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Autore: YukiWhite97    29/11/2016    0 recensioni
"Se la vita di Llweran era frenetica, quella di Legolas non era da meno".
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"E la sua vita era cambiata poco più di sedici anni prima, quando il suo piccolo Llweran era venuto al mondo, così all'improvviso, senza che nessuno se lo aspettasse".
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Aragorn/Legolas & molto altro.
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Se vi piacciono le mpreg, il fluff, gli intrighi familiari peggio di "Beautiful" e gli stereotipi da liceo americano, questa è la storia che fa al caso vostro!
[Primissima fanfiction in questo fandom, siate buoni se potete ^^]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg, Triangolo
Capitoli:
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1

La sveglia risuonò tre volte prima di finire malamente scaraventata contro il pavimento.
Non un altro giorno di scuola. Non lo reggo. Non mi alzerò. Non ho intenzione di alzarmi.
"Llweran, è ora di alzarsi!"
Non mi alzo. Non esiste cosa al mondo che potrà convincermi a lasciare questo letto. Proprio no.
"Llweran, ho detto che ora di alzarsi!"
Se fingo di dormire, probabilmente mi lascerà in pace. Forse penserà che sto male e allora potrò saltare questa tortura. Sì, adesso chiudo gli occhi e mi rimetto a dormire.
Nel momento stesso in cui richiuse le palpebre, qualcuno prese a bussare rumorosamente contro la porta della sua stanza.
"Llweran Greenleaf, se non ti alzi immediatamente passerai guai seri!"
Oh, no, è davanti la porta e aspetta che io esca. Si mette male. Non ho via di scampo.
Si alzò, con i capelli biondi appiccicati al viso, e aprendo la porta, si ritrovò davanti la figura di suo padre, che lo guardava a braccia conserte.
"Sì?" - domandò.
"Beh, buongiorno principino, qualcuno ha fatto le ore piccole... di nuovo" - rispose Legolas guardandolo.
"Umh - sorrise l'altro nervosamente - questo vuol dire che posso tornare a dormire?"
L'adulto fece un segno con la mano che non permetteva repliche.
"Di sotto. Adesso"
Llweran a quel punto si arrese, ma ci avrebbe riprovato l'indomani.
Come ci provava ormai da molti anni a questa parte.
In men che non si dica si vestì e cercò di sistemarsi alla "meno peggio" i lunghissimi capelli che portava ma che mai avrebbe tagliato.
Li portavano tutti nella sua famiglia, perché spezzare quella bella tradizione?
Poi afferrò uno zaino nero, infilando alla rinfusa i suoi libri, e, cosa più importante, la divisa di basket, una delle cose più preziose che potesse avere.
Llweran Greenleaf aveva sedici anni e... era un comune adolescente , o almeno questo credeva di essere.
Probabilmente tutti alla sua età pensavano di essere un po' insulsi, e tentavano di diventare qualcuno. E lui sapeva già cosa voleva diventare: un famosissimo giocatore di basket, per quanto difficile potesse essere
Intanto era già diventato playmaker.
Chissà se riuscirò mai a diventare qualcuno. Lo spero, altrimenti  dovrò finire a fare qualche lavoro in cui sarò sfruttato, e nessuna ragazza mi vorrà mai e finirò con il vivere in uno scantinato...
Questi erano i soliti pensieri mattutini a cui si lasciava puntualmente andare.
Ma a sedici anni c'era così poco tempo per pensare...
"Llweran!" - lo chiamò nuovamente Legolas.
"Sto arrivando!" - rispose immediatamente.

