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Autore: hart_kinsella    01/12/2016    1 recensioni
Sequel di "Stay" | Sono trascorsi cinque anni da quella notte a New York e Zoe fa ritorno a Bluebell: quale impatto avrà il suo ritorno sugli abitanti della città e soprattutto sull'affascinante proprietario del Rammer Jammer?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Wade Kinsella, Zoe Hart
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Voglio iniziare scusandomi per il ritardo con cui ho aggiornato la storia, ma ho lottato davvero tanto contro la mancanza di ispirazione!
Come forse qualcuno di voi avrà intuito dalla dicitura "Completa" accanto all'anteprima della fan fiction, ebbene sì, "Where we belong" finisce qui la sua corsa :) Questo viaggio, durato quasi tre anni, è stato a tratti faticoso e frustrante, ma sicuramente bellissimo e sono molto felice di averlo fatto, di ogni parola che ho scritto di questi 66 (66!) capitoli: è stato un modo per tenere gli Zade ancora un po' attaccati a me, di sentirli presenti e non avvertirne più di tanto la mancanza dopo la conclusione di Hart of Dixie.
Ma, come tutte le cose belle, anche questa storia doveva finire: ci ho pensato a lungo, credetemi, e sono giunta alla conclusione che fosse giusto farlo adesso, quando ancora è al top, quando stavo giusto solo iniziando a provare difficoltà a trovare qualcosa di nuovo da dire. Comunque, sono riuscita a raccontare tutto quello che mi ero prefissata, e anche di più. E voglio ringraziarvi uno ad uno per avere vissuto questo cammino insieme a me, sia che abbiate date voce ai vostri pareri tramite le recensioni sia che abbiate letto restando in silenzio e "in incognito" :P Per me ognuno di voi lettori ha rappresentato una spinta in più a non mollare e a portare termine questa ff, a cui sarò sempre immensamente legata.
Vabbè, mi fermo qui e vi lascio alla lettura dell'ultimo capitolo, che spero vi piaccia! ;D
GRAZIE A TUTTI <3
SIGLA: https://www.youtube.com/watch?v=IKiVjYP929g
-Silvia


Dove eravamo rimasti...

Insieme, poco dopo, si sporsero tutti e tre dalla finestra per assistere al grandioso spettacolo di fuochi d'artificio con cui la città accolse l'inizio del nuovo anno, mentre Jackie, il suo paraorecchie a proteggerla dai rumori molesti, dormiva imperturbabile. Zoe aveva ragione: la visuale da lì era ottima e quello per Wade fu sicuramente il Capodanno più bello della sua vita.

Come non aspettasse altro, non molti minuti dopo la mezzanotte, Logan crollò addormentato, la testa poggiata sul grembo di Zoe, che, sfiorandogli piano i capelli biondi con la mano con cui era impegnata a stringere Jackie, lanciò un'occhiata a Wade, seduto sul lato accanto del letto, come a chiedergli se fosse d'accordo di lasciare dormire i figli lì con loro, cosa che per lui, il quale rispose con un sorriso appena accennato a quello di sua moglie, non era nemmeno in discussione. Così, quella notte dormirono l'uno accanto all'altro tutti e quattro insieme, in un letto piacevolmente affollato. E non c'era davvero niente di meglio.


“Ok, eccoci qua. Ti piace, vero?” Wade sorrise a sua figlia immersa nella vaschetta in cui lui le stava facendo il bagnetto, mentre lei gorgogliava contenta: fin dai primi giorni di vita della bambina, i suoi genitori avevano scoperto che l'acqua era l'elemento di Jackie. Mentre la lavava con delicatezza e precisione, suo padre parlottava con lei, alternando alle parole i versi delle onde del mare, mentre muoveva con le mani l'acqua contenuta nella bacinella, la piccola che rideva contenta e il pavimento che si riempiva di pozzanghere. A Wade, però, non importava: contava solo la risata della sua bimba, che era come musica e che ne strappava sempre una anche a lui.

Fu così che li trovò Zoe quando, sfregandosi un occhio con la mano, si affacciò alla porta della stanza. Per un po' se ne stette lì, in silenzio, godendosi quella scena con un sorriso intenerito che le si spalancava lentamente sul volto: vedere Wade interagire con sua figlia era qualcosa di talmente meraviglioso che non sarebbe riuscita a spiegarlo a parole e le faceva stringere il cuore al pensiero che lui avrebbe potuto avere tutto ciò anche sei anni prima, con Logan, e che invece le circostanze della vita glielo avevano impedito.

“Hey, voi due” Si decise poi a dire, le braccia incrociate al petto mentre ammirava padre e figlia appoggiata allo stipite della porta.

Wade trasalì leggermente sentendo la sua voce e, stando attento a non mollare la presa sul corpicino di Jackie, si voltò verso la moglie accennandole un sorriso “Ciao”

“Avrei potuto farle io il bagnetto più tardi” Riprese Zoe, addentrandosi nella stanza e poggiando una mano sulla schiena del marito “Ciao, pesciolino” Disse, poi, rivolta alla figlia, mentre le sfiorava il piccolo petto nudo e lei gli rispondeva con un sorriso.

“Sì, beh...non volevo svegliarti, stavi dormendo così bene dopo la nottata che lei ti ha fatto passare” Le spiegò Wade, strappandole un dolce sorriso di riconoscenza per la sua premura.

“E guardala qui, la peste: è così vispa che si direbbe abbia dormito tutta la notte” Disse, lanciando un'occhiata affettuosa alla figlia, nonostante la natura delle sue parole potesse far pensare il contrario “Sei un piccolo mostricciatolo, lo sai?” Proseguì a denti stretti Zoe, mentre si rivolgeva alla bambina con l'evidente intento di farle paura, ma ottenendo in risposta soltanto una risatina, Jackie che si dimenava particolarmente divertita nell'acqua.

“Il mostro di Loch Ness, però, non è mai stato così carino” Si mise in mezzo Wade, sollevando la figlia bagnata dalla vaschetta e stampandole un bacio sulla guancia, prima di avvolgerla in un asciugamano.

“Lascia, faccio io. E' domenica, tu non devi andare da qualche parte prima di aprire il locale?” Gli chiese sua moglie con l'aria di chi la sapeva lunga, facendogli cenno di passarle Jackie imbacuccata nell'asciugamano.

