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Autore: Atocheg    29/11/2016    5 recensioni
Una nuova pasticceria è stata aperta in città, e quando un ragazzo decide di provarla, gli viene ricordato che sulla superficie ora non ci sono solo gli umani...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Muffet, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ok, prima di iniziare, un paio di avvisi:

1) Questa è la mia prima storia su Undertale, quindi non so come verrà fuori. Per questo, se vedete errori (o semplicemente la storia fa schifo), vi prego di informarmi. Questo vuol dire: non abbiate paura di mettere recensioni negative.
2) Solo, siete anche pregati di non essere offensivi. Le critiche sono prontamente accettate, gli insulti saranno prontamente segnalati.
3)Come forse si capisce dalla descrizione, la storia è ambientata dopo una pacifist run. Non sapevo se considerarlo AU o no, quindi per sicurezza l'ho messo. Se ho sbagliato, informatemi, per favore.

Bene, ora che è stato tutto chiarito, vi lascio alla storia. Buona lettura.

 

La neve invernale aveva ormai coperto le vie di città con uno spesso manto bianco, e per l'occasione le lezioni della giornata erano state annullate. I ragazzi ne avevano subito approfittato per andare a divertirsi nei modi pù disparati. C'era chi era andato a scatenarsi nel parco, soddisfacendo i suoi istinti più infantili, giocando insieme ai ragazzini con la neve, chi approfittava del tempo libero per passare la giornata con il proprio partner, e chi semplicemente passava la giornata sotto le coperte a dormire.

Aden, invece, preferiva dedicarsi al suo passatempo preferito: leggere. E lo avrebbe fatto volentieri nell'appartamento dove la sua famiglia abitava, se i vicini non fossero stati così rumorosi. Ma, con suo sommo dispiacere, la calma che desiderava non l'avrebbe trovata in casa sua. Quindi, dopo aver valutato le varie possibilità, ed aver escluso a priori l'idea, subito sorta nella sua mente, di andare da loro ed urlargli di chiudere il becco, scelse di uscire e trovare un luogo fuori. Toltosi in poco tempo il suo pigiama e scelto cosa mettersi (un maglioncino grigio, un paio di pantaloni pesanti nere e delle scarpe lucide, poiché non importava dove finisse, doveva mantenersi elegante), si fece una doccia veloce, si vestì e, dopo essersi assicurato di prendere anche un po' di soldi nel caso volesse comprarsi qualcosa per colazione, si infilò la sua giacca, prese il suo libro preferito e uscì. Appena varcò la soglia del suo condominio, fu lieto di aver scelto la sua giacca più pesante, visto che una folata di vento gelido fece venire la pelle d'oca su tutto il suo viso. Non esitò quindi a nascondersi nella pelliccia che foderava l'interno della giacca, emettendo un sospiro di sollievo nel sentire la sensibilità tornare nelle zone prima esposte al freddo, per poi iniziare a vagare per la città, in cerca di un qualsiasi luogo dove potesse trovare il silenzio che cercava.

Dopo una lunga ricerca (sembrava che tutti gli studenti della sua scuola si fossero organizzati per occupare ogni luogo che lui potesse ritenere adatto) Aden valutò seriamente l'idea di convincere il guardiano della scuola a farlo stare in biblioteca. Non era la prima volta che passava le giornate di libertà dallo studio a leggere nella biblioteca: c'era la regola il silenzio che cercava, e sia il bibliotecario che il custode della scuola erano clienti dell'agenzia di sua madre, oltre che buoni amici di famiglia, e lo conoscevano da quando era ragazzino, quindi non gli facevano molte storie se chiedeva di passare del tempo in tranquillità, fintanto che non si faceva vedere dal resto del personale.

- Che poi che senso ha? Io pago per venire a scuola, avrò il diritto di passarci del tempo anche fuori orario, no? - si stava domandando Aden, quando i suoi pensieri vennero interrotti da un dolce profumo che giunse alle sue narici, e il suo stomaco fu categorico: era arrivato il momento di spendere i soldi che si era portato dietro. Chiudendo gli occhi e lasciando che fosse il profumo a guidare i suoi passi, Aden si ritrovò di fronte a quella che era praticamente una pasticceria. Anche se vi erano numerose ragnatele, il locale era chiaramente lì da poco tempo, visto che Aden poteva vedere la sua scuola, quindi si sarebbe accorto di un locale così... particolare durante il suo tragitto da casa a scuola la mattina. Da quello che poteva vedere attraverso le due grandi vetrate, la pasticceria era molto ampia, con un soffitto nero. Infatti, nero, rosso e viola erano i colori dominanti in tutto il locale: le pareti erano di un rosso scuro con vari motivi viola rappresentanti ragni e ragnatele. Un parquet scuro copriva il pavimento, e sia i tavoli che il bancone erano intagliati in ebano. Al di fuori, appeso vicino alla porta, penzolava un'insegna, anche essa in ebano, su cui, con una grafia incredibilmente elegante, era stato scritto in argento "La piccola pasticceria di Muffet". Aden non riuscì a non ridacchiare nel leggere il nome del locale. Quel posto era tutto, tranne che piccolo.

