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Autore: Yugi95    28/11/2016    2 recensioni
Immaginate di scoprire che la realtà, in cui avete da sempre vissuto e conosciuto, non sia altro che una parte di un qualche cosa di più grande. Immaginate di scoprire un nuovo mondo di cui ignoravate persino l'esistenza e che adesso è lì, dinanzi a voi, pronto a rivelare i propri segreti. La Dimensione Magica nasconde un terribile segreto, una storia così scellerata che si è addirittura voluta dimenticare. Per Bloom e le sue amiche sarà quasi impossibile risolvere il mistero. Nuovi e vecchi nemici, provenienti dalle tenebre più profonde dell'universo magico, sono pronti a colpire e, questa volta, non ne risentirà solo il corpo ma anche l'anima. Tuttavia una luce, fioca e debole, brilla nell'oscurità. La luce racchiude l'unica speranza di salvezza, ma, per poter ardere, ha bisogno di essere alimentata dai venti dell'amicizia, della fiducia e dell'amore. La battaglia finale è alle porte e l'esito dello scontro deciderà non solo le sorti di Magix ma di tutti i mondi conosciuti.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Winx
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Winx Club - Cassiopea's Chronicles'
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Capitolo XVIII - Lo scontro
 
Le stelle, quella sera, brillavano intensamente. I loro fasci luminosi, diramandosi in tutte le direzioni, conferivano allo scuro cielo di Magix una mistica aura di sacralità. Tra gli alti alberi di Selva Fosca spirava un freddo vento, che passando attraverso le foglie, produceva un leggero sibilo. Degli animali, che erano soliti popolare il bosco, non vi era traccia. Il clima rigido di quei mesi, infatti, li aveva spinti a trovare un rifugio caldo e accogliente, dove trascorrere l’inverno. Alfea, per questo motivo, era circondata da un paesaggio surreale… immobile, come se il tempo si fosse fermato ad un preciso istante. La scuola, immersa in un silenzio rasserenante, sembrava essere deserta. Le luci, infatti, ad eccezione di quella presente nell’ufficio della preside, erano tutte spente, determinando l’impossibilità di distinguere le forme e i colori dell’edificio. Il cortile, al contrario, era rischiarato dalla fioca luce di piccole lucerne, appese a dei fili. Una di queste, posizionata nei pressi del pozzo, illuminava il pallido volto di un giovane ragazzo dai capelli neri. Questi, seduto su una delle panchine marmoree, lì presenti, era intento ad accarezzare dolcemente un piccolo coniglietto dal pelo grigio, addormentato fra le sue mani. Sulla sua gamba, invece, era poggiata la testa di una piccola fatina dai capelli viola, la quale, coperta da una giacca di pelle nera, dormiva beata, abbracciando una chiave azzurra. Il ragazzo, apprezzando la tranquillità e la tenerezza di quel momento, di tanto in tanto, alzava gli occhi al cielo in direzione dei dormitori delle studentesse, fissando tutte le volte, anche per diversi minuti, una finestra in particolare.
«Bloom… …Bloom… Bloom…» ripeté, per tre volte, una voce femminile.
«Ancora cinque minuti» biascicò la rossa.
«Bloom…  Bloom, svegliati» continuò la donna.
«Sono stanca… tornate tra un anno» replicò la Principessa di Domino.
«Custode della Fiamma del Drago… apri gli occhi» tuonò, perentoria, la voce.
Quell’appellativo, così particolare e specifico, fece svegliare di colpo la Principessa di Domino. Questa, dopo aver spalancato le palpebre dei suoi grandi occhi azzurri, con sua grande sorpresa, si rese conto di non trovarsi più nella sua stanza ad Alfea. Il suo corpo, infatti, galleggiava, come una trasparente bolla di sapone, in un buio e vasto cielo, “rischiarato”, sporadicamente, dalla presenza di soffici nuvole dorate. Bloom, spaesata dalla stravaganza del luogo, cercò di muoversi, al fine di trovare un appoggio “più solido” per i suoi piedi. Tuttavia i tentativi risultarono inutili: la ragazza non si mosse neanche di un millimetro. La rossa, a quel punto, poiché stava iniziando seriamente a preoccuparsi, sperando di richiamare l’attenzione della voce misteriosa, urlò:
«C’è nessuno?! Dove mi trovo? Vi prego, qualcuno mi risponda».
All’improvviso, a pochi metri dalla rossa, una debole luce azzurrina fece la sua comparsa e iniziò a richiamare a sé un cospicuo numero di minuscole particelle dorate. Questa, diventando, istante dopo istante, sempre più grande, assorbì tutta l’energia luminosa, presente in quel luogo, trasformandosi in una sorta di enorme stella azzurra. La fonte di luce, però, non mantenne a lungo quella forma, infatti, poco dopo, implose fragorosamente, sprigionando un’enorme quantità di energia. La Principessa di Domino, a quel punto, facendosi scudo con le braccia e sollevando le gambe all’altezza dell’addome, cercò di proteggersi. Il tutto durò una manciata di secondi, poi la quiete e il silenzio tornarono a regnare in quel luogo così strano. Bloom, nonostante fosse stata colpita in pieno dall’esplosione, non sembrava essere ferita e il suo aspetto era perfettamente in ordine. Tuttavia, poiché ciò, che era appena accaduto, l’aveva terrorizzata, la ragazza continuava a coprirsi il volto con le braccia. La voce femminile, allora, al fine di richiamare la sua attenzione, esordì con tono severo.