“Giusto...tieni” Con un'improvvisa fretta di andare, Wade mise la piccola tra le braccia di Zoe, la quale l'accolse con un sorriso sul volto e cominciò a parlottarle a bassa voce, lasciando che lei le avvolgesse le piccole dita della mano intorno all'indice che le aveva messo sotto il naso “Ci vediamo più tardi” Zoe annuì, prima che lui la salutasse con un rapido bacio sulla fronte e si precipitasse fuori dal bagno, moglie e figlia che lo seguirono con lo sguardo.

“Dove va papà, eh?” Domandò lei retoricamente e con voce instupidita alla figlia (che sembrava essersi intristita per l'assenza del padre), mentre la rimetteva più comoda tra le sue braccia “Dai, adesso asciughiamoci, prima che ti venga un raffreddore” Detto ciò, le sfiorò una guancia con un bacio e poi le strofinò delicatamente la testa con l'asciugamano, che ricadeva sulla bambina a mo' di cappuccio.

Intanto Wade era arrivato a destinazione: camminava con andatura tranquilla, il sole tiepido di febbraio che lo scaldava e il rumore dei suoi stivali da lavoro che affondavano nell'erba ancora umida per la rugiada l'unico udibile nel raggio di pochi metri. Guardandosi distrattamente intorno (ormai, volente o nolente, conosceva quel posto quasi come le sue tasche), giunse finalmente là dove doveva essere e, con un sospiro, sollevò il mazzolino di fiori freschi che aveva tra le mani, mentre i suoi occhi si posarono sulle due lapidi identiche e poste l'una accanto all'altra “Mamma, papà” Salutò infine i suoi due interlocutori silenziosi, un principio di sorriso che gli solcava le labbra.

 

“Shh...su, su, non fare così, adesso mamma ti dà la pappa” Le parole di Zoe, che cullava la bambina disperata tra le sue braccia, erano quasi del tutto sovrastate dal pianto senza sosta di Jackie, la quale strillava a pieni polmoni, mentre sua madre, che era a sua volta sull'orlo delle lacrime, si avvicinò al banco di lavoro della cucina per recuperare il biberon pieno di latte “E' bollente!” Soffocò un'imprecazione dopo averne tastato con un dito la temperatura, proprio quando un energico battito alla porta di servizio, tra un singhiozzo e l'altro della figlia, calamitò la sua attenzione. Con un sospiro esasperato, Zoe, senza mollare la presa da Jackie, si diresse alla porta, oltre la quale i sorrisi enormi di Scarlett e Annabeth si affievolirono non appena le due videro lo stato pietoso in cui versava l'amica (con capelli scarmigliati e con evidente bisogno di uno shampoo, e maglietta scolorita e macchiata di sostanze indefinite) e udirono le grida di Jackie “Ciao, ragazze. Che sorpresa...” Esitò la mora con aria tutt'altro che disponibile, nonostante la quale si scostò leggermente dalla porta “Entrate, prego”

“Ehm, tesoro, in realtà ci avevi invitate tu...per bere un tè e fare quattro chiacchiere” Precisò Annabeth con un sorriso tirato per l'imbarazzo, dopo che lei e Scarlett varcarono la soglia di casa Kinsella, vistosamente confusionaria e disordinata.

“Giusto...giusto” Replicò Zoe, ricordandosi dell'invito soltanto in quel momento. Si rimise meglio tra le braccia la figlia urlante, mentre cercava di blandirla con qualche parolina sottovoce “Era tutto così semplice quando potevo allattarla!” Quasi si giustificò, evidentemente prostrata, con le altre due donne “Sedetevi pure al tavolo, le do da mangiare e intanto metto sul fuoco l'acqua per il tè!”

Sempre parlottando con Jackie, Zoe si allontanò, lasciando AB e Scarlett a lanciarsi un'occhiata dubbiosa alla vista del tavolo ingombro di vestiti e suppellettili abbandonatici sopra. Alla fine, dopo avere fatto spazio su due sedie, presero posto e si dipinsero in faccia due identici sorrisi forzatamente disinvolti giusto in tempo perché la padrona di casa tornasse con la bambina tra le braccia, la quale si calmò non appena la madre le mise davanti il biberon, da cui lei cominciò a succhiare con avidità, facendo fare a Zoe un sospiro beato.

“Mi dispiace davvero tanto, ragazze: sono una pessima ospite!” Si rammaricò poi la mora, facendo attenzione a che la figlia stesse comoda nella sua presa mentre consumava il latte.

“Non dirlo nemmeno, non devi usare certe formalità con noi, lo sai” La rassicurò Scarlett, scacciando ogni sua preoccupazione con uno sbrigativo cenno della mano, che strappò un timido sorriso a Zoe.

Qualche minuto più tardi, la padrona di casa era riuscita finalmente a servire il tè e qualche dolce e, dopo che Jackie ebbe finito di mangiare e si fu assopita nel proprio ovetto poco più in là, le tre amiche avevano potuto rilassarsi e cominciare a parlare del più e del meno, finché il telefonino di Annabeth non aveva suonato.

“Oh, mannaggia, avevo dimenticato la riunione con il comitato di organizzazione del ballo!” Esclamò, mettendo fine in fretta al segnale acustico che le aveva appena ricordato l'appuntamento.

“Anche di domenica pomeriggio?” Indagò Scarlett, quasi inorridita alla sola idea, mentre la rossa annuiva, non altrettanto contenta.

“Di che si tratta?” Si intromise Zoe, rinsavendo per un attimo dal corso dei propri pensieri.

Le altre due si scambiarono uno sguardo incredulo per l'ignoranza dell'amica.

“Di che altro? Del ballo della torta!” Rispose A.B., con tono quasi di condiscendenza, alla padrona di casa, la quale si raddrizzò a sedere non appena sentì quelle parole.

“Di già?!” Esclamò, gli occhi sbarrati “Oh cavolo, San Valentino è alle porte e io non me ne sono nemmeno resa conto! Ho perso del tutto la cognizione del tempo” Borbottò sconvolta, più tra sé e sé che a beneficio di Scarlett e Annabeth.

“Può succedere, dai...soprattutto con una neonata a cui pensare” Cercò di andarle in soccorso Scarlett, un'espressione empatica in volto, prima di prendere un sorso di tè e cambiare argomento “Adesso che lo sai...come festeggerete tu e Wade?” Le chiese, un sorriso curioso sulla faccia.

