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Autore: SherlokidAddicted    01/12/2016    1 recensioni
[ Wholock | Johnlock ]
[ Seguito di "The side of the Angels", per capire questa storia bisogna leggere la precedente ]
"I tuoi occhi.
Al solo pensiero che non potrò rivederli mai più sento come una stretta al petto che mi impedisce di respirare. Dopo mesi e mesi a darmi la colpa per tutto quello che è successo a Mary, dopo mesi sentendo che niente e nessuno avrebbe potuto sollevarmi il morale, ho trovato in te la felicità che avevo perduto. E adesso mi è scivolata dalle mani come sabbia.
Mi manchi.
E mi mancherai.
Mi sembra l’unica cosa che posso dire adesso."
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The side of the Angels'
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L'ultima lettera



- Non possiamo usare il tuo teletrasportatore? – Chiedo, come invaso da un lampo di genio. Dopo aver rimuginato all’esterno della cabina, ci siamo rintanati all’interno per poter sopravvivere, date le temperature troppo basse… e a quanto pare Jack sa come attivare i riscaldamenti del Tardis, e adesso la situazione è leggermente più sopportabile.

Il capitano solleva il braccio, e con mio enorme disappunto mi accorgo che il suo teletrasportatore è rotto.

- Come diavolo è successo? – Lui fa spallucce e si posiziona davanti allo schermo sovrastante alla console di comando.

- C’entrava un palazzo… da dove mi sono lanciato, una delle mie morti. – Mi è sembrato fin troppo vago su quella spiegazione. Mi nasconde qualcosa e mi duole ammettere che non ho la più pallida idea di cosa. C’entra forse quella volta in cui il Dottore gli ha chiesto un favore e lo ha fatto scendere dal Tardis in un posto che non mi era possibile vedere?

Qualcosa mi dice che in tutta questa storia c’entri John.

- Conoscendo il Dottore so che sta prendendo tempo, e che sta cercando in tutti i modi di persuaderli per evitare che usino il suo cervello per potenziare il loro esercito. – Il fatto che abbia cambiato velocemente argomento mi fa pensare che… sì, mi sta nascondendo sicuramente qualcosa. Ma adesso la priorità è quella di riuscire a tirare fuori il Dottore dalla nave Cyberman, quindi cambiare discorso mi sembra appropriato per il momento.

- Quindi se prende tempo, si aspetta che noi facciamo qualcosa e che siamo abbastanza intelligenti da arrivarci da soli? – Lui annuisce senza distogliere lo sguardo dallo schermo.

- Se riuscissi a trovare la frequenza della nave potremmo assistere in diretta a quello che il Dottore sta facendo con loro. –

- Puoi davvero farlo? –

- Certo, se sapessi come si fa. – Mi avvicino a lui irritato e incrocio le braccia al petto, guardandolo con enorme disappunto.

- Sai accendere i riscaldamenti del Tardis e non sai cercare una frequenza? –

- Oh scusa, sapientone! – Esclama allargando esasperatamente le braccia ed accennano una risata stupita. – Non credevo ci volesse una laurea per accendere dei maledetti riscaldamenti. – Mi giro dalla parte opposta e roteo gli occhi, fingendo una stranissima attrazione verso le sedute accanto alla console. – Capisco, capisco. Sei ancora incazzato per il bacio, vero? – Non rispondo, ma non perché ciò che dice sia vero, ma perché non so cosa dire. Quando è successo mi ha dato talmente fastidio da volerlo rimuovere a suon di pugni. Adesso, anche se so per bene il motivo, non riesco a togliermi quel momento dalla testa… mi sento come se avessi fatto un grosso torto a John, e non riesco ad immaginarmi la sua reazione se solo lo sapesse. Ho avuto paura di ritornare sull’argomento, per il profondo imbarazzo che ho provato quando ho capito che mi aveva soltanto aiutato, e perché non volevo vedere nella mia testa il viso di un deluso John Watson. E… ok sì, per un momento ho anche pensato e creduto che Jack ci stesse provando spudoratamente. – Puoi stare tranquillo sapientone, non ha significato niente per me. – Il suo tono è severo e duro. Sembra proprio che stia parlando con un bambino capriccioso.

Lo ammetto, a volte mi comporto come tale.