«Custode della Fiamma del Drago… guardami!».
La rossa, colpita dalla voce tagliente della donna misteriosa, scostò lentamente le mani dal viso e riaprì gli occhi. La Principessa di Domino, non appena mise a fuoco la figura, che le si trovava di fronte con voce carica di sorpresa, esclamò:
«Arcadia!».
La Fata Guardiana del Regno Dorato si stagliava dinanzi la ragazza in tutta la sua celeste bellezza. Il suo corpo etereo, inoltre, emanava una candida luce bianca, la quale illuminava quel “paesaggio”, così mistico e irreale. La Prima Fata della Dimensione Magica si avvicinò, lentamente, alla Principessa di Domino, la quale, seppur colpita da tutta quella “scenografia”, mantenne un’aria distaccata e sospettosa. Arcadia, una volta che si trovò a poca distanza da Bloom, spalancò le sue sottili labbra e riprese a parlare.
«Bloom è un po’, che non ci vediamo».
«Forse, troppo poco» replicò, acida, la ragazza.
«Modera il tuo linguaggio, signorina!» l’apostrofò la donna con voce fredda.
«Perché dovrei? Dopotutto, chi sei tu per dire a me come comportarmi?» sbottò Bloom.
La Fata Guardiana del Regno Dorato, non riuscendo a capire il motivo di tutto quell’astio, preferì sorvolare sull’atteggiamento della ragazza e, cercando di mostrarsi più dolce e comprensiva, sussurrò:
«Hai ragione, perdonami».
La Principessa di Domino, leggermente colpita dalla tranquillità e dall’umiltà delle parole di Arcadia, rimase, per alcuni istanti, in silenzio, poi, iniziando a tormentarsi alcune ciocche dei capelli, come era solita fare nei momenti di nervosismo, biascicò:
«Lasciamo perdere».
«L’importante è chiarirsi» concluse, divertita, la Prima Fata.
«Se lo dici tu» replicò Bloom, per poi domandare con fare inquisitorio «Arcadia, dove mi hai portato? Per caso sto sognando?».
«Diciamo di sì» rispose la donna.
«Quindi, mentre dormivo, sei entrata nella mia testa?! Non avresti dovuto farlo, è una mancanza di rispetto verso la mia privacy» sentenziò la rossa, iniziando ad alterarsi.
La Fata Guardiana del Regno Dorato, cercando di mantenere la calma, nonostante la Principessa di Domino stesse mettendo a dura prova la sua pazienza con fare alquanto vago ed elusivo, rispose:
 «Tranquilla, non ho “frugato” tra i tuoi pensieri. Questo, inoltre, non è un sogno, nel vero senso della parola».
«Non capisco… sto dormendo oppure no?» sbuffò la ragazza, non riuscendo a capacitarsi della situazione.
Arcadia, a quel punto, volendo mettere fine a quella discussione, ai suoi occhi inutile, spiegò alla Custode della Fiamma del Drago, la vera natura del luogo, nel quale entrambe si trovavano.
«Questo, mia cara, è un “piano astrale”, una sorta di collegamento diretto tra la tua e la mia mente. Soltanto io e te possiamo accedere a questo posto… nessun altro. Il piano astrale mi dà la possibilità di mettermi in contatto con te in qualsiasi momento».
«La cosa non mi è ancora del tutto chiara, ma, non potendo fare altrimenti, sono costretta a crederti» esclamò, piena di collera, Bloom.
«Sempre meglio di niente» replicò, leggermente divertita, la fata.
«Adesso, però, spiegami: per quale motivo hai deciso di vedermi?» domandò la rossa, sebbene conoscesse già la risposta.
«Ecco, volevo… volevo sapere come stessero procedendo le ricerche» balbettò Arcadia, mentre una sorta di luccichio comparve, per non più di un secondo, nei suoi occhi dorati.
«Procedono…» rispose, secca, la ragazza.
«Siete stati nell’altra dimensione?» chiese la Prima Fata con voce esitante.
«Si… ci siamo stati» replicò Bloom con fare flemmatico.
La Fata Guardiana del Regno Dorato, non riuscendo più a sopportare la superficialità e la noncuranza della Custode della Fiamma del Drago, alzando il tono di voce, le pose, sperando che, questa volta, le risposte fossero soddisfacenti, una serie di domande specifiche.
«Cos’avete scoperto? Avete trovato qualche indizio utile? Sapete chi è il custode? Ti prego Bloom, rispondimi… non farmi stare in pena».
«Non sono affari, che ti riguardano!» tagliò corto la Principessa di Domino, voltandole la faccia e incrociando le braccia.
Arcadia, profondamente offesa dal tono e dalle parole della rossa, divenne scura in volto e, assottigliando i suoi occhi ambrati, esplose in un impeto di rabbia.
«Adesso basta! Mi hai davvero stancata con questo atteggiamento indisponente. È raro che accada, ma questa volta devo proprio ammetterlo: ho sbagliato ad affidarti una missione così delicata. Avrei dovuto dar retto al Consiglio degli Anziani e, come da loro suggerimento, risolvere personalmente la faccenda. Tuttavia, avevo deciso diversamente, perché nutrivo grande rispetto e ammirazione nei tuoi confronti, Custode della Fiamma del Drago. Speravo che la tua caparbietà e bontà d’animo riuscissero a “guidarti” e a darti la forza, necessaria per portare a termine il compito, affidatoti. Non dovevo fidarmi di te… di un’insulsa e viziata ragazzina».