Al piano di sotto, Legolas viveva la sua giornata con frenesia, come sempre.
Essere il padre single di un adolescente non era per niente facile, era un lavoro impegnativo, però dava anche tante soddisfazioni.
Quando Llweran si decideva a collaborare.
"Llweran - si lamentò poggiando un piatto sul tavolo - che ne pensi di svegliarti prima la prossima volta? Guarda che dobbiamo sbrigarci, se ritardo a lavoro mi retraggono soldi dallo stipendio! Interessa anche te la cosa!"
In mezzo a tutto quel trambusto, riuscì però ad udire il rumore del campanello. Senza neanche controllare chi fosse, aprì la porta.
"Papà! - esclamò - ciao, non ti aspettavo!"
"Lo vedo. Sempre di corsa, vero Legolas?"
Thranduil era il padre di Legolas, sempre molto presente, a volte forse troppo, e con un certo occhio critico verso tutto.
Anche lui aveva praticamente cresciuto il figlio da solo, e quindi lo comprendeva facilmente... all'incirca.
"Non dirlo a me! - esclamò - è colpa di tuo nipote. Llweran!"
Thranduil scosse il capo, alzando gli occhi al cielo. Glielo aveva ripetuto troppe volte, era sempre stato troppo tenero con quel ragazzino, un po' di severità non sarebbe stata male.
"Tutta questa confusione per cosa? Per arrivare in quella specie di studio per contabili dove ti risucchiano il sangue e la vita?" - domandò.
"Beh - ansimò - è l'unico lavoro che ho trovato, ed è l'unico che ci conceda di vivere una vita dignitosa. A meno che tu non voglia proveddere a noi, devo arrangiarmi"
Thranduil fece per rispondere, ma prima che potesse farlo, udì dei passi pesanti provenire dalle scale. Llweran si era finalmente deciso a scendere.
"Ah, finalmente - sospirò Legolas - avanti mangia"
"Non ho tempo, devo sbrigarmi ad arrivare a scuola"
"Ma eravamo d'accordo che ti avrei accompagnato io!"
"Lo so però - disse sorridendo nervosamente - non te la prendere, ma per come guidi penso che ci metterei più tempo che a piedi!"
"Cosa? - domandò - hey, aspetta, non mi saluti neanche?"
L'adolescente alzò gli occhi al cielo.
"Oh, papà, così però sei tu che mi fai fare tardi! - esclamò donandogli un bacio fugace sulla guancia, gesto che riservò poi a Thranduil, il quale spalancò gli occhi - ciao a tutti e due, non aspettatemi, ho l'allenamento!"
"Dovresti pensare anche a studiare - esclamò, pur sapendo che non sarebbe stato ascoltato - insomma, ma perché quel ragazzo fa sempre tutto di corsa?"
"Già, chissà, con un tipo calmo e organizzato come te"- disse Thranduil bevendo dal bicchiere il succo d'arancia ancora intero.

E così, la corsa di Llweran era cominciata, ed era una vera fortuna che il suo fisico fosse allenato. E come il suo corpo, anche la sua mente correva, elaborando un lungo elenco delle cose che avrebbe dovuto fare.
Non devo assolutamente mancare all'allenamento.
E devo anche fare il compito di matematica. Diamine, ho dimenticato di studiare , se prendo un altra F papà mi uccide per davvero questa volta.
D'accordo, probabilmente Sabia potrebbe farmi copiare qualcosa.

Per pensare così intensamente, non si accorse neanche di essere arrivato alla "Minas Tirith", nonché il liceo che frequentava.
Con un ansimo, riuscì ad arrivare al proprio armadietto, che proprio quel giorno pareva non volerne sapere di aprirsi.
"Accidenti! - si lamentò - ma perché tutte a me?!"
"Di nuovo in ritardo" - disse ad un tratto un voce femminile, alle sue spalle.
Llweran si voltò, incrociando due occhi azzurri come il mare, belli dolci, ma mai quanto la fanciulla a cui appartenevano.
"E dai Shauna, mi rimproveri anche tu adesso?!" - si lamentò.
"Lo faccio per te - fece alzando gli occhi al cielo a aprendo l'armadietto al posto suo - tu hai troppe cose per la testa, sei sempre stato così, sin da bambino"
"Beh, fortuna allora che ci sei sempre stata tu accanto a me" - disse sorridendo e arrossendo leggermente. Non bisognava essere un genio per capire quale particolare simpatia legasse quei due fanciulli. Il fatto era che erano cresciuti insieme, per questo nessuno dei due aveva mai pensato di fare un passo che potesse trasformare quell'amicizia in qualcosa di più.
E poi c'era anche un piccolo, piccolissimo dettaglio da tenere in considerazione: Eldarion, migliore amico di Llweran, che aveva la leggera tendenza a provarci con molte, molte ragazze, Shauna compresa.
"Buongiorno amici, vi disturbo?" - domandò il ragazzo moro, apparendo alle spalle del biondo.
"Ciao Eldarion, ma no, arrivi al momento giusto" - sbottò quest'ultimo alzando gli occhi al cielo.
"Suvvia, non fare quella faccia, oggi ti voglio carico, abbiamo l'allenamento. Se quest'anno vinciamo la finale, sarà il..."
"Terzo anno di fila, lo so. Non ricordarmelo"
"Hey, hey, tu sei il migliore della squadra!"- esclamò l'altro.
"Non quanto te, capitano" - disse sorridendo.
I due non erano legati soltanto da una profonda amicizia, ma anche da quella comune passione che li aveva portai a far parte della stessa squadra.
Immediatamente dopo, le attenzioni di Eldarion si posarono su Shauna.
"Oh, Shauna, dolce Shauna, scusa, non ti ho neanche salutato"
"Ciao Eldarion - disse sorridendo - dimmi un po', qual'è il tuo segreto del buonumore?"
"Ovviamente tu, mia cara. Che ne diresti se, dopo la scuola, ce ne andassimo in qualche posto, solo io e te?"
Llweran si portò una mano sul viso: trovava i modi di corteggiare dell'amico alquanto... improbabili.
"Sei molto gentile, ma io ho lezione di canto, e tu l'allenamento. Quindi sarà per un'altra volta!" - disse sorridendo amabilmente, dandogli un buffetto sulla guancia ed in seguito, allontanandosi.
"Ah - sospirò il moro - è cotta di me"
"Oh, sì" - rispose l'altro.

