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Autore: Master_Chief    01/12/2016    0 recensioni
Avete presente quelle persone che vi capita di incontrare ogni giorno? Quelle che entrano nel vostro campo visivo ma sono così normali e nella media che ve le dimenticate in un secondo?
Il Dottore è proprio una di queste persone...pur avendo una vita assolutamente 'non normale'. L'incontro con una ragazza dell'est e un inconsueto gesto eroico, trascineranno il Dottore in un'avventura tra mafia russa e triadi cinesi che faranno capire lui che Non si trasforma la propria vita senza trasformare se stessi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Avete presente quelle persone che vi capita di incontrare ogni giorno? Quelle che entrano nel vostro campo visivo ma sono così normali e nella media che ve le dimenticate in un secondo?
Non sono nè troppo alte nè troppo basse, nè troppo magre nè troppo grasse; il loro viso vi sembra idenatico a quello di altre 1.000 persone e anche il loro modo di vestirsi non si discosta dalla media. Non sembrano particolarmente simpatiche, non sono particolarmente interessanti. Sono un semplice numero.
Io, sono una di quelle persone; forse mi avete anche incrociato più volte ma, ovviamente, di me non vi ricordate. Sono talmente una persona nella media che non ho neanche un vero nome. Oddio, sulla carta d'identità è scritto tutto: nome, cognome, altezza, colore degli occhi, professione...solo accanto a 'segni particolari' si trovano tre doppie lineette di seguito. Esatto, non ho neanche segni particolari.
Tutti mi chiamano 'Il Dottore' anche se io, in realtà, non ho neanche una laurea. Sì, certo, ho frequentato l'università ma mi sono fermato al quarto anno, annoiato dalla vita accademica e dal fatto che, una volta laureato, sarei comunque rimasto una persona nella media. Ora ho 33 anni, come Gesù Cristo e vivo a pane, video giochi, anime giapponesi, fumetti e film hollywoodiani.
Ho amici nella media, frequento locali nella media, ho un'utilitaria della FIAT nella media e vivo in un appartamento a Rozzano totalmente nella media.
Sono il famoso 'italiano medio' di cui cantava J-Ax qualche anno fa.
Solo il mio lavoro è fuori dalla media.
Ricordate? Ho detto che mi chiamano 'Il Dottore' e in effetti è la professione che pratico anche se, nella sopra citata carta d'identità, come 'professione' risulto essere un non meglio specificato libero professionista. Non mi trovate sulle pagine bianche perchè se avete bisogno di me, è molto probabile che non siate neanche registrati nelle pagine bianche.
Per spiegarmi meglio, quando leggete sul giornale "Scontro a fuoco sulla Statale 33 - Feriti 2 poliziotti e 1 malvivente che si è dato alla macchia", sicuramente riuscirete a rintracciare i due sbirri feriti ma il malvivente non va certo all'ospedale.
Lui, il malvivente, viene da me.
Sì, d’accordo, fare il Dottore della mala non è per niente una cosa nella media ma dovrò pur campare anche io, no? E il fatto di essere esteticamente e formalmente una persona nella media, fa di me il tipico personaggio insospettabile.
Non avete idea delle cose fuori dalla media a cui, giornalmente, devo assistere: pestaggi, overdose causate da ogni tipo di droga, sbronze colossali, ferite d'armi da fuoco, da taglio, improprie (una volta mi chiamò un tizio che era stato pestato a sangue con un salame felino stagionato lungo un metro! Sembrava essere stato preso di mira dall''intera quadra dei New York Yankees e, quando scoprii la verità, mi feci una grassa risata mentre tornavo a casa sulla mia FIAT grigia).
Tutti mi conoscono nell'ambiente e la cosa che danno a chi diventa malavitoso per la prima volta è il numero di telefono di una cabina telefonica che è proprio fuori dal mio palazzo.
Eh sì, perchè sarò anche nella media ma non sono di certo stupido! Con tutte le diavolerie tecnologiche e intercettazioni che ci sono oggi, mi troverebbero subito; invece, pago 3 ragazzini che a turno bazzicano attorno alla cabina per rispondere al telefono. Dopo di che se sono in casa, basta che citofonano; se sono via, mi mandano un sms con parole predefinite per indicare il luogo della città dove recarmi.
Vi chiederete perchè mi chiamano nonostante io non sia un dottore vero. Fondamentalmente, perchè sono bravo a rattoppare ed azzeccare le cure ma, soprattutto, perchè io ho le "Regole". 31 regole che si sono accumulate man mano negli anni e che fanno di me Il Dottore anche senza avere una laurea.
Le Regole sono importanti, non date retta a quegli hippy fricchettoni un po' comunisti che dicono 'le regole sono fatte per essere infrante'. Niente di più sbagliato. La Regola 1 dice: segui le regole e la tua vita scorrerà tranquilla e serena.

Questo è ciò di cui ero convinto fino alle sera del 8 maggio 2015. La sera in cui capii che cambiare se stessi, può essere il modo migliore per cambiare la propria intera esistenza.
Saranno un paio di occhi da cerbiatto, una chioma rossa tagliata a caschetto e un corpo che avrebbe fatto arrapare Gesù Cristo in persona a farmi cambiare.

Sono le 23.12 e io stavo già dormendo come un pupo da circa due ore.
Vado a dormire presto perchè so che l'orario di punta per il mio lavoro va dalle 24.00 alle 5.30 e infatti, il doppio suono del campanello mi sveglia proprio mentre stava sognando Stefania, una graziosa cameriera che lavora al bar all'angolo.
< Che è successo Omar? > Ho ancora la voce impastata dal sonno e mi devo schiaffeggiare la faccia per riprendere un minimo di coscienza.
< La cabina ha suonato, signore. > 'La cabina ha suonato' mi sveglia del tutto: quel deficiente di un marocchino è qui da 5 anni e non ha ancora imparato l'italiano.
< Il telefono ha suonato, magari...va beh, non fa niente...dove devo andare? >
< Via Trilussa 16. Ferrarini. >
Attacco il citofono con una imprecazione. Io odio Quarto Oggiaro!
Mi cambio veloce e mi guardo di sfuggita allo specchio. Ho i capelli scompigliati dal cuscino, la barba incolta e due occhiaie che mi fanno sembrare un panda. In fondo, chi se ne frega! Devo andare a rattoppare qualche criminale o a far rinvenire qualche puttana in overdose, non devo certo essere bello come Brad Pitt.
Scendo in strada e getto nel cassonetto l'ennesima multa per divieto di sosta, un giorno o l'altro mi porteranno via la macchina ma non è certo colpa mia se in questa schifosa città non esistono parcheggi.
Inserisco la prima e parto tranquillo, guido prudente nel traffico ancora abbastanza caotico di Milano, senza dare nell'occhio, schivando travestiti, mignotte e un gruppo di tedeschi ubriachi reduci dall'eccezionale EXPO 2015.
Arrivo a destinazione che è quasi mezza notte e, in cuor mio, spero di essere arrivato tardi e che lo stronzo o la stronza sia già all'altro mondo così mi faccio pagare la trasferta e me ne torno a casa a dormire.
Via Trilussa è una merda esattamente come me la ricordavo. Non c'è in giro anima viva e mi aspetto da un momento all'altro che qualche africano esca con un'accetta in mano e me la conficchi in testa.
Cerco il civico 16 che, ovviamente, ha il numeretto staccato e così mi tocca scorrere tutti i citofoni in cerca di questo cazzo di Ferrarini. Finalmente lo trovo.
Il palazzo è una doppia merda: tutto scrostato, alto una decina di piani e, ad occhio e croce, sede di qualche setta satanica per quanto è inquietante.
Suono e in un lampo una voce femminile mi risponde al citofono < Chi è? > la voce è tesa e impaurita con uno strano accento ma si calma subito quando mi annuncio come 'Il Dottore' < 5° piano. >
Ovviamente l'ascensore non funziona e mi devo fare 5 piani a piedi con il mio pesante borsone adatto a tutte le evenienze...fortuna che vado nella migliore palestra di Milano e che mi tengo in forma. Non tanto per essere pronto ad ogni evenienza, quanto per essere pronto a scappare se le cose dovessero mettersi male.
Infatti, arrivo al quinto piano senza neanche avere il fiatone. Ci sono 4 porte ma la stronza non mi ha detto a quale bussare. Prendo il mio Nokia per farmi luce e cerco il nome Ferrarini, sto per suonare ma evidentemente quella mi stava guardando dallo spioncino perchè apre un istante prima che il mio indice si appoggi sul campanello.
Per come è conciata, riesco ad intravvedere solo gli occhi scuri; il resto del corpo è intabarrato in sgraziatissimi indumenti grigi: scarpe Nike, un paio di pantaloni della tuta grigi molto larghi, una bandana grigia che le copre la bocca e una felpa grigia con un cappuccio che si tiene calato sulla fronte. La monocromia di Miss Caligine 2015 è interrotta solo dalle macchie rosse di sangue che le imbrattano gli indumenti e dalla Beretta 9mm nera che mi sventola sotto gli occhi per farmi entrare. Mentre le passo accanto sento distintamente due odori: quello della polvere da sparo e un vago odore pungente di sudore camuffato da un'abbondante dose di Chanel n° 5. E' alta, direi almeno 1.70 e ha un bel nasino alla francese.
Io non dico una parola seguendo la Regola 21 che cita: mai prendere confidenza con i clienti. Anche lei deve avere le mie stesse regole perchè mi indica solo di seguirla per il corridoio, accompagnandomi alla camera da letto.
Speravo in un overdose...indosso la mia T-Shirt preferita e mi scoccerebbe sporcarla di sangue invece, distesa sul letto c'è una bella ragazza bionda dalle gambe affusolate, vita sottile e due veri e propri air bag al posto delle tette. Sarebbe perfetta se non fosse per le bende insanguinate che le fasciano il braccio destro e la parte inferiore del torso.
Sbuffo sonoramente e mi avvicino alla paziente: probabilmente, durante la visita, ne approfitterò per palpargli quei due sodissimi meloni ma prima devo chiarire subito una cosa con la Signora in Grigio < Ce li hai i soldi? >
Lei non dice nulla, si avvicina al letto e prende una borsa che era nascosta sotto, aprendo la zip di scatto.
Merda! E' piena di banconote da 100, 200 e 500 euro. Faccio un rapido calcolo mentale e direi che la cifra totale si aggira sul milione di euro...e capisco anche perchè l'amica si ritrova con due pallottole in corpo. La seconda cosa che capisco è che, quei soldi, non arrivano da una banca o da un negozio altrimenti Milano sarebbe un via vai di sirene. Non so a chi hanno fregato quei soldi e non mi interessa. Regola 2: farsi gli affari propri.

