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Autore: mymanga    28/11/2016    4 recensioni
Crescere comporta responsabilità.
Tra ricordi passati e speranze future, Pan ormai giovane donna, capisce che è giunto il momento di prendere decisioni veramente importanti, fondamentali per il proseguimento della sua vita.
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Dal 1° capitolo:
Se la fortuna decide di sorriderti, capisci che l'immenso amore che provi per il tuo compagno... così forte e resistente perché costruito sulle solide fondamenta di rispetto fiducia e collaborazione, ecco quell'amore non è UN punto d'arrivo, ma IL punto di partenza per nuovi progetti, nuove priorità...
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks | Coppie: Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Albero della Vita
12 CAPITOLO

 

“REAGISCI PAN!
E’ la tua natura, un tuo diritto!
Non devi temerla”


Incredibile…
Lo aveva fatto per davvero. Di nuovo.
“Hai un bel tempismo, sai? Come pensi reagirà Gohan quando verrà a sapere che hai contribuito, non poco, a far scatenare Pan? Oh sì, giusto, oltre al piccolissimo particolare che l’hai mandato a dormire anzi tempo, escludendolo completamente dai giochi! Sai, fossi in lui, sarei un tantino risentito, per non dire altro: in fondo stiamo sempre parlando di Sua Figlia” domandò Junior sarcastico e parecchio seccato nel constatare che del  suo perfetto e impeccabile piazzale, ridotto ad un disastrato colabrodo, era rimasta in piedi solo una misera palma malconcia, all’ombra della quale stava appunto ‘riposando’ l'amico. Si soffermò ad osservarlo per qualche istante provando un’istintiva sensazione di protezione verso di lui: il suo piccolo allievo era diventato un guerriero potentissimo, ma soprattutto un uomo adulto e responsabile. Il buon senso non gli mancava di certo, ma ora, da padre, come avrebbe reagito sentendosi escluso da una questione tanto personale e privata che riguardava la Sua Pan.
 
La scena non sfuggì a Goku, le cui labbra si incurvarono in un sorrisetto allusivo: nonostante l’atteggiamento scontroso del namecciano, era fin troppo evidente la manifestazione di affetto appena dimostrata, poi in un sussurro enigmatico sospirò: “Ah… i figli”
Si sedette a gambe incrociate e posando uno sguardo affettuoso sul viso del primogenito proseguì: “Sai Junior, non pensare che sia facile per me…. Ma devono avere l’opportunità di vivere appieno le loro vite, di affrontare direttamente le difficoltà, solo così possono capire veramente. Questo vale sia per Pan, che per Gohan. Lui avrebbe troncato la questione sul nascere, sicuro! Certo, lo avrebbe fatto per proteggerla, ma di fatto avrebbe vanificato un’importante occasione di crescita per…” sorrise “… per la nostra piccola teppista” rendendosi conto che l’ultima parola gli suonava stranamente famigliare.
“Già, Goku, mi congratulo con te! I teppisti a Casa Son crescono come i funghi… Ne sarai contento, vero?” ironizzò Junior divertito: a questo punto diventava particolarmente interessante conoscere la reazione di qualcun altro, tipo… tipo sua moglie!  
 
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… un’indescrivibile sensazione
di Liberazione

 

Un boato tremendo, un’onda d’urto tale da radere al suolo l’intero altipiano e tutti i complessi rocciosi limitrofi, esplosi e disintegrati in una gigantesca nuvola di polvere visibile a chilometri di distanza. Una volta dissoltasi, rimase Lei, a mezz’aria, avvolta da un’accecante luce dorata: abito strappato e lucenti capelli biondi a volteggiarle attorno.
Con spietata lentezza, poi, alzò lo sguardo verso una precisa direzione, la sua. Gelidi occhi di mare e un cuore di lava infuocata: Trunks era arrivato troppo tardi.

