Serie TV > Una mamma per amica
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Autore: Iwuvyoubearymuch    01/12/2016    5 recensioni
"Mamma?"
"Si?"
"Sono incinta"
[SPOILER A YEAR IN THE LIFE]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan Huntzberger, Rory Gilmore
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Gilmore Girls
Post-Revival
Time After Time
 
Era stato il sorriso spensierato di Lorelai mentre si lasciava dondolare tra le braccia di Luke sulle note di una canzone d’amore a far riaffiorare il ricordo del bambino. Non che Rory se ne fosse dimenticata – era impossibile – ma tra gli ultimi preparativi del matrimonio e il matrimonio stesso, quello a cui erano stati invitati tutta Stars Hollow e Kiefer Sutherland, aveva deciso di mettere la sua gravidanza da parte per qualche ora. 
“Gliel’hai detto?” le chiese Lane, porgendole un bicchiere d’acqua. 
Sia Lorelai che Luke le avevano assicurato che poteva tranquillamente dormire nella sua camera, ma Rory aveva preferito lasciarli soli la prima notte di nozze, così aveva chiesto a Lane di ospitarla. 
Rory annuì. 
“E?”
“Era contenta che non fosse di un Wookiee di passaggio” rispose, con un sospiro e un mezzo sorriso al ricordo di quella notte pazza a New York insieme a sua madre. Magari, non della parte del Wookiee.
Lorelai aveva preso piuttosto bene la notizia della gravidanza; aveva espresso qualche preoccupazione, ovviamente, sia riguardo la situazione in generale sia sulla questione della paternità, ma tutto sommato aveva reagito esattamente come Rory aveva previsto, il che era confortante perché voleva dire che non tutto le stava sfuggendo di mano. 
“E’ una cosa che voglio sapere?” chiese Lane, probabilmente in riferimento al Wookiee. 
“Credo di no, ma ricordami di raccontartelo ugualmente” disse Rory. Prese un sorso d’acqua con una smorfia, rimpiangendo di non poter consumare né alcol né caffè per i prossimi mesi e per i  quali avrebbe anche potuto uccidere in quel momento. “Ha detto che dovrei parlarne con Logan.”
In realtà le parole esatte di Lorelai erano state: non sono mai stata una grande fan di Logan, ma credo che sia giusto che lui sappia del bambino. 
“E’ quello che ti ho detto anche io” replicò Lane, cauta. 
Lane era stata la prima a sapere della gravidanza, se non altro perché era stata lei a comprare il test in farmacia. Rory poteva soltanto immaginare e rabbrividire con quanta velocità di sarebbe sparsa la voce che Rory Gilmore poteva essere incinta e poiché era rimasta a Stars Hollow per qualche mese ormai senza che nessuno sapesse di un potenziale fidanzato… non voleva nemmeno pensarci. Ma Lane si era rivelata fondamentale dopo che quelle due lineette rosa erano comparse, perché la prima reazione di Rory era stata quella di infilare la testa nella tazza del water, che puzzava di pipì perché non aveva ancora tirato lo sciacquone, e vomitare anche l’anima, il che era davvero un problema perché c’erano molte probabilità che non avrebbe fatto altro per i successivi tre o quattro mesi.
Rory sospirò. “Lo so, ma come faccio?”
“Prendi il telefono e chiamalo. Oppure va’ a Londra. Scrivigli un’email o una lettera, usa un piccione viaggiatore, quello che vuoi, ma, Rory, deve saperlo.”
Era questo che aveva assillato continuamente la mente di Rory. Fin dal primo momento in cui aveva smesso di vomitare il suo più grande pensiero era stato Logan. Non c’erano dubbi che il padre fosse lui; non si era data da fare in quel campo da quando si erano lasciati la mattina alla locanda del New Hampshire e prima c’era stato comunque soltanto lui, escludendo Paul che aveva visto di rado e con il quale era stata più attenta. 
“Sta per sposare un’ereditiera francese.” 
“Lo so.”
“E’ il piano dinastico, è già tutto programmato.”
“Lo so.” 
“Se glielo dicessi mollerebbe tutto e verrebbe qui. Lo so che lo farebbe.”
“La fai sembrare una cosa brutta” commentò Lane, scettica. 