Mi metto all'opera sulla paziente indossando guanti di lattice usa e getta e calzando una professionalissima mascherina verde. Le fasciature sono fatte bene ed è solo grazie a quelle se la bionda non è morta dissanguata. Infatti, mentre la pallottola nel fianco non aveva causato grossi guai, quella nel braccio aveva fatto un vero macello. Quando tolgo la garza, uno schizzo di sangue mi arriva dritto sulla T-Shirt e io bestemmio come un marinaio dell'Amerigo Vespucci.
Devo fare alla svelta a ricucirla o addio bonus per averle salvato la vita. Impiego quasi venti minuti per fermare l'emorragia, 5 minuti per ricucirle il braccio, 8 minuti per estrarre la pallottola dal fianco e altri 3 minuti per i punti. Tutto senza anestesia, ovviamente, ma tanto quella sviene dopo neanche 30 secondi così evita che le mie orecchie debbano sorbirsi anche le sue urla.
Butto i guanti, la mascherina, mi tolgo la t-shirt prendendo quella di scorta dalla borsa e mi siedo sulla poltrona.
Fumina ha assistito a tutto senza battere ciglio e mi guarda interrogativa < Quanti soldi? > Almeno non è muta però ha un accento slavo che la fa sembrare Schwarzenegger nel film Danko.
< 500 euro per la tasferta. 3.000 euro per l'operazione. 1500 euro di bonus se sopravvive fino a domani mattina. >
Guardo l'orologio: le 12.47. Sarà una lunga notte.
< Non vai? > mi domanda mentre comincia a darmi i 3.500 euro di acconto.
< Il Dottore resta sempre fino a quando non è sicuro dei risultati. >
Lei si stringe nelle spalle e va a sedersi sul ciglio del letto cominciando ad accarezzare amorevolmente i capelli della paziente ma non molla la Beretta che tiene sempre con il dito sul grilletto. Mi spiacerebbe venire sforacchiato da un colpo vagante.
< Potresti mettere via la pistola? Non serve con me. >
< No. Non mi fido di te. Non mi fido di nessuno. > Beh, quanto a schiettezza, non è messa male la ragazza dovrò abituarmi all'idea di avere una Beretta come compagna di nottata.
Mi annoio a morte a restare lì. Di solito, dopo un intervento, qualche compare del ferito di turno mi offre da bere, mi dà una sigaretta o mi intrattiene con qualche storia inventata di rapine mai fatte invece Fumina se ne sta lì, zitta, ad accarezzare la bionda e così faccio il primo errore della serata, infrangendo la Regola 21: prendo confidenza.
< Come ti chiami? >
< Ljubov. >
< Sei russa? >
< Vengo di Bielorussa. >
< Da quanto sei in Italia. >
< 5 mesi. > Questo spiega perchè parla come Danko.
< E lei? Chi è? La tua ragazza? > sorrido sperando mi dica di sì almeno avrei qualcosa su cui fantasticare ma Fumina...pardon, Ljubov...mi fulmina con gli occhi.
< Mia sorella. Suo nome è Tanya. >
< E tu ce l'hai un volto o sei così brutta che devi nasconderti? >
Stop.
Lo so cosa state pensando: mai prendere in giro una ragazza con una Beretta in mano e la sorella agonizzante nel letto. Ma, in quel momento, io in quella stanza sono come Dio: posso salvarla o posso lasciarla morire...e questo Ljubov lo sa.
Per tutta risposta, si toglie la bandana e il cappuccio < Tu cosa dici? >
Io non dico niente ma il fischio che esce dalle mie labbra parla per me. Cazzo quanto è figa! Viso ovale, labbra carnose, il famoso nasino alla francese, due occhi da cerbiatto castani e quei capelli rosso fuoco che fanno risaltare la carnagione bianca come il latte. Perfetta! Perfetta tranne per il livido che ha sulla guancia destra e una cicatrice che le interrompe il sopracciglio sinistro proprio a metà.
Mi pento della domanda che faccio un battito di ciglia dopo averla fatta perchè contravvengo alla Regola 3, forse la madre di tutte le regole: non chiedere mai quello che non vuoi sapere < Cosa avete combinato questa notte? > Mi mordo la lingua e spero che non risponda o che magari mi spari in un piede.
Invece parla. Parla anche troppo. < Io ucciso mio capo di mafia russa. > Cazzo! < Io ero sicario perchè prima soldato di esercito bielorusso. Ma lavoro di soldato non paga. Tanya fidanzata di figlio di boss e aiutato me ad entrare nel giro > Non voglio più saperlo! < Ma figlio di boss cattivo. Lui picchiava lei. Lui usava lei come oggetto per suoi affari. > Come direbbe Topo Gigio: ma cosa mi dici mai? Il figlio di un boss della mafia cattivo? Incredibile! < Stasera lui picchiato di nuovo lei e io ucciso lui e sua scorta. Poi rubato soldi. > Brave deficienti! Rubare 1 milione di euro alla mafia russa? E ammazzare il figlio del boss? Ma che intelligenti! < Uno di guardie non morto e sparato colpendo Tanya due volte. Ho dovuto rompere suo osso del collo e rubato pistola. > Sempre peggio. L'ho già detto 'Cazzo!'? Beh...lo ripeto...cazzo!
Finalmente tace e io non apro più bocca perchè mi sono ficcato in un bel casino. A parte le mie Regole ne esistono altre più importanti, tipo 'non rubare dei soldi ai mafiosi e se lo fai, almeno non uccidere nessuno!'. Queste due hanno le ore contate e io spero di essermela già svignata con il bonus prima che arrivi l'Armata Rossa a trasformare Via Trilussa 16 in Stalingrado.
Per due volte mi viene in mente di lasciarle lì e andarmene a casa senza il bonus e, per due volte, la mia avidità mi dice di starmene buono e che 1.500 euro in più non sono da buttare.
Me ne sto lì, sulla poltrona, con una gamba che va come quella di Tippete e continuo a guardare Ljubov. E' veramente bella. La ragazza più bella che abbia mai visto. Anche le mani sono belle, con dita lunghe e affusolate ma mi accorgo che ha le nocche spaccate, come se avesse preso a pugni qualcosa o qualcuno. Il pensiero passa subito in secondo piano perchè ora mi sono perso nei suoi occhi. Sono così dolci e tristi che mi viene la tentazione di alzarmi ed andare a consolarla.
Così facendo però, contravverrei alla Regola 10: mai empatizzare con il cliente.
E invece, cosa faccio? Cazzo! Mi alzo sul serio e, con la scusa di controllare Tanya mi avvicino a lei e imito il suo movimento accarezzandole la testa < Andrà tutto bene. > le dico.
Merda! Ho disintegrato la Regola 10 ma in quel momento non me ne frega proprio nulla.
Mi guarda riconoscente e io sorrido pure come un coglione; mi aspetto che da un momento all'altro ci scappi un bacio ma Ljubov si alza di scatto e si fionda alla finestra. < Merda! Sono qui! >
Quelle tre semplici parole, annientano il mio spirito di Cavaliere senza macchia e senza paura.
Sono qui! Ma anche io, cazzo, sono lì!
< Tu? Ti hanno seguito? > mi domanda sospettosa puntandomi la pistola contro.
Io alzo le mani spaventato e dico 'No, cazzo! Perchè dovevano seguirmi?' Lei ci crede perchè è la verità e io le vado vicino per guardare fuori.
Ci sono due SUV neri (non so perchè ma i mafiosi hanno sempre i SUV neri) da dove scendono 6 uomini e un ragazzino < Omar! Testa di cazzo! > esclamo maledicendo Allah e tutta la progenie del marocchino. Me ne pento un secondo dopo, quando uno dei sei tira fuori una pistola e spara in testa al mio dipendente. Lo caricano nel baule della macchina ed entrano nel palazzo.

Quello che successe nei cinque minuti successivi, è piuttosto confusionario. C'è Ljubov che mi dice di restare con la sorella ferita poi si fionda fuori dalla porta togliendo la sicura alla pistola. Poi sento una serie infinita di colpi d'arma da fuoco che si interrompono quando vengono sostituiti da rumori di lotta. Mobili in frantumi, vasi distrutti, urla di dolore...soprattutto maschili. Trovo il coraggio di sporgere la testa fuori dal corridoio e quello che vedo mi lascia di stucco: Ljubov se la sta vedendo con due energumeni in cappotto nero e, dal poco che ne capisco di lotta, sta vincendo. 2 cadaveri sono nel corridoio, uno è sull'uscio della porta. Erano in sei ma ne manca uno!
L' 'uno' è quello che mi arriva alle spalle dandomi il calcio della pistola in testa. Vedo le stelle ma non svengo, cado solo in ginocchio e mi ritrovo davanti agli occhi una pistola.
Se fossi stato furbo, avrei lasciato che gli eventi scorressero per il loro sacrosanto cammino.
A quelli, di me, non interessa nulla: è le due donne che vogliono. Infatti anche il terzo uomo, quello dal calcio di pistola pesante, si getta nella mischia ed ora, in 3 contro una, Ljubov è decisamente in difficoltà.
Giro la testa proprio mentre uno dei tre energumeni le molla un gancio destro in pieno stomaco, facendola piegare in due per poi raggiungerla con una ginocchiata in faccia che la manda riversa al suolo. Il tizio con la pistola prende la mira ma il suo dito non riuscirà mai a premere il grilletto perchè nel corridoio rimbombano tre colpi di Glock in rapida successione.
Li ho sparati io e ogni colpo centra in pieno la testa dei tre scagnozzi. Anni di Call of Duty sono finalmente serviti a qualcosa.
Con quel gesto ho infranto tutte le 31 Regole in una volta sola. Merda!