La campanella che segnava l'inizio delle lezioni suonò poco dopo. Llweran ed Eldarion si diressero nella loro aula, dove ovviamente regnava il caos. Si diressero entrambi verso un banco, in cui una ragazza gracile e dai capelli castani, teneva gli occhi fissi su un libro.
"Hey, Sabia! - la chiamò Llweran - ti prego, devi farmi copiare oggi, non ho studiato niente!"
Sabia Tuc alzò gli occhi, ma la sua attenzione si era immediatamente spostata sull'altro ragazzo.
"Eldarion! - esclamò arrossendo - ciao, io, ecco... io..."
"Ciao Sabia, ti trovo carina come sempre!" - rispose l'altro.
"Io... io carina? Davvero?" - domandò agitandosi ulteriormente.
"Ma certo! - esclamò afferrandole una mano - adoro le ragazze dolci e un po' timide"
Prima che potesse però aggiungere altro, un calcio ben assestato gli arrivò alla schiena.
"STA LONTANO DA MIA SORELLA, LATIN LOVER DEI MIEI STIVALI!"
Ad aver parlato era stata Una, sorella gemella di Sabia. Le due erano praticamente identiche, se non fosse stato che la prima era bionda, la seconda mora.
"Ahi! - si lamentò l'alro - ma si può sapere che ti prende?!"
"Che mi prende? Nessuno fa l'idiota con la mia dolce sorellina, hai capito? Perché se provi solo a sfiorarla, te ne pentirai!" - esclamò fronteggiandolo.
"Scusate! - urlò Llweran - stavamo parlando di me. Sabia, mi aiuterai, sì o no?!"
"Eh... sì, certo!"
"Forse qualcuno dovrebbe sfiorare te, per farti calmare un po'!" - controbatté poi Eldarion. Una frase che gli sarebbe costata cara, poiché Una tendeva ad essere molto aggressiva... quando voleva.
Lo colpì al centro del diaframma, in modo che almeno per qualche secondo gli mancasse il fiato. Poi lo afferrò per un braccio, costringendolo a chinarsi. Nessuno sarebbe stato disposto a credere quanta forza si nascondesse dietro quella ragazzina dalla bassa statura.
Fortunatamente, il tentativo di Una di ucciderlo, venne frenato dall'arrivo dell'insegnante di matematica.
"Tsk! - esclamò - salvato dalla matematica, ma pensa un po'!"
"Oh - ansimò - in cos'hai detto che è brava, quella lì?"
"Pittura" - rispose Llweran.
"Ah... avrei detto judo"