Una vena, presente sulla fronte di Bloom, pulsava prepotentemente, mentre il candore della pelle del suo volto aveva lascito spazio a un diffuso rossore. I suoi grandi occhi blu, inoltre, si erano riempiti di venature vermiglie. La ragazza avrebbe tanto voluto inveire contro la sua interlocutrice, dando, in questo modo, sfogo alla rabbia e al risentimento, che, da ben due mesi, le opprimevano l’animo. Tuttavia, sebbene fosse visibilmente offesa dalle affermazioni della Prima Fata, cercò di mantenere un certo distacco e, ostentando una finta superiorità emotiva, con sarcasmo, replicò alla donna.
«Fiducia… hai anche il coraggio di parlare di fiducia?! Tu e il tuo “comitato di quartiere” non avete il diritto di farmi la morale. Rischiando la mia stessa vita e quella dei miei più cari amici, ho intrapreso la ricerca, da voi affidatami. In cuor mio sapevo che, per quanto assurda fosse quest’avventura, stavo facendo la cosa giusta, stavo rimediando a tutti gli errori del passato. Sebbene i tentativi siano stati numerosi, nessuno è riuscito a farmi cambiare idea, nessuno mi ha fatto dubitare delle tue parole. Quando ci siamo lasciati alle spalle la Dimensione Magica, al fine di arrivare nell’universo della Fiamma della Fenice, io, le altre Winx e i nostri ragazzi abbiamo compiuto un enorme “salto nel vuoto”, lasciando decidere al caso la nostra sorte. Sai perché non avevamo paura? Perché non abbiamo esitato a lanciare a tutta velocità la navetta di Fonterossa all’interno di un portale? Ci fidavamo ciecamente di te, Arcadia… della tua storia, dei tuoi avvertimenti… del tuo buon cuore. Noi… no, io… io non avrei mai dovuto riporre la mia fiducia in te, accettando, senza il minimo riserbo, tutto ciò, che mi hai detto. Sky aveva ragione… sono stata una patetica sciocca».
«Io e il Consiglio non abbiamo nulla da rimproverarci» sentenziò la Fata Guardiana del Regno Dorato, non riuscendo, però, a nascondere lo stupore, che le affermazioni della rossa le avevano causato.
La Principessa di Domino rise istericamente, suscitando ulteriore disprezzo nell’espressione di Arcadia, la quale strinse, nervosamente, entrambe le mani a pugno. Dopo diversi minuti, una volta che ebbe ripreso il controllo di sé, la giovane fata riprese la parola.
«Certo, come no… voi siete semplicemente perfetti. Tu, il Consiglio degli Anziani, la Custode della Fiamma del Drago, che ebbe la brillante idea di sigillare Ksendras».
«Non ti permetto d’insultarci! A nessuno è consentito» urlò la donna con voce carica d’odio.
«Capita! Sarà meglio avvisarla, allora» replicò Bloom, abbozzando un sorriso.
«Di cosa stai parlando? A chi ti stai riferendo?» domandò, ripetutamente, la Prima Fata, la quale aveva ormai perso tutta la sua aura di sacralità e compostezza.
La Custode della Fiamma del Drago, compiaciuta nel vedere Arcadia così inviperita, sorrise maliziosamente, poi, dopo aver assunto un’espressione seria, rispose:
«Alla mia amica, Camille».
La donna, non appena sentì quel nome, strabuzzò gli occhi; le sue mani, nonostante fossero ancora serrate, iniziarono a tremare, mentre il suo volto divenne più pallido del normale. La Prima Fata, muovendo le sue grandi ali, indietreggiò leggermente, poi, rendendosi conto della gravità di quell’affermazione, balbettò:
«Come… come fai a…  a conoscere quel nome?».
«Merito tuo! Sei stata tu a mandarci nell’altra metà di Cassiopea…» esclamò, compiaciuta, la Principessa di Domino.
«Per cercare l’attuale Custode della Fiamma della Fenice! Non per socializzare» la interruppe, digrignando i denti, Arcadia.
 «Se non fosse stato per lei, adesso io e le altre Winx staremmo ancora girando a vuoto nell’altra dimensione» puntualizzò la rossa.
«Io ti avevo dato un compito, delle indicazioni… una “strada” da seguire!» gridò la Fata Guardiana del Regno Dorato.
Bloom, non riuscendo più a mantenere, a causa di tutta quella situazione e, in special modo, delle ultime parole della donna, l’atteggiamento distaccato, che, fin dall’inizio, l’aveva contraddistinta, inveì contro quest’ultima.
«Arcadia, tu non hai fatto niente! Non sei stata di alcun aiuto, ai fini della ricerca. Ti sei limitata a raccontarmi una “favoletta della buona notte” e, poi, facendo leva sul mio senso di colpa, hai fatto in modo che acconsentissi alla tua richiesta di aiuto. Camille, al contrario, ci ha fornito informazioni utili, ci ha suggerito dove cercare e, cosa più importante, ci ha dato la speranza».
«Quella donna è solo… solo una pazza» esclamò, acida, la Prima Fata.
«Beh… una pazza si è rivelata molto più utile di te. Una pazza ha avuto il coraggio di assumersi le proprie responsabilità» disse la rossa con sarcasmo.
«Che cosa vorresti insinuare?» domandò la donna con fare sprezzante.
La Principessa di Domino trattenne, per alcuni istanti, il respiro e chiuse gli occhi, al fine di fare ordine tra i suoi mille pensieri. Non appena ebbe trovato le parole giuste, per poter affrontare la discussione, non esitò a rispondere.