Il brontolio del suo stomaco, oltre all'acquolina che gli venne nel vedere i vari dolci, lo convinse a non fermarsi a guardare e a entrare nella pasticceria. Lo squillare di un campanello segnalò la sua entrata, e subito il soffito iniziò ad agitarsi. Osservandolo meglio, Aden si accorse che in realtà il nero era dovuto a migliaia di ragni che coprivano la superficie, i quali erano probabilmente addormentati, ed erano stati svegliati dall'entrare del ragazzo. Un sorriso distese le labbra del giovane, e, quasi istntivamente, allungò una mano verso di loro, iniziando ad accarezzare il ragnetto che si posò sul suo palmo.

Ancora preso dalla creaturina sulla sua mano, Aden quasi letteralmente saltò per la sorpresa quando sentì una voce femminile ridacchiare da dietro il bancone, e subito si voltò verso quella che doveva essere una delle commesse del locale, e riuscì a malapena a trattenersi dal rimanere a bocca aperta: la ragazza ("Beh, dalla voce sembra una ragazza..." pensò Aden) aveva una carnagione color pervinca, e capelli neri che le giungevano fino al collo, con due fiocchi rossi a tenere due code di cavallo ai lati del capo. Quello che però il giovane notò maggiormente furono i cinque occhi, neri e senza pupilla visibile, ma che Aden era sicuro lo stessero guardando. "Logicamente, sono l'unico cliente qui..." pensò il ragazzo, prima che un'altro ridacchiare da parte della ragazza lo richiamasse alla realtà.

- Sei qui per ordinare qualcosa, caro? - domandò, sorridendo leggermente e mostrando così un paio di piccole zanne.

Il ragazzo neanche pensò troppo all'aspetto della ragazza. Da quando quella bambina, Frisk, era tornata dal Sottosuolo con tutti i mostri, aveva visto ogni genere di stramberie: Una donna-capra che insegnava nella scuola della sua cuginetta (e la sua controparte maschile che faceva il giardiniere nella stessa scuola), un robot come nuova star dello spettacolo, per non parlare della donna-pesce tra le forze dell'ordine e i due scheletri che, beh... neanche lui aveva capito cosa facessero (anche se aveva avuto modo di parlare con entrambi, e le battute del più basso, Sans, erano così tremende da risultare effettivamente divertenti), quindi una ragazza-ragno, seppur prima lo avrebbe fatto impazzire, ora non lo turbava più di tanto. Quello che, in verità, lo aveva sorpreso maggiormente, era come, nel complesso, lei potesse apparire oggettivamente carina. Solo dopo qualche istante la mente del giovane registrò quello che gli era stato detto, e Aden non poté fare a meno di essere imbarazzato per la sua maleducazione nel non darle una risposta (e di essere felice di poter attribuire sia al freddo all'esterno che al caldo che si sentiva nel locale la colpa del suo arrossire).

- Certamente, vorrei... ehm... - si fermò nel notare sia la lista delle varie pietanze, sia i loro prezzi. Il minimo che il giovane poté fare fu sperare che il nome 'Ciambella di ragno' si riferisse a chi la cucinava e non a cosa c'era dentro. "Beh, l'odore è sopraffino. Il sapore non puà essere così male, no?" pensò il ragazzo, e il brontolare del suo stomaco, oltre a farlo arrossire ancora di più e sperare che lui fosse stato l'unico a sentirlo, lo convinse a provare qualcosa. Alla fine decise di prendere croissant e té, entrambi di ragno, ovviamente. La ragazza segnò tutto su un registratore con due mani, mentre un altro paio prese i soldi da Aden e un altro paio ancora incartò uno dei croissan e glielo diede.

- Accomodati pure. Il tempo di preparare il tuo té e sono da te. - gli disse la ragazza, per poi scomparire dietro un arco che, da quello che si poteva vedere, conduceva alla cucina. Accogliendo l'invito fattogli, Aden si andò a sedere in un tavolo nell'angolo, togliendosi la giacca, che aveva tenuto addosso per tutto il tempo, e iniziando a leggere il libro. Preso dalla sua lettura, diede distrattamente un morso al croissant. Per un momento il ragazzo ebbe la sensazione che la sua mente fosse andata in tilt. Il dolce, indipendentemente dal essere costituito o no da ragni, era totalmente diverso da qualsiasi cosa avesse mai assaggiato, ed era tremendamente squisito. Un verso di piacere sfuggì dalla gola del giovane, e i suoi occhi si chiusero istantaneamente. Era come se ogni senso si fosse spento per permettere alla sua mente di concentrarsi solamente sul sapore del croissant nella sua bocca.