In tutta risposta, Zoe sospirò, lo sguardo perso “La vera domanda semmai è se festeggeremo: con due figli non è così semplice...” Concluse, stringendosi nelle spalle con aria rassegnata.

“Zoe non ha tutti i torti” Convenne la moglie del sindaco “E' una fortuna che io e Lavon, dopo la presenza obbligata al ballo, riusciamo a ritagliarci del tempo per noi”

“Wow, ragazze, che tristezza” Commentò con aria solenne e lievemente sarcastica insieme la più giovane del trio, prima di rivolgersi al suo capo “Zoe, scusa se te lo dico, ma, ad occhio e croce, direi che a te e Wade serve una pausa” Iniziò, con sguardo vagamente critico al suo aspetto, cosa che lo fece studiare con occhio scettico anche alla diretta interessata “Sai che ti dico? Prenditi il pomeriggio di San Valentino libero e porta Wade da qualche parte: ai bambini possiamo pensare io e Jesse, fino al mattino seguente” Concluse Scarlett con aria sibillina e definitiva, mentre Zoe spalancava leggermente la bocca per lo stupore.

“Stai scherzando? Non posso approfittare così, e per di più rovinarvi la festa!” Obiettò, scuotendo poi veementemente la testa, tutto questo sotto gli occhi curiosi di Annabeth, che spostava discreta lo sguardo da una donna all'altra, come stesse assistendo ad un incontro di tennis.

“Zoe, insisto. Io e Jesse vogliamo comunque fare pratica da questo punto di vista, e Logan e Jackie sono sempre i benvenuti a casa nostra, lo sai”

Ancora a bocca aperta, senza sapere cosa dire, la dottoressa lasciò vagare lo sguardo attonito da Scarlett ad A.B., la quale, oltre il bordo della tazza che stava portando alla bocca, le si rivolse in tono semi cospiratorio “Fossi in te accetterei, prima che lei cambi idea”

Ci volle un'ultima occhiata a Scarlett, la quale sollevò le sopracciglia con fare persuasivo, perché Zoe cedesse “Beh...grazie, davvero! Sei un angelo” E, per dimostrarle ancora di più la propria riconoscenza, allungò le mani sul tavolo per stringere quelle dell'amica, quasi lei fosse una santa elargente benedizioni e ricevendo in risposta un sorriso caloroso.

 

Decisamente più rilassata dall'inattesa piega che aveva preso la sua conversazione pomeridiana con Scarlett, quella sera Zoe cucinava con la perenne ombra di un sorriso sulle labbra, fischiettando ogni tanto a bocca chiusa una melodia che nemmeno lei ricordava dove potesse aver sentito.

Mentre lavava la lattuga per la cena, il suo sorriso, fattosi intenerito, si allargò quando lo sguardo le cadde al tavolo della cucina, dove, accanto a Wade che studiava concentrato i documenti della contabilità del locale (attività settimanale che lui preferiva svolgere fuori dall'orario di lavoro, e durante la quale sua moglie sapeva che era meglio stare in religioso silenzio), Logan, quasi a voler imitare il padre, si era messo a svolgere i propri compiti con altrettanta metodicità.

“Che stai facendo, piccolo?” Gli domandò sua madre, quando qualche minuto dopo si avvicinò per apparecchiare la tavola.

Logan, con la punta della lingua fuori dalla bocca per la concentrazione, non smise di armeggiare con i pastelli sul proprio quaderno “E' un albero genec...ginil...” Il seienne lottò con le parole, non riuscendo a trovare quella giusta, e subito Zoe gli andò in soccorso.

“Un albero genealogico, intendi?” Al che, il figlio annuì celermente, illuminandosi in volto quando sentì la parolina magica “Che cosa carina” Commentò la donna, buttando un occhio curioso sull'enorme albero che occupava per intero due pagine del quaderno di Logan, il cui nome, sotto una foto di lui sorridente, campeggiava in un ovale al centro del disegno, mentre tutt'intorno c'erano altre figure della stessa forma, collegate a quella centrale da una serie di frecce e in attesa di essere riempite dai nomi e dalle foto dei suoi ascendenti.

“Devo mettere le foto di te e papà e dei nonni, e anche dei loro genitori” Cominciò a dire a raffica il bambino, evidentemente entusiasta dal progetto assegnatogli a scuola.

“Beh, sarà divertente! Io e papà potremo darti una mano. Vero, Wade?” Aggiunse alla fine Zoe, alzando la voce quel tanto che bastava per attirare l'attenzione del marito, il quale distolse con un leggero sobbalzo lo sguardo dai fogli che aveva davanti.

“Uhm? Sì, sì, certo” Borbottò con aria vagamente distratta, tornando subito ai propri documenti.

Più tardi, però, complice l'aver portato a termine con successo l'incombenza della contabilità, l'uomo si mostrò più coinvolto e interessato al compito di Logan, che fu l'argomento principale della cena.

Zoe si stava preparando per andare a letto, spalmandosi le mani con la crema idratante, quando, da qualche porta più in là, le giunse delicata e sussurrata (ma comunque facilmente distinguibile) la voce di Wade che, nel tentativo di fare addormentare la figlia, le cantava “Moon river”.

La donna se ne stette lì, ad ascoltare da lontano e con discrezione l'esibizione, che evidentemente raggiunse lo scopo, visto che poco dopo lui raggiunse la loro camera da letto senza figlia tra le braccia.

“Bella canzone” Gli disse Zoe con un sorriso dolce e allo stesso tempo sibillino, a cui lui rispose con uno appena accennato.

“Non sapevo più cosa provare” Confessò, un lieve senso di prostrazione presente nella voce “Chi l'avrebbe mai detto che, dopo averla cantata per così tanti anni a mio padre, avrei fatto lo stesso con mia figlia?!” Mormorò poi, iniziando a svestirsi per la notte.

“A me invece non stupisce che le piaccia: d'altronde è una Jackie Kinsella” Ribatté sua moglie, con un ghigno divertito, che ne strappò uno anche a Wade “A proposito...” Riprese a parlare Zoe, con tono più serio “...questa storia dell'albero genealogico potrebbe essere il pretesto per raccontare qualcosa in più a Logan dei suoi nonni...magari potresti portare lui e Jackie con te una domenica?” Buttò lì ostentando indifferenza, riferendosi alle visite settimanali del marito al cimitero.