Decisamente troppo tardi, si era trasformata.
Trasformata in Super Saiyan!
Lei, la Sua Pan

Ironia della sorte, poi, il fatto che molto probabilmente era stato proprio Lui, senza volerlo, a rappresentare il principale motivo di questo sconvolgente cambiamento.
Farla soffrire o infuriare davvero, erano due concetti che non meritavano nemmeno l’ombra della considerazione e, invece, per assurdo si era ritrovato, suo malgrado, ad esserne addirittura l’artefice.

Cosa poteva esserci di peggio?
Sicuramente il fatto che, da lì a poco, si sarebbe scatenato un caos tale da rappresentare la sua personalissima versione dell’Inferno.

Cinica, Crudele, e infame: davvero una vendetta perfetta.
Se non fosse stato il diretto interessato, si sarebbe quasi complimentato per la pazienza e la meschina ingegnosità  dimostrate. Tsk! 
Solo pochi anni prima con uno sforzo e uno spavento inimmaginabili era riuscito miracolosamente a strappargliela di mano, e ora, dopo averla resa la sua Donna, sua e solo sua, aveva pensato bene di servirsi proprio di lei per ricambiare il favore…

Già, Trunks…
Come ci si sente
quando a saltare, sul più bello,
sono i Tuoi di piani?

 

Queste sarebbero state le velenose parole che si sarebbe sentito rinfacciare se quella mente diabolica avesse avuto una voce. Sicuro.
Oltretutto incredibilmente Bastarda nel sfruttare motivazioni così stupide…. stupidamente interpretabili… per il giovane cuore di Pan.

Pan… Poteva andare peggio di così?
Evidentemente Sì

Sì, perché ora di fronte a lui non c’era la sua piccola terrestre a dir poco furiosa, non sarebbe stato un problema così inaffrontabile cercare di farla ragionare, forse.
Di fronte a lui c’era una pericolosa guerriera, guidata dal puro e grezzo istinto Saiyan, troppo feroce e insensibile alla sua prima apparizione: era stato capace di sgretolare la natura umana servendosi dei più svariati sentimenti, utilizzati solo come semplici pretesti per ottenere la propria Libertà.
C’era già passato, sapeva come poteva funzionare: un’eredità pesante la loro, che andava domata quanto prima, ma ora, il suo sguardo glaciale, parlava chiaro… scontro.
“Pan” la chiamò tentando un primo approccio amichevole.

Con studiata lentezza, la saiyan raccolse le lunghe code bordeaux del vestito lacerato e le raggruppò da un lato ad altezza della sua coscia: con un gesto secco e veloce, le squarciò tutte.
Poi mantenendo il proprio sguardo glaciale inchiodato nelle iridi celesti del ragazzo, le lasciò andare al vento. Il gesto di sfida era evidente, adesso nessun intralcio nei movimenti l’avrebbe ostacolata.
“La tua Pan non so dove sia… Ora ci sono IO” rispose impassibile.
Poi sparì alla velocità della luce per ricomparire d’improvviso al fianco di Trunks sussurrandogli all’orecchio un poco rassicurante: “Vuoi giocare con me, Saiyan?”
Un brivido lo percorse, lasciandolo incredulo nel constatare come la vicinanza della piccola Son gli avesse lasciato una sensazione di reale disagio, mai provata in tutta la sua vita.
Mai fino a quel momento…
Rapida e potente arrivò una ginocchiata dritta alla bocca dello stomaco: gli tolse il respiro e lo fece piegare su se stesso dal dolore. Seguì un colpo caricato a piene braccia dritto sulla schiena che lo fece precipitare rovinosamente sulle macerie sottostanti.

A causa dell’impatto si era sollevato un notevole polverone, così, nell’attesa che questo si diradasse, la giovane tigre decise di appostarsi su un masso roccioso limitrofo.
Già… una giovane tigre a caccia: si sentiva addosso una determinazione mai provata, le era bastato posare lo sguardo su di lui e la sua fredda mente calcolatrice, dopo aver abilmente localizzato i vari punti deboli e meglio attaccabili, le aveva servito su un piatto d’argento più di una soluzione per stenderlo.
Aveva optato per un inizio soft, non puntava necessariamente a farlo fuori, altrimenti il gioco sarebbe finito troppo presto.