«Adesso conosco... …la verità…  la terribile verità, che, fin dall’inizio, hai cercato di nascondermi. Tu, la Custode della Fiamma del Drago, il Consiglio degli Anziani e le Tre Fate Eteree… voi tutti non solo avete causato la distruzione di Cassiopea, ma avete permesso che, una delle sue metà morisse nel silenzio e nell’indifferenza generale. Avete abbandonato i mondi della Dimensione della Fenice al loro tragico destino. Sapevate benissimo che il Custode della Fiamma della Fenice, a causa delle sue gravi ferite, non sarebbe riuscito a sopravvivere il tempo, necessario per permettergli di stabilizzare quell’universo. Vi siete limitati a guardare dall’altra parte, avete ignorato l’appello e la disperazione dei vostri amici. Camille, quando ci ha raccontato della morte del fratello minore e del tradimento, ordito dalla Custode della Fiamma del Drago ai danni della Dimensione della Fenice, aveva le lacrime agli occhi. Non puoi nemmeno immaginare quanto mi sia sentita infima e meschina, in quel momento. Il solo pensiero di condividere lo stesso potere di quella donna, mi causava ribrezzo. Tu, spinta dalla paura, che tali rivelazioni avessero potuto farmi cambiare idea, hai preferito nascondermi questa ed altre importantissime informazioni. Ad esempio, non mi hai parlato del medaglione, appartenuto al Custode della Fiamma della Fenice, e dei suoi mistici poteri, perché sapevi benissimo che ciò avrebbe comportato il dovermi rivelare il coinvolgimento di Acheron. Agendo in questo modo, però, non solo ti sei alienata la mia fiducia e il mio rispetto, ma hai anche messo in pericolo il buon esito della ricerca del nuovo Custode e, conseguentemente, hai messo in pericolo l’esistenza stessa della Dimensione Magica. Non sei degna dell’appellativo di “Fata Guardiana”, non sei degna di sovrintendere alla sicurezza del nostro universo, non…».
«Basta!» la interruppe, bruscamente, Arcadia, lanciando un urlo, che riecheggiò per tutto il piano astrale.
La fata azzurra ansimava, come se avesse compiuto un enorme sforzo. I suoi occhi dorati erano colmi di lacrime, mentre le sue labbra, sebbene non potessero sanguinare, mostravano l’evidente segno dei denti. Bloom rimase ad osservarla per diversi minuti e, aspettandosi il “peggio”, si mise sulla difensiva, tenendosi pronta a schivare o contraccambiare un probabile attacco. Fortunatamente nulla di tutto ciò accadde. La donna, infatti, dopo essersi calmata, cercando di riacquistare il contegno, precedentemente perduto, si asciugò gli angoli degli occhi con le mani e, assumendo, nuovamente, quel suo consueto atteggiamento di “venerabile” superiorità, riprese a parlare.
«Ho omesso alcuni “dettagli” della storia, perché non li ritenevo utili ai fini del compito, che ti avevo affidato. Per quanto riguarda il medaglione, appartenuto al Custode della Fenice, non potevo essere certa che il suo attuale proprietario fosse ancora Acheron. Se ti avessi detto, fin dal primo momento, ciò, ti saresti concentrata esclusivamente sul trovare un modo, per far uscire lo stregone dal Legendarium. D’altronde, cercando di recuperare il medaglione, avremmo corso il rischio di liberare nuovamente Acheron. Non potevo porre rimedio ad un problema, causandone un altro. In merito alle altre accuse, mosse a mio carico… non sono tenuta a risponderti. Camille, suo fratello… gli atri erano consapevoli dei sacrifici e delle difficoltà, che l’imprigionamento di Ksendras avrebbe comportato».
«Gli altri?! Arcadia, quante altre persone hanno sofferto, a causa di questa scelta?» esclamò la rossa, con aria preoccupata.
La Fata Guardiana del Regno Dorato si girò, dando le spalle alla ragazza, e, dopo aver poggiato entrambe le mani sul proprio petto, rispose.
«Ormai non ha più importanza. Per quanto tu possa indignarti, urlare e avventarti contro di me, ciò, che è stato fatto, non può essere cancellato. Cassiopea è il passato, adesso dobbiamo pensare a questo universo. L’ultima scintilla della Fiamma della Fenice si è ormai quasi del tutto esaurita. Il tempo è agli sgoccioli: presto l’equilibrio della nostra dimensione andrà in mille pezzi… presto Ksendras sarà libero. Se ritieni opportuno seguire i suggerimenti di Camille, fa pure… né io né il Consiglio ti ostacoleremo. Tuttavia sappi che, qualora Acheron non avesse con sé il medaglione, determinando una considerevole perdita di tempo, oppure riuscisse a scappare dal Legendarium, causando ulteriori danni ai diversi pianeti, tu e le Winx sarete ritenute le dirette responsabili della catastrofe, dovuta alla scomparsa della Fiamma della Fenice».
«Arcadia io e le ragazze non falliremo, ma sia chiaro: quando tutto sarà risolto, tu e il Consiglio degli Anziani risponderete in prima persona a tutta la Dimensione Magica delle vostre azioni… passate, presenti e future» replicò, determinata, Bloom, mentre, dopo averla portata a poca distanza dal proprio viso, chiudeva, minacciosamente, la mano destra a pugno.
«Vedremo…» concluse la Prima Fata, con aria mistificatrice.