“Sì...forse” Replicò non troppo convinto Wade, offrendole un debole sorriso dal suo posto al bordo del letto “Certo che con noi due quell'albero genealogico è un po' movimentato...” Continuò poi, il tono più leggero, mentre un sogghigno gli solcava il volto “Logan cosa sa di tutta la faccenda di tua madre e Harley?”

“Beh...” Iniziò lei, raddrizzando la postura contro la testiera del letto “Sa che Harley Wilkes era suo nonno e che viveva qui, ma non sono scesa nei dettagli riguardo a Ethan Hart e a come io abbia scoperto tutta la verità sulla mia famiglia solo qualche anno fa. Non credo gli serva saperlo” Soggiunse poi, mentre suo marito annuì in silenzio “Sarà interessante anche per me cercare qualche informazione sui genitori di Harley e sulle mie origini”

“Ma guardati, come ti entusiasmi per il compito di un bambino di sei anni” La prese bonariamente in giro Wade.

“Cosa posso dire? Sono una nerd” Ribatté Zoe, stringendosi nelle spalle con un'espressione imperturbabile in volto.

“Mmm hmm” Fece suo marito, mentre si sporgeva verso di lei con un sorriso sulle labbra, che arrivarono a pochi centimetri dalle sue “Nerd è sexy” Sussurrò, ad un passo dalla bocca di Zoe, che poi sfiorò con un bacio, bruscamente interrotto dopo soltanto qualche secondo dal pianto improvviso di Jackie proveniente dal fondo del corridoio. Staccandosi da sua moglie, Wade abbassò la testa in segno di sconfitta, ricacciando indietro un'imprecazione.

“Mi spiace” Gli bisbigliò rammaricata Zoe, scostandolo da sé con una delicata manata sul petto “Ma ci rifaremo, e anche molto presto, promesso” Si affrettò ad aggiungere, prima di alzarsi dal letto come se scottasse e precipitarsi fuori dalla stanza, senza troppo riguardo per Wade, il quale, confuso ed incuriosito, rimase lì a bocca leggermente aperta, che lui poi richiuse serrando la mascella, scocciato da quell'interruzione.

 

Mercoledì pomeriggio, il giorno di San Valentino, Zoe fremeva da una stanza vuota della casa all'altra: senza dire nulla a Wade, aveva già organizzato tutto per quella serata (e per la notte) e, dopo avere affidato con tanto di raccomandazioni la figlia a Scarlett (che sarebbe poi andata a prendere Logan fuori da scuola), aveva preparato due bagagli leggeri (beh...il proprio non tanto) per la trasferta.

Ora non mancava che suo marito, il quale le aveva assicurato che avrebbe chiuso il Rammer Jammer dopo il turno del pranzo, visto che tutti i loro concittadini – come ogni anno in quella data – sarebbero stati comunque troppo impegnati ad agghindarsi per il tradizionale ballo della torta. Ma erano già quasi le quattro, e di Wade nessuna traccia. Zoe misurava ad ampi passi la cucina e la sala da pranzo comunicante, quando lo squillo del suo cellulare interruppe la sua folle camminata e il corso dei suoi pensieri.

“Pronto, Wade?” Rispose, a corto di fiato, dopo essersi precipitata a recuperare il telefono dal tavolo sul quale l'aveva appoggiato.

“Hey, piccola” La sua voce, di una persona sotto sforzo, arrivava lontana e un po' sconnessa.

“Stai bene? Ma dove sei?!” Lo incalzò Zoe, aggrottando la fronte, mentre lo sentiva chiaramente stringere i denti.

“Sì, sì, tutto...ok. Sono ancora al locale, non posso...” Stava per dire altro, ma la linea cadde bruscamente.

Zoe, sconcertata e anche un po' preoccupata, si tolse il cellulare dall'orecchio e ne fissò confusa lo schermo. Poi, senza ulteriori indugi, uscì di casa e si recò di gran carriera al Rammer Jammer.

Una volta lì, la donna, che vi entrò con fare circospetto, si ritrovò davanti un locale vuoto “Wade? Wade, sei qui?” Gridò, alla ricerca del marito.

“Di qua!” Giunse, dopo qualche interminabile secondo di silenzio, la sua voce, attutita e apparentemente affaticata.

Sempre più incuriosita, sua moglie si addentrò ancora di più nel locale, finché un sorriso non le si spalancò lentamente sul volto: e se Wade, non sapendo nulla della sua sorpresa, ne avesse organizzata una per lei, proprio al Rammer Jammer? Ma sì, non c'era altra spiegazione. E, rinfrancata da questa consapevolezza, Zoe compì con rinnovata leggerezza d'animo ed un forte senso di anticipazione gli ultimi metri che la separavano dalla voce di Wade.

“Sto arrivando. Ma si può sapere cosa...?” Gli chiese, in un misto di curiosità e divertimento, salvo interrompersi bruscamente non appena si affacciò sul bagno delle donne e vide l'uomo stringere i denti, mentre teneva bloccata con le mani una tubatura a vista, il pavimento dell'ambiente comune della toilette colmo d'acqua “Ok, decisamente nessuna sorpresa romantica” Borbottò Zoe, la delusione soppiantata dall'ilarità che le suscitava quell'immagine “Che è successo?!” Si affrettò a chiedergli, prima di avvicinarglisi velocemente e aiutarlo a tenere tappata la falla.

“Stavo chiudendo, quando ho sentito uno scroscio d'acqua e...questo è il risultato” Grugnì lui, levando con non poco sollievo le mani dalla tubatura ora che sua moglie gli stava dando il cambio.

“Hai chiamato Pat?” Domandò Zoe, questa volta lei sotto sforzo, facendo riferimento all'idraulico di Bluebell.

“Sì, sì, è la prima cosa che ho fatto, ma mi ha detto che ha altri due interventi da fare prima...sai com'è quando c'è solo un idraulico in tutta la città” Borbottò scocciato Wade in risposta.

“Ma così non ce la faremo mai!” Si lagnò sua moglie, con aria sconfortata.