Sì, giocare.
Aveva molta, ma molta, voglia di Giocare con Lui!

Ma come solo due guerrieri saiyan possono permettersi: il suo obbiettivo era il totale sfruttamento della smisurata abilità combattiva che si era ritrovata ad avere, in quel momento desiderosa come non mai di mettersi all’opera.
Lei avrebbe giocato, senza riserve!
Spettava a Trunks decidere della sua sorte, a suo rischio e pericolo: lui era in gamba, si sarebbe divertita comunque, ma gli avrebbe caldamente consigliato di seguirla nella trasformazione.
“Avanti Saiyan, non si fanno aspettare le donne! Questo lo dovresti sapere bene… ne conosci così tante” lo sollecitò velenosa, chissà che provocandolo un po’ non avrebbe guadagnato tempo prezioso nell’ottenere un rivale veramente competitivo.

La risposta non tardò ad arrivare: accompagnato da alcuni fasci luminosi, con un colpo d’aura il ragazzo si liberò da tutti quei blocchi di roccia che lo avevano letteralmente sommerso.
L’abito da cerimonia si era inevitabilmente sgualcito, ma fisicamente si era più o meno ripreso da quel micidiale colpo a sorpresa.
Si tolse quello che rimaneva della sua giacca e la lanciò lontano, poi si allentò il nodo della cravatta: meglio non rischiare oltre, d’ora in avanti avrebbe dovuto prestare la massima attenzione ai suoi movimenti.
Non era affatto sicuro di riuscire a contrastarla, ma di oltrepassare il limite non ne aveva alcuna intenzione.
Provò la strada del dialogo puntando su un argomento a lei caro, ma era piuttosto sicuro che si sarebbe rivelato un perfetto buco nell’acqua:
“Smettila Pan! Vuoi essere considerata una ragazza adulta, no? Allora facciamo le persone civili e parliamone!” perse un battito vedendola di nuovo sparire dalla sua visuale, ma stavolta non avrebbe commesso lo stesso errore: all’ultimo secondo riuscì a schivare un tremendo pugno diretto al volto, che s’infranse contro la dura pietra alle sue spalle, frantumandola in più punti.
Approfittando del colpo andato a vuoto, altrettanto rapidamente le afferrò i piccoli polsi chiudendoli in una morsa d’acciaio, poi con un movimento deciso la bloccò alla parete più vicina: l’uno di fronte all’altra, lo sguardo severo di lui in quello strafottente di lei.
“Interessante… a riflessi, allora, non sei messo tanto male!” gli sorrise insolente e, soprattutto, incurante della ferita appena procuratasi; questo atteggiamento irritò non poco la pazienza del ragazzo, ma il sottile rivolo di sangue che dal dorso della piccola mano che stringeva, andava a rigare le sue stesse dita, lo fece concentrare su questioni decisamente più importanti.

Dannazione a Lei, a se stesso, e al loro stupido sangue saiyan!
Non poteva neanche evitare i suoi attacchi!

L’incoscienza aliena che governava la sua mente se ne infischiava alla grande che Pan rimanesse per tre-quarti umana: ora no, ma tornata nella sua forma normale li avrebbe accusati tutti i colpi ricevuti, per assurdo, proprio da se stessa.
Non gli rimaneva che incassare e parare tutti gli attacchi che la sua, fin troppo brillante, ingegnosità avrebbe elaborato.
“Per l’amor del cielo, Pan! Torna in te! Guarda come hai ridotto la tua mano! Calmati, così poi possiamo ragionare assieme” le propose a soli pochi centimetri di distanza; il tono era stato deciso, ma tradiva una certa dose di agitazione. 
“Risparmia il fiato per la tua mezzosangue, Saiyan! IO non ho alcuna intenzione di perdermi in chiacchiere!” gli ringhiò contro acida.
“E io non ho alcuna intenzione di battermi contro di te!” sentenziò autoritario
Lei assottigliò lo sguardo e alzò le labbra scarlatte in un ghigno vittorioso, pregustando il risultato del suo imminente affondo: “Peggio per te, Saiyan!”
Una tremenda testata colse nuovamente alla sprovvista il figlio del Principe costringendolo a liberarla dalla ferrea presa; infine un notevole gancio destro dritto alla mandibola lo spedì lontano un centinaio di metri.
 
