a sistemare la nuova casa e a decorarla come meglio credevamo; preparare insieme il dolce nella nuova cucina come facevamo prima ogni domenica, quando finivo di ripetere per il test in classe del giorno successivo (quello di matematica, magari, a cui prendevo sempre il voto più alto della classe), a mettere le luci natalizie che mi facevano tornare ogni volta bambina e preparare l'albero sulle note di qualche tipica canzone natalizia; tutte queste scene si succedevano nella mia testa mentre l'angoscia mi contorceva lo stomaco e la gola mi si seccava. 

Il senso di imbattibilità che sembrava accompagnarmi fino a quel momento sembrò vacillare per un momento per poi tornare a farmi sentire forte che mai. Non importa chi mi sarei trovata difronte, lo avrei distrutto e fatto ciò che dovevo senza rimorsi; magari avrei preso qualche pugno e mi sarei procurata qualche altra cicatrice che mi sarebbe rimasta sulla pelle per sempre, a ricordarmi che avevo lottato con tutta me stessa per potermi salvare, ma non mi sarei arresa lasciando vincere il nemico e tornando a casa da perdente. Mai. La mia sorellina non lo meritava, e nemmeno io. 

Dopo tanti sacrifici e tante rinunce era giunto il momento di avere una vita degna di essere chiamata tale, ed io quella sera me la sarei ripresa ad ogni costo.
 



« Siamo arrivati » La voce di Jake mi riportò alla realtà, e tutti i miei pensieri presero a rimbombarmi nella mente e nelle orecchie, col cuore che mi batteva velocemente, al punto da sentirlo martellare quando poggiai la mano destra sul petto.

Alzai lo sguardo che fino a pochi secondi prima era perso nel vuoto e mi accorsi che in quel posto non ci ero mai stata prima.

« Dove siamo? » domandai, mentre raccolsi rapidamente tutte le mie cose dal sedile posteriore e alzai il cappuccio della felpa per ripararmi dal gelo che avrei trovato una volta uscita dall'auto.
« Non ti serve saperlo. Adesso concentrati sull'incontro » Il motore si spense ed estrasse le chiavi voltandosi a guardarmi negli occhi per qualche secondo, come se volesse dirmi qualcosa. Eppure non capii.

« Non mi hai domandato nulla sull'avversario » continuò, e solo allora me ne resi conto. Di solito preferivo sapere con chi mi sarei scontrata, ma quella volta non me ne interessai minimamente, e c'era un perchè.

« Non importa, e sai il motivo, Jake?» Questa volta ricambiai lo sguardo senza lasciarmi intimidire dalla sua sfrontataggine e dal disprezzo che traspariva dalla sua espressione, perchè non lo temevo. Dopo essermi intascata quei benedetti trentacinquemila dollari mi sarei liberata di lui e di tutto quello schifo, degli incontri che mi distruggevano e delle persone che come Jake si servivano della fame della gente per poter vivere nel lusso.

« Perchè stasera ci sarà un solo vincitore » affermai, stringendo i denti e soffermandomi sul campo che avrei raggiunto poco dopo più carica che mai, mettendomi in spalla il borsone e aprendo la portiera.

« E quella sono io » Conclusi, poi scesi dall'auto e mi riparai dal freddo stringendomi nella felpa della tuta, incamminandomi verso la strada buia che portava all'imponente cancello di entrata da cui riuscivo già a intravedere la figura alta e snella che, al centro del campo, era concentrata sull'allenamento.

Pensai che forse avrei dovuto fare lo stesso, per cui accellerai il passo e mi affrettai a liberarmi dall'ingombrante borsone che mi portavo dietro ogni volta. ù

Nulla mi suonava nuovo, tutto rientrava nella solita routine che mi apparteneva ormai da troppo tempo, eppure c'era qualcosa di diverso quella sera che mi scuoteva fin dentro all'anima, facendo sì che l'adrenalina mi scorresse nelle vene aiutandomi a farmi sentire ancora più invincibile. 

Mi piazzai al centro del campo dove le luci mi permisero meglio di guardarmi intorno e mi accorsi che c'era già qualcuno che fremeva per l'inizio dell'incontro. Patetici, pensai. Poi mi ricordai che la situazione in cui mi trovavo era ancora più penosa e che quindi tutto ciò che mi restava fare era vincere. 

Non mi soffermai nemmeno un attimo sul ragazzo che mi stava difronte; la mia mente era un vortice di pensieri inutili ed illogici che avrei voluto cacciare via all'istante. Non ero abituata a sentirmi in quel modo, ma le responsabilità quella volta erano davvero tante, ed io ne portavo il peso senza pensare nemmeno un attimo a tirarmi indietro.

Quando mi resi conto di star riflettendo fin troppo scossi la testa come a volermi liberare di tutto ciò che mi tormentava e feci un respiro profondo, ripetendomi che ce l'avrei fatta. Alzai lo sguardo e mi accorsi che gli occhi che incrociai erano fissi su di me già da un bel po', intenti a catturare ogni minimo dettaglio senza distogliere l'attenzione per un attimo, ed improvvisamente mi sembrò di essere tornata al primo incontro.

Allora non ero del tutto cosciente di ciò in cui mi andavo a cacciare, ma nonostante il timore che potessi non essere all'altezza della situazione, la mia curiosità prevaleva su tutto. E mi sentii proprio così quando mi ritrovai davanti al mio nemico; quando, guardandolo dritto negli occhi, arrivai alla conclusione che sì, forse a Jake qualcosa sul mio avversario l'avrei dovuta chiedere.





Author's corner
Salve ragazze! Spero che questo primo capitolo sia stato interessante nonostante mi sia soffermata molto a raccontare quella che è la storia di Maya, la nostra protagonista.
Fatemi sapere se siete interessate al continuo e lasciatemi un parere, anche se si tratta di una critica. Vi lascio il link a wattpad dato che ho pubblicato anche lì la storia, così che possiate scegliere dove seguirla. ( https://www.wattpad.com/story/91450995-fighter-%C2%BB-j-b )
Alla prossima :)
   
 
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