“Ma no, che dici? Basta alternarci, adesso mi rimetto io al tuo posto”

“No, Wade, non parlavo di questa cavolo di tubatura!” Ribatté Zoe, puntando i piedi e alzando la voce tanto da farlo sobbalzare e fargli assumere un'espressione confusa e lievemente terrorizzata allo stesso tempo. Prima che l'uomo potesse dire alcunché, però, lei lo precedette, riprendendo a piagnucolare “Avevo organizzato tutto, nei minimi particolari! Una sorpresa romanticissima, ma ormai è tardi...saremmo dovuti partire almeno un'ora fa per restare nei tempi e adesso...adesso non ce la faremo!” Troppo impegnata a disperarsi per la piega che avevano preso gli eventi, Zoe si trascinò a terra, sedendosi in una porzione fortunatamente ancora asciutta (e stranamente pulita) del pavimento, ma contemporaneamente togliendo le mani dalla falla.

“Zoe!” Gridò Wade sotto l'acqua scrosciante, che lui si affrettò a fermare tappando nuovamente la perdita “Cavolo” Sussurrò, la voce più tranquilla, lasciandosi poi sfuggire un sospiro quando vide quanto lei fosse sconfortata, le braccia incrociate davanti al petto e lo sguardo perso nel vuoto. Così, facendo attenzione a mantenere coperta la falla, Wade si sedette a sua volta “Hey, non raccontarmi niente di questa sorpresa: potremmo ancora farcela e non vorrei che me la rovinassi” Le disse, un sorriso che cercava la complicità di Zoe a solcargli le labbra.

Lei, come una bambina cocciuta, si limitò a scuotere la testa “No, lascia perdere” Passarono qualche minuto così, in silenzio, con Wade che la scrutava dispiaciuto e con un senso di impotenza e Zoe che, imperterrita, continuava a tenere lo sguardo puntato davanti a sé, persa nelle proprie congetture “E' questo che siamo diventati? Che saremo, d'ora in poi?” Si voltò verso il marito, il quale alzò un sopracciglio chiedendole silenziosamente di spiegarsi meglio. Cosa che la donna fece, dopo un sospiro “Una coppia che si fa assorbire dai figli e dal lavoro e che non si guarda neanche più...pensavo che, anche con i bambini, saremmo comunque stati noi due, prima ancora di essere una famiglia” Puntando i suoi occhioni disperati in quelli attenti, ma imperscrutabili del marito, dal quale si sentì incompresa, scosse lievemente la testa, abbassando lo sguardo a terra “Lascia stare, sto delirando”

“Zoe” La richiamò con voce ferma ma dolce Wade, nel tentativo di farla voltare di nuovo verso di lui. Non ricevendo risposta, capì che il tempo delle parole era finito e che doveva agire. Così, levò le mani dalla perdita per afferrare le sue, mentre l'acqua schizzava da tutte le parti.

Quello servì decisamente ad attirare l'attenzione di Zoe “Wade, ma che stai facendo?!” Gridò sconcertata, liberandosi rapidamente dalla sua presa per tornare a coprire la perdita, cosa che lui le impedì, scacciando via le sue mani.

“Lascia perdere” Le gridò, cercando di sovrastare il rumore dell'acqua che arrivava loro addosso.

Zoe lo guardò come se lui avesse due teste, un mezzo sorriso incredulo in volto “Non vedi che sta bagnando ovunque?!” Gli urlò di rimando, come se la cosa non fosse già evidente.

Wade, però, non fece una piega, mentre le si avvicinò ancora di più, prendendole il viso tra le mani e scrutando attentamente ogni centimetro del suo volto, prima di soffermarsi sui suoi occhi nocciola “Non mi interessa” Le comunicò, come un dato di fatto, mentre lei ridacchiò, scuotendo la testa.

“Tu sei pazzo” Ma il sorriso le morì sulle labbra quando la bocca di Wade la zittì con un bacio intenso, a cui Zoe si lasciò presto andare dimenticandosi dei suoi capelli e vestiti fradici di quella inedita e inusuale pioggia.

 

Più tardi, ormai a casa, gli abiti tutt'altro che asciutti abbandonati in giro per la stanza, Wade era sdraiato a letto, un braccio rilassato dietro la testa, l'altro a cingere il fianco di Zoe, che gli stava accanto con la testa poggiata sul suo petto e abbracciandolo stretto, neanche avesse paura che, altrimenti, lui potesse scapparle via come sabbia tra le dita.

“Hai visto la faccia che ha fatto Pat quando è arrivato? Dici che avrà intuito qualcosa?”

Wade, che si stava assopendo, riaprì stancamente gli occhi sentendo parlare Zoe e sogghignò divertito “Beh, direi che i nostri capelli spettinati e i vestiti spiegazzati, alcuni addirittura al contrario, fossero degli indizi piuttosto chiari”

“Oh mio Dio!” Lei chinò la testa contro il torace di Wade, così che la sua esclamazione imbarazzata e grondante vergogna giunse soffocata alle orecchie di quest'ultimo, che rise sommessamente, il riverbero della sua risata che risuonò in tutto il corpo di Zoe.

“Tranquilla, Doc, è un tipo discreto” Le assicurò con l'ombra di un sorriso divertito, una volta ritrovato un po' di contegno.

Lei sollevò la testa di scatto, una mano di Wade che si insinuò tra i suoi capelli neri scarmigliati per accarezzarle pigramente la nuca “Meglio non indagare perché tu lo sappia” Mormorò leggermente imbronciata, continuando a fingere resistenza anche quando lui le prese una mano poggiata sul suo torace e se la portò alla bocca stampandoci sopra un bacio leggero.

“Mi dispiace aver rovinato la tua sorpresa” Le disse poi, sinceramente rammaricato, dopo un attimo di silenzio.

“Non fa niente” Rispose Zoe, questa volta credendoci veramente, prima di fare un respiro profondo “Tutto quello che mi serve è proprio qui: te, un letto...” Lasciò cadere, vagamente maliziosa.

“Il letto facoltativo, volendo” Tornò alla carica con un sogghigno Wade, strizzandola per i fianchi e facendole per questo fare un salto e un gridolino di sorpresa.

“Sta' zitto!” Gli intimò, tra una risata e l'altra, lei “Sai cosa potremmo fare?”

“A parte continuare questa maratona senza vestiti?” Ribatté pronto lui, scansando una manata scherzosa da parte di sua moglie.