Tsk, testaccia dura, in tutti i sensi…
Si ritrovò a pensare la giovane osservando le punta delle proprie dita brillare di un rosso vermiglio dopo essersi massaggiata la fronte.
Bene, il riscaldamento poteva considerarsi chiuso, ora si poteva cominciare a fare sul serio.
Il battito del suo cuore accelerò in una pericolosa miscela esplosiva di sete combattiva e desiderio di predominanza: scattò verso la sua direzione con l’adrenalina a mille.

Seguì un agguerrito scontro corpo a corpo.
A terra o in aria, i veloci e potenti colpi assestati continuarono l’opera di distruzione del desertico paesaggio roccioso circostante: secondo dopo secondo, il loro perimetro di gioco aveva macinato chilometri su chilometri, arrivando a coprire una notevole distanza dal punto iniziale.
 
Accesa impulsività abbinata a cinico raziocinio combattivo.
Ecco perché Pan in questa sua nuova versione era particolarmente pericolosa: nelle sue vene, ormai, scorrevano solo i primordiali desideri, fini a se stessi, di lotta, superiorità, e pura vittoria.
Non si era risparmiata in alcun modo, esibendo perfette tecniche di combattimento e precisi attacchi con cui aveva sapientemente alternato, calci e pugni, a, gomitate e ginocchiate.

E Trunks?
Si era semplicemente limitato a difendersi da quella furiosa tempesta in cui era finito, con risultati, purtroppo per lui, davvero altalenanti: parecchi colpi parati e schivati, ma molti altri andati a segno e dolorosamente subiti.
Proprio come l’occhio nero che in quel momento si era ritrovato ad avere, lassù nel cielo.
Si concesse mezzo secondo per riprendersi dall’impatto... mossa azzardata.
Un lusso pagato a caro prezzo: materializzatasi sopra di lui, Pan lo aveva colpito sulla spalla con una rapidissima rovesciata, spedendolo per l’ennesima volta dritto al suolo su un piccolo altipiano rimasto inspiegabilmente ancora in piedi.

Non si poteva certo dire che Trunks avesse la situazione sotto controllo, anzi.
Restando a terra, con notevole sforzo si girò lentamente di schiena, cercando preziosi istanti di recupero: non c’era un solo muscolo che non gli dolesse, il respiro affannato e la visuale decisamente appesantita da stanchezza, sudore, e ferite sanguinanti.
Nel suo campo visivo entrò la temibile figura di quella che solo poche ore prima era stata la ragazza dei suoi sogni, ora la concretizzazione dei suoi peggiori incubi.
Chissà dov’era…
Chissà se in qualche modo poteva riaffiorare…

“Allora? Ti arrendi, Saiyan? E’ evidente che non puoi continuare così! Si può sapere cosa stai aspettando!?”
Già la parola Arrendersi non faceva parte del suo personale repertorio, ma era stato il pensiero di far Riaffiorare la sua parte umana, a motivarlo in quello che sembrava essere un labile tentativo di risveglio dei suoi sentimenti.
Determinato come non mai, raccolse le poche forze rimaste e cercò di realizzare l’unica idea che gli era passata per la mente.
Gli era bastato un istante e un repentino sgambetto ai piedi della ragazza: perso l’equilibrio, l’aveva inchiodata a terra sotto il peso del suo stesso corpo.
Perfezionò la sua salda presa, bloccandole con una mano i polsi sopra la testa e infilando l’altra fra i suoi lucenti capelli dorati.
Afferrata per la nuca l’avvicinò a sé, a pochi millimetri dalle proprie labbra, e con tutto il fiato che aveva in gola rimarcò, secco, deciso, e persino rabbioso, la sua ferma intenzione:
“MALEDIZIONE! Lo vuoi capire o no? Di TE, non mi importa niente, NIENTE! IO RIVOGLIO SOLO LA MIA PAN! CAPITO!? E costi quel che costi, TI GIURO CHE LA RIAVRO’!” detto questo la baciò, passionale e impetuoso, quasi aggressivo, come se fra loro ci fosse una fune invisibile a legarli, lui da un capo e la sua amata dall’altro: avrebbe tirato con tutte le forze per riaverla… per risvegliarla.
Poco, ma sicuro.