Ljubov si alza a fatica e mi guarda un po' riconoscente e un po' sorpresa...mai quanto lo sono io per quello che ho appena fatto.
Sono le sirene della polizia che mi riportano con i piedi per terra.
Ora sarei dovuto scappare e invece, come un cretino mi fiondo in camera da letto per prendere Tanya ma Ljubov mi ha preceduto. La vedo sollevare la ragazza dal letto con un braccio solo perchè nell'altro, ha la valigia con i soldi ma lì per lì, non ci faccio caso.
< Presto! Venite con me! >
Le guido giù dalle scale e fuori dall'edificio in direzione della mia FIAT anonima. Carichiamo Tanya sui sedili posteriori e, per la prima volta in vita mia, riesco a fare una sgommata, partendo a tutta birra verso non so di preciso dove. Comunque lontano da lì!

Guido in silenzio per 20 minuti, allontanandomi dalla città ma arrivato nei pressi di Rho mi devo fermare perchè le mani mi tremano troppo e non riesco più a tenere dritto il volante. L'adrenalina era passata e solo in quel momento mi rendo conto di avere ammazzato 3 scagnozzi della mafia russa.
< Grazie. > dice Ljubov che si sta tamponando un labbro spaccato con un fazzolettino di carta.
< Grazie un cazzo! Ho ammazzato tre mafiosi! E per cosa? Per un paio di belle tette e due occhi da cerbiatto! CAZZOOOO!!!! Ma che cazzo di un cazzo mi è venuto in mente! Cazzo! Tanti cari saluti al mio cazzo di lavoro da Dottore che mi consentiva una cazzo di vita di merda ma...cazzo...almeno era tranquilla! Cazzo! >
< Tuo vocabolario molto limitato. > mi dice Ljubov senza avere fatto una piega al mio sfogo e io, deficiente, mi metto pure a ridere.
< Fammi vedere. > le dico girandole a forza il volto verso di me.
< Solo un graffio. >
< Lascialo stabilire al Dottore. >
Un graffio mica tanto. Il labbro è gonfio e continua a sanguinare; dovrei darle un paio di punti ma ho lasciato la mia borsa nell'appartamento.
Accendo la macchina e metto in moto diretto verso nord.
< Dove andiamo? > mi domanda Ljubov sospettosa.
< Ho una casa sul lago di Varese. Lì dovremmo essere tranquilli per qualche giorno. Così lei si riprende e ti posso rattoppare il labbro. >
< Tu buono con noi. Grazie. >
< Non sono buono, sono un coglione. >
< Allora, coglione buono. > sorride per la prima volta e, anche con il labbro rotto, è comunque uno spettacolo da vedere.

La mia casetta sorge alla Schiranna ed è un'eredità di mia nonna, passata ai miei genitori e infine incassata dal sottoscritto quando i miei vecchi sono schiattati due anni fa. E' una villetta a due piani, gemella della casa che le sorge accanto e che appartiene ai Signori Borromini, dei bauscia brianzoli radical chic particolarmente rompicoglioni. Loro, ovviamente, non sono in casa ma nel vialetto è parcheggiata la MiTo rossa fiammante della loro unica figlia: Flora.
Flora o Flo, come la chiamo io, è una bionda ossigenata dalle tette rifatte con i capezzoli perennemente turgidi e con una vera mania per il bodyfitness. Gareggia a livello professionistico, nel circuito IFBB nella categoria Physique. E' anche famosa, tanto che l'anno scorso ha partecipato a Miss Olympia arrivando 4°. Non l'aveva presa bene ma io glielo avevo detto che era troppo grossa per sperare di vincere.
Lei è la tipica ragazza narcisistica che pretende tutte le attenzioni solo per se. Forse è per questo che mi sta addosso: io sono l'uomo medio e, in quanto tale, non sono una minaccia per lei.
Per questo e perchè, grazie ai miei canali, mi posso procurare ogni tipo di medicinale legale e non. Modestamente, buona parte del suo fisico tutto muscoli è merito mio e delle bombe di steroidi che le preparo sotto debito pagamento...in natura e non.
Data la situazione, era meglio se Flo non fosse in casa ma non ci posso fare nulla. Parcheggio nel garage e apro lo sportello posteriore, cercando di tirare fuori Tanya. Non ho mai tirato fuori nessuno dai sedili posteriori dell'auto e penso che la cosa migliore sia prenderla per le gambe, trascinarla e poi prenderla in braccio.
Errore.
Presto mi trovo nella stessa posizione di un ginecologo intento ad esplorare la vagina di una paziente; mi sento osservato e quando giro la testa, c'è Ljubov che mi sta guardando con due fiamme ardenti nelle pupille e la bocca serrata.
< Va beh...meglio se tu prendi lei e io prendo i soldi. > dico per uscire da quella situazione di merda.
< Già. Molto meglio! >
Portiamo Tanya nella camera padronale e la stendiamo nel letto. Io, mentre Ljubov le rimbocca le coperte amorevolmente, preparo una fisiologica zeppa di antidolorifici e tranquillanti così se ne starà buona almeno per 24 ore, poi mi dedico al labbro della sorella e, o ho la mano leggera oppure Ljubov ha una soglia di sopportazione del dolore altissima. Le cucio il labbro senza anestesia e quella non muove un muscolo mentre l'ago a uncino entra ed esce dal suo labbro per tre volte. E' Terminator, cazzo!
La rossa mi chiede se può farsi una doccia, io le indico il bagno, le ficco in mano un asciugamano pulito e finalmente posso dedicarmi alla mia testa che ha un bitorzolo dove è stata colpita dal calcio della pistola. Mi lascio cadere sul divano con il sacco del ghiaccio in testa e mi metto a pensare. Sono le 3.30 ma non ho per niente sonno e il mio cervello lavora veloce.
Sono al 63% di un piano intricatissimo che prevede l'implicazione di alcuni amici, delle Triadi e dell'Ispettore Di Pasquale quando il cervello smette di funzionare e si resetta a zero, totalmente concentrato sulla figura di Ljubov che si staglia sulla porta. Cazzo! E' ancora bagnata dalla doccia e indossa solo slip e reggiseno. La tuta, probabilmente, è finta nel cesto della roba sporca.
I miei occhi sono l'uselin de la comare della canzone di Cochi e Renato. Prima si posano sulle gambe lunghe e tornite ma incredibilmente sexy; poi vanno sulle spalle larghe ma armoniose; poi scendono sugli addominali definiti, visibili senza che si sforzi in qualche contrazione; poi passano sulle tette non grandissime, diciamo una seconda, strizzate in un reggiseno nero di Calzedonia, collezione primavera estate 2013; poi già verso la passera che, noto con piacere, è perfettamente rasata celata dagli slip di pizzo nero ultra trasparenti. Infine, salgono alle braccia e nel contempo, mi scende la mascella.
Ljubov si sta frizionando i capelli con l'asciugamano e i suoi bicipiti guizzano in una scarica di mitragliatrice di contrazioni e rilassamenti. Non sono grandissimi ma danno l'impressione di possedere una forza tremenda con quella venuzza che li percorre per tutta la lunghezza.
Ho l'impressione che accanto a me, si materializzi la sagoma di Jerry Calà perchè sento il mio cervello esclamare "Libidine...doppia libidine...doppia libidine con i fiocchi!" Anche i muri della casa mi stanno applaudendo. Eh sì, perchè quelle quattro mura non hanno mai visto una ragazza così tanto figa! A parte Flo, ovviamente.
Io non sono figo, sono un tizio nella media che punta ragazze nella media; quando rimorchio una ragazza, sto basso puntando su un 6,5 o 7...se proprio mi sento in forma, miro al 7,5. Ma Ljubov è un 10 pieno con lode!
La ragazza si avvicina e mi mette un dito sotto il mento < Chiudi bocca. > dice prima di sedersi accanto a me, schiacciando la sagoma immaginaria di Jerry Calà che svanisce strizzandomi l'occhio.
Vedo che si stringe le spalle tra le braccia e mi rendo conto che fa freschino lì sul lago e lei è praticamente nuda. Schizzo in piedi e vado a cercare qualcosa da prestarle ma nell'armadio non c'è praticamente nulla.
Uso quella casa solo per rilassarmi o per portarci le poche ragazze che riesco a rimorchiare e non ho bisogno di vestiti in quei casi.
Trovo solo una mia vecchia felpa di quando ero ragazzo. E' la felpa dell'Inter di quando era sponsorizzata dalla Misura, quella di Pantegana Klinsmann per intenderci ma dovrebbe andare bene per Ljubov. Infatti, appena gliela porgo, la indossa senza problemi, sorridendomi riconoscente prima di rannicchiarsi contro lo schienale del divano. Cazzo! E' sexy anche con la felpa di Klinsmann!
< Cosa facciamo adesso? >
Mi ricordo del mio 63% di piano ma ormai non ho più la lucidità per arrivare al 100% < Ho già qualche idea ma ora è meglio se riposiamo. Domani ci penseremo meglio. >
Vedo che annuisce e prende il plaid per coprirsi ma io le blocco la mano per il polso < No. Dormo io sul divano, tu vai in camera mia, la stanza accanto a quella di Tanya, di sopra. >
< Nemo problema dormire divano. > mi dice scuotendo la testa.
< Beh, non so come funziona in Bielorussia ma in Italia gli uomini dormono sul divano e le belle ragazze nel letto. >
Lei prende per buona la mia spiegazione, si alza e se ne va non prima di avermi augurato buonanotte.
Me ne sto un'altra ora con gli occhi sbarrati perchè quello che vorrei fare, sarebbe andare di sopra e bussare alla porta di Ljubov ma, fortunatamente, Morfeo mi colpisce a tradimento un minuto prima di prendere il coraggio di mettere in pratica i miei intenti.

