Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    01/12/2016    4 recensioni
Touma era immobile in quella posizione da chissà quanto. Le mani premute contro il lavandino, le braccia tese, le spalle contratte. Lo sguardo fisso sul proprio riflesso allo specchio.
Occhi negli occhi, stava fissando sé stesso così intensamente e così a lungo che ad un certo punto gli sembrò di non riuscire a riconoscersi più.
Tutto quello che voleva era capire cosa ci fosse di diverso, e perché non riuscisse a togliersi di dosso quella sensazione di strano e sbagliato che si portava dietro da tre settimane, da quando si erano scontrati con quel demone. Ma il riflesso nello specchio continuava a guardarlo in una maniera che lo faceva sentire come se tutti i piani verticali e orizzontali della sua esistenza slittassero e si inclinassero, fino a comprimerlo come dentro ad una scatola schiacciata.
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si era sollevato di nuovo il vento, ma non era facile capire da dove provenisse. Non era come nel mondo degli uomini, dove Tenku gli parlava, e Touma conosceva ogni refolo ed ogni voce.
Quello che aveva ora sopra il capo, che brillava come una lamina ondulata di rame ed era attraversato dalla luce delle stelle come se fosse stato forato da uno spillo, non era cielo.
Forse ne era una sorta di proiezione antica, ma di certo non era Tenku.
Il cielo, quello vero, Touma lo conservava dentro di sé, nell'essenza della yoroi che riposava quieta al centro del suo petto e sembrava d'accordo con lui nel voler aspettare ancora un po'.
Un frusciare di seta ed il leggero tintinnio dello Shakujo gli annunciarono che anche Kayura era uscita sulla terrazza.
Da quando aveva deciso di rimanere a Bonnokyo, Touma l'aveva incrociata soltanto un paio di volte. Anche se era ospite nella sua dimora, non era stato difficile rimanere solo: la casa sembrava si fosse suddivisa in due, lasciando ad ognuno di loro lo spazio per non incontrarsi se non volutamente.
La salutò con un breve inchino, poi tornò a guardare giù. Lei si fermò a pochi passi, osservando il confine e scorgendo probabilmente cose che lui non era in grado di distinguere.
“Tu eri lì quando sono stato... liberato da quel demone?”
“Sì.”
“Lo hai veduto?”
L'ho visto uscire ed ho visto cosa ne è stato di lui. Non potrà più tornare, se è ciò che ti stai chiedendo.”
Touma scosse il capo, cercando forse di mettere a fuoco cosa esattamente volesse sapere.
“Non temo che ritorni, no. Io mi chiedo se...”
Si interruppe.
Nè Kayura né Bonnokyo diedero segno di aver fretta che lui si chiarisse le idee.
“Prima mi sembrava di sentire l'eco delle voci degli uomini.”
“Dentro ad ognuno di voi c'è un po' del custode, a quanto pare.”
Touma scrollò le spalle, come se fosse un argomento che non gli interessava.
“Li sentivo brulicare, correre dietro a cose inutili, farsi del male a vicenda. Li ascoltavo e pensavo alla mia vita sulla terra: dovrei provare almeno un po' di nostalgia, no? O almeno sentirmi parte di loro...”
“Nè tu né i tuoi compagni siete più del tutto umani... questo lo sai, no?”
“Immagino di sì.”
“Quindi cos'è che cerchi di capire?”
“Io... ripensavo a tutto quello che io e i miei nakama abbiamo passato per loro... Per proteggere persone che non sanno nulla di noi, che non ci aiuteranno mai, che sono state persino capaci di allearsi con un demone per farci del male.* E mi sento... non lo so. Come se ne avessi abbastanza.”
“Di combattere?”
“Di tutto. Di stare in mezzo alla gente, di nascondere la mia vera natura. Mi sembra quasi...”
Si fermò, muovendo il capo in un gesto che Kayura non seppe come interpretare.
“Di odiarli?”
Touma sembrò rifletterci.
“Non lo so. Forse. Di certo sono stanco ed arrabbiato, e quindi mi chiedevo... - Si passò una mano sul volto, e finalmente si girò a guardarla negli occhi. - Mi chiedevo se ci sia ancora un po' di quello youja dentro di me.”
Lei mosse lo Shakujo, mettendolo dritto. Touma si chiese se lei stesse aspettando una risposta dal bastone, o se semplicemente stesse riflettendo.
“Io non credo che ci sia più nulla di quel demone. Non in senso letterale, almeno. Però c'è stato, e di certo non possiamo fingere che questo non abbia avuto conseguenze, sul tuo cuore e su come ti senti.”
Touma annuì, ma non sembrava molto rincuorato.
“Quanto tempo credi sia passato sulla terra?”
“Sei certo di volerlo sapere?”
“Ho provato ad immaginarlo, e qualunque sia la risposta, non riesce a convincermi a tornare.”
“Sono passati poco più di novanta giorni.”
Touma trasalì impercettibilmente: non si sentiva affatto diverso da quando aveva deciso di trattenersi ancora un po' a Bonnokyo.
“I masho sono umani, eppure vivono qui. - Sembrò indeciso se proseguire o meno. - Credi che potremmo farlo anche noi? E che potremmo continuare ad assolvere il nostro compito?”
Lei non sembrò sorpresa.
“Come dicevo, voi non siete più semplici esseri umani, come non lo sono loro. Di certo Bonnokyo vi accoglierebbe, ma non sono certa che le vostre yoroi si adattino altrettanto bene a separarsi dagli elementi da cui traggono forza. Forse dovreste rassegnarvi ad una vita che oscilla al di qua ed al di là del confine su cui sono posta.”
Si avvicinò al samurai, e la sua voce prese un tono più gentile.
“Di certo non avrei difficoltà ad aprirvi un varco ogni volta che fosse necessario, ma... non vi è nulla della vostra vita sulla terra che poi rimpiangereste?”
“Io no. - Touma appariva quasi troppo sicuro. Pensò a sua madre, che viveva dall'altra parte della terra: non molto più vicini di quanto non fossero ora. - Ma forse i miei nakama sì. Ancora per qualche anno, almeno.”
“Intendi aspettarli qui?”
Touma tornò a guardare verso la distesa di acqua che si dissolveva in lontananza.
Sarebbe stato come essere morto per il mondo. Per tutti tranne che per una manciata di persone sparse in due luoghi opposti. Era un limite o una liberazione?
Sospirò, chinando il capo.
“Io... non lo so.”

FINE

 

*Touma si riferisce alle vicende narrate ne “Il giorno dell'incertezza”.
 

Ok, è finita. Lo so, è un finale aperto, ma giuro che non l'ho fatto apposta. Non è un modo per tirarvela in lungo, né per aprire la strada a nuove storie. Semplicemente, mi sono messa nei panni di Touma, e non sono proprio riuscita a darmi una risposta.
Ora come ora non so dirvi se lui tornerà sulla terra, né cosa faranno i suoi nakama. Forse le prossime storie mi chiariranno le idee.
Nel frattempo, scusandomi per questo finale che non è un finale, passo ai ringraziamenti.
Grazie a tutti coloro che hanno letto, che mi hanno lasciato le loro impressioni, che si sono amozionati, che hanno apprezzato l'entrata in scena dei masho e che mi hanno dato nuove idee e spinto ad interessanti riflessioni.
Grazie a chi mi ha aiutato a documentarmi, in particolare grazie alla sempre insostituibile Kourin che è un pozzo di scienza nipponica e fandomica.
Grazie a Melanto, Releuse, PerseoeAndromeda e a tutti coloro che sono arrivati in fondo a questa storia.
Un bacio.

  
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