Quell’inaspettato capovolgimento di fronte l’aveva decisamente colta di sorpresa.
Battito cardiaco alle stelle, respiro trattenuto, e una sensazione tipicamente umana a invaderle lentamente il corpo, come un tiepido formicolio, partito dalle proprie labbra e diramatosi in tutte le direzioni: sceso a riscaldarle gola, cuore, stomaco e la sua stessa intimità, così pericolosamente aderente alla sua.
In modo altrettanto profondo, il flusso di quell’indefinito tepore le aveva addolcito i lineamenti tirati del viso, arrivando a pizzicarne gli occhi: chiuse le palpebre, lasciando che minuscole lacrime di sincero sentimento umano, le rigassero le guance arrossate dallo scontro.

Chissà se quelle piccole gocce di rugiada salata, sarebbero state in grado di scalfire il duro ghiaccio invernale della sua impassibile mente.
Trunks ci sperava davvero.

 

NO e poi NO!
Non glielo avrebbe mai permesso! MAI
Una minaccia!

 

Una terribile minaccia all’inviolabile integrità del suo istinto di puro Saiyan.
Spalancò gli occhi e si sentì ribollire il sangue di feroce ira: doveva assolutamente liberarsi!
Non importava come, anche utilizzando le mossa più sleali, se necessario.
E se lui non si decideva a interrompere quel fottutissimo bacio incantatore, lo avrebbe terminato lei, a modo suo.

Con sommo dispiacere, il ragazzo capì che il suo era stato solo un valido tentativo, nulla di più.
Avrebbe davvero venduto l’anima al diavolo pur di riaverla… Lei, la Sua Pan.

Neanche a farlo apposta, approfittando dell’attimo di smarrimento in cui era caduto, la Son riuscì a liberarsi, disarcionandolo con un’abile leva del bacino.
Con un balzo, poi, si allontanò parecchio, aveva bisogno di spazio per sentirsi libera da quella odiosa sensazione di prigionia e tempo per riorganizzare le idee, una in particolare: cosa farne di quell’inconcludente mezzo saiyan!
C’era andato maledettamente vicino, troppo, per aver semplicemente abbassato un po’ la guardia!
La sua voce determinata, le mani d’acciaio, la sua pelle sudata e sanguinante che nonostante tutto sapeva disgustosamente di buono e le sue labbra infuocate sulle quali, senza rendersene conto, si stava letteralmente bruciando.
Immobilizzata dal peso del suo corpo muscoloso e distratta da quell’infimo desiderio di assecondarlo, ne era stata attratta!
Attratta da LUI! Dannato!
Lo sapeva, eccome se lo sapeva.
Al diavolo Lui e quella stupida ragazzina che aveva quasi risvegliato: ora basta! 


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Una domanda cinicamente accattivante le sorse spontanea: come se la sarebbe cavata il suo bel Principino con i colpi energetici? Lo avrebbe verificato subito!
 
Sotto lo sguardo sconvolto di Trunks, dalla posizione di difesa iniziale, la nipote di Goku cambiò completamente approccio, portandosi le braccia all’altezza del proprio fianco sinistro e creando nelle sue mani una discreta sfera luminosa: nei suoi occhi un bagliore che non prometteva nulla di buono.
Partito come un sussurro appena accennato, sulle sue labbra cominciò a delinearsi un grido di battaglia inconfondibile, tipico della famiglia Son al gran completo, culminato con un impetuoso: “KAME - HAME - HA”
Dai suoi palmi era partita una potente onda energetica dalle sfumature celesti con il preciso obbiettivo di colpirlo in pieno: se ci teneva alla sua pellaccia, ora, sì, che si sarebbe dovuto trasformare!