Nello stesso istante, in cui furono pronunciate quelle parole, il corpo etereo della donna emise un fortissimo e accecante bagliore, che, cogliendo la Principessa di Domino alla sprovvista, la costrinse a chiudere gli occhi. Tutto divenne nero, poi, dopo una manciata di secondi, quando la rossa riaprì le palpebre, si ritrovò nel suo letto ad Alfea. La mattina seguente, come erano ormai solite fare da più di un mese, le Winx, dopo aver consumato una veloce e frugale colazione, al fine di non appesantirsi, s’incontrarono nell’auditorium della scuola, per riprendere i loro allenamenti. Quella volta, però, oltre alle ragazze, erano presenti anche Max, il quale, insieme a Tecna, doveva controllare alcuni calcoli matematici, inerenti alla convergenza d’amplificazione magica, Brendon, anche se non era la prima volta, e, per la gioia di Selina, le Pixie. La Principessa di Domino, intanto, con fare autoritario e prepotente, dava direttive alle altre ragazze in merito ad un nuovo e intenso allenamento, che, a suo dire, lei stessa aveva pensato. Le altre Winx, profondamente colpite dall’atteggiamento di Bloom, stentavano a credere alle parole della loro amica. La sessione di allenamento, ideata dalla rossa, infatti, era estenuante e, nel giro di poche ore, le avrebbe stremate. Agli occhi delle cinque fate, le quali non riuscirono a darsi un’altra spiegazione convincente, la Custode della Fiamma del Drago sembra essere del tutto impazzita. Ad avvalorare quella tesi, inoltre, vi era anche lo strano modo, in cui la Fata Guardina di Domino si era comportata quella mattina. La rossa, infatti, non si era presenta a colazione e, senza dire niente a nessuno, si era diretta all’auditorium, per potersi allenare da sola nella Camera delle Simulazioni. Quando le altre Winx l’avevano, infine, raggiunta, le aveva pesantemente rimproverate, accusandole di essere delle perditempo e di non impegnarsi a fondo. Daphne, inoltre, cercando di calmarla, si era rimediata un’ulteriore strigliata da parte della sorella, la quale l’aveva accusata di metterla in ridicolo. La leader delle Winx, infine, rompendo una promessa fatta tempo prima a Stella, aveva vietato alle altre la possibilità di recarsi, quello stesso pomeriggio, a Magix, per poter trascorrere una serata di svago. In realtà Bloom, a discapito di ciò, che pensavano le amiche, non era uscita di senno. Il suo atteggiamento era solo una diretta conseguenza della lunga e travagliata conversazione, avuta la sera prima con Arcadia. La ragazza, infatti, profondamente turbata da quel dialogo e da tutto ciò, che ne era derivato, si era fermamente decisa a chiudere quella storia una volta per tutte, a discapito del suo stesso benessere fisico e interiore… a discapito dello suo stesso rapporto di amicizia, che, da anni ormai, la legava alle altre Winx.
«Ehi rossa, hai un minuto?» esordì Brendon, mentre Selina, incuriosita, gli si poneva accanto.
«Sbrigati, non abbiamo tempo da perdere» replicò, acida, la Principessa di Domino.
«Ci siamo svegliati storti questa mattina?» esclamò, sarcastico, il ragazzo.
«Vuoi arrivare al punto?» lo incalzò la rossa, dopo aver ordinato alle altre di entrare nella camera.
«È da un po’ che vi osservo… siete brave, ma non abbastanza» rispose l’amico con voce fredda.
«Per questo vorrei andare ad allenarmi» gracchiò Bloom.
Il ragazzo dai capelli neri, allora, mettendosi le maini in tasca e assumendo un atteggiamento di pacata noncuranza, le spiegò il suo punto di vista.
«Combattere tra di voi non vi renderà più forti. Ormai ciascuna Winx è un “libro aperto” per tutte le altre. Di conseguenza gli attacchi sono prevedibili e ognuna di voi sa, da principio, quale mossa userà l’altra. Poiché avete paura di farvi male a vicenda, inoltre, la forza, che adoperate, è sempre insufficiente. Questo v’impedisce di comprendere quale sia il vostro vero potenziale e, non meno importante, non vi permette di capire quali siano i vostri limiti di sopportazione del dolore. Dammi la possibilità di venire con voi, sarò io il vostro avversario. In questo modo, tu e le altre dovrete impegnarvi per battermi. Non abbiate paura di farmi male, come ben, sai sono un “osso duro”».
«Brendon non ha tutti i torti, forse dovremmo…» intervenne Tecna, facendo capolino al portellone della macchina.
Bloom, però, la zittì con un gesto della mano e, dopo aver voltato le spalle al ragazzo ed essere entrata nel macchinario con voce distaccata, disse:
«Non abbiamo bisogno del tuo aiuto».
Brendon, però, poiché era fermamente convinto della veridicità delle sue parole, corse in direzione dell’ingresso della Camera delle Simulazioni e, nonostante il portellone stesse per chiudersi, riuscì, all’ultimo secondo ad entrare nel macchinario. Selina, invece, rimasta affianco all’amico per tutta la durata della sua conversazione, poco prima che il ragazzo raggiungesse Bloom e le altre, si fece promettere da questi che, per il bene suo e degli altri, non avrebbe utilizzato i suoi poteri, ma che si sarebbe limitato al solo scontro fisico. Fatto ciò, la fata dai capelli verdi si diresse insieme a Max, preoccupato quanto lei, ad osservare la situazione all’interno della camera dalla postazione di controllo del Professor Palladium. Pochi secondi dopo l’attivazione del macchinario, le Winx e, con grande sorpresa da parte loro, Brendon si ritrovarono in una spaziosa radura di una lussureggiante foresta.