Se la vita di Llweran era frenetica, quella di Legolas non era da meno. 
Nella sua esistenza, si sarebbe voluto ritrovare a fare qualcosa di più che fare il semplice e stressato contabile. Ma purtroppo quelli erano gli imprevisti che capitavano quando la propria vita cambiata all'improvviso.
E la sua vita era cambiata poco più di sedici anni prima, quando il suo piccolo Llweran era venuto al mondo, così all'improvviso, senza che nessuno se lo aspettasse. Per lui aveva fatto di tutto, aveva cercato di non fargli mancare niente, di dargli affetto, comprensione ed un'educazione.
E fin'ora c'era riuscito, anche se ci sarebbe stato ancora tanto lavoro da fare, dopotutto l'adolescenza era un periodo così... complicato.
L'aiuto non gli era mai mancato, da parte di suo padre (più o meno) e dei suoi amici. Ma avere accanto qualcuno da amare, era una cosa diversa.
Una cosa che non aveva mai avuto, e che avrebbe tanto desiderato.
Dire che la sua fosse una vita facile... sarebbe stata una bugia bella e buona. Ma cercava di tirare avanti, come poteva.
Finché aveva Llweran, non aveva bisogno di nient'altro...
"Legolas - lo chiamò ad un tratto un suo collega - hai visite"
"Visite, io? - domandò sorpreso - e chi sarà mai?"
In genere nessuno veniva mai a trovarlo a lavoro.
Ma quella volta si trovava di un vecchio amico.
"Gandalf!?" - esclamò sorridendo. L'anziano uomo dalla lunga barba grigia ricambiò il sorriso.
"Già, proprio io, Legolas. Spero di non averti disturbato, anche se qualcosa mi dice che forse la cosa non ti dispiace affatto"
Gandalf il Grigio era di certo un uomo... sopra le righe, amava viaggiare e non amava fermarsi per troppo tempo nello stesso posto.
Però, quando poteva, amava tornare da dove veniva.
Gandalf e Legolas erano molto amici, tutti nella loro comitiva lo erano, da tanti anni ormai. E chiacchierare con lui, molto spesso, si rivelava liberatorio.
"Così Llweran va al liceo, adesso? - domandò Gandalf - e pensare che quando l'ho visto era poco più che uno scricciolo di dodici anni"
"Già, è cresciuto molto. E anche Shauna, Una, Sabia. Sono molto amici, proprio come lo siamo noi tutti"
"Bene, questo mi fa molto piacere. E gli hai già detto di..."
"Di?"
"Oh, lo sai di che parlo. Non gliel'hai ancora detto?"
"Io... no, in realtà no"
"Ma Legolas!"
"Senti, lo so. E' solo che non so come dirglielo, potrebbe rimanerne sconvolto"
"A cinque anni era piccolo per capire, la stessa cosa a dieci. Adesso credo che sa abbastanza grande. Più il tempo passerà, peggio sarà"
"Chissà perché tutti non fanno altro che dirmi le stesse cose"
"Forse perché siamo tuoi amici"
"Beh! - esclamò nervoso - non sono solo io che devo fare la mia parte, siamo in due. Non intendo assumermi tutte le responsabilità da solo"
Gandalf a quel punto capì che sarebbe stato meglio cambiare discorso, diveniva impossibile  parlare con Legolas, quando si premevano certi tasti.
"D'accordo. Senti, che ne diresti di una rimpatriata? Dopotutto è un po' di tempo che non stiamo tutti insieme... come i vecchi tempi"
"Sì - disse più calmo - direi che si può fare. Gli altri saranno contenti"

Le ore di lezione erano passate in fretta, e fortunatamente per Llweran erano giunte le ore di allenamento, le ore in cui poteva finalmente dare tutto sé stesso e dimostrare la propria bravura, data dalla sua prestanza fisica e dai suoi riflessi niente male.
All'ennesimo canestro, Eldarion fece alla squadra segno di fermarsi.
"Basta così per oggi. Llweran, meno foga, o ti verrà un capogiro"
"Sì, scusa - ansimò legandosi i capelli che gli davano impaccio - è che non riesco a calibrare la forza"
"Ah, non fa niente, di qui alla finale riuscirai a farcela. Non vedo proprio l'ora che arrivi quel giorno, anche perché è il mio ultimo anno. Il prossimo dovrò concentrarmi sugli esami, e indovina chi prenderà il mio posto?"
"Oh Eldarion, lo sai che non sono pronto!"
"Ma certo che lo sei, dovresti solo imparare ad essere più sicuro. Sei bello, forte, affascinante, che motivo hai di sentirti insicuro?"
"Sì - rispose - hai ragione, non ho motivo. Io... io sono forte!"
"Questo è lo spirito giusto! Oh, è arrivato mio padre a prendermi, ti saluto, amico!" - lo salutò dandogli una pacca sulla spalla.
Llweran lo osservò allontanarsi, e lo vide andare incontro a quell'uomo che solo poche volte aveva avuto l'occasione di vedere, ma con cui non aveva mai parlato.
Quest'ultimo lo aveva guardato, e con un gesto fugace lo aveva salutato.
Lui aveva ricambiato.
Chissà cosa si provava ad avere una famiglia... come le altre.
"Llweran!"- esclamò ad un tratto la voce di Shauna.
"Che c'è?"
"Sbrigati, dobbiamo andare a casa tua, tuo padre non ti ha avvertito?"
"No - fece alzando gli occhi al cielo e lanciando la palla all'indietro - è sempre il solito!"

N.D.A
Se siete arrivati fin qui.... beh, vi rinrgrazio molto XD
Erano secoli, e dico SECOLI, che volevo pubblicare una cosa del genere, e finalmente mi sono presa di coraggio. Non so se sia un'idea molto normale, però mi piace sperimentare.
Vi ho giò elencato cosa vi aspetta. Ci sono un pochino di personaggi nuovi che ho idealizzato tipo secoli orsono, infatti cose come i nomi, le storie e il carattere dei pg, non ho il coraggio di cambiarli, perché mi ci sono affezionata.
Non è un granchè, ma spero di avervi incuriosito almeno un pochino ^^

 
   
 
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