Non ebbe neanche il tempo di pensare, ma di rispondere utilizzando la stessa tecnica non se ne parlava proprio, troppo pericoloso.
Ma ammesso e non concesso di riuscire ad evitarla, sarebbero state altrettanto inquietanti le conseguenze provocate dal passaggio di tutta quella dirompente energia: chissà quanti chilometri di distanza avrebbe potuto coprire, facendo piazza pulita di qualsiasi cosa avesse trovato lungo la sua traiettoria, incluso potenziali centri abitati.  
Non c’erano alternative, andava affrontata: tese le braccia e spalancò le mani.
Si difese allo stremo, attingendo a tutte le risorse di cui disponeva per sostenere quella invisibile barriera volta a contrastare quel micidiale attacco.
Ma era davvero potente, probabilmente troppo per la sua forma normale, stava diventando completamente ingestibile, rischiava di soccombere.
Eppure non voleva passare il limite, rimaneva troppa la differenza fra loro.
Altrettanto vero, però, che da morto non sarebbe servito proprio a nessuno, anzi, peggio ancora, non poteva certo lasciare che Pan si tormentasse l’anima per il resto dei suoi giorni, lasciandosi eliminare proprio da Lei!

Diamine, doveva reagire!
Per se stesso e per Lei!
Lo aveva pure promesso a suo padre: niente limiti, niente rimpianti!

Perdonami Pan…

Si trasformò in Super Saiyan e finalmente riuscì a disperdere in alto, verso il cielo e probabilmente lo spazio, il pericoloso attacco energetico.
Purtroppo la portata dell’impresa non gli permise di proteggere Pan dalla fortissima onda d’urto creatasi: la colpì in pieno, facendola precipitare lungo il frastagliato pendio roccioso dell’iniziale altipiano su cui si trovavano.
Iniziale, sì, perché ora stava crollato in frantumi a sua volta.
Fortunatamente per lei, la traiettoria molto obliqua del suo rovinoso volo, le permise di non finire sotto le macerie, ma venne scagliata molto più lontano, a diversi chilometri di distanza.

Finì la sua corsa imbizzarrita andando a sbattere dorso e capo contro una superfice robusta, solida, ruvida, e… quasi squamata.
Vibrò prepotentemente per l’irruento impatto ricevuto, come se fosse stata risvegliata d’improvviso e in malo modo dal suo lungo e pacifico riposo senza tempo.
Una superfice che nonostante tutto, aveva avuto la forza di resistere, rimanendo miracolosamente in piedi: rimproverò il maldestro arrivo di questo strano scoiattolo con una pioggia di… foglie e ghiande.
La superfice di un tronco d’albero.
Una maestosa Quercia secolare.

Un ultimo scintillio e la chioma dorata di Pan smise di risplendere, permettendo il ritorno del suo naturale colore corvino.
Scivolando lungo la corteccia, cadde sulle proprie ginocchia, poi, esausta, decise di lasciarsi completamente andare: incontrò il caldo abbraccio di Trunks, fiondatosi da lei appena ne aveva avuto la possibilità, ad evitare che crollasse a terra.
La strinse forte a sé, incrociando il debole sguardo di un paio di gemme finalmente nere… nere come la notte che ben presto arrivò ad oscurarle la visuale: sfinita dalla stanchezza, perse i sensi abbandonandosi a lui.   
Il tempo avrebbe guarito le ferite e i suoi meravigliosi occhi sarebbero tornati inestimabili diamanti neri, ma la vera domanda che attanagliava il cuore del giovane era un’altra: sarebbe stato ancora lui a farglieli brillare?