Il mattino dopo, verso le 10.00, è il campanello a svegliarmi. Un triplo, lungo e insistente trillo di cui intuisco subito l'appartenenza.
Appunto.
Apro la porta e di fronte a me c'è Flo intabarrata in un impermeabile stile Tenente Colombo e con due scarpe dal tacco a spillo verde ranocchia; sopra alle scarpe, i suoi rotondi polpacci si tendono armoniosi quando si alza leggermente sulla punta dei piedi per baciarmi sulla guancia.
< Ciao Cicci! > Odio quando mi chiama Cicci! Stronza!
< Ciao Flo. > Sto coprendo l'ingresso con tutto il mio corpo perchè vorrei evitare che Flo entrasse in casa.
Speranza vana. < Fammi entrare...devo farti vedere una cosa! > mi dice tutta eccitata mentre io mi sposto e le faccio spazio.
Lei entra e si ferma nell'atrio, io le passo accanto e vado verso il soggiorno < Beh? > le dico non sentendola scalpicciare sul pavimento < Non vie... >
Quando mi giro, lei si è tolta il soprabito, rimanendo in un microscopico bikini dello stesso colore delle scarpe. Si sta esibendo in una delle sue pose da bodybuilder, quella dove una gamba è leggermente piegata mentre l'altra, allargata, è ben tesa appoggiandosi sulla punta del piede, in modo tale da tenere in tensione tutti i muscoli dell'arto superiore, il tutto condito da un doppio flex dei bicipiti che spuntano come l'Everest e il K2. Non contenta, si esibisce in una contrazione controllata dei pettorali...destro, sinistro, destro sinistro...che fa ballare le sue tette chiodate.
< Allora? Che ne dici? >
Non c'è bisogno di rispondere alla sua domanda perchè il mio coso è più veloce della mia lingua. Si gonfia nelle mutande in un battito di ciglia e lei, la stronza, se ne accorge perchè ho dormito solo con un paio di slip a pantaloncino aderenti e si vede tutto laggiù. Sorride soddisfatta e comincia ad avvicinarsi a me eseguendo una posa dopo l'altra mettendo in evidenza tutto il suo fisico da paura.
Sono ormai ingrifato come un topo ragno nel momento in cui è proprio davanti a me e mi spara un flex del bicipite destro proprio in faccia < Avanti, tocca! > dice indicando con l'altra mano il suo braccio.
Io la punzecchio con il dito: è durissimo! Non contento, provo anche a stringerlo tra le dita ma mi sembra di toccare la stufa in ghisa che aveva a casa mia nonna per quanto è impenetrabile. Finalmente, lei molla la contrazione e mi lancia le braccia attorno al collo, abbracciandomi e pungendomi con i suoi capezzoli a chiodo < Buona parte di questo, è merito tuo...grazie Cicci! >
Scommetto dollari contro pesos che alcuni di voi, in questo momento, sta morendo di invida! Ma io conosco Flo e, quando fa così, è perchè ha bisogno di un favore.
Detto fatto, cambia espressione da sorridente a quella di una bambina speranzosa < Senti...ho finito quelle fenomenali pillolette che mi procuri. Quelle che cancellano le tracce di doping...non è che ne hai ancora un po'? >
< Le hai già finite? Te le ho date neanche due mesi fa e avrebbero dovuto durarti almeno fino a settembre. > Cazzo! Ma quante bombe si fa questa?
< Lo so ma sono in periodo di competizione e mi tocca usarne più del previsto. Dai!!!! Non essere cattivo, Cicci! Dammene un altro po'! >
Mi lecca il collo e, in condizioni normali, sarei già venuto nelle mutande da parecchio ma in quel momento sono teso come Kasparov alla finale del mondiale di scacchi. Voglio liberarmi di Flo prima che Ljubov si svegli, evitando un incontro tra le due ragazze di cui non immagino le conseguenze.
Niente. Oggi non c'è verso che le mie speranze diventino realtà. Sto per dirle va bene, giusto per farla andare via, quando la sua stretta sul mio collo si allenta e il sorriso sparisce dalle sue labbra poi...SHAZAM!
Una saetta parte dritta dai suoi occhi grigi in direzione del pianerottolo delle scale. Mi aspetto il rombo di un tuono da un momento all'altro ma non arriva...arriva però l'inevitabile domanda di Flo < E quella chi cazzo è? >
Io mi libero dalla presa della bionda in un secondo, mi giro paonazzo in faccia e, non so perchè, mi viene naturale di giustificarmi come se la bielorussa fosse la mia ragazza < Ljubov! Non…insomma…lei è… >
Mai frase fu più sbagliata. Flo mi guarda arrabbiatissima < Cosa? E ti scusi pure? Da quando ti scusi con le puttane che ti porti a casa? Ti vergogni di me? >
Non so che cosa dire! Mi sento come un pugile un po' suonato che è costretto nell'angolo dalla potenza del suo avversario < No..cioè...volevo dire...lei è...una mia amica che ha passato qui la notte. >
Peggioro la situazione perchè Ljubov indossa ancora solo la biancheria intima e la mia felpa di Klinsamann e Flo capisce tutto il contrario di quello che è successo.
< Visto che avevo ragione? E' la tua puttana! Ti facevo diverso, Cicci! >
Ljubov, nel frattempo, ha finito di scendere le scale e si avvicina a Flo, puntandogli un dito in faccia < Tu parla troppo. > dice con un tono che mi fa venire i brividi.
Flo la guarda come un nero guarderebbe un membro incappucciato del Ku Klux Klan < E come cazzo parli? Sei la sorella scema di Ivan Drago? >
Penso che tra un secondo inizierà un cat fight potente e sono indeciso se andare a prendere i pop corn o intervenire per placare gli animi. Scelgo la seconda opzione e allungo un braccio, frapponendolo fra le due donne < Non esagerare, Flo. Non abbiamo fatto niente...lei e sua sorella avevano solo bisogno di un posto dove passare la notte. >
Avete presente quando Homer Simpson si rende conto di avere fatto una cazzata? Ecco il 'D'oh' mentale che rimbomba nella mia testa copre il rumore dello schiaffo con cui Flo colpisce il volto di Ljubov. Menzionando alla sorella, non avevo fatto altro che irritare ancora di più la mia erculea amica.
Flo non stava agendo per gelosia: di me non gliene fregava assolutamente nulla. Quello che in quell'istante la irritava tantissimo era non essere al centro dell'attenzione perchè le mie, di attenzioni, erano rivolte a Ljubov.
Credo che se la russa avesse voluto, avrebbe potuto riempire di botte Flo ma, invece, non mosse un dito per replicare allo schiaffo. Peccato che la frase che le esce dalla bocca sia peggio di un insulto per Flo < Non fare arrabbiare me. > dice con il suo tono da Terminator < O io ti rompe braccio. >
Flo sgrana gli occhi e stringe fortissimo i pugni, tanto che gli avambracci le si coprono di vene pulsanti però non colpisce. Le leggo negli occhi un velo di esitazione, probabilmente si rende conto, squadrando la figura della sua avversaria, di quanto possa essere pericolosa in una scazzottata ma Flo non è certo il tipo da farsi dire una cosa del genere senza reagire.
Come una furia, la bionda in micro bikini, ci passa attraverso, scansandoci, e con passi decisi va verso il bancone che forma l'isola della mia cucina.
Pianta il gomito destro sul tavolo < Tu mi rompe braccio? Tu mi rompe braccio? > ripete due volte incazzatissima < Avanti, fammi vedere come, puttana! > La invita con la mano ad affrontarla in un incontro di braccio di ferro.
Stronza fino alla fine! Non c'è gara tra lei e Ljubov! Flo è più alta, più pesante ma, soprattutto, è un ammasso di muscoli al cui confronto la russa, sembra una bambina delle medie.
< Non... > sto per dire che non è necessario ma Ljubov si toglie la felpa di Klinsmann e, senza esitare, prende posto davanti a Flo, prendendole la mano.
< Hai fegato, puttana! Cicci, fai da arbitro. > mi ordina Flo e io eseguo; mi metto a capo tavola e prendo le loro mani nella mia.
Le due donne si guardano serie negli occhi e mi aspetto che da un momento all'altro, Ljubov esclami 'Ti spiezzo in due!' per quanto è determinata. La frase arriva ma a dirla è Flo che è decisamente troppo sicura di se stessa.
Chiedo alle due se sono pronte e levo la mano dando il via alla sfida. Mi aspetto che Ljubov vada giù in un baleno invece, cazzo, resiste!
Flo inizia piano, confidando di essere più forte e di avere facilmente la meglio ma il braccio della russa non si muove di un millimetro. Io guardo i loro bicipiti e mi sembra di assistere a quelle folli sfide che danno in TV su History Channel...quelle del tipo 'Vichingo vs Samurai' o 'Legionario Romano vs Pelle Rossa'. Ecco, qui abbiamo palla da tennis (il bicipite di Ljubov) contro grossa palla da baseball (il bicipite di Flo).
Flo è costretta ad aumentare la spinta perchè non guadagna una ciglia e inizialmente la cosa sembra dare i suoi frutti. L'avambraccio di Ljubov comincia a scendere verso il tavolo e Flo sorride anche se, mi sembra, stia già quasi al limite.
Ljubov è sempre seria e quando è a metà strada dalla sconfitta, semplicemente, si irrigidisce fermando l'avanzata di Flo sul cui volto si dipinge un'espressione stupita.
La russa sembra una statua di sale. Non muove un muscolo perchè tutti i muscoli che servono sono completamente contratti. Flo comincia a digrignare i denti e ad essere in preda alla frustrazione; per quanto spinga e sbuffi e le vene del collo le si gonfino, non smuove di un centimetro il braccio di Ljubov.
Anzi, ad un certo punto, la russa comincia a riguadagnare terreno e in breve torna alla posizione iniziale. Poi succede una cosa che mi lascia a bocca aperta.
Sto guardando il bicipite di Ljubov e, ad un tratto, vedo chiaramente che si gonfia un po' di più mentre la venuzza diventa un dedalo di vene pulsanti. In un amen, il braccio di Flo comincia a cedere terreno. La bionda gorgoglia per lo sforzo, cerca di resistere contraendo al massimo il bicipite ma è tutto inutile. Uno 'stock' secco segnala chiaramente la sua sconfitta.
Flo ha gli occhi fuori dalle orbite ed è ancora più incazzata. Dice che Ljubov ha imbrogliato e pretende una rivincita con l'altro braccio a cui la russa acconsente senza battere ciglio.
Tutto si ripete uguale a prima ma questa volta, quando Ljubov ferma l'avanzata di Flo, mi lancia un'occhiata. Io scuoto leggermente la testa, suggerendole di lasciarla vincere e lei mi ascolta non senza far penare a lungo la bionda.
Io penso che un pareggio dovrebbe accontentare Flo ma, galvanizzata dalla vittoria, propone una sfida al meglio dei tre, ripiazzando il braccio destro sul tavolo.
Ora, se una persona fosse stata un minimo meno vanitosa, si sarebbe resa conto di non essere in grado di vincere. Flo era fradicia di sudore, ansimava, i suoi capezzoli erano diventati due attaccapanni per lo sforzo prolungato e aveva tutte le vene delle braccia pulsanti. Ljuobov, da parte sua, non era proprio fresca come una rosa ma dava l'impressione di poter sostenere almeno altri 5 incontri prima di raggiungere il limite.
La russa mi guarda prima di dare il via in cerca di istruzioni e io annuisco: Flo ha bisogno di una lezione ma spero che Ljubov non ci vada troppo pesante.
Do il via e Ljubov non le dà neanche la soddisfazione di prendere un po' di vantaggio. La tiene inchiodata nella posizione iniziale a lungo, fino a quando Flo non comincia ad urlare perchè è Ljubov che ora la sta mandando giù e, nonostante la bionda cerchi anche di imbrogliare alzando il gomito dal tavolo, la sua sorte è segnata. Mi consolo pensando che almeno non le ha rotto il braccio ma probabilmente si è rotto qualcos’altro in Flo perchè mi guarda con gli occhi pieni di lacrime e fugge via, raccogliendo il suo impermeabile e sbattendo la porta dietro di se.
< Come cazzo fai ad essere così forte? > domando a Ljubov che si sta rimettendo la felpa.
< Genetica. > mi dice flettendo il bicipite che spunta ancora più grosso sotto la felpa: non aveva neanche usato tutta la sua forza! < Ora pensiamo a piano. >
Giusto. Ordino al mio coso di entrare in letargo perchè è da 15 minuti buoni che mi sta drenando tutto il sangue dal cervello ma ora ho bisogno di pensare e il sangue mi serve sù, non giù.