«Brendon cosa ci fai qui?» domandò, stupita, Musa, indicando l’amico.
«Ti avevo detto di starne fuori!» ringhiò la rossa, la cui aggressività spaventò e preoccupò le altre.
«Ormai sono qui… quindi preparatevi: oggi, sarò io il vostro avversario!» replicò Brendon, togliendosi la giacca e lasciandola cadere per terra.
«Se proprio ci tieni a farti male, ti accontenterò» sibilò la Principessa d Domino, per poi aggiungere, rivolgendosi alle altre, «Andiamo ragazze, attacchiamo!».
Le sei Winx si alzarono in volo e si disposero a cerchio intorno a Brendon, il quale, per nulla impressionato da quella “formazione d’attacco”, rimase immobile ad aspettare la mossa delle avversarie. All’improvviso, su indicazione di Bloom, Musa e Tecna si avventarono sul ragazzo, lanciando i loro attacchi più potenti.
«Raggio bioritmico» urlò la fata della tecnologia.
«Eco infinita» aggiunse la fata della musica.
I due raggi energetici corsero, per un breve tratto, paralleli, poi, a causa della vicinanza, si fusero in un unico potentissimo attacco, che, sferzando l’aria circostante, si diresse velocemente contro Brendon. Quest’ultimo, tra lo stupore generale, chiuse gli occhi e, limitandosi a spostarsi di lato, evitò il colpo, che si andò ad infrangere contro gli alberi, posti alle sue spalle. Musa e Tecna, non riuscendo a credere a ciò, che avevano appena visto, decisero di tentare un secondo attacco, sfruttando, questa volta, un approccio più “fisico”. Le due fate, allora, posizionandosi l’una alla destra e l’altra alla sinistra di Brendon, mantenendo da quest’ultimo una distanza di circa quindici metri, esclamarono contemporaneamente:
«Barriera decibel!».
«Cubo organico!».
A quel punto sull’avambraccio di Musa comparve uno scudo ovale di colore viola, mentre su quello di Tecna un’altra barriera verde trasparente a forma di prisma regolare. Entrambe, proteggendosi con i loro incantesimi, si lanciarono a tutta velocità contro Brendon, in modo tale da schiacciarlo tra i due scudi. Il ragazzo, però, non appena le due fate furono abbastanza vicine, compì un salto di quasi tre metri verso l’alto, facendo sì che la fata della tecnologia si scontrasse violentemente con quella della musica. Musa e Tecna, accasciatesi al suolo, a causa della micidiale botta, non riuscendo a mantenere attiva la trasformazione, tornarono normali e, pochi secondi dopo, sotto lo sguardo compiaciuto di Brendon, svennero. La Fata della Fiamma del Drago, sebbene fosse rimasta sbalordita dalla facilità e dalla destrezza, con le quali il suo amico aveva messo fuori combattimento due delle fate più potenti della Dimensione Magica, era furiosa e, inveendo contro le altre compagne, ordinò loro di attaccare, con ogni mezzo a disposizione. Flora e Aisha, sebbene non condividessero la furia della rossa, volendo mettere alla prova se stesse e la loro capacità, si prepararono al contrattacco. Dopo essere planate a terra, infatti, le due fate si presero per mano e, una volta che entrambe ebbero alzato l’altro braccio, aprendo il palmo della mano in direzione di Brendon, gridarono:
«Pioggia di primavera!».
«Nube morphix!».
Una gigantesca spirale di petali multicolore, avvolta da una densa e fitta nebbia rosa, si mosse, minacciosamente verso il ragazzo. Quest’ultimo, a causa dell’estrema rapidità e portata della convergenza, non ebbe né il tempo né la possibilità di evitarla. Di conseguenza, dopo aver piantato bene i piedi al suolo, incrociò le braccia all’altezza del viso e si preparò ad accusare il colpo. Tuttavia, non appena fu “investito” dal vortice, quest’ultimo svanì nel nulla. L’incantesimo era soltanto un diversivo, escogitato dalle due ragazze. La pioggia di petali e la nebbia di morphix, infatti, avevano il solo scopo di celare Aisha e Flora, le quali, approfittando della distrazione dell’avversario, volando una di fianco all’altra e chiudendo una delle loro mani a pugno, erano entrambe pronte a colpirlo con tutta la forza, che avevano in corpo. Brendon, però, sebbene fosse rimasto piacevolmente colpito dall’inventiva e dalle capacità delle sue amiche, non si fece trovare impreparato. In una frazione di secondo, infatti, avendo intuito in quale parte del corpo le due avrebbero scagliato i loro attacchi, mosse rapidamente le mani e, nonostante l’impatto lo avesse fatto arretrare di alcuni metri, lasciando sul terreno evidenti tracce di quel trascinamento forzato, riuscì a difendersi, bloccando i pugni delle ragazze. La fata della natura e quella dei fluidi, però, non si diedero per vinte e, sebbene le loro mani fossero ancora strette nella morsa di quelle di Brendon, alzando contemporaneamente le loro gambe sinistre, cercarono di “affondare” una ginocchiata nel suo ventre. Il ragazzo, allora, dopo aver lasciato la presa sugli arti delle avversarie, bloccò, nuovamente, il loro attacco. Questa volta, però, le due non ebbero il tempo di escogitare nuove mosse. Brendon, sfruttando le ginocchia di Flora e Aisha, come appoggio, si fece forza sulle mani e, dandosi una piccola spinta verso l’alto, piroettò all’indietro. Tuttavia, mentre si trovava a mezz’aria, non appena le sue gambe furono all’altezza del petto di entrambe, spingendole in avanti, le colpì con la pianta dei piedi. Le due fate, a causa della potenza del colpo, furono sbalzate per aria e, quando toccarono terra, non ebbero più la forza di rialzarsi. A quel punto Bloom, in preda ad una profonda crisi di nervi, sebbene fosse consapevole dei rischi, decise di attaccare personalmente il ragazzo dai capelli neri, con il suo attacco più potente. Di conseguenza, lasciando da sola un’impaurita ed impotente Stella, si sollevò ancora più in alto nel cielo e, portandosi sopra la testa di Brendon, dopo aver allargato le braccia, urlò:
«Tempesta di fiamme!».