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Un leggero soffio d’aria scompigliò i capelli, solleticandogli la pelle e ridestandolo lentamente da quel forzato riposo.
Si mosse leggermente, accusando fastidiose fitte dolenti in tutto il corpo che lo fecero mugugnare di silenziosi gemiti, poi riapri gli occhi trovandosi il padre seduto accanto:
“Ciao, campione!” lo salutò affettuoso
“Papà..?” rispose titubante, in un misto di sonnolenza, stanchezza, e disagio: pian piano il ricordo di tutti gli avvenimenti della giornata stava riaffiorando nella mente, soprattutto l’ultimo, dove il padre l’aveva volutamente messo fuori dai giochi, impedendogli di correre da Lei.
“Pan… Perché papà? Perché?” chiese quasi incredulo: si sarebbe aspettato di tutto, tranne che suo padre lo intralciasse in modo così spudorato.

Suo padre, oltretutto!
Non uno sconosciuto qualsiasi.
Perché era arrivato a tanto?
Per quale motivo aveva deciso di intervenire in modo così deciso e … addirittura contro di lui?

 
“E-ecco vedi…” il Son stava per provare a rispondere, ma venne zittito da un’occhiataccia a dir poco assassina: l’aura della figlia! L’ultima volta che l’aveva sentita era spaventosamente alta per i suoi standard, ora la percepiva debolissima.

Gohan, no… Lei sta bene, fidati, sta solo ripos…” cercò di mediare il padre, ma venne bruscamente interrotto:
“Riposare? Lo chiami riposare questo? E’ ferita, lo sento!” detto questo si alzò indolenzito e sempre più nervoso, ma fermamente deciso ad andare da lei.
“Ti prego Gohan, lasciali sol…” stavolta Goku si rese conto da sé che, alludere alla presenza di Trunks, non era stata un’ottima uscita, il figlio neppure sapeva di com’era andato lo scontro.
“Ma si può sapere da che parte stai, papà? Ancora? Perché mi remi contro? Perché?” alzò la voce aggressivo, ma in realtà il tono utilizzato tradiva un profondo stato di tristezza, delusione, e risentimento.
Poi si bloccò un attimo per riprendere il controllo, avendo notato che senza rendersene conto,  aveva chiuso la propria mano in un minaccioso pugno che rilasciò all’istante.
“Voglio solo stare con Pan… non escludermi proprio da Lei” continuò abbassando il tono al limite di un sussurro.
Goku avrebbe voluto spiegargli le sue motivazioni, oltre ad evitare possibili inutili sfuriate contro il figlio di Vegeta, ma gli occhi lucidi di rabbia mista a frustrazione del suo primogenito lo fecero desistere dal suo buon proposito: in quel momento non avrebbe capito e, in fondo, non aveva neppure il diritto di scavalcarlo.
“Va bene, Gohan, dimmi cosa posso fare per te? Qualsiasi cosa!” si propose dolce nel tentativo di rassicurarlo: era disposto a tutto pur di veder riaffiorare un sorriso sincero sulle sue labbra.
Gohan alzò le spalle quasi sconsolato: “Ho bisogno di Lei, solo di Lei… Riportami Pan… Riportami la mia Bambina”

Goku sgranò gli occhi e deglutì il nulla: quella era senz’ombra di dubbio la giusta punizione per non essere rimasto al proprio posto ed essersi intromesso nelle decisioni altrui.
Ora doveva rimediare con Gohan riportandogli la Figlia e presentarsi da Trunks per separarlo dalla sua Amata: una situazione davvero invidiabile.
“D-davvero?” chiese incerto, poi nel pieno della sua buona fede, prosegui alla ricerca di un compromesso: “Promettimi, però, che sarai ragionevole” ingenua frase che ovviamente insospettì non poco il più giovane.

Dopo aver notato con la coda dell’occhio un’espressione fin troppo divertita da parte di Junior, gran bell’amico in quel momento, considerato tutto l’impegno che ci stava mettendo nel trattenere le sarcastiche risate sotto i baffi, decise di allontanarsi di qualche passo.
Sospirò e infine si concentrò, portandosi indice e medio alla fronte: localizzata Pan, sparì.