Parliamo a lungo e, man mano che spiego il mio 63% di piano, Ljubov lo migliora e aggiunge dettagli dimostrando di essere anche furba oltre che forte. A pomeriggio inoltrato, abbiamo un 100% di piano. E' un po' folle e le sue speranze di uscita sono basse ma meglio di niente anzi, meglio di una morte certa per mano dei mafiosi russi.
Contatto l'Ispettore Di Pasquale e resto sul vago nonostante le domande del poliziotto. Non fatevi ingannare, l'Ispettore Di Pasquale non fa parte dei buoni; è uno che prende mazzette più o meno da tutte le organizzazioni criminali per depistare indagini e coprire crimini. Per questo, se hai bisogno di entrare in contatto con qualche criminale, il canale da contattare è Di Pasquale.
Rimetto i vestiti del giorno prima e mi preparo ad uscire.
< Io vado. > dico a Ljubov che nel frattempo si è rimessa la tuta di Miss Caligine 2015 fresca di bucato.
< Io vengo con te. >
< Ma che caz...e Tanya? Mica possiamo lasciarla qui da sola? Tra poco dovrebbe svegliarsi e qualcuno deve cambiarle le medicazioni. >
< Io vengo con te. Tu buono ma io non mi fido. Tu poco coraggioso. Tu uomo senza palle. >
< E adesso che c'entra questo? > dico un po' incazzato.
< Uomo vero protegge sua donna. Non resta a guardare mentre lei combatte. >
< Tu non sei la mia donna! > glielo sputo in faccia perchè mi sta facendo sentire come un verme.
< E tu non essere uomo! >
Alzo gli occhi al cielo e preferisco evitare una discussione inutile con la Signorina KGB. Prendo il Nokia e chiamo Maradona.
Non Diego Armando ma Federico Colasanti, detto Maradona perchè è basso, grassoccio, sempre sudaticcio e con i capelli neri perennemente ingellati. E' al secondo anno dell'Università di medicina qui a Varese ma ha buone chance di diventare il mio degno erede. Quando ho bisogno di qualche piacere, mi basta chiamarlo e lui arriva. Questa volta la tira per le lunghe dicendo che deve uscire con la sua ragazza ma appena gli sventolo sotto il naso la possibilità di guadagnare 600 Euro, manda a fare in culo la morosa e 10 minuti dopo ci saluta dalla finestra mentre ce ne andiamo con la FIAT grigia in direzione di Milano.
La MiTo di Flora non è più nel vialetto e un po' mi dispiace per come sono andate le cose. Soprattutto perchè, probabilmente, mi sono fottuto un'altra fonte di reddito.

Arriviamo in Via Paolo Sarpi senza problemi che sono le 7.00 della sera. Non abbiamo detto una parola durante il tragitto; lei guardava fissa davanti a se e io guidavo. Avevo sparato a tre russi, le avevo salvata la sorella ma, a quanto sembrava, non era sufficiente per essere ritenuto coraggioso. 'Fanculo Ljubov.
Gli sbirri non sembrano particolarmente zelanti; c'è qualche pattuglia in giro ma niente di preoccupante. Del resto, non si ammazzano di lavoro quando accoppano i bravi cittadini, figurarsi se si impegnano per 6 mafiosi russi morti stecchiti a Quarto Oggiaro.
Siamo circondati da un mare di cinesi che, da bravi musi gialli, si fanno gli affari propri. Arrivati al ristorante 'Vecchia Shangai' mi guardo attorno in cerca di Di Pasquale.
< Uè! Dotto'! > è lui che mi vede per primo e mi viene incontro sorridente. Flavio Di Pasquale ricorda molto Er Monnezza nei film degli anni '70: barba incolta, capello lungo, occhi languidi e un modo di vestire che farebbe inorridire Giorgio Armani. Ha circa 40 anni e mi tratta più o meno come fossi il suo fratello un po' coglioncione.
Le presento Ljubov e lui mi guarda subito con i suoi occhi indagatori < Uè! Non è che c'entrate con i sei storioni di Via Trilussa, vero? > Gli è bastato il nome russo della mia bellissima amica per capire tutto. Sarebbe un gran poliziotto se solo non fosse così affezionato ai soldi.
Io non smentisco né confermo < Non sono fatti tuoi. Hai organizzato con Baffino? >
< Sì, sì...tranquillo, Dottò! Ma non capisco cosa serve immischiare le Triadi. Comunque, contento tu...contenti tutti. >
Il piano non era poi chissà quanto complesso: utilizzando i soldi sgraffignati da Ljubov e i miei fondi personali che ammontavano più o meno alla stessa cifra, volevamo comprarci l'asilo politico in Cina dove la mafia russa non ci avrebbe mai trovato. Purtroppo Baffino, il capo della Triade, non era della nostra stessa idea. Con gentilezza, senza gridare e senza minacciare, come fanno i cinesi, ce lo mise sonoramente nel culo. Aveva in ballo degli affari con i russi, qualcosa di grosso e non voleva compromettere la riuscita dando aiuto a 3 sfigati come noi.
Comprensibile ma la nostra situazione era addirittura peggiorata. Mentre uscivo dal ristorante, sapevo che Baffino stava già chiamando i russi per dirgli di noi e che, probabilmente, ci avrebbe fatto pedinare in segno di zelo verso i suoi soci.
Non sono solo io a pensarlo ma lo pensano anche Di Pasquale e Ljubov che mi manda sonoramente a cagare, maledicendosi per avermi ascoltato.
< Io vado a prendere Tanya e tanti ciao! > mi dice chiamando un taxi.
Vorrei dirle che si dice 'Tanti saluti' ma poi il pugno sul naso che mi arriverebbe, non sarei in grado di sopportarlo. Scuoto la testa perchè senza di lei che mena come un fabbro, le mie speranze di sopravvivenza si avvicinano allo zero assoluto.
E' Di Pasquale a farla ragionare < 'ndo cazzo vai? > le dice prendendola di peso per un braccio. Cazzo! Di Pasquale è grande e grosso e riesce a sollevarla di peso da terra, riappoggiandola accanto a me < Voi due o ne uscite insieme e vi fanno 'u paccheddu insieme! >
Ljubov mi guarda interrogativa e le spiego, passando il dito sulla gola, cosa significhi 'u paccheddu.
< Non vi resta che andare dalla Canaglia. > dice allargando le braccia lo sbirro.
< La Canaglia, no! > dico io.
< La Canaglia, sì! > replica lui < Prima però, occupiamoci dei tre cinesini che ci stanno seguendo da quando siamo usciti dal ristorante. Seguitemi. >