- Lo so, ma hai fatto apprezzamenti all’inizio e… -

- Per l’amor del cielo, Sherlock! Il mondo non gira intorno a te. – Il suo tono si è leggermente alzato. Ha completamente frainteso ciò che volevo dire e non mi ha lasciato finire. – E francamente non capisco la tua frustrazione e il tuo disagio, visto che non ho strane intenzioni con te. Non dirmi che non provi disagio perché lo vedo! Non preoccuparti, davvero! Nella mia testa gironzola già qualcun altro, quindi John non se la prenderà. –

Oh, ecco. Ho toccato un tasto dolente.

Quindi non ha per niente frainteso ciò che volevo dire, ma è stato perfettamente capace di intuire la mia paura. Inoltre, non avevo quasi mai parlato o fatto riferimento a John in sua presenza. Ciò conferma in modo definitivo le mie deduzioni sul teletrasportatore rotto, sulla sua spiegazione vaga riguardo a come è successo, e al fatto che lui e il Dottore sono andati in un luogo che io non potevo vedere.

Sa di John. Ha fatto qualcosa che riguarda lui.

Decido comunque di non farci caso. Gli è ovviamente sfuggito, e farò finta di credere che il Dottore gli abbia parlato di me e lui.

- John è una persona dannatamente sentimentale. – Mormoro posando lo sguardo sul suo viso che ad un tratto ha cambiato espressione. Oltre alla rabbia, noto solo una profonda tristezza. – Saperlo potrebbe ferirlo.- Accenna una risatina amara, prima di scuotere la testa lentamente.

- Anche lui era sentimentale. –

Sta parlando di quel qualcuno che gironzola nella sua testa.

“Era?”

- So che magari il fatto che io ti abbia adulato un po’ ti abbia fatto fraintendere. Io sono così, il Dottore ha ragione su di me. Apprezzo i bei ragazzoni e le belle donne, a volte per non soffrire della mia immortalità mi do alle avventure di una sola notte. Il mio bacio è stato solo a scopo curativo. E credimi, non me la sento ancora di sbaciucchiare qualcuno se non per questo motivo, non dopo… - Smette di parlare, come se all’improvviso avesse perso la capacità di respirare. Lo vedo deglutire più volte e stringere i pugni lungo i fianchi.

È morto, la perdita è recente.

- Jack, so che cosa volevi fare con quel bacio e non devi più darmi spiegazioni. Ho capito. Ero solo un po’ preoccupato sulla possibile reazione di John, tutto qui. – I toni si sono finalmente abbassati, sembra che la conversazione potrebbe andare avanti senza fraintendimenti e urla.

Non ho la minima intenzione di comunicargli che sono imbarazzato per il mio comportamento. Mi porterò questo inutile sentimento nei suoi confronti nella tomba.

- Lavorava al Torchwood? –

Perché sento di voler far sparire quel broncio irritante dalla sua faccia?

Ci riesco, perché poco dopo accenna un minuscolo sorriso, rilassando le mani e tornando ad incrociarle al petto.

- Lui portava il caffè. –

- Soltanto? –

- Era fin troppo coraggioso e pronto a qualunque cosa per lasciargli soltanto quel compito. – Mi ricorda vagamente qualcuno. John è fin troppo coraggioso e pronto a tutto per essere soltanto il mio blogger. – Ed era fin troppo Ianto Jones, era fin troppo sensibile perché io lo ferissi. In punto di morte ha detto di amarmi per la prima volta, ed io non ho saputo dargli una risposta adeguata perché non ho mai voluto illuderlo. Insomma, lo avrei visto morire comunque, nonostante quel terribile incidente perché con me è così che va. Ho fatto finta che lui fosse soltanto uno dei tanti. –

Prima il Dottore con la sua Rose, e ora l’ammaliante capitano Jack Harkness con il suo Ianto Jones.

Sono grato di non essere un alieno con una lunga vita o un umano immortale. Come mi sarei ridotto dopo la morte di John? Come avrei continuato? Sarei riuscito a combattere e a rialzarmi come hanno fatto loro due? Se si tratta di John… ne dubito.