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Si materializzò sotto l’imponente quercia, rimanendo ammaliato dal fascino quasi fiabesco di quel luogo.
Trovò Trunks seduto a terra, appoggiato al tronco, e Pan stretta tra le sue braccia con una sbrindellata giacca maschile a coprirle spalle e schiena.

Non ci voleva molto per capire il motivo della sua presenza e intuendolo al volo, il giovane Brief provò a spiegarsi: “Goku, io…”
“Ssh.. Non devi dirmi niente, non serve” poi avvicinandosi a lui, con due dita gli alzò delicatamente il mento permettendogli di osservarne meglio il viso:
“Mhm, vedo che la mia piccola teppista si è data da fare: un occhio nero, labbro tagliato, e segnacci vari un po’ dappertutto” sorrise affettuoso, poi lasciando il contatto gli arruffò i capelli.
“Sei in gamba, ragazzo mio, non dimenticarlo” poi spostò la sua attenzione sulla nipote: numerosi graffi di vario genere e un paio di ferite ben visibili alla mano e sulla fronte: “Testa dura, vero?”

Sapeva di aver fatto il possibile per evitarlo, ma Trunks si sentiva tremendamente in colpa.
Niente di catastrofico, si sarebbe ripresa perfettamente, ma i fatti parlavano chiaro e lei, ora, era ferita e dietro al più piccolo graffietto, figurarsi quelli più profondi, ci leggeva il suo nome:
“E’ pure finita contro quest’albero, sbattendo testa e schiena” sottolineò amareggiato, mostrandogli la mano sporcatasi di sangue, mentre era stato impegnato a tamponare il taglio con un’improvvisata garza ricavata dalla stoffa dei pantaloni.
Goku alzò gli occhi al cielo e scosse la testa in segno di negazione, più sul divertito che altro: 
“Allora dobbiamo ringraziarlo! Altrimenti a quest’ora sareste ancora in fase di… ehm… discussione” cercò di sdrammatizzare il Son, ottenendo solo un sorrisino striminzito come reazione.
“Vedrai che adesso se ne starà buona per un pochino” poi sospirò: “Adesso devo… devo andare, Trunks”
Istintivamente il giovane la strinse ancora più forte: dipendesse da lui, non si sarebbe mosso di un solo millimetro, avrebbe passato il resto dei suoi giorni in quella precisa posizione a cullarla e proteggerla.
“Ti prego, Trunks, non rendermi la cosa ancora più difficile” gli spiaceva da morire portargliela via, ma era altrettanto vero che anche Gohan aveva bisogno di averla accanto.
 
Allentò la presa, permettendo a Goku di prendersi sua nipote… la Sua Pan
Provò una sensazione di privazione e vuoto che neppure al suo peggior nemico avrebbe mai augurato di provare.
Ma era la sua famiglia a richiederla, suo Padre addirittura: non poteva essere così egoista da negargliela.

“Stammi bene, figliolo” lo salutò Goku, ma prima di congedarsi definitivamente gli lasciò una piccola speranza: “Pan è giovane… dalle il tempo di riflettere e vedrai che capirà! Può darsi che ce l’abbia più con se stessa che con te” poi tornò dal figlio, lasciando Trunks in compagnia dei suoi soli pensieri.

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Gohan rimase senza parole, un turbinio di sentimenti a dir poco rabbiosi, animò il suo sangue furioso: nelle braccia di suo nonno, giaceva svenuta e ferita la sua meravigliosa bambina.
Dovette concentrarsi seriamente per abbattere un reale istinto omicida nei confronti di quel dannatissimo mezzo Saiyan.
“Non è affatto come credi” lo riprese serio Goku
“Credo a quello che vedo, papà” rispose secco Gohan, ma nel momento in cui riuscì a stringerla a sé, provando un’immensa gioia e un’indescrivibile sensazione di completezza, capì che l’unica cosa che davvero importava, che dava un senso alla sua esistenza, era che Lei fosse finalmente tra le sue braccia e che tutto sommato stesse bene.

   
 
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