Non so perchè Di Pasquale fa quello che fa, forse tiene veramente a me o forse spera di guadagnarci qualcosa. Fatto sta che ci guida per le viuzze di Milano fino ad arrivare ad un vicoletto buio. Arrivato a metà del vicolo, si ferma e tira fuori la pistola, accostandosi al muro. Ljubov capisce in un attimo le sue intenzioni e lo imita, celandosi dietro un cassonetto io invece, resto impalato come un pirla non sapendo dove nascondermi. Sono le forti braccia della mia amica russa a togliermi di mezzo, sollevandomi quasi di peso e ficcandomi DENTRO al cassonetto.
Sporgo gli occhi come un micio impaurito e, due minuti dopo, vedo arrivare i nostri pedinatori. Parlano in cinese e io mi immagino la loro conversazione.
"Dove cazzo essele finiti?"
"Non sapele! Lolo non usciti da altla palte di vicolo!"
"Allola essele ancora in vicolo. Tu sei stupido. Io avele detto seguile più da vicino."
Arrivano alla nostra altezza e Di Pasquale esce dal suo nascondiglio, Beretta impugnata mano su mano e spara due colpi. BANG! BANG! Due cinesini restano secchi sul colpo, al terzo, ci ha pensato Ljubov.
Lo ha preso alle per le spalle e lo ha letteralmente schiantato contro il muro. Una, due, tre volte fraccassandogli la testa.
Flavio mi guarda e fischia < Minchia! E chi è? Terminator? >
< Quasi > dico uscendo dal cassonetto e ripulendomi i vestiti alla bene meglio < E devi vedere quanto è forte! >
Ljubov ci guarda storto < Chi è Terminator? >
Noi guardiamo lei con gli occhi sbarrati e ci mettiamo a ridere come deficienti < Minchia! E' davvero Terminator! E' arrivata dal futuro! > dice Di Pasquale.
< Non sfottere. O io spacco tua testa. > replica Ljubov cattiva.
< Tranquilla! Terminator è un film. Non lo hai mai visto? >
< In Bielorussia censura molto intensa. >
< Te lo farò vedere una volta che usciamo dai guai. > le prometto ma lei mi guarda storto.
< Una volta fuori dai guai. Io prende Tanya e va via. >
Di Pasquale non ride più perchè si accorge dei miei occhi tristi. Interviene per spezzare la tensione < Ora andiamo dalla Canaglia ma prima mangiamo qualcosa. >

Mangiamo una cosa veloce e raggiungiamo il centro di Milano, Via della Spiga per essere precisi. Al numero 33 c'è un bel palazzo in stile impero che ha un solo campanello senza nessun nome sopra. Suono e due secondi dopo una cordiale voce femminile dice < Desidera? >
< Sono Il Dottore, vorrei parlare con il Capo. >
Un momento di silenzio e poi il clack del portone che si apre. Saliamo tutti e tre una corta rampa di scalini che porta a una bellissima porta a due battenti che si apre appena siamo di fronte.
Al di là della porta, due tizi grossissimi e vestiti in un tight nero con scarpe lucidissime ci perquisiscono. Prendono la pistola di Di Pasquale e poi uno dei due ci invita a seguirlo.
Io continuo a deglutire senza avere saliva in bocca perchè Salvatore Ligresti lo chiamano 'La Canaglia' non per niente. E' uno che non fa mai favori e, se li fa, è perchè vuole qualcosa in cambio. Ne avrei avuto la conferma pochi minuti dopo.
< Il Dottore, l'Infame e una bella ragazza tutti insieme? > domanda La Canaglia quando entriamo nel salone della sua reggia < Lo sapete vero, di stare combinando un bel casino? >
< Capo! > saluto educatamente < A quanto pare sa già tutto. >
< Tutto! Tutto…non esageriamo! So del figlio di Alexiei stecchito e di altri sei russi morti a Quarto Oggiaro. E poi dei tre cinesi trovati in un vicolo che, guarda caso, è sulla strada per venire qui da Via Paolo Sarpi. Se poi le tre cose siano collegate a voi, questo non lo so e non mi interessa. > sorride, lo stronzo, perchè, in realtà, gli interessa eccome.
< Io ho ucciso figli di boss e sua scorta...e tre russi...e un cinese. > dice Ljubov contando sulle dita poi indica me < Lui ucciso solo tre russi...bravo a sparare ma poco coraggio. Lui è come vitellino. >
Io arrossisco perchè quella alza un labbro mentre mi guarda come se fossi una specie di cacchina. Che troia! Sì, però, perchè quelle parole mi hanno ferito peggio di una coltellata?
< E tu chi sei? Terminator? > chiede Ligresti avvicinandosi a Ljubov.
< Non sono Terminator. Non conosce lui. > risponde seria.
Poi Ligresti dice qualcosa a me ma io non lo sento. Ho ancora davanti agli occhi lo sguardo di compassione di Ljubov che continua a ripetersi in un loop infinito. E' Di Pasquale a scuotermi dandomi una spallata.
< Ho detto: cosa vorresti da me? >
< Sì, giusto. Abbiamo, due milioni di Euro per comprarci un viaggio di sola andata in qualche posto sicuro. Diciamo un luogo dove i russi non possono arrivare. Non lo so...sud America? Stati Uniti? Marte? >
Ligresti ride di gusto. L'ho sempre fatto ridere con le mie battute del cazzo < Non abbiamo ancora filiali su Marte ma in sud America sì. Però sai come funziona? Io faccio un favore a te, tu ne fai uno a me. I soldi puoi tenerteli ho qualcos’altro per voi due. Anche l'Infame può partecipare se vuole. >
Di Pasquale alza le mani < Io me ne tiro fuori. Ho già fatto anche troppo anzi, se non è un problema, tolgo il disturbo. > mi dà una pacca sulla spalla e se ne va.
Va beh...mica potevo aspettarmi che mi aiutasse. Questa partita dovrò giocarla da solo e con quella stronza di Ljubov.
< Cosa dobbiamo fare? >
< Cinesi e russi stanno cercando di tagliarmi fuori dal traffico di droga. Questa sera, al parcheggio della Fiera di Rho, arriveranno 3 tir carichi di cocaina che Baffino e Alexiei si spartiranno. Inonderanno il mercato con roba buona e a basso prezzo fottendomi come una puttana! > ok...forse era meglio chiedere asilo politico alla Corea del Nord! < Voi due dovete impedire che ciò accada. Non mi interessa come: bruciate i camion, uccidete tutti, usate una bomba atomica per distruggere Rho...quella roba non deve entrare sul mercato. >
In pratica, ci sta condannando a morte. Due tizi...anzi, un Terminator e un Vitellino contro la Triade e la mafia russa in una sfida all'OK Corral nel parcheggio di una Fiera? Il risultato è scontato ma tanto siamo morti lo stesso, tanto vale tentare.
< Perchè non se la risolve da solo? > tentare non nuoce.
< Perchè non voglio scatenare una guerra con cinesi e russi. Voi due, invece, avete libertà d'azione. Tranquilli, vi metterò a disposizione tutto quello che vorrete ma prima... > Ah ecco, la missione suicida non bastava, cazzo! < ...dovete dimostrarmi di essere all'altezza del compito. Venite con me. >
Lo sapevo. Ligresti è un cazzo di maniaco e chissà cosa si è inventato per metterci alla prova. Io mi sto cagando addosso invece Ljubov, sembra pacifica e tranquilla. Cammina con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni e non mi degna di uno sguardo. Non capisco che cazzo gli ho fatto? Non sono coraggioso, è vero. Non so picchiare e di sicuro perderei con Ljubov a braccio di ferro ma sono un cazzo di dottore! A cosa mi servono quelle cose?
Ci fa accomodare in cantina e le macchie di sangue sul pavimento non sono un bel biglietto da visita.
Ligresti ci indica due dei suoi scagnozzi: uno gigantesco, l'altro smilzo e secco.
< Dovete metterli KO. Se ci riuscite vi aiuterò altrimenti, tanti saluti! >
Io sbianco perchè immagino mi tocchi quello gigantesco ma Ligresti mi viene in soccorso < Dottore, so che non sei particolarmente sveglio di mani quindi a te tocca il mingherlino. Quello grosso è per la tua amica Terminator. >
Giuro. Per un attimo penso di offrirmi al posto di Ljubov e sto per aprire la bocca ma non esce nessuna parola. Lei mi guarda e scuote la testa. 'Fanculo. Doppio. E con i fiocchi.
Va lei per prima e le si fa sotto il gigantone che si toglie la giacca rimanendo in maniche di camicia. Cazzo! Ha due bambini al posto delle braccia! Ljubov non si toglie la felpa, anzi, resta con le mani in tasca senza fare una piega poi, all'improvviso, parte! Fa due passi veloci e lascia partire un calcio con la gamba destra.
Vedo il calcio raggiungere l'inguine del gigantone e mi sorgono due domande. La prima è se Ljubov ha imparato a scalciare dal kicker dei San Francisco 49ers, la seconda è se il gigantone potrà mai più usare il suo arnese. Mi sembra proprio di sentire un sonoro crack quando il collo del piede di Ljubov raggiunge l'obiettivo. Il gigantone strabuzza gli occhi, urla e si porta le mani sui testicoli, imitato da tutti i presenti che sentono male al posto suo.
Mentre è piegato in due, Ljubov le si avvicina e, con un dito, lo spinge per la fronte, facendolo andare al tappeto.
< Tocca a te. > mi dice mentre, serafica, mi viene a fianco.
Portano via il gigantone a braccia e io mi metto al centro della cantina imitato dal mio sfidante.
Cazzo! Quello parte subito come una furia! Non è grosso ma deve essere un maledetto esperto di arti marziali perchè in 5 secondi conto due calci in faccia e 3 pugni allo stomaco. Per fortuna lui non è tanto potente e io sono bene allenato così riesco ad incassare i colpi senza troppe conseguenze. Quello però continua a venirmi addosso come una sega circolare, io cerco di difendermi come meglio posso ma niente. Non blocco un colpo.
Quando mi arriva un pugno dritto sul naso, il dolore è insopportabile! Mi accascio tenendomi la faccia da cui esce sangue a volontà. Basta! Mi ritiro!
Poi guardo la faccia di Ljubov e ritorno sui miei passi. Mi sta guardando con pena! Non riesco a sopportare che mi guardi così!
Mi rialzo in piedi e faccio come nei film di arti marziali di cui sono appassionato. Quando l'eroe sta soccombendo, chiude gli occhi per non avere distrazioni e si affida agli occhi della mente. E così faccio anche io.
Cazzo! I miei occhi della mente devono essere belli miopi perchè non intuiscono neanche uno dei colpi che mi arrivano in faccia però, lo ammetto, non sento il dolore. Sono concentrato sui movimenti dell'aria, sui rumori e, d'un tratto, so esattamente da dove sta arrivando il pugno.
TAC! Glielo blocco prendendolo per un polso e poi...TAC! Riesco a immobilizzare anche l'altra mano.
Apro gli occhi e nel frattempo gli torco i polsi avvicinandolo a me. Perchè ora è il mio turno e io ho un solo colpo di cui sono maestro. Come nei manga giapponesi, lo chiamo anche ad alta voce!
< TESTATA ATOMICA! >
Bam! La prima testata gli fracassa il setto nasale. La seconda gli fa incrociare gli occhi. La terza, la sbaglio e lo colpisco col naso ma tanto è già rotto quindi chi se ne frega. Mollo la presa sulle sue mani e quello cade giù come un sacco vuoto. Ho vinto, cazzo!
Ligresti applaude compiaciuto mentre raggiungo la mia compagna che, con un gesto amorevole, vorrebbe tamponarmi il naso rotto con un fazzoletto. Io le allontano il braccio stizzito < Fatti i cazzi tuoi. Finiamo questa cosa e poi ognuno per i cazzi suoi. E, per la cronaca, forse non sono coraggioso e non ho la dinamite nei bicipiti ma in questo casino ci sono finito per avere salvato la tua cazzo di vita. Che stronza! Cazzo! >
E' la prima volta in vita mia che parlo così e non capisco neanche perchè le dico quelle cose. M interessa il giudizio di una bielorussa del cazzo che sembra Terminator? No! Però, forse, mi interessa il giudizio di una bielorussa che si chiama Ljubov.