- Ma mentre moriva fra le mie braccia gli ho promesso che non lo avrei mai dimenticato, perché era questo che temeva. Credeva di essere uno dei tanti. –

- E visto il tuo smisurato ego e la tua immensa vanità gli hai praticamente confessato di amarlo in questo modo. – Dalla sua bocca semiaperta vorrebbe uscire qualche parola, qualche suono comprensibile e decifrabile, ma l’unica cosa che è in grado di fare è richiuderla e guardarmi stupito. Non ci aveva mai pensato prima che quel gesto era una chiara dimostrazione di amore. – Ok, visto che ci siamo perdonati a vicenda, che questo argomento ti sta completamente facendo perdere la dignità e che io sento un imminente conato di vomito parlando di queste smancerie, che ne dici di tornare ad escogitare un piano per risolvere questa situazione? – Ed eccomi qui, è tornato il solito vecchio Sherlock, quello fastidioso ed irritante, che tutti vorrebbero prendere a sberle ogni volta che apre bocca. Ma ho un effetto diverso sul capitano, perché le mie parole lo hanno fatto sorridere divertito.

Il broncio è sparito.

- Dobbiamo trovare la frequenza? – Continuo, e lui annuisce. – Ed è come agganciarsi ad un segnale, no? –

- Immagino di sì. –

- D’accordo… - Agganciarmi al segnale. L’ho già fatto prima, l’ho visto fare al Dottore. Questa volta si tratta di una frequenza… ma non dovrebbe essere diverso, giusto? Il procedimento, le leve e i pulsanti da premere dovrebbero essere sempre quelli. – Bene! – Esclamo, poco convinto. Inizio a premere e spingere leve, cercando di imitare i movimenti fluidi del Dottore mentre si dedica ai comandi della console. Lo schermo emette qualche ronzio e abbiamo all’improvviso un’immagine. Appare all’inizio poco chiara, ma poi riusciamo a vedere cosa sta succedendo, e lì, contorniato da quelli che dovrebbero essere Cyberman, il Dottore intrattiene un discorso, quello che avrebbe dovuto fargli prendere tempo.

- Come diamine hai fatto? –

- Imparo in fretta… senza alcuna laurea. – Mormoro tenendo lo sguardo fisso sullo scanner, ma sentendo comunque la risatina divertita di Jack.

La voce metallica dei Cyberman fa roteare gli occhi al Dottore. Probabilmente ha spiegato loro qualcosa ma sono talmente cocciuti da non capire.

Cosa ti aspetti da alieni di metallo?

- Ve lo ripeto per la milionesima volta! – Esclama esasperato il Dottore. – Voi avete oltrepassato una frattura. Questo universo non vi appartiene, fate parte di una realtà parallela. Se non vi riporto indietro il paradosso sarebbe così grande da cancellare tutto ciò che conosciamo, e quindi anche voi! –

- IL TUO CERVELLO CI SAREBBE COMUNQUE UTILE PER GUIDARCI COME NOSTRO CAPO, DEVI ESSERE PRONTO AL MIGLIORAMENTO, VERRAI MIGLIORATO. –

- Se vengo messo in un guscio di metallo non potrei mai aiutarvi. Per la miseria, avete un cervello umano, cercate di ragionare! – Dice rivolgendosi ad uno di loro in particolare. – Certo, sarebbe più facile se avessi con me il cacciavite sonico, sapete è caduto nella neve mentre mi trasportavate qui. – E il suo sguardo si punta proprio verso di noi. È come se sapesse che lo stiamo guardando, come se ci stesse comunicando attraverso lo schermo. – Se avessi avuto il mio teletrasportatore lo avrei usato per fuggire. Non avrebbe funzionato comunque, si è danneggiato e dato che non ho il cacciavite con me non avrei potuto ripararlo. – Non ha mai mosso lo sguardo da noi, e all’improvviso Jack è sgusciato fuori dal Tardis e ha iniziato a scavare a mani nude nella neve, alla ricerca del cacciavite. Torna poco dopo, soddisfatto ed infreddolito, stringendo l’oggetto in questione con una mano. – E sarebbe stato bello non essere stati da soli. Magari due amici avrebbero potuto aiutarmi. Uno sarebbe venuto qui a prendermi, dato che non voglio finire in un universo parallelo, e l’altro avrebbe utilizzato il Tardis come dispositivo per rispedirvi nel vostro universo, ma sono solo e l’unica cosa che mi resta da fare è stare qui ad aspettare che accada una qualche strana… coincidenza. – Lo schermo si oscura ed io e Jack ci scambiamo un’occhiata d’intesa. Adesso sappiamo cosa fare, grazie al Dottore. Non so come abbia fatto, ma ha previsto che avremmo trovato un modo per attivare lo scanner, ha avuto totale fiducia in noi e nel nostro quoziente intellettivo, sono sorpreso.