“A parte quello, sì” Gli concesse infine Zoe, un sorriso che le sfuggì dalle labbra “Dovremmo far finta che siamo partiti davvero e lasciare comunque i bambini da tuo fratello per la notte” Concluse, inarcando un sopracciglio in maniera allusiva.

“Mmm, come siamo audaci ultimamente” La canzonò, chiaramente divertito ed intrigato, Wade.

“Più sesso ad alto volume e a prova di figli” Proseguì Zoe nel tentativo di convincerlo, un indice che gli accarezzava lentamente su e giù il petto.

“Dio, amo il sesso ad alto volume” Esclamò suo marito, il rimpianto per i bei vecchi tempi palese nella sua voce.

“Quindi ci stai?” Invece di risponderle a parole, Wade ribaltò le loro posizioni con uno strattone improvviso e deciso, facendo soffocare a Zoe un'esclamazione di sorpresa mentre ricadeva sdraiata sul materasso, un sorriso che le increspava le labbra vedendo il marito che incombeva su di lei “Lo prendo per un sì” Fece appena in tempo a mormorare in un sussurro, prima che Wade si avventasse sul suo collo, strappandole una risatina, e poi passasse alla sua bocca, mentre lei lo attirava ancora di più a sé allacciando le mani dietro la sua schiena nuda.

 

Qualche giorno dopo, Wade si aggirava per il dedalo dei corridoi del centro commerciale di Mobile, Jackie accucciata nel suo marsupio.

“Uhm, cosa potremmo regalare alla mamma per San Valentino?” Domandò tra sé e sé e alla figlia semi addormentata contro il suo petto, mentre si guardava intorno alla silenziosa ricerca di una sorta di ispirazione divina.

“Alle femmine piacciono le cose che luccicano” Sentenziò come un dato di fatto Logan, che trotterellava accanto al padre, il quale considerò il suo suggerimento con gli occhi ridotti a due fessure e la bocca contratta in una smorfia contemplativa.

Proprio in quel momento, Wade scorse l'insegna di una gioielleria e lo colse come un segno, un sorriso trionfante che si affacciava sul suo volto “Sì...sì, hai ragione, piccolo” Disse al figlio, sfiorandogli la testa bionda con una veloce carezza, mentre lo guidava in direzione del negozio in questione.

L'indomani, Zoe si stava pettinando accuratamente i lunghi capelli neri davanti allo specchio della camera da letto, quando Wade la raggiunse, ponendosi alle sue spalle.

“Qualcuno di là sta finendo tutto contento il suo albero genealogico” Esordì lui, riferendosi al figlio maggiore “Ho intravisto anche un paio di foto dei bisnonni Wilkes”

Sul volto della donna si aprì lentamente un sorriso quasi intimidito “Sì, sono riuscita a ottenere qualche informazione dai miei parenti: sapevi che nonno Albert servì per un breve periodo nell'aviazione ai tempi della seconda guerra mondiale?” Gli raccontò Zoe, illuminatasi per l'eccitazione “Si perse addirittura la nascita di Harley perché era al fronte! E nonna Caroline era una forza della natura: un'antesignana del femminismo, una vera ribelle per quei tempi. Si amavano molto...per quel poco che sono riuscita a sapere, almeno” Concluse, con un pizzico di malinconia che il non aver conosciuto di persona i due nonni paterni le procurava.

“Fantastico” Commentò Wade, baciandole dolcemente una spalla lasciata scoperta dal vestito che lei indossava “Sei bellissima” Le bisbigliò addosso facendola arrossire, mentre il sorriso appena accennato di Zoe si allargava, i loro sguardi che si incrociavano nel riflesso dello specchio “Però manca ancora qualcosa...” Prima che sua moglie potesse chiedergli che cosa intendesse, lui le scostò i capelli su una spalla e le mise al collo un ciondolo formato da tre piccoli punti luce di diamanti, uniti gli uni agli altri verticalmente e vedendo i quali lei rimase a bocca aperta “Consideralo il mio regalo di San Valentino” Le spiegò Wade con un sorriso, prima che lei potesse dare voce a qualunque sua domanda.

“Ma avevamo detto niente regali...” Fu la sua debole obiezione, mentre sfiorava delicatamente con un dito i tre diamanti, che luccicavano sotto la luce del sole che entrava dalla finestra.

“Lo so, ma...non abbiamo potuto fare quello che avevi organizzato tu, ed è stata solo colpa mia. Quindi...” Anticipò con tono deciso la sua controreplica, quando vide che Zoe aveva schiuso la bocca per dire qualcosa “...lo accetterai e basta, intesi?”

“Sì...penso di poter fare questo sacrificio” Rispose lei, con un sorriso ironico che le solcava le labbra, beandosi ancora di quel meraviglioso gioiello.

“Ho scelto quei tre diamanti, così che tu non possa dimenticarti di me e dei bambini. E averci sempre vicino al cuore” Le disse Wade con espressione particolarmente fiera della propria idea sfiorando con un dito i tre piccoli punti luce che facevano risaltare ancora di più la bellezza di sua moglie, che lui poi abbracciò per la vita.

“E' stato un gesto davvero dolce” Mormorò Zoe con un sorriso intenerito, lasciandosi cullare lentamente stretta nel suo abbraccio “Anche se non potrei dimenticarmi di voi nemmeno se lo volessi!” Aggiunse, con un principio di risata, prima di voltarsi verso il marito e mettergli le braccia intorno al collo, le mani di Wade che non mollavano i suoi fianchi “Grazie” Gli bisbigliò, guardandolo negli occhi “Ti amo tanto, lo sai?”

Lui sogghignò, la solita faccia da schiaffi in bella vista “Sì, penso di averne una vaga idea” E poi rise quando Zoe lo pizzicò su un fianco “Ti amo anch'io, nonostante tu sia così violenta” Le disse, prima di attirarla ancora di più a sé e baciarla teneramente, facendo sparire così sulle loro bocche due sorrisi identici “Sei pronta?” Le domandò Wade una volta che si furono staccati l'uno dall'altra, le loro fronti che si sfioravano.

“Pronta per cosa?” Ribatté sua moglie, perplessa.