Non appena la rossa pronunciò quelle parole, un muro di fiamme rosse dalle sfumature dorate l’avvolse completamente. Subito dopo, davanti alla giovane fata comparve una gigantesca palla di fuoco incandescente. Brendon, visibilmente preoccupato per i danni, che quell’attacco avrebbe potuto causare, dal momento che le altre Winx, ad eccezione di Stella, non erano in grado di evitarlo, si tenne pronto ad intervenire. L’attesa non fu lunga, infatti, poco prima di scagliare la palla di fuoco al suolo, Bloom chiuse per una manciata d’istanti gli occhi, al fine di concentrarsi. Il ragazzo, approfittando di quella distrazione, dopo essersi assicurato che le altre ragazze non lo stessero guardando, volò verso la rossa e, serrando la mano destra a pugno, una volta avvicinatosi a sufficienza, la colpì violentemente alla bocca dello stomaco, facendola svenire. Il gigantesco globo infuocato, così come la parete di fiamme, svanì all’istante. Brendon, poi, dopo aver preso tra le sue braccia il corpo, privo di sensi, dell’amica, in modo tale da evitarle di schiantarsi al suolo, scese lentamente verso terra.
«Dove… dove mi trovo» biascicò Bloom, con la bocca impastata.
«Sei in infermeria. Brendon e le altre ti hanno portato qui questa mattina» la rassicurò, dolcemente, Daphne, mentre le altre Winx, le Pixie, Max e Brendon la guardavano con aria turbata.
«Questa mattina? Che ore sono?» domandò, preoccupata, la rossa.
«Sono… sono le cinque del pomeriggio» le rispose Stella con voce triste.
La Principessa di Domino, dopo aver sgarbatamente rifiutato l’aiuto della sorella, si alzò dal letto e, avvicinandosi minacciosamente al ragazzo dai capelli neri, esclamò:
«Per colpa tua e della tua scellerata idea, abbiamo perso un’intera giornata!».
«Non fare così, dopotutto, anche se breve, è stato un allenamento molto utile» intervenne Flora, mettendo il braccio intorno alla vita dell’amica e cercando di placarne la rabbia.
Allo stesso modo i presenti, ad eccezione di Selina, la quale era rimasta in disparte, si strinsero attorno alla ragazza, al fine di tranquillizzarla e farla ragionare. Bloom, però, non volle sentire ragione e, non curandosi minimamente delle conseguenze delle proprie parole, riprese ad inveire contro l’amico.
«Tu non hai la minima idea di quanto sia prezioso il nostro tempo. Non possiamo permetterci di sprecarlo con questi giochetti inutili. La Dimensione Magica è, ormai, sull’orlo della distruzione… dobbiamo sbrigarci a diventare più forti, al fine di sconfiggere Acheron e recuperare il medaglione. Questo non è un gioco né, tanto meno, un’insulsa “caccia al mostro”. Gli abitanti del nostro universo rischiano la vita… le nostre famiglie rischiano la vita. Questo, però, a te non importa e sai perché? La tua famiglia è al sicuro nell’altra metà di Cassiopea, non corre il pericolo di scomparire per sempre. Ti sei divertito ad umiliarci e a farci perdere ore preziose, tanto nessuno, a cui sei legato, sebbene dubito ci sia qualcuno, che ti voglia davvero bene, potrebbe essere cancellato dall’esistenza da un momento all’altro. Brendon, la verità è che sei solo un egoista».
 Brendon rimase in silenzio e, con espressione impassibile, si limitò ad ascoltare lo sfogo dell’amica. Quando quest’ultima ebbe finito, tra il silenzio generale, il ragazzo dai capelli neri, senza replicare o difendersi, lasciò l’infermeria. Le altre ragazze e Max, fortemente demoralizzati da quella scena, allo stesso modo, si apprestarono a lasciare la piccola stanzetta. La Principessa di Domino, però, richiamando la loro attenzione, comandò loro:
«Non pensiate che per oggi abbiamo finito. Adesso torneremo nella Camera delle Simulazioni e riprenderemo gli allenamenti, mentre Daphne…».