“Lo è!” esclamò Rory con forza, ricordandosi solo dopo che Steve, Kwan e Zach erano già di sopra a dormire. “Ha lavorato troppo per arrivare dov’è adesso, per conquistare la fiducia del padre e se dovesse abbandonare ogni cosa, per Mitchum sarà come tornare a nove anni fa, al Logan irresponsabile a cui non interessa il bene della famiglia e della compagnia.”
E c’era una piccola parte di lei, che onestamente le stava dando il tormento, che non poteva fare a meno di considerare che sarebbe andato da lei soltanto per il bambino, soltanto perché obbligato e non perché innamorato di lei. Era una cosa alla quale non riusciva a smettere di pensare e che le provocava una tristezza infinita perché di tutto quello che aveva immaginato per la propria vita non era quello che aveva in mente. 
Lane sbuffò dal naso. “Hai solo paura di rovinare una relazione, che francamente era già incasinata se vai ripetutamente a letto con la tua ex-ragazza del college, se proprio vuoi saperlo.”
Rory scosse la testa. “Logan ed io avevamo un accordo: nessun legame, solo per quando ero in città.”
Lane annuì con uno strano sorriso sulle labbra. “Già, perché la prima volta ha funzionato così bene..."
Rory alzò gli occhi al cielo e cambiò posizione, incrociando le gambe sul divano. "Non è necessario che glielo dica. Paris gestisce una delle cliniche per la fertilità migliori del paese, potrei aver chiesto aiuto a lei. Potrei aver visto mia madre così felice al suo matrimonio da desiderare di esserlo anche io un po' e considerato che non ho un uomo al mio fianco da sposare per il momento, ho deciso di avere un figlio anche da sola, il che è logico perché i miei ovuli si stanno avviando lunga la via del tramonto." 
"Stai straparlando" la ammonì Lane, per nulla toccata dal piano ben congegnato di Rory, la quale si era ritrovata a rimuginarci su in più di un'occasione. "Se non lo vuoi fare per Logan, fallo per il bambino. Sai quanto è stato difficile per te crescere senza un padre, vuoi davvero che capiti lo stesso anche a tuo figlio?"
Rory avrebbe potuto risponderle che, si, era stato difficile senza Christopher ma che Lorelai non le aveva mai fatto mancare nulla e che le aveva regalato l'infanzia e la vita migliore che una madre avesse potuto mai donare a una figlia, ma non lo fece. Non era giusto perché era vero solo in parte: da piccola aspettava le sporadiche telefonate o visite di Christopher con ansia e crescendo aveva imparato a farsele bastare anche se nel profondo aveva sempre sperato - desiderato - in qualcosa di più. 
Era andata nell'ufficio di Christopher con una domanda ben precisa, ma in cambio aveva ricevuto soltanto una risposta vaga e ripensandoci un po' la faceva arrabbiare. Era in effetti una domanda difficile, ma la risposta non avrebbe dovuto esserlo; tutto ciò che voleva sentirsi dire era che rimpiangeva di non essere stato presente per lei, che se gli fosse presentata la possibilità di tornare indietro e cambiare le cose di certo l'avrebbe colta al volo, ma aveva soltanto saputo dirle che le cose erano andate come dovevano e che Lorelai era sempre stata una donna troppo forte e indipendente e capace di farcela anche da sola. D'altronde Rory si era sempre aspettata molto più di quanto lui era stato in grado di darle. 
Ma Logan non era Christopher e lei lo sapeva. C'era stato un tempo in cui le somiglianze sarebbero state nette, ma non era più in quel modo da parecchi anni. Eppure non aveva potuto non dubitare anche di lui. Le aveva chiesto di sposarlo e quando Rory aveva risposto di no, non era stato in grado di capire che era un non ancora e l'aveva lasciata andare; avevano passato una delle migliori notti della loro vita - o almeno, per lei - e al mattino l'aveva lasciata andare di nuovo perché doveva sposare un'altra. 
Sospirò ancora.
Rimaneva il fatto che Lane e Lorelai avevano ragione; per quanto avesse cercato in ogni modo di trovare una scappatoia, non poteva fare a meno di ammetterlo lei stessa: Logan meritava di sapere. Non solo perché voleva il meglio per il suo bambino – e ciò implicava la presenza di entrambi i genitori nella sua vita, insieme o separati – ma anche perché se la situazione fosse stata al rovescio, se Logan avesse saputo qualcosa che la riguardava e gliel’avesse tenuto nascosto, lei non glielo avrebbe mai perdonato e, magari, si erano detti addio qualche settimana prima ma questo non voleva dire che avesse smesso di tenere a lui e di volere che tra di loro le cose fossero giuste. 