“Oggi è domenica...” Cominciò lui, con un'aria vagamente enigmatica “Voglio far conoscere ai bambini i loro nonni” Fu tutto ciò che aggiunse, prendendole una mano.

Non appena collegò i punti, sul viso di Zoe si spalancò un sorriso colpito e colmo di felicità, a cui Wade rispose con un occhiolino, prima che la trascinasse per mano fuori dalla stanza.

Sembrava che la natura avesse indossato il suo abito più bello per quel momento così importante, con un sole luminoso e insolitamente caldo per il mese di febbraio, anche per gli standard di Bluebell.

Mano nella mano con il suo papà, Logan procedeva impettito e per niente turbato dal fatto di trovarsi in un cimitero, come se percepisse il significato di quel momento. Quando giunse di fronte alle due lapidi dei suoi nonni, il bambino appoggiò con delicatezza sul manto erboso che le separava il mazzetto di fiori che stringeva in una mano e osservò incuriosito il nome e le foto dei genitori di suo padre, il quale si accucciò per essere alla sua altezza e cominciò a raccontargli, con voce sommessa, aneddoti e storie su nonna Jaqueline e nonno Earl.

Poco lontano, alle loro spalle, Zoe riparava protettiva con una mano la piccola Jackie, stretta nel marsupio appeso al suo petto, dal freddo, mentre un sorriso le increspava le labbra guardando e ascoltando padre e figlio.

 

18 mesi dopo

Sul podio allestito davanti al municipio, un sorridente Lavon invitò con un rapido cenno della mano la folla dei presenti a terminare l'applauso “Grazie, grazie! Beh, concittadini, turisti, non voglio trattenervi oltre: vi ringrazio per avere partecipato così numerosi alla parata del Fondatore e vi invito a rimanere nei paraggi per godervi le attrazioni della nostra fiera di fine estate: rifocillatevi, svagatevi e...spero di ritrovarvi tutti qui il prossimo anno!” Concluse il sindaco con il suo consueto sorriso affabile, che gli fece guadagnare un altro scroscio di applausi, unito a qualche fischio di ammirazione e verso di giubilo, mentre lui scendeva dal podio per raggiungere una radiosa Annabeth, che teneva in braccio la figlia Hope.

“Sentilo qui, come scalcia!” Esclamò intanto Zoe, qualche metro più in là, riferendosi al pancione “Sembra ieri che abbiamo saputo del suo arrivo, e invece tra un po' finalmente lo conosceremo”

Scarlett, al suo fianco su una panchina della piazza principale di Bluebell, cercò di mettersi più comoda, il peso della gravidanza agli sgoccioli che glielo rendeva difficile “Non me ne parlare, non vedo l'ora!” Mormorò, palesemente esausta, cosa che fece ridere sommessamente sua cognata, proprio mentre Jesse si avvicinava alla compagna con un bicchiere di limonata fresca tra le mani.

“Ecco qua, tesoro. Zoe, ha annoiato anche te con le sue lamentele?” Chiese l'uomo alla moglie del fratello, salvo correggere il tiro quando notò l'occhiataccia da parte di Scarlett “Lamentele più che legittime”

Zoe non poté che sorridere divertita di fronte alle loro schermaglie “Non mi ha annoiato affatto, anzi sono emozionatissima all'idea di conoscere il mio primo nipotino!”

“Uhm, questo forse significa che io potrei averne un terzo?” Indagò, tra il serio e il faceto, Jesse.

“Ecco, diglielo tu, Jesse!” Intervenne Wade, giungendo alle sue spalle, prima che la moglie potesse prendere la parola.

Zoe fulminò con uno sguardo suo marito, che esibiva un ghigno sicuro di sé “No, ne abbiamo già parlato, Wade...”

“Non succederà mai” Terminò lui la frase, citando le esatte parole pronunciate da Zoe ogni qual volta si toccava l'argomento “Sì sì, lo so. Ma non puoi impedire a un uomo di provarci” Concluse, facendole un occhiolino, vedendo il quale lei scosse piano la testa, trovando il suo atteggiamento decisamente incorreggibile.

“Dove sono i bambini, piuttosto? Te li sei persi? E' per questo che ne vorresti un terzo?” Lo punzecchiò Zoe, e questa volta furono Jesse e Scarlett a sorridere ironici, mentre Wade incassava quella frecciatina inclinando lievemente la testa con l'ombra di un sorriso sulle labbra.

“Sono qua in giro: tranquilla, non li perdo di vista”

“Sì, il maggiore ha appena rischiato di travolgermi mentre correva in giro: non dovete preoccuparvi” Si inserì nella conversazione Rose, che aveva appena raggiunto i quattro e di cui a Zoe non sfuggì il modo innaturale con cui la ragazza teneva la mano sinistra, come a volerla mostrare a quante più persone possibili.

“Tesoro, abbiamo già ammirato tutti il tuo enorme e abbagliante anello di fidanzamento, non c'è bisogno che lo sbandieri in quel modo” La riprese bonariamente la dottoressa, schermandosi lo sguardo con una mano per evitare di farsi accecare dal riflesso del sole (e forse anche da quello dell'anello di Rose).

Quest'ultima fece un sorrisino di scuse, ricacciando indietro la mano, mentre anche gli altri tre sogghignavano “Scusate, non riesco a smettere di guardarlo! Ancora non riesco a credere che io e Sam ci sposeremo!” Esclamò sognante la giornalista.

“Beh, direi che lì hai un promemoria piuttosto pesante” Fu il commento sarcastico di Jesse.

“Voglio sentire di nuovo come te l'ha chiesto!” Reclamò, piagnucolante quasi come una bambina, Scarlett, facendo cenno all'amica di sedersi accanto a lei sulla panchina.

Mentre Rose, sorridendo entusiasta, si avvicinava, i fratelli Kinsella, spostandosi per farla passare, si scambiarono un'occhiata terrorizzata “Direi che questo è il nostro segnale per andare” Annunciò Wade, con Jesse che annuì prontamente concordando con lui, il quale gli diede una rapida pacca sulla spalla mentre si allontanavano sotto gli occhi divertiti delle tre donne.

Proprio in quel momento, con la futura sposa che si accingeva a raccontare (per l'ennesima volta) la rocambolesca, ma allo stesso tempo molto romantica proposta di matrimonio di Sam, un certo trambusto attirò l'attenzione delle tre amiche: qualche metro più in là, un uomo chiamò aiuto mentre sorreggeva la moglie che gli si era accasciata tra le braccia.