All’improvviso un rumore secco echeggiò per tutta l’infermeria. Subito dopo, la guancia sinistra di Bloom divenne rossa. Selina, invece, ancora con la mano aperta, aveva assunto un’espressione severa, mentre i suoi occhi nocciola si erano assottigliati così tanto da sembrare due fessure. La fata dai capelli verdi, tra lo stupore dei presenti, dopo aver schiaffeggiato l’amica, con voce carica di risentimento, disse:
«Bloom sei… sei solo una bambina viziata. Per tutta la mattina io e le altre abbiamo cercato di tollerarti, abbiamo pensato che doveva esserci un motivo, che ti spingesse a comportarti in questo modo così spregevole. Ci hai comandate a bacchetta, ci hai fatto sentire delle nullità e, per poco, non hai messo in serio pericolo la vita di Aisha, Flora, Musa e Tecna. Nonostante ciò, però, sebbene non lo meritassi, sono sicura che le altre ragazze ti abbiano già perdonato, come, del resto, ho fatto anch’io. Tuttavia, non posso tollerare ciò, che hai detto a Brendon. Tu non te ne rendi conto, ma hai compiuto una meschinità senza precedenti. Devi assolutamente rimediare a queste offese, prima che non sia più possibile… prima che l’amicizia tra te e Brendon sia irreversibilmente compromessa. Quindi… muovi quel tuo bel sederino e corri da quel ragazzo. Io e le altre, invece, come avevamo precedentemente deciso, andremo a Magix a divertirci e a cercare di dimenticare tutta questa storia. Quando torneremo, tu, una volta che ti sarai chiarita con Brendon, andrai da ciascuna Winx, Pixie comprese, e chiederai loro scusa».
Non appena la ragazza ebbe finito di parlare, voltò le spalle alla Principessa di Domino e, seguita da tutti gli altri, si allontanò dalla stanza. Bloom, ancora intontita per lo schiaffo e le dure parole dell’amica, mantenendo lo sguardo perso nel vuoto, si lasciò cadere su una sedia, posta accanto a lei. La rossa, poi, dopo essersi resasi finalmente conto della gravità delle sue azioni, coprendosi il volto con le mani, scoppiò a piangere. Passarono diversi minuti, finché la ragazza, una volta che ebbe finito di singhiozzare, si rimise in piedi e, decisa più che mai a chiedere scusa al suo amico, con passo svelto, si diresse agli alloggi degli insegnanti. Giunta alla camera dei due ragazzi, Bloom, tirando un profondo respiro, bussò alla porta e, senza aspettare che dall’interno arrivasse una risposta la spalancò. Brendon, seduto sul proprio letto, con la testa china, era intento ad osservare quella sua vecchia fotografia bruciacchiata. La fata della Fiamma del Drago, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, si avvicinò e, con la voce rotta dal pianto, balbettò.
«Brendon…».
«Avevi ragione… i miei genitori non corrono alcun rischio» bisbigliò il ragazzo dai capelli neri, senza staccare lo sguardo dalla foto.
«Mi… mi dispiace…» continuò la rossa, tirando su con il naso, ma Brendon la interruppe.
«Loro sono al sicuro in un luogo… dove nulla più può accadergli».
«Non… non saranno…» sibilò la ragazza, afferrando il tragico significato di quelle parole.
«Morti?! Si… da diverso tempo ormai» esclamò Brendon con voce tremante.
«…Come?» azzardò a chiedere Bloom, sedendosi accanto a lui e prendendogli la mano.
Il ragazzo dai capelli neri, a quel punto, alzò lo sguardo e, mostrando alla sua amica il volto, contorto in una smorfia di dolore e rigato da un spaventoso liquido nero, piagnucolò:
«Io… sono stato io… ad ucciderli».
 
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Note dell’autore: Ben ritrovati a tutti ;D. Eccoci con un nuovo capitolo, incentrato su più argomenti =). Nella prima parte Bloom, dopo diversi mesi, rincontra Arcadia, la quale, preoccupata per le sorti della Dimensione Magica, vuole sapere dalla ragazza a che punto siano le ricerche del Custode della Fiamma della Fenice. La Principessa di Domino, però, da quando ebbe, insieme alle altre Winx, quel lungo dialogo con Camille nella Dimensione della Fenice, ha cambiato totalmente opinione sulla Fata Guardiana del Regno Dorato. Di conseguenza mostra, nei confronti della donna, un atteggiamento irrispettoso, canzonatorio e sfiduciato. Arcadia, allo stesso modo, sebbene all’inizio cerchi di contenersi, non appena scopre il motivo di tale comportamento, perde tutta la sua compostezza e “sacralità”, inveendo contro la Principessa di Domino. Il colloquio, tra le due, si chiude con un doppio monito: Arcadia, qualora il recupero del medaglione fosse fallito, avrebbe ritenuto le Winx responsabili della distruzione della Dimensione Magica; Bloom, invece, assicura alla Prima Fata che, una volta chiusa la faccenda Ksendras, si sarebbe battuta per far luce sugli eventi, che portarono alla distruzione di Cassiopea. La seconda parte del capitolo è più action. Brendon, infatti, si propone di dar una mano alle ragazze con il loro allenamento. La fata della Fiamma del Drago, però, profondamente turbata da ciò, che era successo la sera prima, è restia ad accettare la sua offerta. Tuttavia il ragazzo riesce ad entrare nella Camera delle Simulazioni e a sfidare tutte le Winx, ad eccezione di Stella. La sessione di allenamento si conclude con l’attacco micidiale di Bloom, la quale, sentendosi arrabbiata, frustrata e demoralizzata, non esita a colpire Brendon, mettendo, allo stesso tempo, in pericolo anche le sue amiche. L’ultima parte… beh l’approfondiremo la prossima volta XD. Detto questo, vi saluto e vi do appuntamento con il prossimo capitolo :D :D :D.
Yugi95
   
 
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