Ligresti ci dà libero accesso alla sua armeria. Ora non ci resta che andare a Rho e fare un massacro. Facile, no?
Non apro più bocca con Ljubov e lei non parla con me. Vorrei chiederle scusa ma così, sembrerei ancora più debole di quanto lei creda che io sia. E poi, in quel momento, ho altro a cui pensare.
Non riesco a capire perché Ligresti assegni a noi un compito così importante; anche con Ljubov, le nostre possibilità di riuscita restano a zero. Se davvero quell’affare tra cinesi e russi fosse così importante, Ligresti potrebbe mandare l’intero Battaglione San Marco invece che due tizi che gli sono capitati per caso tra le mani.
L'armeria è super fornita ma io di armi non capisco un cazzo così prendo solo due Beretta e un po' di caricatori. Tanto farà tutto Ljubov e io sparacchierò qualche colpo giusto per fare presenza.
Lei sembra Rambo, invece! Si cambia da capo a piedi indossando anfibi, pantaloni militari e una canotta nera tutta attillata che mette in evidenza le palline da tennis dei bicipiti che si contraggono mentre afferra un mitragliatore gigantesco e si infila a tracolla un fucile a canne mozze con tanto di bandoliera. Mi viene voglia di allungare la mano e toccarle il braccio per vedere se è duro come quello di Flo.
Già, Flora! In quel momento mi accorgo di come si sia sentita umiliata da Ljubov questa mattina. Adesso vorrei tanto che, quella mattina, fosse stata Flo a vincere, giusto per fare abbassare le arie a Terminator. Quella russa ha la capacità di fare sentire chiunque una nullità al suo confronto. E io che credevo mi fosse almeno un filo riconoscente.

Ligresti ci affida una delle sue auto. Carichiamo le armi e andiamo incontro al nostro destino.
Mi metto alla guida ed esco da Milano. Sono le 22.30 e lo scambio non avverrà prima della 1.00 quindi fermo la macchina in una strada di campagna e prendo il cellulare perchè devo fare una chiamata.
Chiamo Maradona. Era ancora a casa mia a scroccarmi porno sulla TV a pagamento però mi assicura che Tanya sta bene, si è anche svegliata e ha mangiato qualcosa. Gli dico cosa fare nel caso aumentasse il dolore e auguro buonanotte al mio panciuto amico.
< Tanya sta bene. > dico a Ljubov per aggiornarla ma lei fa solo un cenno affermativo con la testa < Si può sapere perchè ce l'hai con me? >
< Per questa mattina. >
Io resto di sasso. Non ho idea di cosa abbia fatto questa mattina. Lei capisce che non ho capito e cerca di spiegare < La tua fidanzata. Flora. Dovevi fermare me dal battere lei. >
< Punto primo, non è la mia fidanzata. Punto secondo, se ci tenevi tanto, potevi lasciarla vincere tu. Punto terzo, ma che cazzo di motivazione è? >
< Lei non tua fidanzata? Perchè abbraccia te allora? >
< Perchè siamo amici. Ma da dove vieni? Dalla Luna? Ci si può abbracciare senza essere per forza fidanzati. >
< Io vengo di Bielorussia. Famiglia di militari. Collegio poi Accademia Militare poi mafia. Mai saputo cosa è gesto d'affetto fino a ieri sera quando tu accarezza me. Unico affetto da Tanya ma lei sorella, non conta. Tu invece, fatto gesto importante. E poi tu spara per salvare me. Poi come tu guarda me. Mai uomo guardato me così. Uomini guardano me come camerata, come compagna d’armi. O come bella donna da portare a letto. Tu guarda me come cosa bella. Importante. Non abituata a questo. E poi a casa tua quando offri tuo letto a me. Poi io vedo te tra braccia di bella ragazza. Io penso: lei tua fidanzata. Io crede che tu vuole bene a me ma tu fidanzata e io triste. Poi tu lasci che io batta lei e cambia mio giudizio di te. Tu non buono. Uomo protegge sua donna. Non uomo chi lascia lei andare via con lacrime di occhi. Tu deve andare da lei e tenere stretta. Ma lei non è tua fidanzata. Questo cambia tutto. >
A parte l'italiano stentatissimo, il suo ragionamento non fa una piega. Non so cosa dirle anche perché non so cosa pensare. Lei mi guarda negli occhi e dice una cosa che non dimenticherò mai < Tu ama Ljubov? >
Ci metto un po’ a rispondere. La conosco da 24 ore e non sono sicuro sia un tempo sufficiente per innamorarsi di qualcuno però, cazzo! Per lei ho infranto le mie 31 Regole, per lei mi sono messo contro la mafia russa, per lei ho rinunciato al mio lavoro, per lei ho fatto a botte e ho usato la Testata Atomica, per lei ora mi trovo come il Generale Custer contro i fottuti indiani.
Quindi, cazzo! Sì che la amo!
< Sì. Io amo Ljubov. >
< E tu protegge me questa sera? >
< Sì. >
Lei si sporge dal sedile e si avvicina a me. Anche io faccio la stessa cosa e le nostre labbra si incontrano proprio a metà dell’abitacolo. Chiudo gli occhi e lascio sia la mia lingua a guidarmi. Assaggio Ljubov a lungo, esplorando ogni millimetro della sua bocca. Ha un buon sapore e vorrei continuare a gustarmela all’infinito e al diavolo i russi, Ligresti e la missione suicida. Anche se mi ammazzano.
No! Un momento! Se mi ammazzano non potrei più assaggiare Ljubov quindi direi che ho un’ottima motivazione per salvarmi la pelle.
Mi stacco da lei perché è arrivato il momento di pensare a come affrontare la nostra missione. Non c’è molto da pianificare: arriveremo al piazzale come dei maledetti Comanche e spareremo a tutto quello che si muove. Facile.
Facile un cazzo! Il mio cellulare comincia a squillare proprio mentre metto in moto la macchina. Penso sia Maradona che deve dirmi qualcosa ma sul display lampeggia il nome di Flo. Strano.
< Pronto? >
< Ciao Cicci. Come state tu e la tua puttana? >
< Bene per ora. Che vuoi Flo? >
Perché sento improvvisamente il buco del culo stringersi?
“ E’ il tuo quinto senso e mezzo che prude, Capo. Bella serata, eh, capo? Intendo quella del 2 agosto '93, questa fa schifo “ E’ Groucho, l’aiutante di Dylan Dog, a rispondermi nella mia testa e Flora non fa che dargli ragione.
< Cosa voglio? Mettiamola semplice: voglio la russa in un mare di sangue e tu che assisti inerme al suo massacro. >
< Che cazzo dici, Flo? >
< Ti stiamo aspettando Cicci. Al parcheggio della Fiera. Siamo qui tutti. Anche Tanya è con noi. >
Attacca senza salutare. Strano ma è proprio questo che penso quando termina la telefonata.
Ha detto tutti ma tutti chi? A parte lei e Tanya, ovviamente.
< Era Flo. Dice che ci aspettano tutti alla Fiera. Hanno preso Tanya. >
Ljubov diventa più pallida di quanto non sia già normalmente.
< Andiamo. >
Andiamo.