O meglio, quasi ogni senso, visto che poté udire chiaramente la ragazza nuovamente ridere. Non ci aveva fatto molto caso prima, ma la sua risata era molto particolare, un ridacchiare leggero che, seppure un po' strano, sembrava adatto a lei. Subito aprì gli occhi, guardandola, e osservando la sua divisa: una camicetta rossa dalle spalle a sbuffo copriva il suo busto, con un terzo fiocco, grande abbastanza da coprirle completamente il petto, nel centro, e due pantaloni, anch'essi rossi e anch'essi a sbuffo, che terminavano stringendosi intorno alle ginocchia. Inoltre, in due delle sue mani sinistre teneva una tazza e una teiera, che posò sul tavolino.

- Se ti serve altro, fammi sapere. - gli disse, tornando poi nella cucina, mentre Aden si versò una tazza di té. Il liquido era di un viola intenso, quasi innaturale, ma la ragazza si era dimostrata una cuoca eccellente, se era effettivamente lei ad aver preparato i dolci, quindi perché preoccuparsi? Dopo aver soffiato un paio di volte sulla tazza, per raffreddare un po' il té bollente, ne bevve un sorso, e la reazione del suo corpo fu la stessa del suo primo assaggio del croissant.

La giornata passò in fretta: dopo che ebbe finito il té e il croissant, Aden tornò a dedicarsi al libro, tendendo giusto un'orecchio per sentire quello che succedeva, come era suo solito fare, ma, ad eccezione dei rumori provenienti dalla cucina, nel locale vi era il silenzio più assoluto. Quando finì il libro, controllò l'ora sul suo cellulare: le due. E, oltre a lui, non era entrato nessuno nella pasticceria, cosa che Aden non riusciva a capire. "Almeno le persone he abitano quì vicino dovrebbero essere incuriosite dal profumo e venire a vedere." pensò Aden, respirando ancora una volta l'aroma di dolci che impregnava l'aria. Non avendo più altro da fare, Aden si rimise la giacca e si diresse di nuovo al bancone. Sarebbe tornato a casa, ma prima voleva complimentarsi con chiunque fosse Muffet per la qualità dei suoi prodotti. Aspettando, si mise di nuovo a guardare i ragni sul soffitto, provando ad identificarne qualcuno per passare il tempo. Di alcuni riuscì immediatamente a capirne la specie, ma per la maggior parte erano diversi da ogni specie di cui lui avesse letto o sentito parlare, il che, però, non lo sorprese: per quanto gli piacessero, la sua conoscenza sul campo degli aracnidi era alquanto limitata. Anche osservandoli, non si accorse di nulla quando uno di loro si staccò dalla massa, entrando nelle cucine, da cui poco dopo uscì fuori la ragazza-ragno, con le mani bianche di farina.

- Volevi ordinare qualcos'altro? - domandò, con il solito sorriso cortese sulle labbra.

- N-no. - rispose in fretta il ragazzo - Volevo solo fare i miei complimenti per l'ottimo cibo. Era tutto delizioso. -

Il sorriso della ragazza si fece ancora più allegro, e il viola delle sue guance si fece per un momento più scuro – Grazie. Ho cercato di adeguare le mie ricette ai gusti umani, ma senza il mio ingridiente principale avevo paura di non poter fare dolci buoni come quando eravamo nel Sottosuolo... - disse, appoggiandosi al bancone con le sue braccia di mezzo, ed appoggiò il capo su quelle più alte. Per qualche minuto vi fu il silenzio, finché finalmente la ragazza sembrò essersi ricordata di qualcosa – Oh, che sbadata, non ho neanche chiesto il tuo nome. - disse, coprendosi per un momento la mano con la bocca.

La sua esclamazione sorprese Aden, ma non ci pensò più di tanto, ragionando che, probabilmente, tra i mostri era usanza prima chiedere il nome prima di rivelarlo – Sono Aden. - si introdusse, porgendo una mano alla mezza-ragno – Tu invece devi essere Muffet, se ho capito bene. E' un bel nome. - concluse, facendola arrossire lievemente.

- Anche il tuo. I nomi umani sono così bizzarri, ma anche affascinanti. - rispose, stringendogli la mano, per poi sospirare – A dire il vero ne vorrei incontrare qualcuno, ma gli unici a venire nella pasticceria sono sempre mostri, e io non mi posso permettere di trascurarla per andare in giro... -

Aden si lascio sfuggire una leggera risata – Bene, allora considerami il tuo primo cliente abituale umano. - disse, sorridendo, avvicinandosi poi all'uscita, fermandosi poco prima di raggiungerla e voltandosi di nuovo verso di Muffet – A domani. -

Dietro al bancone, Muffet agitò una mano per salutarlo, facendogli l'occhiolino con i sue due occhi destri – A domani caro. -

Uscendo, Aden ringraziò nuovamente il fatto che la giornata fosse gelida, perché si sentiva come se le guance gli stessero andando a fuoco. Non credeva nei colpi di fulmini, non si illudeva per "simili stupide fantasie", come le definiva lui, ma non negava che Muffet, mostro o no, era carina, molto carina.

Quella sera, prima di andare a letto, segnò la sveglia per suonare un'ora prima, in modo di avere il tempo di ripassare dalla pasticceria, prima di andare a scuola.
  

   
 
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