Zoe, come da attitudine professionale, scattò subito in piedi e, con un rapido sguardo di congedo da Rose e Scarlett, corse verso l'uomo “Signore, sono un dottore. Venga con me, il mio studio medico è proprio lì!” Il marito della donna semi svenuta annuì, evidentemente sconvolto, e sorreggendo la moglie insieme a Zoe, seguì quest'ultima verso l'edificio a pochi passi di distanza.

Intanto, poco lontano, nello spiazzo erboso che circondava il gazebo, Jackie Kinsella sgambettava cercando di stare dietro al più agile ed esperto figlio di Lemon, Oliver, che era poco più grande di lei e che non si curò granché del fatto che l'amica, rimasta indietro, fosse appena caduta di sedere sull'erba. Cosa, quest'ultima, che, dopo qualche secondo di suspence, invece di far scoppiare a piangere la piccola Jackie, la divertì tantissimo, facendola ridere a crepapelle, mentre la secondogenita di Zoe e Wade cercava di tirarsi su.

Proprio suo padre osservava la scena qualche metro più in là, non ritenendo necessario intervenire quando aveva visto che per la figlia non era successo un dramma “Hey, tuo figlio è una vera canaglia. E comanda a bacchetta la mia” Wade disse a Lemon, raggiungendola in quel momento al banco della limonata “Mi ricordano noi due a parti invertite”

Quest'ultima, senza smettere di servire bicchieri della bevanda fresca agli avventori, sorrise melliflua “Beh, se è così, allora vorrà dire anche che si vogliono molto bene e che, anche se si punzecchieranno a non finire, saranno amici per la vita” Rispose la bionda, facendo ridurre gli occhi dell'amico a due fessure, l'uomo che non aveva argomenti con cui ribattere a quella logica “Ecco, vedi?” Riprese Lemon, facendo cenno ai due bimbi alle loro spalle: Oliver era appena tornato indietro e stava porgendo una mano a Jackie per aiutarla a rialzarsi.

Wade non riuscì a trattenere un sogghigno, stupito e fiero insieme, e poi a scambiarsi un sorriso di intesa con la sua migliore amica, a cui sfiorò brevemente una spalla prima di allontanarsi.

“E' stato solo un colpo di calore, ora si riposi qui per tutto il tempo che ritiene necessario, d'accordo?” Nel proprio ufficio, Zoe sorrise rassicurante alla sua paziente seduta sul lettino, che ricambiò debolmente quel gesto.

“La ringrazio molto, dottoressa Hart” Intervenne l'ansioso marito della donna, che nel frattempo si era calmato un po'.

“E di che? E' il mio lavoro. Spero solo che questa piccola disavventura non vi dissuada dal tornare a Bluebell!” Rispose, tra il serio e il faceto, Zoe.

“No, qui si sta così bene, sono tutti così ospitali e gentili, lei in primis” Mormorò la paziente, decisamente più in forze di qualche istante prima “Altro che le grandi città!”

“Anzi, potremmo seriamente pensare di trasferirci qui!” Esclamò, scherzando ma non troppo, suo marito, accentuando il sorriso cordiale della dottoressa.

“Beh...io l'ho fatto e non me ne sono pentita!” Assicurò ai due forestieri, con un occhiolino di intesa “Ora vi lascio tranquilli. Buon proseguimento!” Con un ultimo sorriso, Zoe, ringraziata ancora profusamente dalla coppia, si congedò ed uscì dall'ufficio, incrociando al banco della reception suo cugino Simon, che era ufficialmente di turno per quel giorno “Puoi pensarci tu?”

L'uomo annuì celermente “Mmm hmm” Poi, abbandonò il suo posto dietro il banco e si avvicinò alla cugina, che sospinse via “Adesso via, sciò: torna dai tuoi figli, qui è tutto sotto controllo”

Lei, ricacciando indietro una risata, si lasciò trascinare verso l'uscita “Ok, ok, ok: ho capito che vuoi liberarti di me, non c'è bisogno di fare così” Poi, si voltò verso il cugino e collega “Grazie. E, mi raccomando, se dovesse esserci qualche problema, non esitare a chiamarmi”

“Non ci sarà alcun problema, socia” Le rispose lui, rimarcando con la voce quell'ultima parola, che strappò un sorriso a entrambi.

Poi, scoccandogli un ultimo sguardo di intesa, Zoe prese la via della porta e oltrepassò il cartello fuori dallo studio medico che recitava “Studio medico - Dottori Hart & Blanchard”.

Una volta scesi i gradini di ingresso e giunta sul marciapiede di fronte all'edificio, fece un respiro profondo e si perse con gli occhi nella piazza assolata e brulicante di persone, come se volesse inspirare e assorbire l'immagine di quel pomeriggio spensierato e felice.

Il suo sguardo infine incrociò quello familiare di Wade che, a poca distanza, teneva a bada la figlia la quale, tra le sue braccia, non smetteva di declamare “Papo, papo, papo” (quel soprannome affettuoso era una delle prime parole che Jackie aveva imparato a pronunciare) battendogli le mani davanti alla faccia. Wade le fece un occhiolino e sul volto di Zoe si aprì lentamente un sorriso: non importava quanta strada avesse fatto, con quanta difficoltà e dopo quanti passi falsi ci fosse arrivata, adesso era lì e quello era il posto a cui apparteneva.

“Hey” La salutò Wade quando la moglie gli si palesò a fianco di slancio e poi, alzandosi sulle punte, gli stampò un fugace bacio sulle labbra, che lo lasciò con un sorriso inebetito. Prima che potesse domandarle il motivo di quell'improvvisa e calorosa manifestazione di affetto, Zoe lo zittì con un semplice sguardo e gli prese una mano, proprio mentre Logan, uno scatenato ottenne con i capelli biondo sabbia come quelli del padre, li raggiunse, tutto scarmigliato per le lunghe corse che aveva fatto quel giorno.

Zoe lo frenò mettendogli un braccio intorno alle spalle e poi, senza mollare la presa per non correre il rischio che il figlio potesse sgusciare di nuovo via, si allontanò, la mano stretta saldamente in quella di Wade, insieme alla sua famiglia verso casa.

  
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