Flo era stata sincera. Al parcheggio della Fiera c’erano proprio tutti. Lei, Di Pasquale, i russi capitanati da Alexiei in persona, Tanya, Maradona con la faccia pesta, Baffino con qualche cinese e, infine, Ligresti con la sua squadra di picciotti al completo.
Ve la farò breve per spiegare quell’adunata di criminali incalliti.
Dopo essere stata umiliata da Ljubov, Flo era veramente incazzata! Aveva acceso la TV quando era tornata a casa e, quando ha sentito dei 6 russi ammazzati a Quarto Oggiaro, aveva fatto due più due, collegando me e Ljubov al misfatto. Aveva chiamato un pusher che le vendeva steroidi e, telefonata dopo telefonata, era arrivata ad Alexiei in persona.
Alexiei aveva chiamato Di Pasquale ordinandogli di guidarci fino da Ligresti. E l’Ispettore aveva ubbidito, guidandoci prima da Baffino, che sapeva tutto, e poi da Ligresti che non sapeva nulla. Nel frattempo, alcuni suoi uomini raggiungevano la mia casa sul lago per prendere Tanya. Maradona si era dimostrato più coraggioso del previsto ed avevano dovuto malmenarlo per convincerlo a stare al gioco.
A questo punto, Alexiei aveva contattato Ligresti e avevano fatto un accordo: noi due in cambio della sospensione del traffico di droga che tanto lo preoccupava. La Canaglia aveva accettato ma, come ho detto, a lui piacciono le sfide e quindi aveva rilanciato l’offerta. Io e Ljubov saremmo stati i suoi ‘uomini’: se fossimo riusciti ad arrivare all’alba in piedi, avremmo avuto salva la vita e lui avrebbe ottenuto la sospensione del traffico di droga.
Per riassumere gli schieramenti: Ligresti era dalla nostra parte; Flo stava con i russi; Baffino e Di Pasquale erano gli arbitri non proprio imparziali dell’incontro.
< Quindi? Come funziona? > chiedo a Ligresti perché sono le 00.30 e, all’alba, mancano ancora troppe ore.
< E’ come un videogioco Dottore. Dentro quegli edifici, Alexiei ha preparato una serie di livelli che dovrete superare entro le 6.00 di questa mattina o loro ammazzano Tanya. In ogni ambiente ci sarà un minaccia diversa, non so quale, e potrete contare solo sulle vostre forze. Tieni. > Mi allunga una pistola e un caricatore < Sono riuscito a convincerli a darti un’arma visto che non sei bravo a picchiare. Beretta 92 bifilare, 15 pallottole più altre 15. Hai 30 colpi, usali bene. Ti do un consiglio: conserva una pallottola per l’ultima stanza. >
< E per lei? >
< Per lei niente armi. Lei è l’arma. >
‘ Un videogioco ’ un cazzo! Perché nei videogiochi, se muori, basta ricaricare dall’ultimo salvataggio. Qui, no.

Due grossi russi ci puntano le pistole contro e ci invitano a precederli verso l’ingresso di un capannone.
Ljubov mi prende la mano e io gliela stringo, protettivo.
< Io non sa tuo nome. > mi dice ad un tratto < Voglio sapere tuo nome prima di morire. >
< Allora cerca di sopravvivere. Ti dico come mi chiamo domani mattina. Ok? >
Annuisce e mi guarda con gli occhi dolci da cerbiatto < Tu cambiato. Tu non ha paura? >
No, non ho paura. < No. Non posso avere paura se voglio difendere la mia donna. >

Invece, c’è da farsela addosso per la fifa! Quello stronzo di Alexiei si deve essere divertito un sacco a pensare ogni volta uno scherzo diverso. Dobbiamo affrontare pazzi armati di motosega, esperti di arti marziali, pistoleri professionisti, lottatori grandi e grossi che metterebbero il pepe al culo anche a The Rock.
Eppure, nonostante tutto, cazzo! Non molliamo!
Andiamo avanti, una stanza dopo l’altra un po’ per bravura e un sacco per fortuna. Devo ammetterlo, il grosso del lavoro lo fa Ljubov perché io cerco di risparmiare al massimo le poche munizioni di cui dispongo.
Metto mano alla Beretta solo per reale necessità, ad esempio quando vedo che Ljubov non può farcela contro l’avversario di turno.
Non ho mai visto una persona prendere tante botte come Ljubov ed avere ancora la forza di reggersi in piedi; di più, avere la forza di replicare colpo su colpo oltre i limiti di ogni umana sopportazione.
Per due volte devo rimettergli in sede la spalla dopo combattimenti di una efferatezza tale da ricordare i peggiori snuff movies in circolazione.
Ad ogni stanza, entrambi dobbiamo contare una ferita in più. Mi viene quasi da piangere a guardare il volto di Ljubov che è ormai quasi irriconoscibile per le botte che ha preso ma anche io sono messo male. Zoppico, ho il braccio sinistro praticamente inutilizzabile e non vedo più dall’occhio destro.
Ci copriamo a vicenda e, alle 5.46, entriamo finalmente nell’ultima stanza.
Da cosa lo capisco che è l’ultima?
Dagli avversari che ci troviamo davanti.
Non mi stupisce molto vedere Flora che fa allungamento coperta solo dal suo micro bikini; ha gli occhi fuori dalle orbite, è tutta tirata e con le vene gonfie. Deve essersi presa una dose da elefante di qualche mix di droghe che, probabilmente, non le faranno sentire né fatica, né dolore. Appena vede Ljubov, parte come un cane rabbioso e le sferra un pugno così forte che mi stupisco di non vedere la testa della russa staccarsi dal collo.
Resto di merda per l’altro avversario, però.
< Perché? > domando.
< Per i soldi, Dottò! > Risponde Di Pasquale allargando le braccia.
< Credevo fossi mio amico. >
< Amico? In questo ambiente? Non essere ingenuo Dottò! > si allarga la giacca e mi mostra la fondina che porta vicino all’ascella < Forza! Come nel Far West. Io faccio Billy Clanton. >
Va bene, Billy…allora a me toccherà fare Wyatt Earp!
Lancio un’occhiata a Ljubov che si sta battendo come un leone nonostante sia ferita e la sua avversaria sia fresca, riposata ma, soprattutto, drogata. Devo fare alla svelta con Di Pasquale perché non credo che Ljubov possa farcela questa volta contro Flo.
Di Pasquale tira fuori di tasca un carillon e lo mette a metà strada tra noi due. E’ un vero teatrante, cazzo! Ha scelto la musichetta di “Per qualche dollaro in più”, quella del duello finale tra Gian Maria Volontè e Lee Van Cleef.
< Quando finisce la musica, spara! Se ti riesce… >
Accarezzo il calcio della pistola. Mi è rimasto un colpo e Di Pasquale spara dannatamente bene. Ma non posso perdere! Sento urlare Ljubov e la guardo con la coda dell’occhio: Flo l’ha messa a terra e le sta torcendo il braccio. Sento un sonoro CRACK! Ma Flo non molla la presa, anzi, ride come una pazza mentre continua a tirare pugni al braccio rotto di Ljubov. Che stronza!
Il carillon continua a suonare ma io so a memoria quella musichetta, so quando finisce e so che Di Pasquale imbroglierà, sparando prima della fine.
Ancora 5 note. 4.
Di Pasquale estrae la pistola e spara tre colpi in rapida successione.
Due pallottole mi mancano, la terza mi prende in pieno alla spalla e allora ne approfitto per imbrogliare anche io.
Mi lascio cadere a terra come morto. Ljubov urla < NOOOO! >
Tranquilla, bambina. Non sono morto anche se mi fa un male cane la spalla.
Flavio si avvicina per accertarsi che sia morto. Mi volta con un piede e non dimenticherò mai la sua faccia quando vede la mia Beretta che mira dritto in mezzo agli occhi.
< Giù la testa, coglione! >
Più che ‘giù’ la testa di Di Pasquale esplode come un melone maturo. Ho vinto, cazzo!
Mi alzo, perché adesso tocca a Flo.
Quella troia è talmente imbottita di droga che non si è neanche accorta di quello che è successo. Continua a massacrare Ljubov che ormai è ridotta a un frullato di carne. Mi avvicino da dietro e, prendendo la Beretta per la canna, la colpisco fortissimo sul lato della testa, facendola stramazzare intontita al suolo.
Aiuto Ljubov a rialzarsi.
< Ce la fai? >
< Sì. Ma io bisogno di dottore. >
< Cosa ne facciamo di lei? >
< Lei, morta. >
Le si avvicina, la mette in ginocchio con il braccio ancora sano e poi infila il collo di Flo tra le sue gambe. Le basta un attivo. Serra le cosce e fa un leggero scatto di lato.
Addio Flora.

Usciamo sul piazzale del parcheggio alle 5.57, proprio mentre i primi raggi di Sole schiariscono il buio della notte.
< Mi chiamo Francesco. > dico a Ljubov mentre ci sorreggiamo a vicenda.
< Nome bello. Tuo cognome? >
< C’è tempo. Prima devo farti vedere tutti i Terminator, insegnarti ad usare i verbi ausiliari, migliorare il tuo senso dell’umorismo, comprarti qualche vestito che non sia una tuta grigia. Io non ho fretta. >
< Io pure. >
Non si trasforma la propria vita senza trasformare se stessi.

   
 
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