Rory prese un respiro profondo, annuendo a se stessa. Poi si alzò. 
“Dove vai?” le chiese Lane. 
“A telefonargli” rispose, tranquilla, mentre infilava le braccia nel cappotto. Il display del cellulare era già illuminato su una fotografia che Rory e Lorelai avevano scattato a New York mentre erano in fila per quel nuovo paio di scarpe. 
Lane si catapultò in piedi con un balzo. “Cosa? Adesso? Io non intendevo adesso-”
“Un momento vale l’altro, Lane, e non sarò mai più pronta di così” la interruppe Rory. 
Era vero. Aveva passato giorni a convincersi che parlare con Logan era la cosa giusta e ora che era finalmente arrivata a quel punto doveva farlo e basta. Anche con la gravidanza aveva fatto lo stesso: si era tenuta il dubbio per un giorno o due, poi aveva semplicemente ceduto perché vivere in quell’incertezza non le faceva bene, doveva sapere al più presto. 
Lane provò a dirle dell’altro, ma Rory non sentì una sola parola mentre si chiudeva la porta alle spalle. Sedette sugli scalini della veranda, ripensando a quella volta in cui aveva scoperto che Odette si era trasferita a casa di Logan alla fine. Scacciò il pensiero alla svelta e premette sul nome Logan, come aveva fatto tante di quelle volte.
Lui non rispose subito e dopo pochi squilli dovette combattere con la volontà di non chiudere la telefonata. E se non avesse risposto? In fondo, si erano detti addio ed era sembrato così dolorosamente definitivo, ormai non c’era più nulla che lo obbligasse a rispondere. Ma alla fine gli squilli finirono. 
Pronto?”
La voce di Logan era bassa e roca, il tipo di voce che aveva al mattino quando si svegliava. 
Rory non ebbe bisogno di fare alcun calcolo per rendersi conto che a Londra doveva essere notte fonda; staccò il telefono dall’orecchio e diede un’occhiata veloce all’orario. 
Rory? E’ tutto okay?” sentì dire dall’altro lato, il tono preoccupato. Non ci voleva un genio per capirne il motivo: una telefonata nel cuore della notte, da una persona che si supponeva non dovesse sentire mai più e che si limitava a respiragli nell’orecchio perché aveva improvvisamente perso il dono della parola. 
“Si, va tutto bene. Avrei dovuto chiamare a un orario decente, ma non ci ho pensato. Sono le quattro da te, no?” Si affrettò a dire e ripensandoci, forse, era questo che Lane aveva cercato di dirle mentre usciva. “E’ che devo dirti una cosa. Avrei potuto aspettare domani – be’, il mio domani visto che da te è già arrivato ma-”
Rory, che succede?
Rory si schiarì la voce. “Prima devi sapere che non mi aspetto niente. Non voglio che rinunci a tutto” gli disse, chiedendosi solo dopo se avesse dovuto iniziare con qualcosa di più semplice, anche se non aveva la più pallida idea di quale era il modo giusto di iniziare una conversazione del genere. 
Ci fu un lungo silenzio dall’altro lato.
Lo farei. Chiedimelo ed è come se l’avessi già fatto.”
“Lo so, è per questo che-”
Tutto ciò che stavo aspettando era un motivo per lasciare ogni cosa.
Gli occhi di Rory iniziarono a riempirsi di lacrime. Non aveva idea se fosse dovuto al fatto che gli ormoni avevano iniziato già a tirarle brutti scherzi ma doveva essere così perché aveva previsto quelle parole, conosceva Logan troppo bene per non sapere che avrebbe reagito in quel modo. 
Avrebbe dovuto fermarlo, o almeno ricordargli che stava per sposare un’altra donna, ma si era appena resa conto che aveva aspettato di sentire – non immaginare soltanto – quelle parole per così tanto tempo, probabilmente fin dai tempi di Amburgo, che il pensiero non la sfiorò nemmeno. Avrebbe dovuto sentirsi una persona terribile per quello, ma aveva il presentimento che aveva perso quel diritto nel momento in cui aveva incontrato di nuovo Logan e stretto il Patto Vegas, come lo chiamava nella sua mente. 
Strinse gli occhi perché la vista si era appannata e asciugò le lacrime che si erano formate. Perché avevano aspettato tutto quel tempo? Perché non si erano seduti e ne avevano parlato? Lui era impegnato con un'altra donna, lei con Paul ma paradossalmente era tutto più semplice; adesso c'era un bambino di mezzo e le cose erano diventate anche più complicate. 
