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Autore: incommensurabilmente    29/11/2016    0 recensioni
un piccolo diario può raccontare una storia? Ebbene sì... ma non solo una, mille, migliaia... sia la curiosità il vento nella vela del mio lettore...
"La meraviglia di un'attenzione, una parola inaspettata. Un ricordo nuovo e non più atteso, da tanto dimenticato. Perché se giri un poco una luna storta... diventa un sorriso"
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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In quel periodo mi ero avvicinato ad un ragazzo tre anni più giovane di me, un rampollo di una ricca famiglia americana come lo ero anche io. Jean... solevo chiamarlo così. I cognomi nemmeno me li ricordavo, a me bastava lui. Il mio migliore amico. Un vero idiota in alcune situazioni, una vera salvezza in altre. Mi faceva sorridere, sia per il suo modo di fare che per la sua riservatezza, non era eccessivamente espansivo e aveva pochi amici, praticamente c'ero solo io. Riuscivo ad averci un rapporto stabile e ogni giorno eravamo assieme, durante i balli nelle regge stavamo in disparte e ridacchiare di qualche giovane rifiutato dall'amata, a trovar moglie non ci pensavamo nemmeno. Che ci importava? Non ne sentivamo il bisogno... parlo con il "noi" perché ormai mi sembrava di conoscerlo da una vita e i nostri intenti e le nostre sensazioni spesso si eguagliavano, quasi sempre. Me lo ricordo ancora... gli occhi chiari e vivaci che cercavano i miei molto spesso, il suo naso quasi femminile e perfetto... la sua bocca che molte signorine invidiavano... il viso di una statua greca, glielo avevo sempre detto. Magari ridendo ma glielo avevo sempre fatto notare... La vita andava avanti e anche le lamentele di mio padre. Moglie, Vincent... hai bisogno di una moglie che ti dia un erede... diceva sempre borbottando. Ma cosa me ne importava degli eredi, avevo 18 anni e non pensavo certo ad accasarmi... Tre giorni dopo infatti ero partito alla volta dei boschi con Jean, saremo stati fuori due giorni e avevamo bardato i cavalli con le dovute borse, i viveri e il vestiario nuovo. Cosa non erano stati quei giorni in compagnia di quel ragazzo. Avevamo fatto il bagno al lago. Non l'avessimo mai fatto. ... In quel periodo faceva caldo anche nei boschi della regione e non volendo bagnare i vestiti decidemmo di fare il bagno nudi, se qualcuno fosse arrivato non credevo si sarebbe scandalizzato troppo... dopotutto l'arte in quel periodo esponeva nei migliori musei le statue di un'antica Grecia in cui l'abito era di troppo e il corpo andava esaltato. Nessuno si sarebbe scandalizzato per un corpo nudo. Ero nell'acqua fresca a rilassarmi e a cercare pietre particolari sul fondale non troppo profondo. Mi piacevano da morire le nostre fughe. Jean si stava buttando e nell'entrare in acqua mi aveva bagnato con una gentile dose di schizzi. Mi ero quindi affrettato a vendicarmi andandolo a placcare da dietro. Lo avevo stretto in una sorta di abbraccio per immobilizzarlo e mi era caduto lo sguardo sulla sua spalla. la pelle prima pulita ora era sporcata da un piccolo segno rosso. Qualcosa nella mi testa scattò, una rabbia muta e implacabile mi aveva preso. Avevo mollato la presa e mi ero avvicinato alla riva senza dire niente. La mascella serrata e lo sguardo fisso a voler evitare il suo. Si trattava solo di un misero segnetto d'amore sulla sua spalla.. eppure a me faceva infuriare il diavolo dentro. Non aveva senso, avrei dovuto essere felice per lui, per quel segno di confidenza che aveva dato a qualcun altro... eppure non ci riuscivo. Era scoppiata quindi una violenta discussione e mi ero messo a fare una scenata assurda a quello che era il mio migliore amico. Jean era sulla difensiva e ad un certo punto mi aveva guardato forse incattivito e mi aveva fatto una domanda agghiacciante Sei forse geloso , Vincent? Da quel momento mi ero zittito. Era una domanda assurda e la risposta era ovvia... Ovvia... doveva esserlo, eppure nella mia testa non avevo ancora risposto. Sapevo che avrei mentito a me stesso... Che diavolo mi prendeva? Non lo sapevo. Eravamo stati in silenzio per tutta la sera. Avevamo acceso un fuocherello facendo attenzione a non incendiare tutto il bosco. Io non sapevo cosa pensare ma fu lui a rompere il silenzio che ci aveva avvolto per lunghe ore. Vincent... Aveva semplicemente detto guardandomi con quei suoi occhi chiarissimi... mi piaceva il mio nome detto dalla sua voce, aveva un suono molto più gradevole. Non avevo risposto al suo sguardo ma avevo sospirato e abbassato il viso. Inaspettatamente avevo sentito la sua mano muoversi tra i miei capelli e un brivido mi era corso lungo la schiena, era delicata ma decisa. Ero rimasto in quella posizione, magari volevo che continuasse... lo sentii muoversi e la sua coscia sfiorare la mia, si era seduto più vicino senza spostare la mano. Respiravo piano ripetendomi che era normale sentire quelle cose sotto la mano di un ragazzo... ma la testa mi urlava addosso di smetterla. Non sapevo più cosa pensare...
  
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