- Vado io a prenderlo, dammi il teletrasportatore. – Dico deciso, mentre guardo Jack che punta il cacciavite sul polso per rimettere in funzione l’oggetto del discorso.

- Sono Cyberman, è pericoloso! – Dice chiaramente preoccupato mentre allontana il proprio braccio dalla mia vista, probabilmente per evitare che io afferri il teletrasportatore e scappi via. Sospiro esasperato e sfilo il dispositivo per il mondo parallelo dalla mia tasca, sollevandolo proprio davanti ai suoi occhi confusi.

- Anche i Dalek lo erano, ed inoltre io non ho idea di come collegare questo al Tardis per rispedire al suo posto un’intera nave Cyberman. Tu sei più esperto in tutto ciò. – Mi guarda per dei secondi interminabili, in cui so che sta cercando di valutare dai miei occhi, dalla mia postura decisa e dalla mia espressione se sarei davvero capace di cavarmela.

- D’accordo, va bene sapientone! – Dice strappandomi il dispositivo dalle mani, poi si sfila il teletrasportatore dal polso e lo aggancia al mio. Si fida di me, ne sono orgoglioso.

- Come funziona? – Chiedo mentre Jack si impegna per allacciarlo per bene.

- Devi solo pensare a dove vuoi andare e poi attivarlo. – Annuisco e faccio qualche passo indietro.

- Cerca di sbrigarti, quando torneremo deve essere già tutto pronto. –

- Tu fai attenzione. – Annuisco velocemente, sento l’adrenalina andare in circolo e l’euforia sale alle stelle mentre avvicino la mano al pulsante sul polso. Poi penso alla nave Cyberman che ci sovrasta immensa, e con un colpo deciso attivo il teletrasportatore.
 
_________________________________________________________________________ 
 
Londra, 20 dicembre 1902
 
Mio carissimo Sherlock,

Credo che questa sia davvero l’ultima lettera che ti scrivo.

So che sta per succedere qualcosa che mi farà tornare da te e non immagini quanto io sia felice. Quell’uomo me l’ha detto, quello che è resuscitato davanti ai miei occhi sconvolti, dice di chiamarsi Jack Harkness. Spero tutto ciò sia vero e non vedo l’ora, davvero, non vedo l’ora di essere di nuovo al tuo fianco.

Dovrò tenere le lettere con me, e dovrò pensarti, mantenere questo contatto psichico perché io non perda la memoria di quelle giornate passate con te, quelle in cui siamo diventati amanti, quelle in cui io e te ci siamo aperti l’un l’altro. Non sarà per niente difficile. Non mi sono mai separato dalle lettere da quando me lo ha detto, e per quanto riguarda il pensarti… Dio, non smetto mai di pensarti intensamente e non avrei mai smesso comunque.

C’entri tu, vero? In tutta questa storia c’è il tuo zampino, ne sono sicuro.

Ho fiducia in quello che stai facendo. Allora aspetterò, avrò pazienza, e quando saprò che tutto sta per tornare come prima me ne accorgerò sicuramente.

E allora saremo di nuovo solo io e te, contro il resto del mondo.

Mi manchi.

Ti amo.

E a presto.

Tuo John
 

 
Note autrice:
E rieccomiiiii. Scusate il ritardo ma in questo periodo sarà più o meno sempre così.
Ho fatto dei chiari riferimenti a Torchwood, perchè è un'altra serie che adoro, per chi non lo sapesse è uno spin-off di Doctor Who tutto incentrato su Jack, e sopra vi ho postato la gif di lui con Ianto Jones (i miei bimbi).

Comunque, Sherlock salirà sulla nave Cyberman. Cosa accadrà?
Al prossimo capitolo gente, un bacio!

 
 
  
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