"Sono incinta" sussurrò. 
Dall'altro lato sentì il respiro di Logan bloccarsi. E quasi se lo immaginava bloccato a letto, o in cucina magari perché Odette stava dormendo, che cercava di assimilare quello che aveva appena sentito. Un po' la stessa reazione che aveva avuto lei fissando il test di gravidanza prima di accasciarsi al pavimento del bagno di Lane. 
Rory aveva sbagliato a dirglielo in quel modo. Non era il momento giusto, non dopo quello che lui le aveva appena detto. "Logan, io-" iniziò, senza sapere bene cosa dire, ma la pausa lunga la metteva a disagio e voleva dirgli che quello, il bambino, non era il motivo per cui lei voleva che lasciasse tutto. Il motivo doveva essere lei. 
Vengo a Stars Hollow.
“Cosa? No, Logan, non puoi-”
Se dico che posso, posso” insistette e la scelta di parole fece sorridere Rory. “Non lascerò che ti occupi da sola del nostro bambino. Vorrei che potessimo farlo insieme, vorrei che questo bambino potesse avere tutto quello che con noi è andato storto, tra genitori assenti e infedeli, e se non provi che quello che provo io non fa niente, troveremo un modo alternativo per farlo funzionare, ma ti chiedo solo di non escludermi dalla sua vita.
Rory era senza parole: la gola era diventata improvvisamente asciutta e il petto sembrava essersi rimpicciolito, oppure era quella sensazione, quella a cui non sapeva dare un nome al momento – il che era catastrofico per una che faceva la giornalista di professione e stava scrivendo un libro – che si stava espandendo a una velocità impressionante senza lasciare spazio a nient’altro. Si era aggrappata al cellulare con tanta forza che le nocche erano diventate bianche e lo sapeva perché stava facendo la stessa cosa con la manica del cappotto; paradossalmente ora non stava piangendo, ma avvertiva ugualmente la necessità di prendersi un momento per rispondere.
Fissando il vialetto di ingresso della casa di Lane, ricoperto di foglie rosse e giallastre cadute dagli alberi, Rory ripensò al sorriso di Lorelai di quella mattina.
“Ti amo.” Lo disse a voce bassa e non proprio ferma, ma era naturale e spontaneo, il cuore che fino ad allora aveva battuto già a una velocità accelerata, adesso andava a un ritmo forsennato, forse quasi malsano. Si impose di darsi una calmata perché non aveva idea di quanto la cosa influenzasse il bambino, il loro bambino.
Nel caso non l’avessi capito, ti amo anche io, Scheggia” disse Logan, e anche se non poteva vederlo immaginava quel sorrisetto gentile che le era sempre piaciuto.
Quanto aveva aspettato per sentire di nuovo quelle parole! E quanto aveva aspettato lei! Rory sentiva di avere un milione di domande da porgli e altrettante risposte che moriva dalla voglia di ricevere, tantissime cose di cui dovevano parlare e che dovevano chiarire, ma non era il momento giusto. Quello che le importava era che lei amava lui, lui amava lei e anche se le cose si erano appena complicate, soprattutto per Logan, aveva il presentimento che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Prima di chiudere la telefonata, Logan ribadì che si sarebbero visti appena possibile, anche il giorno successivo se fosse riuscito a fare a modo suo – e non c’era niente che gli avrebbe impedito di farcela – e le ripetette un paio di volte ancora che l’amava perché doveva recuperare gli anni persi durante i quali non aveva potuto farlo.
Quando Rory tornò dentro, dopo aver ripetuto mentalmente la telefonata un paio di volte, Lane era ad aspettarla sul divano.
“Allora?” chiese, il sorriso che nascondeva maldestramente, ma era okay perché anche Rory non stava facendo un ottimo lavoro a tenere a bada il proprio.
“Vuoi dire che non hai origliato neanche un po’?” fece Rory, fingendo di non sapere che la sua migliore amica era sempre rimasta attaccata alla porta per avere qualche indizio su come procedesse la telefonata.
Lane scrollò le spalle. “Ho sentito solo quello che dicevi tu, riempi gli spazi vuoti” rispose, impaziente, afferrando Rory per un polso e trascinandola al divano.
“Avanti, parla.”
“Mi ama.”

 
  
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